Il vizietto dei datterari stabiesi ed il rischio di chi li mangia

Una notizia identificativa di Stabia può essere quella dei “datterari” che continuano nella loro nefasta...

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Una notizia identificativa di Stabia può essere quella dei “datterari” che continuano nella loro nefasta opera illegale; come gli stabiesi che se ne cibano

Il vizietto dei datterari stabiesi e rischio di chi non sa rinunciarci e continua a mangiarli

Se c’è una notizia identificativa di Castellammare di Stabia è quella dei “datterari” che, imperterriti, continuano nella loro opera illegale; ed anche degli stabiesi che se ne cibano incuranti finanche della loro provenienza spesso “insana” e quindi del grave rischio per la salute come, ad esempio, i datteri dell’ultima news nel merito e che erano stati prelevati nelle acque quasi velenose, sicuramente non sane, del fiume Sarno.

Questa volta è toccato al litorale di Castellammare, per la precisione a Pozzano quindi ben altre acque ma anche ben altro danno ambientale arrecato al fondale e agli scogli in prossimità dell’ex colonia ferrovieri e quindi un luogo da sempre apprezzato da tutti per indubbi meriti e della spiaggia e dell’acqua soprattutto dopo che proprio il Fiume Sarno, e gli scarichi a mare, ebbero a distruggere “i bagni” sulla meravigliosa spiaggia del lungomare della Città.

È qui che i militi della Guardia Costiera stabiese, uomini ben addestrati e dall’occhio lungo, hanno sequestrato altri due chili dei gustosi ma proibiti frutti di mare.

Questa volta galeotte sono state le bollicine dei respiratori che gorgogliavano a pelo d’acqua e che hanno così segnalato agli uomini del battello A56 della locale Guardia Costiera la presenza di “uomini in immersione” e quindi probabilmente al lavoro, e non certo per opere sane.

Avvicinandosi al luogo, i militari hanno intravisto anche due uomini che, avendoli visti,  si allontanavano ancora in tuta da sub verso la spiaggia scomparendo presto alla vista.

A quel punto ai militari non è rimasto altro da fare che dedicarsi ad un’attenta ispezione della zona che, portando al recupero del classico retino (detto in gergo “cuoppo”) nel quale i datterari sono soliti raccogliere il frutto della loro distruzione, ha dato il risultato previsto.

Il cuoppo individuato dal personale a bordo del gommone era semissomerso e legato ad uno degli scogli con il bottino prelevato che era già di oltre 2 chilogrammi di datteri di mare (lithophaga lithophaga). I datteri, come ormai da prassi, sono stati sequestrati e successivamente –su disposizione della competente Autorità Giudiziaria – inviati alla Stazione Zoologica Anton Dohrn per analisi biologiche e chimiche finalizzate all’accertamento della tossicità degli stessi, che può comportare pericolo per la salute pubblica.

Interpellato nel merito di quest’ennesima azione, il Comandante della Capitaneria di porto di Castellammare di Stabia, Capitano di Fregata Ivan Savarese, si è così espresso:

“L’attività di vigilanza e controllo del territorio continuerà incessantemente in tutto il Compartimento Marittimo di Castellammare di Stabia. Obiettivo del Comando della Capitaneria di porto è quello garantire l’affermazione del principio di legalità, al fine di garantire la tutela ambientale della nostra bellissima costa e la salute pubblica dei consumatori”

Ne prendiamo atto epperò, edotti da lustri di passate esperienze, ci disponiamo ad attendere il prossimo sequestro che di sicuro non mancherà ad arrivare perché, anche se galeotte questa volta sono state le bollicine, galeotti mai diventano anche i datterari. Ed è così che la lotta tra questi e gli uomini della Guardia Costiera ha ormai un suo essere che tanto ricorda il gioco di “guardia e ladri” dei bambini di tutto il mondo dove poi arriva il “tana libera tutti”. Ma qui non di gioco si tratta, ne di bambini, eppure …

Eppure è una delinquenziale e delittuosa abitudine che continua da lustri e che purtroppo ancora continuerà, almeno finché i cittadini stessi non si faranno per primi più diligenti ed eviteranno di cercarli e cibarsene, garantendosi così anche una tutela della loro salute e a zero costo, contro il costo salato che invece pagano per prendersi un’infezione fornita come valore aggiunto ai datteri acquistati.

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