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Bullismo e cyberbullismo: cos’è e cosa fare per combatterlo

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Il bullismo comprende azioni aggressive o comportamenti di esclusione sociale perpetrati in modo intenzionale e sistematico ai danni di una vittima.

Bullismo e cyberbullismo: cos’è e cosa fare per combatterlo

Il bullismo comprende azioni aggressive o comportamenti di esclusione sociale perpetrati in modo intenzionale e sistematico da uno o più persone ai danni di una vittima, che spesso ne è sconvolta e non sa come reagire.
In particolare il bullismo si configura come l’espressione di una scarsa tolleranza e non accettazione verso chi è diverso per etnia, per religione, per caratteristiche psicofisiche, per genere, per identità di genere, per orientamento sessuale e per particolari realtà familiari.

Il bullismo tocca più frequentemente ragazzi a cavallo tra le scuole medie inferiori e superiori

Statisticamente si è rilevato che i rischi maggiori si corrono nella fascia di età corrispondente alla scuola secondaria di I grado e al biennio della secondaria di II grado, ma si sono riscontrati fatti gravi già nella primaria o anche negli ultimi anni della secondaria di II grado.
Strettamente correlato al bullismo è il fenomeno della violenza domestica, i bambini esposti a episodi di violenza familiare sono più propensi a esercitare forme attive di bullismo nei confronti dei compagni o a essere vittime di bullismo.
Il bullismo è spesso difficilmente individuabile, perlomeno precocemente, perché fino al 50% delle vittime non ne parla coi genitori e fino al 60% non ne parla mai, oppure lo fa raramente con gli insegnanti per paura di possibili ripercussioni o per vergogna.

Un fenomeno che colpisce sia maschi che femmine

Secondo i recenti dati diffusi (2014) della sorveglianza HBSC Italia che fotografa, nell’ambiente scolastico, lo stile di vita degli adolescenti per individuare i comportamenti a rischio che possono avere effetti sulla salute, tra gli adolescenti italiani si è osservato un leggero miglioramento nelle abitudini salutari a tavola, ma un aumento del bullismo, del gioco d’azzardo e del consumo di tabacco. In particolare, i dati evidenziano un incremento del bullismo dal 2010 al 2014, negli 11enni di entrambi i sessi (maschi da 20,7% a 25,7% – femmine da 9,2% a 17,3%) con prevalenze del bullismo e della vittimizzazione dal 10% al 25%.

Il cyberbullismo

Il cyberbullismo è un fenomeno che si è sviluppato a seguito dell’ampio utilizzo dei mezzi di comunicazione online da parte di preadolescenti e adolescenti. La facilità di accesso a pc, smartphone, tablet consente al cyberbullo di commettere atti di violenza fisica e/o psicologica, anche in anonimato, mediante i social network, e di offendere la vittima mediante la diffusione di materiale denigratorio (testi, foto e immagini) o la creazione di gruppi contro. Si tratta di un uso inappropriato della rete, realizzato fuori dal controllo degli adulti, con cui i ragazzi si scambiano contenuti violenti, denigratori, discriminatori, rivolti a coetanei considerati diversi per aspetto fisico, abbigliamento, orientamento sessuale, classe sociale o perché stranieri.

Di fronte a una azione di cyberbullismo della quale si è vittime il comportamento di gran lunga prevalente risulta essere il “difendersi da soli” (60% dei maschi e 49% delle femmine), considerato che far emergere una “persecuzione” attraverso Internet costringe la vittima ad “aprire” ai genitori, o a un altro adulto, tutta la propria vita sui “social”.

 L’indagine 2018

Per comprendere appieno la dimensione e la diffusione di alcuni comportamenti a rischio che si instaurano spesso in età pre-adolescenziale e adolescenziale è attivo dal 1982 lo studio internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), cui l’Italia partecipa dal 2001. Tale studio è promosso dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e coinvolge ogni 4 anni, nei 44 paesi aderenti, un campione di studenti di 11, 13 e 15 anni.

L’indagine rappresenta lo strumento nazionale per il monitoraggio dei fattori e dei processi che possono determinare effetti sulla salute degli adolescenti, attraverso la raccolta di dati sulla salute, sui comportamenti a essa correlati e sui loro determinanti.

La fotografia a tutto tondo dei comportamenti degli adolescenti è stata scattata dalla rilevazione 2018 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), promosso dal Ministero della Salute e CCM (Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena e svolto in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, le Regioni e le Aziende Sanitarie Locali.

I risultati dell’indagine sono stati presentati in occasione del convegno “La salute degli adolescenti: i dati della sorveglianza HBSC Italia 2018” (Roma, 1 ottobre 2019).

Nella rilevazione 2018, i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che hanno risposto al questionario sono stati 58.976 distribuiti in tutte le Regioni italiane (con un tasso di rispondenza complessivo pari al 97,1%); le classi campionate sono state 4.183, distribuite anch’esse in tutte le Regioni d’Italia (con un’adesione pari all’86,3%). L’elevata partecipazione, sia dei ragazzi che delle classi, è indicativa di un buon livello di sinergia tra il settore scolastico e il settore sanitario, nonché di una sensibilità particolare delle famiglie dei ragazzi verso i temi affrontati.

Il rapporto tra pari, il contesto scolastico, il bullismo e il cyberbullismo

L’HBSC indaga anche alcuni aspetti del contesto di vita familiare e scolastico, come ad esempio il rapporto con i genitori, con i compagni di classe, gli insegnanti, i pari, il bullismo e il cyberbullismo. Nel 2018 più del 70% dei ragazzi (11-15 anni) parla molto facilmente con i genitori; più dell’80% dichiara di avere amici con cui condividere gioie e dispiaceri e più del 70% di poter parlare con loro dei propri problemi. Infine, oltre il 60% dei ragazzi ritiene i propri compagni di classe gentili e disponibili. Un ragazzo su 2 dichiara che gli insegnanti sono interessati a loro come persone e il 62,4% dei ragazzi dichiara di avere fiducia negli insegnanti. Il bullismo continua a vedere l’Italia tra i paesi meno interessati dal fenomeno rispetto al complesso di quelli coinvolti nella rilevazione. Gli atti di bullismo subìti a scuola nel corso degli ultimi due mesi decrescono con l’età: coloro che dichiarano di essere stati vittima di bullismo almeno una volta negli ultimi 2 mesi sono il 16,9% degli undicenni (erano il 23% nel 2014), il 13,7% dei tredicenni e l’8,9% dei quindicenni. Rispetto al 2014 tale fenomeno è quindi complessivamente in riduzione. La percentuale di coloro che dichiarano di aver subìto azioni di cyberbullismo negli ultimi due mesi diminuisce con l’età (11 anni: 10,1%; 13 anni: 8,5% e 15 anni: 7%). In generale sia il bullismo che il cyberbullismo sono più frequenti tra i maschi.

Bullismo e cyberbullismo: un serio problema di salute pubblica

Le evidenze disponibili sugli effetti negativi sulla salute, intesa nel senso più ampio del termine, dimostrano quanto il fenomeno sia da considerare un serio problema di salute pubblica.

La prevalenza del fenomeno è molto elevata e ha origine prevalentemente in ambito scolastico, e rappresenta una fonte non trascurabile di costi per il sistema economico, sociale, educativo, e giudiziario. Diversi studi indicano anche un’associazione fra essere stato vittima di atti di “bullismo” e abbandono scolastico.

Il bullismo è associato a problemi di salute nel periodo adolescenziale che includono disturbi d’ansia e dell’umore, ideazione suicidaria, autolesionismo e disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente (disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbo della condotta, disturbo oppositivo-provocatorio), ma è anche associato a un maggior rischio di soffrire di disturbi correlati ad abuso e dipendenza da alcol e/o sostanze psicoattive.

La valutazione degli esiti di chi nel corso dell’adolescenza è stato vittima di bullismo nella scuola elementare ha mostrato un aumento del rischio di insorgenza di disturbi somatici, della personalità, psicotici e di tabagismo. In adulti vittime di bullismo in età infantile o adolescenziale sono stati osservati rischi aumentati di avere problemi di salute fisica e nell’ambito delle relazioni sociali e dell’inserimento lavorativo.

Cosa fare

Il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, per la complessità che lo caratterizza e per la delicatezza dell’ambito di interesse, relativo alla crescita, alla vita quotidiana dei ragazzi e quindi alla loro salute, impone che grande attenzione sia posta alle persone coinvolte che, solo apparentemente, sono la vittima e l’autore del gesto. Testimoni, genitori, insegnanti, amici, pediatri, sono tutte figure con un ruolo potenzialmente decisivo per intercettare, sostenere e interrompere una azione fisicamente e psicologicamente dolorosa. Per tale ragione è necessario realizzare azioni sinergiche di prevenzione e di intervento precoce, utilizzando la scuola come contenitore privilegiato di tali azioni. Evidenze consolidate dimostrano che i trattamenti più efficaci per le condotte antisociali riguardano lo sviluppo di competenze emotive e relazionali attraverso attività scolastiche che iniziano precocemente, ovvero in età infantile e pre-adolescenziale, e promuovono la cosiddetta “salute mentale positiva” degli studenti (controllo dell’aggressività, resilienza, autostima, autoefficacia), mediante il potenziamento di abilità come la capacità di autoregolazione delle emozioni, di definizione di obiettivi personali, di problem solving e di abilità relazionali. Ciò consente di prevenire fenomeni di discriminazione, marginalità sociale e persecuzione in ambito scolastico che possono dar luogo a forme di aggressività e incidere irrimediabilmente sulla personalità e sulla salute mentale delle vittime. Gli interventi più efficaci per la prevenzione e la cura del bullismo sono sostanzialmente gli stessi che per gli altri tipi di disagio giovanile.

Un importante traguardo raggiunto è rappresentato dalle nuove disposizioni normative contro il fenomeno del cyberbullismo. Con la Legge 29 maggio 2017 n. 71 recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, sono stati definiti il fenomeno, gli obiettivi della legge, caratterizzati da azioni a carattere preventivo e da una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti.   

Ministero della Salute / Bullismo e cyberbullismo: cos’è e cosa fare per combatterlo / Cristina Adriana Botis / Redazione

Per approfondire consulta:


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