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l termine di Genoa – Napoli esprimiamo il nostro pensiero, tramite un editoriale, sulla partita ma anche sul momento che stanno vivendo gli azzurri allenati da Garcia.
L’opaca sconfitta casalinga di due settimane fa contro la Lazio aveva lasciato lunghi strascichi polemici in seno a tifoseria e critica. Questo malcontento si è protratto fino alla vigilia della gara di Marassi.
Punti Chiave Articolo
- 1 Le considerazione sul Napoli al termine della partita con il Genoa
- 2 La mancanza di cattiveria.
- 3 I risultati, chiaramente, sono alterni e quasi mai brillanti.
- La mancanza di mordente e di organizzazione difensiva emerge chiarissima anche in occasione del secondo goal subito.
- 4 Editoriale Genoa – Napoli: Le ombre avvolgono la sagoma di monsieur Rudy.
- Il caso Kvara
- L’opaco Osimhen
- Juan Jesus o Natan?
- Lazio e Genoa due partite buttate all’aria
Complice, da un lato, la sosta dovuta agli impegni delle Nazionali e, dall’altro, una prestazione sconfortante soprattutto nel secondo tempo della gara contro i biancocelesti.
Si aspettava, dunque, il verdetto dell’unico giudice supremo: il campo. Solo il campo era in grado di stabilire se quel passo falso fosse stato un fatto del tutto episodico o un preoccupante segnale di involuzione.
E il campo, puntualmente, è stato più eloquente di tanti tentativi di ricostruzione e di analisi.
Le considerazione sul Napoli al termine della partita con il Genoa
La partita con il Genoa ci dice che il Napoli, in questo momento storico, è il fratello sfigato della squadra che aveva sfavillato in Italia e in Europa fino ad appena pochi mesi fa, questa è la sintesi del nostro editoriale.
E questo dato, che fino a due settimane or sono era un’ipotesi non del tutto verificabile, ora comincia ad acquisire – ahinoi – delle sembianze più tangibili e concrete.
Rudy Garcia, contro la Lazio, ci aveva capito ben poco.
Purtroppo, contro il Genoa, non è andata tanto diversamente.
Eppure sembra un paradosso, perché i due goal azzurri che evitano il secondo ko di fila vengono proprio da due cambi in corsa del tecnico francese. La contraddizione, tuttavia, è solo apparente. Perché, sostituzioni a parte, i Campioni d’Italia si fanno imbrigliare per tre quarti di gara dagli uomini di Gilardino.
Al Genoa è bastato una robusta fase difensiva e un discreto coraggio per mortificare le fonti di gioco azzurre. I grifoni hanno colpito con cattiveria su due palle sporche.
La mancanza di cattiveria.
Una di quelle componenti che, miscelata con una perfetta organizzazione tattica, aveva fatto del Napoli l’affamata schiacciasassi del campionato scorso. E che invece è latitata tanto, sotto il segno del Ciuccio, nella sfida del Ferraris.
Vero sì che nell’occasione dell’1-0 rossoblù c’è un fallo evidentissimo di De Winter su Anguissa ( che il VAR clamorosamente non sanziona), ma pur troppo blanda è la marcatura di Jesus su Bani, che infinocchia il brasiliano senza troppa fatica e manda alle spalle di Meret la zuccata che porta avanti i padroni di casa.
Prima del goal subito, troppo poco Napoli per essere vero: Gilardino impone densità e pressing forsennato a tutto campo, che obbligano gli ospiti a costruire troppo spesso con i due centrali difensivi.
I risultati, chiaramente, sono alterni e quasi mai brillanti.
Osihmen è risucchiato dalla morsa del duo Bani/Dragusin, Kvara non ha praticamente mai l’opportunità di poter sgasare come vorrebbe ( eppure appena ha la palla dimostra sempre di essere l’unico capace di illuminare), Di Lorenzo e Mario Rui giocano piuttosto sottotono. E Anguissa pare spaesato e fuori fase.
Il risultato è che il Napoli non si rende mai pericoloso, anzi peggio ancora manco calcia mai in porta. Ad eccezione di un paio di scorribande di Elmas e del Capitano, piuttosto fini a sé stesse, le trame di gioco non sono mai lucide ed efficaci.
Per il Genoa, insomma, il compito di sorvegliare la porta di Martinez è fin troppo agevole.
Al ritorno dagli spogliatoi, ti aspetteresti un Napoli dal piglio diverso. Il secondo tempo invece è il Grifone a far due a zero dopo una decina di minuti.
Ancora uno spiovente da corner, ancora una fase difensiva da horror e il buon Retegui ci fa un figurone e scrive il 2-0 in girata.
La mancanza di mordente e di organizzazione difensiva emerge chiarissima anche in occasione del secondo goal subito.
Quando la sconfitta sembrava ormai poco più che una logica conseguenza, è Jack Raspadori a tirare fuori dal cilindro il golazo che riporta a galla gli azzurri.
Giacomino, entrato al posto di uno spento Anguissa, quantomeno ci prova. Buono pure l’ingresso di Cajuste, al posto di un Lobotka tra i pochi a salvarsi. Il Napoli barcolla ma si rifiuta di cedere. Una ribellione tardiva che è forse tra le poche cose da salvare di questa serata strana e che consente, a Matteo Politano, di fare 2-2 nel finale, su splendida imbucata di Zielinski.
Un punto, che sembrava utopia, preso per i capelli con due singoli gesti tecnici di una squadra che vale 3 volte il pur volenteroso Genoa, ma che in quest’ottica va inquadrato. E solo in questa.
Editoriale Genoa – Napoli: Le ombre avvolgono la sagoma di monsieur Rudy.
Scelte strane, in certi casi scellerate. In altri casi ancora, semplicemente inspiegabili. Non ce ne voglia il buon Alessio Zerbin, ma la scelta di privarsi di Kvara a 2-2 acquisito e con le ultime chances residue di fare ribaltone, è una roba che non ha una logica.
E che ha già un precedente allarmante: proprio quello di due settimane fa contro la Lazio. Uscito il georgiano, il Napoli si castra e toglie a sé stesso la possibilità di una via di fuga dalla mediocrità.
Il caso Kvara
Non ci siamo, monsieur Rudy. Perché il 77 non lo puoi catalogare tra le fila dei calciatori comuni, soprattutto in un momento in cui la proposta di gioco della tua squadra è davvero sconcertante. E perché, se proprio di toglierlo non puoi fare a meno, allora devi dare continuità a un investimento importante e recentissimo della tua società, che si chiama Jesper Lindstrøm.
Occhio a non logorare i rapporti umani, monsieur Rudy. Il 77 georgiano è uno dei patrimoni da proteggere di questa squadra. Uno che deve uscire solo quando ha 40 di febbre.
L’opaco Osimhen
Non ci siamo, monsieur Rudy. Perché se il tuo centravanti è ingabbiato da una costante doppia marcatura ( uguale uguale a quella contro la Lazio) e la tua manovra non riesce mai a prendere ritmo, allora l’idea di rifiutare il tentativo di inserire un gran mestierante del goal come Simeone diventa bella tosta da digerire.
Juan Jesus o Natan?
Non ci siamo, monsieur Rudy. Perché io non me la piglio con Juan Jesus, che questo è e questo è sempre stato. Juan Jesus ha dimostrato di essere un buon difensore e nulla più, con alterni momenti di sbandamento. Ma proprio perché Juan Jesus questo è, dobbiamo veramente pensare che Natan sia peggio ancora?
Perché qua delle due l’una: o la società ha completamente toppato la scelta o ha poco senso che questo ragazzo abbia visto il campo solo dalla panchina nei primi 360 minuti ed oltre del campionato. Sarebbe forse il caso di iniziare a fargli assaggiare l’erba, non più soltanto quella di Castelvolturno però. Almeno per toglierci il dubbio e capire se affidarci a Juan Jesus come nuovo leader difensivo sia davvero la migliore scelta che abbiamo.
Lazio e Genoa due partite buttate all’aria
Non ci siamo, monsieur Rudy. Perché se la gara contro la Lazio poteva essere una frettolosa avvisaglia, quella di stasera ci butta in faccia una realtà che la nostra onestà intellettuale non può fingere che non esista: il nostro Napoli non va, non gira, non brilla. Campa di rendita per la straordinaria cifra tecnica di cui dispone e per le reminiscenze di un’identità che pare smarrita nei mortaretti dei festeggiamenti per il Terzo Tricolore.
Io non ti accuso, monsieur Rudy. Perché il tempo è ancora dalla tua parte e io non sono ingenuo a tal punto da non capirlo. Però ti invito a stare in guardia. Io non lo so perché questo Napoli è il cugino sfigato di quello che ha stracciato il campionato scorso. Non ho ancora elementi sufficienti per avanzare ipotesi che siano, ad ora, poco più di congetture.
Ma ti invito a studiare, a riflettere, a non snaturare. E a non voler cadere nella trappola di stravolgere tutto per dimostrare che sei bravo o più bravo di qualcun altro. Mi fermo qui, almeno per ora. Sarebbero congetture, l’ho detto.
Ora però umiltà e dedizione questo ci viene da dire nel nostro editoriale post Genoa- Napoli: gli azzurri che hanno dominato il campionato scorso l’hanno fatto giocando un calcio organizzato e moderno.
Ripartiamo da lì.