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Canta Partenope per la tua prima volta: Napoli ai quarti di Champions League

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n una fresca notte di metà Marzo, il Napoli scrive un’altra pagina della sua quasi centennale storia: per la prima volta, gli azzurri, approdano ai quarti di finale di Champions League.

Mai così in alto, nell’ex Coppa dei Campioni. Neppure ai tempi di Maradona, che dovette fermarsi dinanzi al Real Madrid prima, nell’87 e allo Spartak Mosca poi, nel ’90. Così come, gli ottavi di finale, erano stati il limite invalicabile per Mazzarri nel 2012, per Sarri nel 2017 e per Gattuso nel 2020.

Tutti e 3 eliminati, per mano, rispettivamente, di Chelsea, Real Madrid e Barcellona. Stavolta, l’urna, era stata più benevola ed aveva detto Eintracht, che pure era brutta gatta da pelare, essendo vincitore, la stagione passata, dell’Europa League.

Eppure, il campo ha detto che la differenza tra il Napoli e gli uomini di Glasner è stata enorme, forse anche più di quanto il punteggio complessivo, di andata e ritorno, non dica da solo. E pure quello, comunque, è un dato indicativo: porta inviolata per Meret in entrambe le sfide, di fatto mai chiamato ad alcuna parata decisiva.

E soprattutto 5 goal ( 2 all’andata e 3 al ritorno) che rendono l’idea di un dominio sicuro, sereno e solido. E sarebbero potute essere assai più, le reti del Napoli, soprattutto nella sfida d’andata, che i partenopei avrebbero potuto concludere con un punteggio quasi tennistico, qualora avessero deciso di infierire. Invece, gli uomini di Spalletti, in Germania preferirono dedicarsi alla placida amministrazione del doppio vantaggio.

Una scelta, pur rispettabile, che comunque non consentiva eccessivi rilassamenti in vista della partita di ritorno, concetto chiaramente espresso e ripetutamente ribadito dallo stesso Luciano Spalletti. Il tecnico azzurro, in sede di conferenza pre-partita, a più riprese aveva richiamato l’attenzione dell’ambiente e predicato umiltà e dedizione.

Gleisner, da par suo, era sembrato spavaldo in ripetute circostanze, sfoggiando una sicumera che poi il campo ha clamorosamente smentito: il suo Eintracht, checchè ne dica chi ne è alla guida, s’è dimostrato non all’altezza del confronto col Napoli e non soltanto per la netta differenza tra i singoli interpreti delle due squadre ma anche e soprattutto per il modo di stare in campo degli azzurri. I tedeschi, per farla breve, nella doppia sfida ci hanno capito poco e nulla.

La gara di ritorno, al Maradona, era partita con un Napoli sprint: primi 20 minuti all’attacco della preda ( l’Eintracht) che però, vuoi per imprecisione degli azzurri nell’ultimo passaggio, vuoi per interventi risolutori di Trapp ( vedasi conclusione di Politano dopo 1 minuto e  palla goal sciupata da Kvara al 19esimo) era riuscito a tenere il risultato sullo 0-0.

A metà secondo tempo, i tedeschi sembrano farsi preferire. Intendiamoci: nessuna palla goal creano e creeranno per tutta la partita, ma giocano una fase di partita in cui realizzano un buon possesso palla, coprono bene le zone di campo, non concedono più sussulti al Napoli e tentano di imbastire qualche buona trama, che però mai riesce a concretizzarsi in occasione vera e propria.

Non solo: differentemente dalla partita d’andata, dove l’Eintracht decise di giocare arroccato nella propria metà-campo, ora l’atteggiamento di Borrè e compagni è di andare a prendere il Napoli alto, attivando una pressione costante che ostruisce le fonti di gioco azzurre ed annebbia la memoria di Lobotka e soci.

Il Napoli, dal canto suo, si adegua e lascia fare. Gli azzurri tornano a bussare alla porta di Trapp solo al minuto 43: Zielinski fa una giocata pazzesca sulla linea di fondo, recuperando una palla che sembrava persa, involandosi e premiando l’inserimento di Kvara, che però trova ancora super Trapp a sbarrargli la strada.

Il goal, però, arriva appena 3 minuti più tardi: uno splendido Lobotka serve d’esterno Politano, che disegna un cross al bacio per la testa di Osihmen; Victor salta altissimo e infila un incolpevole Trapp, per l’1-0 che è premio per le occasioni avute dal Napoli fino a quel momento.

E’ un goal che cambia la storia, della partita prima, e del Napoli poi. E’ il goal che scioglie nervi e tensioni degli uomini di Spalletti, ormai certi del passaggio del turno.

Quando comincia la ripresa, si capisce che la musica è cambiata: la pressione dell’Eintracht non è più feroce come lo era stata a metà del primo tempo, ormai i teutonici prendono consapevolezza che l’eliminazione dalla Champion’s è solo questione di tempo e non c’è più margine per tentare la rimonta.

La sentenza arriva al minuto 53: Kvara cambia lato per Politano, il quale premia l’inserimento alle sue spalle di Capitan Di Lorenzo, che serve un’imbucata a centro-area per l’accorrente Osihmen; Victor, in spaccata, sigla il 2-0 a porta vuota.

Doppietta per lui, in totale sono 3 goal tra l’andata e il ritorno.

Nell’occasione, problemi al polso per il nigeriano, poi pienamente assorbiti.

L’Eintracht, di fatto, non c’è più. Al 59esimo, una palla vagante nell’area azzurra, è preda di un’improbabile girata di Borrè, che finisca sul fondo.

Il Napoli amministra, consolida e fa accademia, ormai ben più che fiducioso di aver acquisito la qualificazione, che diventa certa al minuto 63: Sow abbatte Zielinski in area, è rigore per gli azzurri.

Dal dischetto, si presenta lo stesso Zielinski, che con una conclusione centrale batte Trapp ( il portiere tedesco l’aveva parato, all’andata, un rigore a Kvara).

C’è tempo, ancora e soltanto, per le sostituzioni. Complessivamente, entreranno Juan Jesus, Lozano, Elmas, Ndombelè e Simeone, in luogo di Kim, Politano, Kvara, Zielinski e Osihmen.

Per l’Eintracht, i subentrati saranno Alidou, Lenz e Jakic, in luogo di Knauff, Max e Rode.

Ammoniti, per i tedeschi, Gotze, Lenz e Ndicka.

Tra le fila degli azzurri, invece, il solo Juan Jesus.

2 minuti di recupero, sia alla fine del primo tempo, che al termine della seconda frazione.

Il Napoli, con la pipa in bocca, saluta l’Eintracht Francoforte, nettamente perdente sul campo, nel doppio confronto e fuori dal campo, per le vergognose scorribande di un gruppo di scalmanati supporters, che hanno perpetrato un vile assalto alla città di Napoli nelle ore precedenti alla partita.

Alle brutture di una gestione dell’ordine pubblico senza senso e ai tentativi di provocazione di frustrati senza onore, il Napoli risponde con l’accecante bellezza del suo calcio.

I quarti di finale no, stavolta non sono più una chimera.

Il tabù è sfatato e Partenope sogna, dopo aver conquistato un posto tra le 8 più belle d’Europa.

Dove porterà il destino, sarà l’urna a dirlo.

Per ora, applausi e chapeau per una squadra di cui ogni sportivo italiano dovrebbe andare orgoglioso e che ogni buon amante del calcio siamo certi stia osservando con ammirazione e simpatia.

Partenope, che nacque sirena, ma è stata Cenerentola ben oltre i propri demeriti, merita il posto che alla sua storia spetta.


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