Prima dell’irruzione di Halloween, in Sicilia la festività dei Morti, per tutti i bambini era una vera festa piena di doni. #Halloween #Sicilia #festivitàdeiMorti
Festività dei Morti in Sicilia, prima dell’irruzione di Halloween
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unti Chiave Articolo
Chi ti lassaru i morti?
Con questa domanda noi bambini in Sicilia ci salutavamo la mattina del 2 Novembre, Commemorazione dei Defunti.
E ognuno poteva mostrare con esibizionismo i giocattoli ricevuti: una pistola giocattolo, un carrettino in legno e cavallino di cartone, una armonica a bocca (‘u sunettu).
Ma c’era qualche ragazzino che poteva mostrare solo un maglione nuovo o un paio di scarpe nuove.
Che erano utilissimi ma non facevano parte del pianeta gioco.
Noi ragazzi non li consideravamo neanche regali dei morti.
Purtroppo nelle famiglie dove non si poteva spendere per il superfluo, i ragazzi dovevano accontentarsi.
E tante volte il giocattolo era ancora considerato superfluo, rispetto ai bisogni primari riguardanti il vitto ed il vestiario.
Infatti, quando ero bambino, in Sicilia, la ricorrenza mesta dei Morti si colorava di una nota di gioia per i più piccoli.
I Morti, infatti, portavano i doni ai bambini.
Per noi non esistevano nè Babbo Natale, nè Befana, e non Santa Lucia.
Il dono vero, “il regalone”, quello sognato e atteso per un anno, ai bambini lo portava il parente defunto.
Esisteva una cultura dei valori della famiglia che coinvolgeva anche il ricordo dei nostri poveri morti, i “murticeddi”, come venivano chiamati con vezzeggiativo affettuoso.
Oggigiorno, con la nostra sciocca smania di accodarci a tutte le nuove usanze che vengono dai paesi anglosassoni, per futile amore di novità, ci siamo dimenticati che i nostri Morti sono la cosa più cara e più santa che possediamo, sono gli antenati di ogni famiglia.
Sono le persone che noi abbiamo amato e che ci hanno amato; e che continuano a vivere nei nostri cuori.
Per la ricorrenza dei Morti si celebra quasi un loro ritorno momentaneo, ma denso di sentimento e di affetto immutato.
Tanti parenti cari, carissimi, passati nell’aldilà, che ritornano per un attimo, discretamente, quasi in punta di piedi, portando doni amorevoli per i famigliari più piccoli.
Costruendo un ponte di affetto tra il mondo dei bambini e quello degli antenati, un rapporto che unisce simbolicamente il passato che fu ed il futuro che sarà.
Un arcobaleno di tenerezza tra tenere manine che si protendono verso mani ossute, ormai scheletrite, ma pur tuttavia ancora cariche di doni.
In questo legame mistico che congiunge la vita e la morte, i nostri morti ci mandano ancora un messaggio costante di tenerezza, rivolto in modo speciale ai bambini, che sono il germoglio della società e la speranza dell’umanità.
Ma oggi, la nostra Sicilia è tutto un altro paese, globalizzato, che viaggia alla stessa velocità di tante città europee, con cui adesso condividiamo Befana, Babbo Natale e persino la zucca di Halloween.
Ormai da qualche decennio – anche in Sicilia – è di moda imitare una antica usanza irlandese, la notte di Halloween, a ricordare in modo dissacratorio, il ritorno dei morti sulla terra.
Infatti, i ragazzi si mascherano da scheletri e fantasmi e girano per le strade e per le case a fare baldoria.
E come in tutte le mode – televisive e mediatiche – il prodotto finale risulta sguaiato e scomposto.
E’ quasi un delitto dimenticare la festa dei Morti con Halloween. Il carnevale con le sue maschere potrebbe benissimo attendere.
Perché anche noi Siciliani – isolani come gli Irlandesi ! – non siamo fieri delle nostre tradizioni?
Abbiamo abbandonato la nostra tradizione dei Morti perché i bambini potevano impressionarsi all’idea della morte. E adesso, mascherandosi di scheletri e fantasmi, non si impressionano più?
Tremila anni di storia ci permettono di guardare con somma commiserazione alle nuove fandonie. Eppure non lo facciamo.
Potenza della mistificazione televisiva e commerciale!
// Carmelo TOSCANO/ Redazione Lombardia
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