Il boss Pasquale D’Alessandro, dopo 19 anni dietro le sbarre, è tornato libero.
C
astellammare trema dopo l’ultima scarcerazione eccellente: Pasquale D’Alessandro è tornato libero nella giornata di ieri, e già oggi potrebbe aver fatto rientro nella sua roccaforte a Scanzano.
Il primo genito di Michele D’Alessandro, padrino e fondatore della cosca, ha scontato una pena a 19 anni per associazione a delinquere, estorsione e detenzione di armi da fuoco.
Da segnalare che pende su di lui una condanna in primo grado a 18 anni per associazione e traffico di droga, inflitta lo scorso Giugno nell’ambito del processo Sigrfido.
Inoltre è stato assolto in un processo scaturito nell’ambito dell’inchiesta Tsunami, che lo vedeva imputato nel 2006, insieme alla madre Teresa Martone, in un estorsione di 25 mila euro ai danni di un imprenditore edile stabiese.
Pasquale D’Alessandro, il 4 Maggio, in compagnia del fratello Vincenzo, alla madre Teresa Martone, al suocero Sergio Mosca e ad altri esponenti criminali dei Cesarano tra cui Nicola Esposito, alias “o’mostro”, si dovrà presentare al tribunale di Torre Annunziata per un udienza preliminare riguardante un processo che lo accusa di estorsione.
Solo 5 mesi fa Paquale D’Alessandro aveva avuto la conferma al 41 bis: Infatti gli avvocati del boss presentarono un ricorso contro il regime del carcere duro alla Corte di Cassazione che fu respinto poiché i giudici ritenevano l’esponente del sodalizio ancora pericoloso.
Questa scarcerazione potrebbe ridisegnare le gerarchie del clan di Scanzano che, secondo le dichiarazioni dei pentiti, sarebbe retto dallo zio Luigi D’Alessandro, alias Gigginiello, indagato nel delitto Corrado, e dal fratello Vincenzo.
Infatti anche mentre era in carcere continuava a gestire gli affari della cosca.
Dagli atti dell’inchiesta Cerbero emergono le intercettazioni dei colloqui del boss Pasquale D’Alessandro con i suoi parenti, ai quali indicava gli imprenditori stabiesi che avrebbero dovuto garantire il loro supporto economico alla famiglia.
Per gli inquirenti, Pasquale D’Alessandro rappresenta una delle menti più brillanti della seconda generazione della sua famiglia, capace di riciclare montagne di denaro che ha investito in aziende consolidate, e di gestire i rapporti con gli amministratori pubblici in modo da controllare direttamente o indirettamente gli appalti.
Per l’ex killer Pasquale Rapicano, il boss avrebbe riciclato parte dei guadagni provenienti dalle estorsioni (clicca qui per leggere l’articolo) e dal traffico di droga in concessionari addetti alla vendita di auto e moto, in hotel della penisola sorrentina, negozi di elettronica, aziende impegnate nella lavorazione del ferro e produzione di generi alimentari.
Inoltre Pasquale D’Alessandro è coniugato con Carolina Mosca, figlia di Sergio Mosca, luogotenente e amico fraterno del padrino Michele. Un matrimonio “politico” che legò in modo indissolubile le due famiglie criminali e che rende Pasquale D’Alessandro il fulcro principale e l’anello di collegamento con l’altra ala potente della famiglia.
Da questa unione è nato Luigi D’Alessandro, la cui figura criminale è emersa nell’inchiesta Domino Bis.
Il figlio, il baby boss Luigi D’Alessandro
Secondo le ultime inchieste il suo posto al tavolo di comando sarebbe stato preso dal figlio Luigi D’Alessandro (classe 1998), grazie anche al placet della nonna Teresa Martone.
Secondo le dichiarazioni di Rapicano, Luigi D’Alessandro, attualmente in carcere, entrò nel clan a 18 anni.
Era lui a gestire i rapporti con gli alleati Vitale, il referente della famiglia nella gestione del traffico di droga e per la programmazione degli omicidi. (leggi qui l’articolo).
Nell’aprile del 2021 il Riesame ha rigettato la prima richiesta di scarcerazione, ma i suoi legali non si sono arresi e hanno presentato ricorso.
Il nodo riguarda soprattutto il ruolo che Luigi avrebbe ricoperto nel clan già nel 2017, infatti, il giorno dopo l’omicidio Fontana, il baby boss sarebbe stato affiancato da una scorta che lo avrebbe seguito nei suoi spostamenti.
La prova sarebbe un intercettazione risalente al luglio del 2017, pochi giorni dopo il delitto Fontana: il baby boss è stato intercettato in auto con un parente, con due motociclette che lo affiancavano durante gli spostamenti.
Il clan, in quel momento avrebbe attivato la scorta per il figlio del boss, fatto che, secondo la ricostruzione dell’Antimafia, legittimerebbe Luigi come figura apicale del clan.
La difesa ha provato a smontare questa tesi, sostenendo che quel giorno Luigi D’Alessandro si stesse recando in officina per una riparazione della sua auto, giustificando la presenza di altre persone con la motivazione dell’utilizzo di un passaggio per il rientro nella propria dimora.
Una giustificazione che non avrebbe convinto i giudici che hanno rigettato il ricorso.
A pesare inoltre sulla decisione della conferma della custodia cautelare sarebbero alcune intercettazioni che lo vedono impegnato nell’aiutare il nonno, Sergio Mosca, nello svolgimento delle attività illecite della famiglia.
Luigi, quindi, continuerà a seguire dal carcere il processo che lo vede imputato per l’accusa di associazione a delinquere.
Le altre super scarcerazioni
Una scarcerazione, quella di Pasquale D’Alessandro che si va ad unire a quella dell’alleato Paolo Carolei che rafforzò l’alleanza con il clan Di Martino-Afeltra attraverso il matrimonio della figlia Anna con l’esponente del clan dei monti lattari Fabio Di Martino, alias “o’ lione”, e dei rivali e condannati a morte Michele Onorato, detto “o’pimontese”, del clan Cesarano, e Raffaele Di Somma, esponente del clan operante nel quartiere di Santa Caterina.
Vivicentro vi aveva già parlato della Geografia attuale della camorra stabiese (leggi qui l’articolo).
Uno scenario inquietante che rende Castellammare una delle capitali europee del crimine organizzato.
Metti “mi piace” alla nostra pagina Facebook! – De Feo Michele / Redazione Campania
Lascia un commento