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Castellammare di Stabia

I figli d’arte della mafia arrestati

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I figli d’arte di ‘cosa nostra’ barcellonese (ME) si erano messi a gestire traffici di “roba” leggera e pesante a prezzi abbordabili.

span style="font-size: 14pt;">A Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina sulla costa del Tirreno, i figli d’arte della vecchia mafia storicamente legata a ‘cosa nostra’ palermitana e i cui boss sono in carcere, avevano ricostruito la mafia 2.0, cercando di conciliare la tradizione degli antichi affari, quali estorsioni, prostituzione, politica e appalti, con la modernità criminale più dedita alla droga con ordini effettuati dai clienti sulle chat private dei social per evitare di essere intercettati

.

Le nuove leve del clan, erano a capo di una struttura criminale che operava con metodo mafioso, nel traffico e nella distribuzione di ingenti quantitativi di cocaina, hashish e marijuana, nell’area tirrenica della Provincia di Messina e nelle isole Eolie, anche rifornendo ulteriori gruppi criminali satelliti, attivi nello spaccio ai minori livelli.

In 59 sono finiti in manette questa notte, nell’ambito dell’operazione denominata “Dinastia” condotta dai Carabinieri del Comando provinciale e del Ros (Raggruppamento Operativo Speciale dell’Arma dei Carabinieri è l’unico organo investigativo dell’Arma con competenza sia sulla criminalità organizzata sia sul terrorismo).

I militari dell’Arma hanno dato esecuzione ad un’ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. (Giudice per le Indagini Preliminari) presso il Tribunale di Messina su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia diretta dal Procuratore Maurizio de Lucia, le cui indagini raccontano di un clan che imponeva estorsioni a tappeto in provincia. E nessun commerciante, nessun imprenditore ha mai denunciato.

Tra i quasi sessanta arrestati ci sono Vincenzo Gullotti, figlio di Giuseppe Gullotti “l’avvocaticchiu” e Nunzio Di Salvo, figlio di Salvatore “Sem” Di Salvo, che è stato proprio il successore di Gullotti al vertice del gruppo mafioso barcellonese. Sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, spaccio, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, violenza e minaccia, reati aggravati dal metodo mafioso.

Gli investigatori sono riusciti a ricostruire i nuovi affari del clan grazie alle dichiarazioni di alcune collaborazioni di giustizia, le intercettazioni hanno poi aperto nuovi scenari, soprattutto con il riferimento allo spaccio di droga. Una delle piazze più attive era sull’isola di Lipari, dove due gruppi si erano spartiti la gestione degli affari.

L’operazione ha fatto luce anche su numerose estorsioni messe a segno da anni sul territorio barcellonese a commercianti, imprenditori, agenzie di pompe funebri, ma anche chi vinceva alle le slot machine. A raccontare i particolari delle attività illegali delle cosche sono diversi pentiti come C. D’A., A. M. e N. S. I collaboratori di giustizia hanno riferito che due ragazzi, avevano vinto 500mila euro giocando ad una slot-machine installata nel centro scommesse SNAI di Barcellona Pozzo di Gotto. La vincita aveva suscitato l’interesse dell’organizzazione mafiosa barcellonese che si è subito attivata per chiedere il pizzo sull’incasso, riuscendo a ottenere con le minacce 5mila euro.

La vecchia mafia di Barcellona Pozzo di Gotto la raccontava un cronista coraggioso, si chiamava Beppe Alfano, era un collaboratore del quotidiano “la Sicilia”, fu assassinato l’8 gennaio 1993. Aveva scoperto che i boss del suo paese avevano solide relazioni con la mafia palermitana e con quella catanese. Barcellona continua ad essere uno snodo per incontri riservati fra boss e insospettabili. In nome di affari sempre nuovi.

L’opinione.

Ci sarebbe seriamente da comprendere e con onestà intellettuale (ma figurarsi in questa generalmente incancrenita Sicilia e Italia, pubblico-politica-giuridica-burocratica-professionale-sociale-intellettuale-culturale, interiormente ipocrita, omertosa ed opportunista) come mai da sempre nelle forze politiche siciliane la maggioranza dei parlamentari messinesi provengono da quelle zone del Tirreno e dei Nebrodi, quest’ultima pure altra notoria zona di mafia “15 Gennaio 2020 Arrestati mafiosi, funzionari regionali, sindaco e notaio. Percepivano illecitamente contributi europei (video)” e “26 Gennaio 2020 Il Comune di Troina si costituisce contro la mafia dei Nebrodi”.

Adduso Sebastiano

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