E’ intervenuto a “Il Pungiglione Stabiese” Gaetano Fontana. L’ex allenatore della Juve Stabia ha analizzato il campionato delle Vespe e le prospettive per questo finale di stagione.
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i seguito le parole del tecnico calabrese:
Un pensiero per Davide Astori. Quello che dico ai miei calciatori quando alleno è che non è importante quello che si fa, ma come lo si fa. Contano i valori, il modo di fare e la persona sopra ogni altra cosa. Tutte le testimonianze che ricordano Astori ci dicono che era un ragazzo perbene ed un grande persona. Dobbiamo, tutti noi che facciamo parte del mondo del calcio, portare avanti e coltivare i valori che erano di Davide.
La Juve Stabia ritrova la retta via grazie al 4-3-3? Se non erro è lo schema con cui Fabio Caserta ha iniziato la stagione, per poi passare al 4-2-3-1. Senza dubbio sembra che ad oggi sia il modulo che maggiormente si adatta alle caratteristiche dei giocatori; il fatto che Fabio non si fermi su un solo modulo la dice lunga sulle sue qualità. Dopo la vittoria di Lecce, prestigiosa anche perché mancava da tantissimi anni un risultato importante in salento, sulle ali dell’entusiasmo è arrivata un’altra vittoria meritata, in casa contro la Sicula.
Rimpianti circa la mia esperienza alle Vespe? Tornare indietro è impossibile. Se si agisce in un certo modo è perché ci si crede. Il calo del girone di ritorno della scorsa stagione non è stato certo conseguenza delle tante voci che ho sentito in seguito; si è trattato di una flessione anche normale in una stagione lunga. Doveva essere normale cercare di uscirne tutti insieme. Forse è stato anche illusorio il nostro girone di andato strepitoso, che ci ha fatto credere di potercela giocare alla pari con compagini molto più attrezzate di noi. Anche quel calo io lo vedevo come una fase che ci avrebbe fatto crescere perché il progetto alla Juve Stabia lo intendevo a lungo termine, ritenendo che avrebbe incluso anche questa stagione. Non fa parte di me pensare “Tornando indietro farei diversamente” ma faccio tesoro di questa esperienza per il futuro.
Il rapporto con Logiudice? Dovreste chiedere al Presidente cosa è successo con Logiudice. Quando fui chiamato a firmare il contratto con la Juve Stabia, mi venne chiesto di fare alcuni nomi che avrei voluto per la squadra. Vedendo le remore del Presidente innanzi ai nomi da me proposti, mi sono fatto da parte. L’organico è stato fatto di concerto con tutto il team: Logiudice, Polito ed anche con i consigli di Amodio. Per quelli che sono i tempi di un allenatore, abbiamo assemblato l’organico anche in ritardo, se pensate che alla prima stagionale, a Livorno, avevo poco più di undici calciatori effettivi. Di lì siamo cresciuti; poi a tanti calciatori esplosi (Izzillo, Mastalli, Esposito) se ne sono affiancati altri che volevano un posto in squadra certo e lì si sono iniziati a rompere alcuni equilibri interni.
Se mi aspettavo una Juve Stabia così positiva in questo campionato? Non avevo dubbi sulle qualità di Fabio Caserta ma sapevo anche che spesso non basta un ottimo allenatore per fare bene. Si è creato un ottimo gruppo alla Juve Stabia e l’ottimo cammino fatto fin qui non può che rendermi felice, per l’affetto che nutro verso tutta la società e la città. Di Fabio mi aveva colpito già nella scorsa stagiona la capacità di leggere benissimo la partita, recependo senza chiusure o pregiudizi i messaggi che dà il campo. Ha grande duttilità nel conoscere il calcio e mette questa sua qualità al servizio della squadra di cui è tecnico.
Cosa è successo a Cosenza? Mi è stato concesso troppo poco tempo perché potessero vedersi i risultati del mio lavoro. Sono stato chiamato a Cosenza perché la società intendeva puntare sul mio calcio e sul mio modo di lavorare, completamente diverso da quello delle stagioni precedenti in Calabria. Purtroppo però non c’è stata nei miei confronti la pazienza necessaria perché si sviluppasse il mio progetto. In più, le mie origini catanzaresi non hanno aiutato; in un contesto come quello del Sud in cui c’è tanta rivalità locale sapevo che sarebbe stato un fattore incisivo. La complessità del progetto la si è vista anche dopo l’arrivo di Braglia; il tecnico toscano ha avuto grandi difficoltà nei primi mesi successivi al mio esonero.
Scelta tra risultati e bel gioco? Credo che, quando non ci sono risorse tecniche o economiche paragonabili a quelle dell’avversario, i risultati passino per la grande organizzazione di gioco. E’ quello che sta facendo Sarri con il suo Napoli nel testa a testa con la Juventus. A mio avviso i risultati di una squadra passano necessariamente per concetti di gioco che diano una identità ed in cui i calciatori si possano ritrovare in campo. Stesso discorso per Guardiola che, avendo grandi calciatori anche lo scorso anno, solo quest’anno, avendo radicato i suoi concetti nella rosa, sta facendo sfracelli.
Futuro? E’ ancora presto per fare programmi. La stagione è in alto mare ed ogni squadra aspetta giustamente l’esito finale del campionato per valutare le scelte future. Mi piacerebbe avere già indizi sul mio futuro ma non è così.
Un ritorno al Menti da spettatore già a breve? Certo. Se non sono ancora tornato è solo perché sono sempre in giro per aggiornarmi. Basti pensare che proprio oggi ho visto tutta la gara tra Juve Stabia e Sicula Leonzio di domenica, proprio per tenermi sempre sul pezzo. Mi farebbe piacere tornare a Castellammare, sia da tifoso che da tecnico, perché a Castellammare ho vissuto stagioni importanti e non dimentico che grazie a Manniello ed alla Juve Stabia la mia carriera da allenatore è ripresa dopo periodi non positivi.
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