Secondo Mario Deaglio la «manovrina appena varata è il frutto di due debolezze congiunte e in qualche modo convergenti: quella della Commissione di Bruxelles e quella del governo di Roma».
La “manovrina” del governo: somma di due debolezze
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a Commissione non può accanirsi contro i conti pubblici italiani e ha usato in tempi recenti un linguaggio ormai spoglio di severità, si potrebbe dire quasi affettuoso, con ampie aperture di comprensione. Alla vigilia delle elezioni francesi, nelle quali una vittoria – difficile, ma non impossibile – degli anti europeisti sarebbe un danno gravissimo per l’intera costruzione dell’Unione, deve avere la quiete su questo fronte. E la quiete significa chiedere all’Italia soprattutto qualche segnale visibile di buona volontà.
Dall’altra parte del tavolo c’è un governo italiano che ha rappresentato un brillante inserimento in una difficile situazione istituzionale, nella quale, tra l’altro, l’Italia ospita importanti riunioni e deve gestire una situazione di acuta insofferenza sociale senza un chiaro orizzonte temporale.
Ha delineato un interessante panorama di riforme ma non ha né i mezzi finanziari né l’orizzonte temporale per realizzarli davvero. Può dare al massimo qualche segnale «sociale» che controbilanci una sottile aria di compressione delle spese, risparmiando qua e là sugli spiccioli, con minuscoli inasprimenti e minuscole economie.
Così, infatti, si costruisce, appunto, una «finanziaria degli spiccioli» nella speranza di un’accettazione da parte sia degli italiani sia della burocrazia europea di questa minestrina con poco sale, ma, proprio per questo, non dannosa.
In mezzo a tutto questo sta l’economia italiana della quale nessuno può dire che non stia crescendo ma la cui crescita è lenta e sofferta; è anche possibile che tale crescita sia leggermente sottovalutata dalle statistiche, in quanto il filone di transazioni via Internet sta aumentando con una rapidità impressionante che potrebbe portare a qualche decimale in più. Questi «decimali in più» abbasserebbero naturalmente tutti i coefficienti finanziari del Paese e non si può escludere, come spera il ministro Padoan non senza qualche giustificazione, che tutto questo basti a tirare avanti fintanto che gli orizzonti europei e gli orizzonti italiani non si saranno chiariti.
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