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Castellammare di Stabia

Le onde di gravità cambiano da Einstein fino a Renzi. EUGENIO SCALFARI*

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Quella appena conclusa e quella che seguirà sono settimane mai vissute prima d’ora, almeno negli ultimi trent’anni. Credo sia dunque necessario un elenco per ordine di importanza e al primo posto credo si debba mettere la conferma ottenuta nei giorni scorsi da due équipe di ricercatori scienziati americani ed europei per quanto riguarda le onde gravitazionali, immaginate e predette cent’anni fa da Albert Einstein ma fino ad ora mai dimostrate.

I giornali hanno dato ampia notizia dell’avvenuta conferma ed anche hanno tentato di mettere in chiaro il suo significato; secondo me però in questo non sono riusciti. Personalmente ho avuto la fortuna di innamorarmi a diciott’anni dei libri di Einstein. Li ho letti quasi tutti e hanno contribuito alla mia formazione mentale. Perciò tenterò adesso di spiegare con brevità e chiarezza il significato di questa scoperta finalmente dimostrata.

La struttura gravitazionale è un equilibrio che cambia di continuo di attimo in attimo, quando i corpi celesti, ciascuno dei quali ha una sua propria densità, entrano in contatto e il corpo più denso attira quello più leggero fino a modificare le orbite della gravitazione e talvolta addirittura a inghiottirlo.

Questi fenomeni avvengono continuamente in ogni punto dell’universo e modificano la struttura gravitazionale repercuotendone gli effetti sullo spazio che li circonda sia dal punto di vista della macrocosmica che da quello della microcosmica, dagli astri alle particelle elementari che viaggiano in tutto l’universo cambiando di continuo i loro rapporti specifici e quelli con la curvatura spazio-temporale.

Questo è quanto avviene e la conclusione è che l’universo è cangiante. Se vogliamo applicare queste verità scientifiche ai valori che interessano più da vicino la nostra specie, ne deduciamo che il potere domina l’universo intero, le sue densità, le sue gravitazioni, le sue velocità fino a quando quel potere passerà di mano ad altri corpi celesti, ad altri buchi neri, ad altre stelle e galassie. Ma la natura cangiante non avrà nessuna modifica: il cambiamento resta agganciato alle onde gravitazionali. A queste conclusioni Einstein era già arrivato nel 1915. Prima di lui Copernico e Galileo avevano dato inizio alla storia della scienza nuova che sta attualmente continuando.

Il secondo evento di questi giorni è stato l’abbraccio di papa Francesco con Kyril, il patriarca ortodosso di tutte le Russie. Sarà un percorso lungo ma finalmente è cominciato. E porterà prima o poi all’affratellamento di tutte le religioni cristiane all’insegna del Dio unico e del Cristo, sua incarnazione.

Ho già più volte ricordato che il prossimo 31 ottobre Francesco incontrerà i rappresentanti di tutta la Chiesa luterana per siglare la pace dopo mezzo millennio di guerre religiose. Ciò che penso di questo Papa è noto: un profeta, un rivoluzionario, un diplomatico, un politico, un gesuita e un devoto di Francesco d’Assisi. Il suo vero Vangelo è quello che dettò al Santo il “Cantico delle creature”. La fede del santo era quella ed è quella che gli accomuna il Papa che ha preso il suo nome. Ama tutti, a cominciare dai poveri, dai deboli e dagli esclusi. Se c’è una persona che oggi rappresenta il cambiamento è lui. Tuttavia l’obiettivo di comprendere la modernità e avviare la Chiesa missionaria a predicare e incoraggiare la vocazione del bene rispetto a quella del male, accade talvolta che ci sia una retroguardia desiderosa di rallentare se non addirittura di fermare questa visione della Chiesa missionaria. Un segnale di questi problemi è avvenuto pochi giorni fa: la dichiarazione del cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, sulle modalità che il Senato deve adottare a suo avviso per impedire le adozioni alle coppie omosessuali.

Bagnasco ha provocato una reazione molto ferma e veramente giustificata dai rappresentati dello Stato laico italiano, Renzi e i presidenti del Senato e della Camera. Quanto a Francesco, per lui ha parlato l’arcivescovo Galantino, segretario della Cei, il quale ha preso con la necessaria diplomazia le distanze da Bagnasco. Era la voce di Francesco per interposta persona.

Così l’incidente è chiuso. È augurabile che Bagnasco privilegi la preghiera e tenga conto che se la retroguardia non solo cerca di rallentare i processi di cambiamento in corso nella Chiesa ma addirittura si inoltra su un percorso completamente diverso, allora volutamente esce da questa Chiesa missionaria e sinodale.

Il mio ultimo tema riguarda la politica e l’economia in Italia e in Europa. Riguarda soprattutto la lettera che Renzi ci ha inviato e che è uscita su questo giornale giovedì scorso. Nelle prime righe il presidente del Consiglio si rivolge a me e lo fa con gentilezza cortese. Lo ringrazio, ne sono onorato e – fatta questa premessa – vengo ai fatti e alle considerazioni che meritano di essere esposte.

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Primo: la legge sulle Unioni civili, i diritti che vengono riconosciuti, le coppie omossessuali, le adozioni dei figli naturali del partner o di figli contrattati con donne che affittano l’utero in cambio di adeguate ricompense. Questa è la materia sulla quale si discute ma sull’ultimo punto il governo è decisamente contrario e anzi si propone di estendere la nostra posizione proponendone l’approvazione da parte dell’Onu.

A parte il tema dell’utero in affitto, su tutto il resto il governo è fermissimo e vuole ottenere al più presto l’approvazione di entrambe le Camere.

Ho detto il governo, ma debbo modificare: è Renzi che vuole e una parte rilevante del suo partito, con qualche voto in più proveniente da senatori e deputati di altri gruppi. Contro la legge Cirinnà, che è il testo base su cui si discute e su cui si voterà, ci sono invece riserve e contrasti con la componente cattolica del Pd, con la Nuova destra di Alfano e con le opposizioni di destra. Grillo è d’accordo su molte norme ma contrario su altre. E poi ci saranno alcune votazioni segrete che potrebbero capovolgere gli schieramenti emersi dai voti palesi.

Renzi per ora è fermo su tutto (salvo l’utero in affitto) ma ha preso qualche giorno in più di tempo per riflettere. È possibile che la settimana prossima conceda qualcosa che plachi sia Alfano sia i cattolici del Pd.

Personalmente ritengo che stia operando molto bene su questo tema e anche se farà qualche piccola concessione, sarà comprensibile. L’importanza viene dal fatto che con un ritardo di trent’anni da quando il tema delle Unioni civili si pose, ci sarà finalmente un governo che sarà stato capace di realizzare l’obiettivo. È una battaglia di civiltà e di modernità e questo merito a Renzi ed ai suoi collaboratori va riconosciuto.

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Ed ora il secondo tema, che a differenza del primo riguarda l’assetto economico e politico dell’Europa e dell’Italia nell’ambito europeo. Il tema ha preso il via da una proposta di qualche tempo fa, formulata da Mario Draghi nella sua qualità di presidente della Bce e dalla pubblicazione avvenuta pochi giorni fa di un documento firmato dai governatori della Banca centrale tedesca e di quella francese, di cui il nostro giornale ha pubblicato il testo integrale, uscito sulla Süddeutsche Zeitung e su Le Monde.

La proposta di Draghi prevede la creazione di un ministro del Tesoro europeo, incardinato nell’Eurozona. I poteri sarebbero esattamente quelli di un ministro del Tesoro: un bilancio da amministrare, un debito sovrano da gestire, la facoltà di emettere titoli del Tesoro, facilitare l’emissione di azioni da parte delle imprese, il finanziamento di investimenti pubblici, una politica di crescita e di stretto coordinamento tra le economie dei 19 paesi dell’Eurozona. Ed anche d’essere l’interlocutore diretto della Bce che finalmente, come le Banche centrali di tutti gli Stati, avrebbe un solo riferimento e non 19 come finora avviene o addirittura 28 come alcune volte è già avvenuto.

Inutile dire che una riforma del genere è subordinata ad una cessione di sovranità dei 19 paesi dell’Eurozona e forse addirittura dei 28 dell’Ue ed è altrettanto inutile sottolineare che una novità del genere rappresenterebbe un passo della massima importanza per realizzare l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa che fu alla base dell’europeismo di Spinelli, Rossi, Colorni, con un principio d’attuazione che portò alla Comunità del carbone e dell’acciaio e poi ai Trattati di Roma e alla nascita della Comunità europea, poi Unione e infine, nel 2000, alla moneta comune.

Ebbene, a questa proposta, della quale mi ero permesso di incoraggiare Renzi di farla propria e a sostenerla, la risposta del presidente del Consiglio è stata negativa. Non ha escluso che in un lontano futuro possa diventare realizzabile, ma non ora. I problemi di oggi riguardano molti temi, primo tra tutti quelli degli immigrati e del Califfato terrorista. Ma riguardano anche soprattutto la politica di crescita e di flessibilità che ogni paese deve perseguire con i propri criteri, rispettando ma forzando in qualche modo le regole europee e sottolineando l’autonomia di ciascuno Stato nazionale. Di qui il dissenso con Juncker, con la Commissione di Bruxelles, con la Germania e il suo rigore che secondo Renzi può forse giovare alla Germania ma non certo agli altri paesi dell’Unione.

Bene. Anzi male. Personalmente sono rimasto deluso dall’atteggiamento di Renzi. Pensavo che capisse l’importanza politica della proposta Draghi, tanto più che nel frattempo era avvenuto un altro fatto, prevedibile e infatti previsto: i due firmatari del documento in favore della tesi Draghi avevano formulato nel documento suddetto una alternativa: qualora la creazione d’un ministro del Tesoro non fosse stata accettata, si sarebbe dovuti tornare ad una politica più meticolosa delle regole emanate dalla Commissione e approvate dal Parlamento, con un controllo più rigoroso delle politiche nazionali, nella gestione dei rispettivi debiti, nel deficit rispetto al Pil, nella produttività industriale e insomma ad una crescita abbinata al rigore.

Molti ritengono (ed io tra questi) che questa fosse la vera motivazione di quel documento. In realtà il governatore della Bundesbank, con l’aiuto del fraterno suo amico della Banque de France, aveva usato la mossa pro-Draghi perché sapeva che non sarebbe stata approvata proprio per l’opposizione degli Stati nazionali a cedere sovranità su un tema di quell’importanza. Questa mossa rafforzava la loro posizione diventando protagonisti di una politica del rigore.

Questo è il quadro. Che cosa dovrebbe fare Renzi? Forse non mi ero spiegato bene o forse lui non ha capito, perciò brevemente mi ripeterò.

***

Renzi sa che la proposta Draghi per ora non passerà perché i diciannove Stati dell’Eurozona diranno di no. Non solo: con loro ci sarà anche il governo di Gran Bretagna come ha già preannunciato Cameron il quale come condizione per aderire alle proposte di rafforzare i vincoli con l’Europa, chiede che il suo governo possa intervenire anche quando si discute dell’euro. Questa sua richiesta è ritenuta inconcepibile da un gruppo di grande autorevolezza in una denuncia pubblicata ieri da Repubblica e firmata da personaggi come Bini Smaghi, Saccomanni, Toniolo, Tosato, e parecchi altri. È concepibile che il governo inglese amministri la sterlina e la più grande Borsa del mondo insieme a Wall Street, ed abbia anche il potere di dettar legge sulla sorte dell’euro? Il vantaggio di Renzi a sostenere la proposta Draghi è evidente: il Tesoro dell’Eurozona per ora non si farà ma sostenere decisamente quell’ipotesi darebbe all’Italia un ruolo di ben altro livello che quello di rivendicare autonomia: ce la concederanno tutt’al più col contagocce. L’Italia diventerebbe l’alternativa europea e potrebbe rivendicare il ruolo di interlocutore col fascio di luce che le viene dal Manifesto di Ventotene, da un passato di avanzamento sia pur lento verso l’Europa federale, che prima o poi dovrà comunque essere realizzata in una società globale dominata da Stati di dimensioni continentali.

Ricordi, Matteo Renzi, la legge gravitazionale di Einstein e si comporti in conformità. Questo mi auguro e soprattutto gli auguro.

“Sull’orlo del precipizio / giochiamo danzando / sull’orlo del precipizio /
giochiamo sorridendo / e sull’orlo
del precipizio / continua l’orizzonte /
di chi continua a restare”.
Fernando Pessoa, 1927.

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