Il ricordo del premier Matteo Renzi sulla strage di via Fani: “Che la visione di Moro ci aiuti ad essere all’altezza”. E sulla Turchia. “Giusto fare l’accordo ma non a tutti i costi”. La minaccia terroristica “continua a farsi sentire con la sua scia di morte e colpisce l’idea di Europa, non cediamo”. Papa: “Aprite cuore e porte”
ROMA – Prima le parole per la strage di via Fani. Matteo Renzi ha ricordato l’attentato Moro, “in questo 16 marzo vorrei rivolgere un pensiero alle famiglie delle vittime della strage di via Fani e dell’onorevole Moro. Che il sentimento di attaccamento al proprio lavoro in quegli uomini della scorta, e la visione lungimirante e strategica del presidente Moro, possano aiutare tutti noi ad essere all’altezza del compito a cui siamo chiamati”, ha detto. E la risposta è stata unanime, standing ovation dell’Aula della Camera. Tutti i deputati ed i componenti del governo si sono alzati in piedi ad applaudire. Una ferita italiana, prima di guardare oltre il Paese, all’Europa, ai migranti, in vista del Consiglio che si apre domani (17-18 marzo) a Bruxelles.
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Già il fatto che il Consiglio europeo si riunisca per la terza volta in un mese non va bene – ha continuato Renzi al Parlamento -. Il Consiglio Ue è abituato a prendere decisioni che devono essere eseguite, questo non sta accadendo sulla migrazione ma anche in altri settori, dobbiamo prendere atto che l’ordine del giorno è sempre lo stesso, le istituzioni europee hanno bisogno di nuove idee e di un deciso cambio di direzione”. Il “primo tema” della discussione sui migranti al consiglio Ue, ha ribadito il premier, “è dare corso alle decisioni che prendiamo”, perché “gli hot spot sono stati fatti, le riallocazioni e i rimpatri no”.
“La questione migratoria è quella principale nell’agenda di molti Paesi. Ha caratteristiche inedite, ma la sottolineatura che viene fatta dei numeri europei stride con la realtà dei fatti di altri Paesi fuori dai confini europei. Il presidente Mattarella si trova in Africa, ha visitato un campo profughi di centinaia di migliaia di persone; ciò che accade in Turchia è sotto i riflettori, ma non è lo stesso per alcune zone del sud est asiatico o per il Libano e la Giordania”. La questione dunque “va inserita in un quadro più normale, più logico, ma questo non è possibile in mancanza di attuazione delle decisioni europee su hot spot, relocation, rimpatri”.
“L’Europa va su Marte” ma “si ferma a Idomeni”, dove “una mamma è costretta a lavare suo figlio appena nato con una bottiglia d’acqua perché quel bambino è stato partorito in uno dei nostri campi profughi”, ha continuato il premier. E da piazza San Pietro anche il Papa parla di migranti, “i nostri fratelli che stanno vivendo una drammatica situazione di esilio lontani dalla loro patria, con negli occhi le macerie delle loro case e spesso il dolore per la perdita delle persone care”. “A me piace tanto – ha poi aggiunto Francesco ai 40 mila fedeli presenti in piazza – quando vedo nazioni e governanti che aprono il cuore e aprono le porte”.
Renzi ha ricordato che “l’Italia si è sempre presentata con una voce uguale nel primo decennio di questo secolo sulla Turchia. Forse è stato un fatto più unico che raro, ma noi abbiamo tenuto sempre questa posizione. Non così altri Paesi”, ha sottolineato.
Un passaggio del discorso sulla minaccia terrorismo. Che tocca anche l’Europa: “La stagione che stiamo vivendo vede una recrudescenza di un terrorismo che in realtà non era mai sparito – ha proseguito Renzi -. C’è un continuo emergere di violenze di matrice terroristica che ha toccato praticamente tutto il mondo: ne hanno fatto le spese in questa settimana la Turchia e la Costa d’Avorio, dove sono stati toccati simboli della quotidianità. Il principio per cui per ogni euro investito in sicurezza vi sia un euro per la cultura e l’educazione deve diventare patrimonio condiviso di tutti: non si risolve la questione del terrorismo se non mettiamo in campo una risposta culturale”.
Istituzioni italiane “tra le più stabili”. I temi in Parlamento sono tanti. Su alcuni Renzi ha puntato la luce. “Sui sistemi istituzionali prima o poi qualcuno farà una riflessione scoprendo che quello italiano rischia di essere il più stabile con buona pace delle tante critiche”, ha detto registrando la situazione di “ingovernabilità” sopravvenuta in molti Paesi europei dopo il voto, dal Portogallo alla Spagna fino alla Slovacchia. “Le istituzioni in molti Paesi non riescono più ad avere un governo in grado di rappresentarli”, ha spiegato.
Il danno del ‘fiscal compact’. “Ancora una volta non posso che ribadire la posizione italiana: il ‘fiscal compact’ e le sue declinazioni hanno comportato un danno alla direzione politica ed economica dell’Europa e anche dell’Italia” ha affermato, aggiungendo che cambiare questa direzione “richiede determinazione, energia e tenacia”.
larepubblica / Migranti, verso il Consiglio Europeo. Renzi: “E’ il terzo in un mese. Non va bene”
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