Renato Mancini, ex difensore della Juve Stabia, è intervenuto nel corso della trasmissione “Il Pungiglione Stabiese” per parlarci del momento delle Vespe.
Le dichiarazioni di Renato Mancini, ex difensore della Juve Stabia, sono state raccolte e sintetizzate dalla redazione di ViViCentro.it.
“C’è amarezza perché perdiamo una bellissima persona quale era Nicola Pannone. Un direttore molto preparato e scrupoloso, uno che ha sempre svolto il suo lavoro in maniera maniacale. Non posso che ricordarlo nel migliore dei modi. Insieme a Paolo D’Arco è stato l’artefice della rinascita della Juve Stabia.
Sono rimasto impressionato dall’anima della Juve Stabia. Anima che non hanno tutte le squadre come Benevento e Avellino che hanno speso più del doppio della Juve Stabia. Si sta creando entusiasmo, la Juve Stabia ha una solidità difensiva che fa paura.
E’ una squadra che farà bene ma quest’anno rimanendo un po’ sotto traccia la Juve stabia disputerà un grande campionato. C’è una solidità di una squadra che ha fame e vuole crescere.
Castellammare è tra le più mature tra le piazze. L’entusiasmo che si crea è contagioso, forse vai a perdere qualche certezza a livello caratteriale ma è giusto che il mister voli molto basso. Lui sa come si evolve una stagione. Bisogna fare i conti con l’attuale rosa ed è giusto che si cresca gradualmente. Solo avendo unità d’intenti tra stampa, squadra e tifosi si potranno ottenere risultati importanti.
Bisognerà navigare a vista e dando il massimo di gara in gara. Le somme si tireranno alla fine. Ci vuole una prova di maturità da parte di tutti, è bello vincere, stare in vetta. Poi avendo una squadra giovane è facile che ci si esalti. Spetterà al mister tenerli con i piedi ben saldi a terra. Da ciò che ho visto Pagliuca ha già le redini ben salde. Servirà la coesione di tutti.
Le emozioni che ho provato a Castellammare difficilmente potrò riprovarle. Il modo di stare a Castellammare, mi sono sentito sempre apprezzato, sempre responsabilizzato da quel magnifico stadio. Eravamo davvero dei leoni perché avevamo una spinta che si faceva sentire. Allo stadio c’erano sempre non meno di 5-600 persone per ogni allenamento. Credo che siano stati anni irripetibili.
La Coppa Italia è un’opportunità per il mister per fare minutaggio con quelli che di solito giocano di meno. Un buon allenamento per far giocare chi lo ha fatto di meno. Serve a sperimentare qualcosa e a dare minutaggio”.