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omponendo il numero +46 771 793 336, una voce registrata avverte che a breve ci risponderà un cittadino svedese, scelto a caso tra coloro che hanno aderito alla proposta del governo di diventare ambasciatori telefonici del proprio Paese. Chi telefona chiede dritte sugli alberghi e sugli itinerari, discute di immigrazione, cerca semplicemente compagnia. L’iniziativa sta riscuotendo un successo straordinario (più di seimila chiamate il primo giorno), tanto che qualcuno potrebbe essere tentato di introdurla in Italia, meta turistica per eccellenza. Sarebbe con ogni evidenza una sciagura.
Intanto chi chiama troverebbe sempre occupato: gli italiani sono perennemente al telefono. Nei rari casi in cui la linea è libera, prende male e cade di continuo (solo le intercettazioni della ministra Guidi sembrano sfuggire a questa regola). Nell’eventualità mirabolante che al sedicesimo tentativo il turista riuscisse a stabilire un contatto, si troverebbe di fronte allo scoglio della lingua. Gli svedesi parlano tutti benissimo l’inglese. Gli italiani parlano tutti abbastanza male l’italiano. Qualcuno anche l’inglese. Ma se l’interlocutore straniero avesse la disgrazia di conoscere la nostra lingua, si sentirebbe rispondere con una di queste formule di cortesia a scelta: «Non ho bisogno di nulla, riprovi quando c’è mia moglie»; «Robé, sei tu? Basta con ’sti scherzi, dai»; «E a me che me ne viene in tasca?»; «Se cerca un ristorante le consiglio quello di mio cugino, dica che la mando io»; «Come ti chiami? Jessica… Ma quale albergo, vieni a dormire da me… Prima però per sicurezza mandami una foto».
vivicentro.it-opinione / lastampa / Il numero svedese MASSIMO GRAMELLINI
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