Il governo presenta i numeri della manovra: dei 24,5 miliardi di euro, 22,5 puntano sullo sviluppo con incentivi alla crescita, sostegno alle famiglie e alle pensioni più deboli.
La manovra vale 24,5 miliardi: un piano crescita in quattro mosse
Il governo punta su competitività, sviluppo, pensioni e contratti, blocco dell’Iva. Padoan conferma l’obiettivo di un incremento del Pil dell’1 per cento il prossimo anno
I
ncentivi agli investimenti, supporto alle imprese, maggiori investimenti pubblici, iniziative a sostegno di famiglie e pensionati. Sono questi i pilastri della crescita su cui scommette il governo in vista del varo delle legge di bilancio atteso per sabato. Una manovra che complessivamente vale 24,45 miliardi e che consente al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, tornato ieri sera in Parlamento per una nuova audizione dopo i rilievi dell’Ufficio parlamentare di bilancio, di confermare per il 2017 un obiettivo di crescita pari all’1% del Pil.
L’Ufficio parlamentare di Bilancio a sua volta ha confermato con una lettera ai presidenti di Camera e a Senato di non aver convalidato le stime, ma il governo tira dritto. «Previsioni fuori linea? In realtà – ha spiegato Padoan – lo scarto è contenuto e non significativo in termini statistici». Colpa soprattutto dei differenti modelli statistici. Il ministro conferma così l’indebitamento netto (2% nel 2017, 1,2 nel 2018 e 0,2 nel 2019) ed il +1% di Pil nel 2017 per passare poi all’1,3% nel 2018 ed all’1,2 l’anno seguente. «La composizione della manovra e quindi alcuni dei suoi effetti sono ancora passibili di variazione» ha aggiunto il ministro. Ma le misure di stimolo alla crescita per un totale di 22 miliardi sono già state tutte individuate. A cominciare dalla rimozione dell’aumento dell’Iva, che impegnerà circa 15 miliardi, aumenterà il Pil dello 0,3%. Una stima che Padoan ritiene prudente «considerando il contesto macroeconomico nel quale ci troviamo dall’inizio della crisi».
Il pacchetto competitività vale invece lo 0,1% in più e prevede misure per stimolare gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto e beni immateriali. Si va dai super-ammortamenti (al 140%) relativi ad investimenti effettuati nel 2017 all’iper-ammortamento (al 250%) per investimenti legati al piano Industria 4.0. Quindi si rafforzano i crediti d’imposta su investimenti in ricerca e sviluppo e nell’ambito delle iniziative di «Finanza per la crescita» vengono introdotti i Piani di risparmio individuali.
I maggiori investimenti in opere pubbliche e messa in sicurezza di infrastrutture scolastiche e viarie in chiave antisismica compresi nel pacchetto-sviluppo a loro volta valgono un altro 0,1% di crescita. Proprio ieri, varando il decreto per il terremoto che ha colpito Lazio e Marche, il governo ha ufficializzato che nella legge di bilancio verranno stanziati 4,5 miliardi destinati alla ricostruzione (3,5 per le case private e 1 miliardo per gli edifici pubblici). Quindi sarà prorogato, e «fortemente potenziato» in chiave antisismica, l’intero pacchetto di incentivi fiscali a favore di risparmio energetico, ristrutturazioni e acquisto di mobili. Il governo conta di rifinanziare anche il Fondo centrale di garanzia e la legge Sabatini sul rinnovo del parco macchinari.
Infine il pacchetto che tiene assieme politiche sociali, contratti pubblici, capitale umano e politiche vigenti vale un ulteriore 0,1%. L’impatto, in questo caso, ha precisato Padoan, «è arrotondato per difetto». Nelle spese sociali sono comprese l’adeguamento delle pensioni minime (con l’aumento del 30% delle 14esime a favore di 3,3 milioni di soggetti), le risorse per le famiglie, il capitale umano e i rinnovi contrattuali in tutta la Pa.
La spinta complessiva di questo pacchetto di misure arriva allo 0,7% del Pil se non fosse che occorre conteggiare l’impatto delle coperture: -0,2 di punto per effetto delle riduzioni di spesa (anche se dalla spending review ci si attende di ricavare appena 2,6 miliardi contro i 4,5 ipotizzati a suo tempo) ed un ulteriore -0,1% per effetto delle maggiori entrate, tra recupero dell’evasione (Iva compresa) e nuove entrate legate alle concessioni governative.
Complessivamente sulle misure a favore della competitività il governo conta di investire 347 milioni nel 2017 per poi salire a 4,7 miliardi nel 2019 e a 5,4 nel 2019. Il pacchetto sviluppo vale invece 3,8 miliardi nel primo anno, quindi 4,01 il secondo e ben 6,1 il terzo. Le spese obbligatorie assorbono 2/2,2 miliardi mentre le «nuove politiche» (pensioni minime, contratti pubblici, capitale umano) assorbiranno 3,15 miliardi nel prossimo anno per poi salire sino a 3,8, confermando così quanto il sentiero sia particolarmente stretto per gli interventi nel campo della previdenza e dei contatti della Pa. Per i quali ieri si ipotizzava la possibilità di spalmare gli aumenti in 4 anni anziché in 3.
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lastampa/La manovra vale 24,5 miliardi: un piano crescita in quattro mosse PAOLO BARONI
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