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Castellammare di Stabia

Brescia, detenzione non rispetta diritti dell’uomo: detenuto sarà risarcito

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armelo Gallico, ex detenuto, ha vinto la sua battaglia. Il Tribunale di Brescia gli ha riconosciuto un risarcimento per le condizioni di detenzione penate quando, in base ad accuse poi ritenute infondate, era finito nelle carceri di Canton Mombello, Badu e Carros (Nuoro), Rebibbia (Roma) e Cuneo. I giorni dietro le sbarre sono stati 1754  (dal giugno 2010 al marzo 2016 con l’interruzione di un anno) a cui Gallico ha chiesto che fossero aggiunti anche i 336 giorni trascorsi (tra il 2008 e il 2009) a seguito dell’emissione di una misura di sicurezza nella casa di lavoro di Favignana. Tornato in libertà nel marzo 2016, assolto da ogni accusa, ha denunciato le terribili condizioni in cui è avvenuta la detenzione.

CONDIZIONI DISUMANE

Carmelo, 54 anni di origini calabresi, proviene da una famiglia coinvolta in una delle faide più sanguinose di quella terra, e marchiato giocoforza come ‘ndranghetista. La sua testimonianza ripercorre gli anni di custodia cautelare patiti nelle carceri di mezza Italia, dove l’acqua calda è una rarità e le celle raccolgono un numero troppo elevato di persone. I servizi igienici che non garantiscono la necessaria privacy, celle sotto il livello stradale con finestre da casa delle bambole e indicibili sofferenze hanno portato  il giudice Giuseppe Magnoli del tribunale di Brescia a concedere un risarcimento di 14 mila 417 euro, oltre agli interessi. Ad essere bollate come inadeguate le detenzioni patite a Cuneo e Favignana. Condizioni, quelle vissute da Gallico, che non possono essere considerate degne di un paese civile, così come aveva stabilito l’Europa, mettendo in mora l’Italia e il suo sistema detentivo con la cosiddetta “Sentenza Torregiani”, che ha obbligato lo Stato ad intervenire con una serie di adeguamenti sia nelle strutture (con interventi di manutenzione), sia nelle dinamiche di custodia (ad esempio aprendo le celle durante il giorno).

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