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Castellammare di Stabia

Cara, amata Messina … (ci scrive la prof.ssa Elvira)

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Ti voglio bene Messina, sempre e comunque, e desidero concludere questa mia lettera d’amore per te, con un pensiero …

Lettera a vivicentroNegli anni ‘60 /’70 ti ho vissuta in tutto il tuo splendore. Ero una studentessa, appena uscita dal Liceo Classico frequentato in provincia e proveniente da un piccolo borgo contadino.

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o alloggiato in “pensione” presso un’anziana signora per quattro anni, necessari per il raggiungimento della laurea. Sono stati gli anni più belli della mia vita, nonostante le ristrettezze economiche, i sacrifici, gli sforzi e l’impegno ferreo di rispettare i tempi per non gravare sulla famiglia che mi stava offrendo l’opportunità del Sogno della vita.

A rendere belli e stimolanti quegli anni c’eri tu, amatissima Messina, vivace centro di cultura, con la tua Università, orgogliosa di illustri docenti e di presenze storiche, una fra tante Giovanni Pascoli. I cortili, i corridoi e le aule pullulavano di studenti provenienti non solo da tutta la Sicilia ma da altre parti d’Italia e dalla Grecia.

Che dire delle vie circostanti ravvivate e illuminate da librerie, da svariate e storiche attività artigianali che fornivano servizi e movimentavano l’economia! E piazza Cairoli? Grande punto nevralgico della citta con i suoi bellissimi e particolari alberi e vari ritrovi, famosi per i servizi delle specialità gastronomiche e di pasticceria e per ultimo i bar e le caffetterie che rappresentavano punti di riferimento per incontri fra amici e professionisti, per scambi culturali e umani!

Da lì, come non volgere lo sguardo all’ampio, bello ed elegante viale S. Martino che ha ispirato, se non erro, la famosa canzone del gruppo musicale Gens “In fondo al viale!”

I quattro anni sono volati e io, mia adorata Messina, ti ho dovuto lasciare, non per tornare al paesello, ma per raggiungere una città del Nord, pronta ad accogliermi per offrirmi ciò che tu e la splendida Sicilia non potevate garantirmi: la dignità del Lavoro e della Vita.

In quella città, io e mio marito, messinese DOC, laureato nella stessa Università ed emigrato con me con la cosiddetta valigia di cartone, abbiamo trascorso quarant’anni, ci siamo formati una famiglia, la casa comoda, amici affettuosi guadagnandoci stima e considerazione in quella società laboriosa, dallo spiccato senso civico, bene organizzata e accogliente con chi apporta operosità e valori. Ammetto che non l’avrei mai abbandonata, dentro di me l’ho sempre ringraziata e mi sono sempre resa partecipe e serenamente inserita.

Ma, ho dovuto prendere atto delle scelte di lavoro delle mie due figlie, l’una, giurista e docente in Diritto internazionale che, realizza la sua professionalità in Francia dove incontra anche l’amore e decide di stabilirsi ivi. L’altra, laureata in DAMS e in pianoforte, concretizza la sua competenza a Roma e, incontrato anche lei l’amore, decide di restarci e a noi, genitori amorevoli, non resta che benedire i loro cammini di vita e pensare al nostro “futuro”.

Dove va il nostro cuore? A te dolce e cara Messina, nonostante fossimo al corrente delle tue difficoltà politiche, amministrative, sociali, economiche e di quant’altro ti abbia portato alla situazione attuale: gli ultimi posti in graduatoria fra le città italiane per qualità di vita e benessere sociale. In questi quarant’anni ho l’impressione che tu abbia viaggiato all’indietro.

Agli aspetti ed agli indicatori sopra citati si aggiunge purtroppo una gravissima caduta dei valori umani e culturali che ci avevano tramandato i nostri padri, anche quelli più semplici. Giorno dopo giorno ne prendo atto, ho voluto trasferire la casa di famiglia nel centro storico, dove ho vissuto da studentessa, nella zona del Santuario di S. Antonio, glorioso non solo per la spiritualità, ma per il ruolo sociale che ha rappresentato nei decenni successivi al devastante terremoto del secolo scorso.

Tutti i giorni percorro le tue vie centrali, mia cara Messina, e non sono un belvedere: le panchine sono sporche di tutto, non esistono contenitori qualora un passante educato volesse gettare cicche e cartacce   che finiscono “naturalmente” per terra assieme alle erbacce, escrementi, ecc..

Ho visto qualche negoziante, che la mattina spazza il marciapiede antistante la sua attività, lasciare andare lo sporco in strada e, un altro in una piazza che ha pulito il pavimento del suo negozio con la canna lasciando scivolare sul marciapiede rivoloni di acqua, detersivo e sporco, tanto da costringere i pedoni a spostarsi in mezzo alla strada per non infangarsi o, peggio, rischiare uno scivolone.

Vogliamo parlare della circolazione, della segnaletica inosservata, delle strisce pedonali sbiadite e invisibili, dei parcheggi selvaggi in seconda e terza fila che costringono le ambulanze a rallentare la loro corsa con malati che magari rischiano la vita?

Una volta, parlandone con cari amici, mi sono sentita rispondere di quanto più grande e insopportabile è il malessere nelle periferie. Questo non fa che aumentare il mio dolore di vederti così, sofferente e rassegnata, mentre rifletto su questa tua realtà complicata e poco confortante per i tuoi cittadini che assistono all’allontanamento sempre più massiccio di giovani alla ricerca di realizzazione, certezze e gratifiche, esattamente come negli anni ‘60/’70, mi rendo conto di quanto e come il verghiano ”Ciclo dei vinti“ è ancora vivo.

Ti voglio bene Messina, sempre e comunque, e desidero concludere questa mia lettera d’amore per te, con un pensiero, forse banale: è vero che i concittadini maggiorenti forse non hanno potuto farti crescere in benessere e non hanno saputo o voluto creare condizioni favorevoli per i tuoi giovani, ma ogni giorno sorge il Sole che riscalda e illumina tutti i tuoi figli che ti amano e ti rispettano e anche quelli, incivili, che forse ti amano ma sicuramente non ti rispettano.

Il mio augurio è che lo stesso sole illumini le menti e sorregga le intelligenze di coloro che detengono il potere affinché raccolgano le energie, tutte, e ti permettano di ritornare ai tuoi antichi splendori  e di donare sicurezza e benessere ai tuoi figli.

Prof.ssa Elvira

Opinione Lettere al direttore dalla SICILIA


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