Le sue parole
Albertino Bigon, ex allenatore del Napoli, ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport:
Dallo scudetto in campo con il Milan a quello in panchina con il Napoli: che cosa le è rimasto dell’avventura con Maradona?
“Ricordi bellissimi, tanto è vero che a Napoli mi sento a casa. Partimmo subito forte vincendo le prime due partite senza Maradona. Avevo una grande squadra perché oltre a Maradona c’erano Ferrara, Francini, Alemao, De Napoli, Crippa, Carnevale, Careca, Mauro e il giovane Zola che mi dà ancora del lei e ripete che ha imparato di più in due anni con me che nel resto della sua carriera”.
Che rapporto aveva con Maradona?
“Buono. Quando c’è stata la festa di Ferrara mi ha abbracciato. Ma già che ci siamo vorrei aggiungere una cosa”.
Dica…
“Mi dispiace essere famoso solo perché ho vinto con Maradona. Prima avevo fatto due campionati strepitosi a Cesena, lanciando Rizzitelli, Bianchi e Seba Rossi: fu un’impresa”.
Immaginava che sarebbe passato così tanto tempo prima di rivedere un Napoli da scudetto?
“No, ma questa può essere la stagione buona, anche se io quella parola non la voglio pronunciare”.
Che cos’ha il Napoli più delle altre squadre?
“L’allenatore migliore. Sarri ha capito che Hamsik è il giocatore più importante, quindi fa bene a toglierlo per risparmiarlo. Il Napoli gioca meglio di tutti, merita di interrompere la serie della Juve e sarei doppiamente felice se Mertens vincesse la classifica dei cannonieri”.
Sarri è stato paragonato a Sacchi, è d’accordo?
“Sarri si sta dimostrando molto più bravo, perché Sacchi aveva tanti fuoriclasse, come i tre olandesi, Baresi, Maldini e Donadoni, mentre lui ha ottimi giocatori, non campionissimi”.
Può essere un rischio la panchina corta o l’esaltazione dell’ambiente?
“Sono stato a Napoli e mi pare che in città ci sia una nuova maturità. Mi preoccupa più l’infortunio di Milik. De Laurentiis merita un monumento per quanto fatto, correrà ai ripari”.
Più forte il suo Napoli o questo?
“Questo tecnicamente è più forte, noi però avevamo un mix perfetto di dinamismo, tecnica, forza fisica e tattica, più un certo Maradona: era la ciliegina, ma c’era una bella torta”.
Chi vincerebbe quindi?
“Sarebbe una bella sfida, ma io saprei come vincerla. Lascerei giocare il Napoli di Sarri e poi punterei su un bel contropiede dando la palla a uno a caso, con il numero 10…”.
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