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’ Isis sfrutta i barconi, scrive Molinari ed annota che, in alcuni porticcioli della Libia e dell’Egitto, elementi vicini a Isis sarebbero in grado di dirigere il traffico dei migranti clandestini verso l’Europa. È la base di un’indagine a cui lavorano più procure, coordinate dalla Superprocura antimafia e terrorismo ed è anche la base per l’articolo di Francesco Grignetti che qui sottopongo ad una vostra lettura
“Uomini dell’ Isis dietro i flussi dei migranti dalla Libia” FRANCESCO GRIGNETTI
Il ministro Orlando e il superprocuratore Roberti concordano una rivelazione in Parlamento. Si indaga sulla capacità di indirizzare i profughi
È più di un sospetto, bensì un’indagine complessa su cui lavorano più procure, sotto il coordinamento della Superprocura antimafia e antiterrorismo: a dirigere il traffico degli scafisti, in certi porticcioli della Libia e dell’Egitto, vi sarebbero «soggetti vicini all’Isis», che così controllano, sia pure indirettamente, i flussi di immigrazione clandestina.
A scoprire parzialmente le carte è stato ieri il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in Parlamento per un’audizione al Comitato Schengen. Una rivelazione concordata con i magistrati. Alla vigilia dell’audizione, infatti, il testo dell’intervento del ministro è stato limato assieme al superprocuratore Franco Roberti. Contano dunque anche le virgole di quanto detto da Orlando: «Dalle informazioni disponibili – ha scandito il Guardasigilli – risulta in corso una serrata verifica investigativa sull’ipotesi che fiduciari dell’Isis svolgano ruoli cruciali di controllo e di indirizzo nella gestione dei flussi migratori verso l’Italia».
Ci sarebbero dunque gli estremisti islamici dietro gli scafisti. E forse sono uomini organici all’Isis che hanno assunto un ruolo diverso e più complesso del semplice «pedaggio» imposto ai trafficanti. L’inchiesta mira a capire se questi islamisti riescano anche «a dare direttive sui criteri di distribuzione territoriale dei migranti». Allo stato ancora non si hanno certezze che gli islamisti siano in grado di controllare l’intera filiera dei migranti, tantomeno le destinazioni in Italia o in Europa. Quello che emerge tuttavia è che avrebbero un ruolo nella fase delle partenze. Il che non esclude, se si dimostrasse che sono in grado di indirizzare un flusso verso la Grecia o verso l’Italia, che avrebbero comunque un ruolo inquietante.
Di più, però, in Parlamento Orlando non ha inteso né potuto dire. «Il segreto investigativo gravante sulle attività impedisce allo stato di disporre di ulteriori informazioni».
Se però Orlando e Roberti hanno deciso di lanciare questo sasso nello stagno, è per far sapere all’opinione pubblica che riguardo alla minaccia terroristica «costante ed efficace è l’azione delle Procure della Repubblica, grazie anche al coordinamento della direzione nazionale Antimafia».
Dall’aprile del 2015, infatti, la Superprocura coordina anche le indagini antiterrorismo. «Una scelta a lungo attesa e che rivendico all’azione del governo», dice il ministro. E questa indagine di cui si è parlato ieri al Comitato Schengen sembra un caso da manuale. Proprio l’azione di coordinamento affidata agli uomini di Roberti ha permesso di scoprire quello che alcune singole procure siciliane non sapevano, e cioè che alcuni nomi ricorrevano in più inchieste. Nomi collegati ai traffici degli scafisti e anche al terrorismo internazionale. Ed è stato a questo punto che alla Superprocura hanno fatto un salto sulla sedia.
Una svolta. Roberti in più di un caso aveva sostenuto di non credere all’ipotesi di terroristi infilati dall’Isis sui barconi e di temere piuttosto i fanatici con passaporto europeo, quelli che passano dalla normalità al martirio senza passare per chissà quale campo di addestramento. Ma ora c’è l’incubo dei foreign fighter di ritorno, magari quelli sconfitti in Libia che potrebbero con facilità mascherarsi da profughi. E intanto chi segue le dinamiche dell’immigrazione clandestina, sottolinea che si è rivitalizzata la rotta che parte dall’Egitto. «Gli sbarchi di scafi in partenza dall’Egitto sono aumentati del 104% dall’inizio dell’anno». Quell’Egitto con cui, a seguito del caso Regeni, i rapporti sono ai minimi storici e che sembra non controllare più il proprio territorio. È di ieri l’ennesimo video di minaccia che parte dal Sinai, dal gruppo terrorista Wilayat Sinai, legato all’Isis: «Questo è solo l’inizio, i nostri incontri si terranno a Roma e a Gerusalemme».
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