Nella manovra correttiva il governo pensa di aumentare le accise su tabacchi e carburanti. Nessun taglio, invece, alla spesa pubblica. La decisione è stata presa dal premier Paolo Gentiloni e dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che si sono visti ieri a Palazzo Chigi per mettere a punto il Def.
Manovra correttiva: spunta l’aumento sulle accise di tabacchi e carburanti
Nel decreto di Gentiloni e Padoan niente tagli alla spesa pubblica
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enzi dovrà dunque farsene una ragione: il rientro di 3,4 miliardi entro il 10 aprile, chiesto da Bruxelles per correggere i conti ed evitare la procedura d’infrazione, verrà fatto anche con l’aumento delle accise. E questo nonostante 37 deputati renziani, in un atto di indirizzo al governo, avevano precisato che le risorse per correggere i conti pubblici avrebbero dovuto essere reperite «unicamente dal taglio alla spesa pubblica improduttiva e dalla lotta all’evasione fiscale». Lo stesso Renzi, più volte pubblicamente, aveva posto dei paletti al Tesoro: nessun aumento delle tasse, nemmeno delle accise. «Non possiamo spremere ulteriormente i cittadini. Il tema di non aumentare le tasse – aveva detto nella Direzione del Pd a febbraio – è un principio di serietà nei confronti dei cittadini».
L’ex premier deve vincere il congresso e poi affrontare una lunga campagna elettorale che lo porterà al voto nel 2018, se nel frattempo non succederà qualcosa che faccia precipitare verso elezioni anticipate. Una volata, quella dell’ex premier, che non prevede aumenti di tasse di alcun genere, accise comprese: «Sarebbe un errore politico». Ma a via XX Settembre non trovano una soluzione migliore per reperire una parte delle risorse necessarie per centrare l’obiettivo che ci viene chiesto da Bruxelles. Ma allo stesso tempo Padoan anticipa, rispetto alla legge di stabilità , alcune misure di crescita che sono necessarie anche per abbattere il debito pubblico: quel macigno che non consente di liberare risorse da destinare agli investimenti. È il problema dei problemi che tutti i governi hanno dovuto affrontare, senza mai risolverlo, e che ieri Piero Fassino nell’intervista alla Stampa ha posto a Gentiloni come prioritario. Il punto è che l’ex sindaco di Torino, tra le possibili soluzioni, indicava le privatizzazioni, mentre nel Pd c’è una componente robusta che non le vuole. Nella stessa Direzione del partito dello scorso mese Matteo Orfini aveva detto che non si può ricominciare con «la stagione delle privatizzazioni: serve al contrario una grande strategia di investimenti pubblici». Anche il ministro Graziano Delrio ha bloccato ogni ipotesi di vendita di asset pubblici, in particolare delle Ferrovie dello stato: «Ho dei problemi a privatizzare le Frecce con dentro il trasporto pubblico regionale». Quel giorno ad ascoltarli in platea c’era proprio Padoan.
Gli scissionisti demoprogressisti si godono lo spettacolo e il senatore Miguel Gotor parla di «braccio di ferro tra il partito di Gentiloni-Padoan e quello di Renzi che vuole una manovra elettorale: questo è visibile su molte questioni, compresa quella delle privatizzazioni». Se ora arriva pure l’aumento delle accise su tabacchie carburanti non sarà una passeggiata approvare in Parlamento il decreto che serve alla manovra correttiva.
vivicentro.it/economia
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