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Castellammare di Stabia

Delitto Carolei: la vendetta dei D’Alessandro

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“I pentiti sono attendibili”: la sentenza di primo grado sul delitto Carolei ha decretato l’ergastolo per Giovanni Savarese e Gaetano Vitale.

Delitto Carolei: la vendetta dei D’Alessandro

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affaele Carolei, cugino del boss Paolo Carolei, è stato torturato ucciso per

“rafforzare il prestigio criminale dei D’Alessandro sul territorio di Castellammare”.

Questo il passaggio della sentenza emessa a Marzo dalla Corte d’Assise di Napoli nei confronti di Giovanni Savarese e Gaetano Vitale in merito al processo scaturito dal delitto Carolei

Una vendetta lunga 8 anni e che si è consumata, come si apprende dalle motivazioni della sentenza depositate lo scorso 6 Giugno, con estrema ferocia:

“UN DELITTO DALLE MODALITà EFFERATE E BESTIALI”

Una storia rimessa in piedi dai collaboratori di giustizia Catello e Pasquale Rapicano, condannati a 14 anni per questo delitto. Dichiarazioni risultate -“Attendibili e tra loro del tutto concordanti”- come sottolineano i giudici.Castellammare di Stabia, VITALE G. e SAVARESE G. arrestati dai CC per l'Omicidio di CAROLEI Raffaele

leggi anche: “Pasquale Rapicano: le rivelazioni del super pentito”

La probabile ricostruzione dell’omicidio

Il delitto fu voluto dagli esponenti della cupola di Scanzano, in quanto Raffaele Carolei, soldato del clan Omobono Scarpa, avrebbe partecipato all’omicidio di Giuseppe Verdoliva, autista e persona di estrema fiducia del defunto padrino Michele D’Alessandro.

La vendetta fu consumata il 10 Settembre 2012.

Quel giorno, per gli investigatori, con uno stratagemma architettato da Gaetano Vitale e Pasquale Rapicano, la vittima fu attirata nell’abitazione di Catello Rapicano, con la scusa di una chiacchierata di affari relativi al traffico di droga.

Nell’appartamento Carolei venne fatto accomodare al tavolo della cucina, e lì, in un attimo di distrazione, venne sorpreso alle spalle dal padrone di casa che, bloccandolo, permise a Savarese di posizionargli al collo una corda, tirata alle estremità rispettivamente da quest’ultimo e da Pasquale Rapicano, mentre Giovanni Vitale gli bloccava le mani per impedirgli di potersene liberare.

Il corpo fu avvolto in una plastica e caricato a bordo di un auto, scortata da uno scooter guidato da Pasquale Rapicano. Arrivati ad un fondo nella zona di via Schito, Pasquale Vuolo si liberò del cadavere.

Il processo

Sentenze che dovranno essere riconfermate in Appello, dove verranno chiariti anche gli eventuali ruoli dei presunti mandanti sui quali L’Antimafia sta ricercando altri indizi.

Il ruolo di Giovanni Battista Panariello

All’epoca 15enne, Giovanni Battista Panariello, è accusato di aver svolto il ruolo di vedetta attorno all’abitazione di Salita Santa Croce, l’appartamento nel quale fu ucciso Carolei.

Successivamente avrebbe prelevato uno dei killer prima che il cadavere venisse fatto sparire nel nulla.

Incarcerato lo scorso 10 Marzo, è accusato del reato di concorso in omicidio con l’aggravante del metodo mafioso.

Dovrà presentarsi al Tribunale dei Minori di Napoli e rispondere di queste accuse ad Ottobre.

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A cura di De Feo Michele / Redazione Campania


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