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n questo nostro editoriale vi raccontiamo l’1-0 con cui il Napoli batte lo Union Berlino nel terzo turno del girone di Champions League.
L’avevamo detto dopo Verona, lo ribadiamo dopo Berlino: il Napoli è un malato ancora lontano dalla guarigione. In comune con la partita del Bentegodi, quella dell’Olympiastadion però ha il risultato finale, che vede gli azzurri ancora vittoriosi per la seconda volta consecutiva in tre giorni. E sono tre punti di platino quelli che i Campioni d’Italia riescono a portare via dalla Germania, perché – anche in virtù della contemporanea vittoria del Real Madrid a Braga – non soltanto significano 6 punti in classica dopo 3 giornate ma danno di fatto agli uomini di Garcia la possibilità di un (quasi) match point alla prossima giornata: dovessero gli azzurri bissare il successo contro l’Union al Maradona, sarebbero praticamente certi del passaggio del turno a maggior ragione con una prevedibile seconda vittoria degli uomini di Ancelotti contro i portoghesi.
Punti Chiave Articolo
I motivi per cui sorridere non sono però poi così tanti ancora. Perché la squadra continua a non convincere nel gioco e anche stasera non ha certo fatto eccezione.
La gara raccontata nel nostro editoriale su Union Berlino – Napoli
La partita, capiamoci, è stata di una noia mortale per lunghissimi tratti. La manovra azzurra non è quasi mai decollata, sembrando al contrario scontata e compassata per una grande maggioranza del tempo. Di contro, l’Union ha potuto comodamente interpretare l’unico atteggiamento con cui pensava di poter reggere botta: pressing scolastico, varchi chiusi e via la palla in verticale a pungere con gli spunti dei suoi velocisti. Fortunatamente, però, il Napoli ha dalla sua uno dei talenti più straripanti di quest’epoca calcistica, che è georgiano di Tblisi e porta il 77 dietro la maglia. Kvara ha raccolto su di sé le bruttezze di una squadra che persiste nell’essere lontana parente di quella ammirata sotto la gestione Spalletti, l’ha cullata, l’ha condotta, l’ha sorretta. Con spunti di classe oggettivamente fuori dal comune e un senso di appartenenza di chi ormai non si sente più solo campione ma autentico leader.
Applausi meritatissimi anche alla coppia centrale Rrahmani/Natan. La coppia difensiva del Napoli a sprazzi è stata semplicemente di un’altra categoria rispetto alle poverissime idee di offensività di un Union apparso una compagine a dir poco modesta per questa competizione.
La mancanza di determinazione nel chiudere la gara
Eppure, il Napoli è riuscito nell’impresa di tenere accesa la fiammella di una clamorosa beffa nel finale. Dopo il vantaggio il Napoli non è riuscito a sbranare l’avversario per chiudere i conti. Il calcio si sa, è questione di momenti. Sbloccare una partita tirata e tesa può essere un merito notevole. Meno positivo il fatto che il risultato è stato in bilico, perchè la punizione può sempre arrivare da un momento all’altro. Fortunatamente non è successo. L’atteggiamento superficiale e remissivo degli uomini di Garcia ha comunque consentito all’Union di avere una chance fino alla fine e questo no, proprio non può essere un passo in avanti. Né tantomeno può essere confortante per una squadra che, a rigor di logica, dovrebbe riabituarsi ad essere dominante.
Gli effetti di questa vittoria quali possono essere?
Da Berlino, il Napoli torna con un successo che per il girone significa molto, ma per la propria identità deve imporre un’ennesima riflessione interna. Non può essere questa la via d’uscita dal tunnel, non può essere questo l’atteggiamento che restituirà bellezza e certezze che ormai sembrano smarrite. E non sarà verosimilmente questo il modo di interpretare la partita che pagherà nel medio-lungo periodo, anche se c’auguriamo vivamente di sbagliarci.
Per la seconda volta, al netto della vittoria finale, sarebbero da preferire profilo basso e bocche cucite.
Il prossimo turno in campionato
Domenica sera arriva il Milan al Maradona, forse il primo vero test di questo nuovo ciclo che può dare risposte di peso ma che comunque, vada come vada, non può essere ancora probante e risolutivo di dubbi.
Massimo risultato con il minimo sforzo. Con 22 giocatori normodotati in campo, probabilmente sarebbe finita con uno squallido 0-0.
Ma di giocatori normali in campo ce n’erano solo 21.
Uno non c’entrava niente, in mezzo a tanta aurea mediocrità.
E il Signore ha voluto che giochi nel Napoli.