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el ricordo del Cavaliere, i giornali esteri non risparmiano giudizi spietati nei suoi confronti, spingendosi a definirlo l’uomo che ha portato l’Italia sull’orlo del fallimento e che ha contribuito ad aprire la strada a Trump.
Un ritratto spietato e impietoso, che descrive Berlusconi come un uomo tutto falso, dalla vanteria alla violazione della legge e della morale.
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Giudizi spietati dall’estero su Berlusconi: lontano dall’apologia
Imbarazzante, subdolo, “tutto in lui era falso”: dal New York Times al Guardian, il ricordo del Cavaliere è lontano dall’apologia.
Le critiche più comuni: portò l’Italia sull’orlo del fallimento e aprì la strada a Trump.
Per gli economisti, è stato “l’uomo che ha contribuito a far crollare l’economia italiana” “il suo approccio alla vita pubblica spesso oltraggioso, deformante e personalmente sensazionale, che divenne noto come berlusconismo, lo ha reso il politico italiano più influente dai tempi di Mussolini.
Ha trasformato il Paese e ha offerto un modello di leadership diverso, che avrebbe avuto echi in Donald J. Trump e oltre”.
Sono alcuni estratti del ritratto di Silvio Berlusconi che il New York Times ha tratteggiato nel giorno della sua morte.
Giudizi duri, che non sono isolati sulla stampa estera.
Dal britannico Guardian al tedesco Spiegel, oltre a ricordare le vicissitudini giudiziarie, il Bunga bunga, i rapporti con personaggi discutibili, le gaffe con leader mondiali come Angela Merkel o Barack Obama, diversi prestigiosi quotidiani hanno tirato le somme della carriera politica del Cavaliere.
Lo svizzero Neue Zuercher Zeitung è ancora più impietoso:
“Tutto in Berlusconi era falso: il suo volto stirato e i capelli ravvivati, le sue promesse e le sue pretese, aveva anche falsi amici e complici, soprattutto mafiosi. Ma era proprio la spudorata vanteria, la sfacciata astuzia, la sconsiderata violazione della legge e della morale che evidentemente piaceva a molti italiani e a molte donne italiane. Altrimenti non avrebbero ripetutamente dotato Berlusconi del potere di governo”.
Per lo Spiegel, Berlusconi è stato “il populista più pericoloso d’Italia”, che “veniva deriso all’estero e trattato con il massimo rispetto” in patria.
“Come presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha radicalmente cambiato e plasmato la cultura politica.
Molti direbbero avvelenato.
Ha stabilito il culto della personalità come strumento politico, ha reso onnipresente il populismo, ha dichiarato l’Europa il capro espiatorio dei difetti italiani.
Ha seminato un seme che altri stanno ora raccogliendo…
Ciò gli permise non solo di creare un movimento politico nazionale di irriducibili fedelissimi che gli dovevano la carriera, ma anche di controllare una vasta parte dei media italiani, assicurandosi una favorevole accoglienza nel proprio Paese” , aggiunge il quotidiano tedesco.
Come dicevamo, però, l’accusa ‘politica’ principale mossa da questi quotidiani a Berlusconi è l’aver portato l’Italia sull’orlo del fallimento:
per il Times, non sono stati tanto gli scandali e le polemiche, quanto “l’incapacità di Berlusconi di proteggere l’Italia dalla tempesta che ha travolto l’euro nel 2011″ a porre “fine al suo dominio di 17 anni sulla politica italiana“.
per Neue Zuercher Zeitung, quando il Cavaliere si dimise da premier nel 2011, “l’Italia era politicamente, economicamente e, non da ultimo, moralmente distrutta.
Il Paese ha trovato più difficile rispetto alla maggior parte degli Stati in Europa liberarsi dal vortice della crisi finanziaria.
Il cattivo stato delle istituzioni statali significava un cattivo clima per gli investimenti.
La burocrazia paralizzante e la magistratura inaffidabile, unite alla corruzione dilagante, hanno impedito e tuttora ostacolano la ripresa dell’Italia.
La criminalità organizzata, invece, ha potuto diffondersi sotto Berlusconi“.
L’altra ‘accusa’ al Cavaliere è di aver inventato un modello di leadership populista che ha fatto proseliti non solo in Italia, ma in tutto il mondo:
“I parallelismi con Donald Trump sono sorprendenti – scrive il Guardian – Entrambi hanno iniziato come magnati immobiliari, sono diventati star dei media e sono passati alla politica...”
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