Il presepe animato di Lukashenko è quasi terminato. Dal governo, ‘’pacco’’ agli orfani bielorussi anche quest’anno, mentre l’Europa sta a guardare.
L
ungo il confine fra la Bielorussia e la Polonia, va in scena il “presepe” di Lukashenko. Migliaia di famiglie con bambini e neonati, bloccati al gelo, senza niente. Dai tempi di Gesù, sempre peggio. Niente grotta, il bue te lo scordi, cannoni ad acqua, granate intelligenti, lacrimogeni e pure i re Magi impegnati in complesse trattative diplomatiche.
Un natale triste, drammatico, anche per altri 180 orfani bielorussi, che si sarebbero dovuti riunire definitivamente con le nuove famiglie in Italia e che hanno visto svanire il sogno di una nuova vita, l’unica speranza, nella quale avevano riposto tutto.
Da trent’anni moltissime famiglie italiane, ospitano 4 mesi l’anno bambini provenienti dalla Bielorussia, in percorsi di risanamento. Soggiorni terapeutici che nel tempo, hanno coinvolto 750.000 bambini. Una piccolissima percentuale di questi, alla fine di un lungo ed estenuante iter burocratico, viene adottata dalle famiglie nelle quali hanno già trascorso anni e costruito un rapporto affettivo e di fiducia.
Doveva essere un natale storico per questi 180 orfani, che sono andati avanti e indietro dall’Italia per anni, hanno vissuto di sogni, di videochiamate e di promesse. Poi, il risveglio.
La lista viene presentata, sembra con la firma sbagliata, pare sia un problema di protocollo ma blocca tutto, nel frattempo Lukashenko chiude gli orfanotrofi, così i ragazzi che aspettavano di abbracciare le loro mamme italiane, finiranno smistati tra case famiglie e affidi temporanei, perdendo in molti casi anche lo status di adottabilità.
I viaggi dei bambini, che erano anche 30.000 l’anno si sono bloccati già da due anni, prima per l’emergenza sanitaria, che non ci ha visto capaci di creare un protocollo sanitario ne’ un cordone umanitario per far viaggiare i bambini in sicurezza, poi, per i problemi diplomatici scoppiati contro il dittatore bielorusso che pur regnando incontrastato dal ’94, stavolta ha dirottato un aereo di linea, facendo arrabbiare tutti.
Lo ha fatto per rapire e mettere sotto chiave il giornalista 26enne Roman Protasevich, anche lui come Assange, reo di aver reso noti fatti scomodi al potere e anche lui, come Assange, sbattuto in galera, buttata la chiave. Visto che Assange è in testa avendo già subito 11 anni di torture, sicuramente gli stati europei non si sono indignati per la storia del giornalista rapito, uno più, uno meno, quanto per l’ardire del dirottamento sul volo commerciale.
Quando gli tocchi il commercio, gli si chiude la vena. Così, tutti addosso a Lukashenko il dittatore, mentre Assange, ai dittatori americani, lo porteremo direttamente noi, così Biden non dovrà fare altro casino, con disdicevoli dirottamenti.
In questo clima di trattative diplomatiche internazionali, complesse e concitate, pare sia finita la lista delle adozioni, regolarmente consegnata dalle Associazioni competenti ma che necessitava della lettera di accompagnamento firmata da una massima carica dello Stato.
Lo scorso anno, pare che la lista, l’abbia controfirmata la Ministra Bonetti e il fatto venne contestato in Bielorussia, poiché attendevano la firma di Conte o Mattarella, così, per ovviare all’incidente diplomatico, sembra che quest’anno, sia stata consegnata in ritardo, sempre con la firma della ministra Bonetti e non quella di Draghi o Mattarella.
Voci non confermate, riferiscono che Lukashenko avrebbe commentato dicendo : – poi sono io, quello duro.
Le mie richieste di chiarimenti, conferme e interviste, cadono nel vuoto, si riesce a parlare solo con le Associazioni ma anche loro non hanno le idee del tutto chiare su cosa sia avvenuto.
La dott.ssa Letizia Donghi, di “Rete speranza”, ad esempio, è stata disponibile ed esaustiva ma neppure loro sanno la verità, fino in fondo.
In teoria nulla ostava fino al mese di Ottobre, le Associazioni avevano preso contatti con responsabili Bielorussi che si mostravano favorevoli. Mancava apparentemente, solo la lettera con la firma giusta. E poi tutto si è bloccato, così, senza spiegazioni ufficiali.
Spiegazioni che neppure noi siamo riusciti ad ottenere.
180 vite, strappate al sogno di un futuro dignitoso. 180 orfani, che da anni aspettavano qualcosa che tutti avevano promesso ma che non accadrà.
I grandi sono bugiardi, si sa.
Ma la mamma che mi ha contattata non si arrende, si strugge al pensiero della bambina alla quale ha mentito, convinta di dire il vero, la “sua” bambina, perché l’iter per l’adozione era terminato e la piccola doveva solo arrivare in Italia per poter essere felice, per passare il natale più bello della sua vita, quello di una vita nuova.
In 180 famiglie italiane, si festeggerà invece, l’ennesimo fallimento della burocrazia, della diplomazia e dello spirito umanitario.
Famiglie italiane in attesa da due anni di una soluzione che non arriva.
Hanno scritto anche alle redazioni delle principali trasmissioni televisive ma nessuno ha dato seguito alle loro richieste.
Loro non si arrendono, lo Stato si.
Mentre tutti si preparano a festeggiare il natale… col presepe sul confine, i bambini traditi e abbandonati, i giornalisti torturati e incarcerati, i migranti che se proprio non annegano, verranno sfruttati a sangue dal caporalato o moriranno di freddo per le strade, rannicchiati sotto un cartone.
Perché a Natale, siamo tutti più buoni…
Così, dopo settimane passate a cercare risposte che nessuno fornisce, mi unisco a queste famiglie, nell’appello rivolto a redazioni più “robuste” della mia. Ci vogliono appostamenti lunghi e complessi, per riuscire a piazzare un microfono davanti ai soggetti coinvolti, perché cominci almeno il solito rimpallo di responsabilità, al posto di questo vergognoso silenzio, privo di speranze e di possibili soluzioni praticabili.
Dobbiamo smetterla di accettare tutto, di abituarci al fetore che emanano i palazzi del potere. Bisogna ricominciare a lottare.
Ci aizzano contro i migranti, mentre loro ci si arricchiscono e fanno apparire il popolo italiano razzista ed egoista, mentre noi, al contrario, siamo sempre stati campioni di accoglienza ed anche di migrazione.
Se non ricominciamo ad indignarci, non ci saranno neanche più posti migliori dove migrare.
Se non ci opporremo alle false democrazie che ci governano, ai tribunali che si ricordano dei diritti umani, solo quando riguardano ricchi boss mafiosi autori di stragi di innocenti, non saremo mai più buoni.
Nel mondo si muore di fame, di freddo, e di ingiustizie ma l’industria degli armamenti, lavora a pieno regime, per soddisfare le richieste di luridi guerrafondai che spenderanno i soldi della comunità per mietere altre vittime, in costose operazioni di pace, con buona pace delle nostre coscienze, addomesticate e ingannate dalla stampa foraggiata dal potere.
Ma noi non siamo così, non ancora.
Noi ci stringiamo a questa e a tutte le mamme che aspettavano i loro bambini, ci stringiamo agli ultimi, che mai diventeranno primi, se nessuno darà loro voce. Mamme che non vogliono neppure apparire, per paura di possibili ritorsioni verso i loro bambini o la loro pratica di adozione, in questo bel clima natalizio.
Intanto a Roma, per risolvere il problema dei rifiuti, invitano a non incartare i pacchi e a consegnarli così, come fanno loro, senza badare alla forma, né alla firma… Buon Natale.
Francesca Capretta / Redazione
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