Lega Pro, il flop del girone di andata è sicuramente rappresentato dal Catania passato da Tabbiani a Lucarelli.
Lega Pro, il Catania passato dalla guida tecnica di Tabbiani a quella di Lucarelli, senza che il gioco mostrato in campo ma soprattutto i risultati siano cambiati più di tanto, rappresenta sicuramente il flop più imprevisto delle prime 18 giornate del Girone C 2023-2024.
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unti Chiave Articolo
Lega Pro, il flop del Catania.
Gli etnei dopo 18 giornate di campionato, quindi ad un solo passo dalla fine del girone di andata, sono a distanza siderale dal primo posto occupato dalla Juve Stabia (ben 17 punti il distacco) e con 22 punti conquistati hanno una media punti di 1,2 a gara che rappresenta una media da lotta per la salvezza e non per la promozione in Serie B, vero obiettivo dichiarato dagli etnei ad inizio stagione.
Secondo peggior attacco del campionato con soli 15 gol realizzati finora (ha fatto peggio solo il Brindisi con 14 reti realizzate), il fallimento del progetto Catania in questa prima parte del campionato è soprattutto imputabile alla scelta iniziale sbagliata di mister Tabbiani, un tecnico che non ha mai saputo dare un gioco credibile a questa squadra.
Senza dimenticare che Tabbiani al suo arrivo a Catania non aveva il gradimento della piazza etnea, avendo esperienze in Serie C solo col Fiorenzuola, portato dalla D alla C nel 2020-2021 e poi salvato nei due campionati successivi.
Ma anche con l’arrivo di Cristiano Lucarelli sulla panchina del Catania le cose non è che siano cambiate tanto sia in termini di gioco, che latita sempre, ma soprattutto in termini di risultati come testimoniato dalle ultime due sconfitte consecutive nel derby col Messina e in casa col Sorrento domenica scorsa.
Le colpe dei calciatori nel flop del Catania.
Ma è ovvio che le colpe nel flop temporaneo del Catania non sono solo di mister Tabbiani e del suo successore Lucarelli. Gran parte delle colpe ricadono anche sui calciatori che, pur essendo molto spesso di categoria superiore, non hanno saputo dare a questa squadra il giusto cambio di marcia atteso.
Giocatori del calibro di Mazzotta, Marsura, Chiricò, sempre più innamorato del pallone forse anche troppo e sempre troppo individualista, Zammarini, Di Carmine e tanti altri, avrebbero dovuto dare ben altro contributo al di là di quelli che possono essere stati gli errori di Tabbiani e successivamente di Lucarelli, che pure ci sono e sono evidenti a chi segue le sorti degli etnei.
Cambiare l’allenatore è servito alla società anche a riconciliarsi con la piazza delusa dai risultati iniziali, ma per ora mancano seri segnali di risveglio da parte della squadra etnea in preda attualmente ad una crisi di gioco e di risultati ma anche mentale e forse anche fisica a ben 17 punti dalla vetta che sembrava il vero obiettivo di questa squadra, oggi lontanissimo.