I dettagli
I giudici della II Sezione della Corte d’Appello d’Assise di Napoli scrivevano nel giugno scorso (CLICCA QUI): “L’omicidio di Luigi Tommasino è certamente da ascriversi ad una decisione maturata nell’ambito del clan D’Alessandro e da individuarsi nella rottura dei rapporti con Sergio Mosca”.
La sentenza cancellò gli ergastoli emessi nel secondo grado, ma aprirono le porte al riconoscimento dell’aggravante del contesto mafioso, in cui maturò l’efferato omicidio del consigliere comunale del Pd. Luigi Tommasino, ucciso il 3 febbraio 2009 a Castellammare di Stabia. Furono 13 i colpi esplosi dal killer Renato Cavaliere, oggi pentito: “Ero il reggente. Avevo carta bianca dal boss Vincenzo D’Alessandro per eliminare le persone che intralciavano i nostri interessi, come Gino Tommasino. Chiedo perdono ai familiari”.
A dare l’input fu però il suocero di Pasquale D’Alessandro, Sergio Mosca: altro storico affiliato alla cosca di Scanzano. Tommasino avrebbe pagato con la vita quei legami “pericolosi” instaurati con elementi di spicco dei D’Alessandro e aveva chiesto di intercedere con gli esattori del clan per “cancellare” la richiesta di pizzo ad un suo parente: “piacere” accordato, ma ricambiato.
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