Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Erika Stefani, ha impugnato alcune leggi siciliane.
Il Consiglio dei Ministri del 18 aprile 2019, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Erika Stefani, ha esaminato venti leggi delle Regioni e delle Province Autonome e ha quindi deliberato, relativamente alla Sicilia, di impugnare:
La legge della Regione Sicilia n. 1 del 22/02/2019, recante “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2019. Legge di stabilità regionale”, in quanto varie norme in materia di personale invadono la materia dell’ordinamento civile e contrastano con i principi di coordinamento della finanza pubblica, nonché con il principio del pubblico concorso e del buon andamento della pubblica amministrazione, in violazione degli artt. 97 e 117, secondo comma, lett. l), e terzo comma, della Costituzione. Un’altra norma in materia di concessioni demaniali marittime viola il principio di tutela della concorrenza di cui all’art. 117, secondo comma, lett. e), della Costituzione. Un’ultima norma infine riguardante la gestione del patrimonio faunistico del territorio regionale viola l’art. 117, secondo comma, lett. s), della Costituzione, in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; la legge della Regione Sicilia n. 2 del 22/02/2019, recante “Bilancio di previsione della Regione siciliana per il triennio 2019-2021”.
Più nel dettaglio, vengono impugnati:
1) Il controllo e la protezione della “fauna selvatica” e il “prelievo venatorio”, poiché la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ritiene che quella norma “sconfina” nelle competenze statali, inoltre amplierebbe la platea dei possibili “controllori” agli stessi cacciatori;
2) Le concessioni demaniali che prevedono una regolamentazione temporanea in Sicilia per il rilascio di nuove concessioni e l’utilizzo di procedure amministrative semplificate per il rilascio di concessioni di breve durata o per spazi ridotti e conteneva agevolazioni all’insediamento delle strutture dedicate alla nautica da diporto e una riduzione dell’Iva sui “marina resort”;
3) Il transito del personale Asu dei Beni culturali all’omonimo assessorato e in particolare che si disponeva il transito in Resais dei precari degli enti locali in dissesto.
(ASU (Assegno Sociale di Utilizzo) ovverosia il corrispettivo di pagamento del sussidio fisso mensile erogato dall’INPS per pagare i LSU che sono i Lavoratori Socialmente Utili)
(Resais Spa (Risanamento e Sviluppo Attività Industriali Siciliane Spa – socio Unico) gestisce personale. La società serve allo scopo specifico di assorbire i dipendenti degli enti regionali che nel tempo sono stati sciolti: nel bacino sono finiti via via l’Azienda asfalti siciliani (Azasi), che fedele al suo nome doveva sviluppare «la ricerca, la trasformazione e il consumo degli asfalti siciliani» ed è stata chiusa nel 2002, l’Ente siciliano per la promozione industriale (Espi), in liquidazione dal 1999, e l’Ente minerario siciliano (Ems), chiuso nello stesso anno, ecc. Insomma una società partecipata regionale per il solo cosiddetto posto fisso a carico di “pantalone”, dove i lavoratori sono utilizzati qua e là per esigenze varie della pubblica amministrazione e poi anche abbandonati a loro stessi e spesso ai loro vari problemi, con un sussidio e con il più classico mercanteggiare con cui molta politica siciliana ha tenuto legate migliaia di persone a una P.A. senza soldi, promettendo il posto fisso in cambio di consenso elettorale, mercimonio, ecc.).
Nella fattispecie il Governo nazionale ha ricordato che per un transito di questo tipo è necessario il concorso pubblico;
4) La norma che revocava quella che disponeva il taglio di 1,8 milioni di euro dal Fondo per la retribuzione di posizione dei dirigenti regionali. In pratica, secondo Palazzo Chigi, quella norma che prevedeva il taglio, contenuta in una legge regionale del 2016, non può essere cancellata, come pure viene impugnata la legge che da il via alle stabilizzazioni del personale della Sanità penitenziaria.
A
dduso Sebastiano
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