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a Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, avanzata dai legali di Renato Cavaliere, esecutore materiale dell’omicidio del deputato del PD Gino Tommasino, di scontare il resto della pena agli arresti domiciliari.
Le motivazioni sarebbero da ritrovare in alcuni atteggiamenti intimidatori del pentito nei confronti di alcuni detenuti.
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Chi è Renato Cavaliere l’esecutore dell’omicidio Tommasino
Renato Cavaliere, oggi 51 anni, è stato uno dei Killer più efferati del Clan D’Alessandro.
Condannato per l’omicidio di Luigi Tommasino, dal 2015 è diventato collaboratore di giustizia aiutando la procura antimafia a dissipare le ombre intorno al clan di Scanzano.
Grazie ai suoi racconti sono avvenuti molteplici arresti nel corso degli anni ma non sono bastati a convincere gli inquirenti che ormai sia definitivamente tagliato fuori dalla malavita stabiese.
Arresti domiciliari
I suoi legali, in virtù dei servizi che ha fornito alla procura antimafia in qualità di collaboratore di giustizia, hanno avanzato dunque la richiesta di scontare gli anni di pena rimasti ai domiciliari.
La richiesta, avvallata dalla Procura Nazionale Antimafia, ha riscontrato parere negativo dalla Corte di Cassazione per varie motivazioni.
Le più preminenti sembrano essere i tanti anni di carcere ancora da scontare, il fine pena previsto è infatti per il 2044, ed alcuni atteggiamenti intimidatori che avrebbe assunto nel corso degli anni nei confronti di altri detenuti, verbalizzati dai responsabili del penitenziario dove è recluso.
Il resto del Commando
Del commando che il 3 febbraio 2009 ha tolto la vita a Luigi Tommasino, l’unico a beneficiare dei domiciliari è Salvatore Belviso, condannato in precedenza a 18 anni e divenuto, come Cavaliere e Polito, collaboratore di giustizia.
L’ultimo del convoglio, Catello Romano, all’epoca dei fatti 19 anni, ha deciso di non collaborare con la giustizia e di intraprendere da solo un percorso di redenzione e cambiamento in carcere.
A cura di Vincenzo Esposito