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Castellammare di Stabia

Arresti, ma non è Palermo è Bologna. L’Italia unita dal malaffare e corruzione anche nei servizi funebri

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Arresti di trenta persone in una maxi operazione dei Carabinieri a Bologna che ha toccato i due principali ospedali del capoluogo regionale.

Una complessa associazione per delinquere che grazie alla collaborazione di infermieri anch’essi arrestati, nei due ospedali bolognesi, Maggiore e Sant’Orsola-Malpighi, deteneva il monopolio dei servizi pubblici.

I Carabinieri di Bologna hanno quindi eseguito il mandato di arresto deciso dal Gip per circa 30 persone, considerate a vario titolo responsabili di “associazione per delinquere finalizzata alla corruzione”, “corruzione di incaricato di pubblico servizio”, “riciclaggio” e svariate violazioni connesse alla responsabilità amministrativa degli enti.

Secondo i Carabinieri, la cui operazione è ancora in corso, c’era un “radicato sistema corruttivo” strutturato su più livelli. Alla base alcuni infermieri a libro paga delle agenzie di servizi funebri. Gli infermieri avrebbero agganciato, secondo l’inchiesta condotta dal PM Giuseppe Amato, i familiari dei defunti mettendoli in contatto con i rispettivi referenti delle varie agenzie di servizi. Agenzie che erano il livello intermedio della catena: attraverso una stabile presenza presso gli ospedali – in contravvenzione a quanto normativamente previsto – fornivano nell’immediatezza tutti i dettagli del caso ed indirizzavano i nuovi clienti verso i loro uffici per la definizione della pratica. Al vertice c’erano due consorzi “in grado di dirigere le rispettive associazioni sotto tutti gli aspetti: dalla sistematica suddivisione dei vari “lavori” tra le varie ditte funebri partecipi al progetto delittuoso, alle complessive attività di gestione e redistribuzione delle ingentissime somme introitate”.

L’Opinione.

F

atta l’Italia, seppure spesso con il sangue dei meridionali, si dovevano fare gli italiani. E il traversale sistema pubblico-politico-giuridico-formativo con i suoi decennali ipocriti dettami nonché le sue ingannevoli leggi come pure con il suo incancrenito esempio sociopatico, misantropo, mistificatore e ingordo, è riuscito nell’intento di farci diventare italiani, ma tali e uniti nella devianza civile, corruttela, ipocrisia, appropriamento sopra chiunque ed ogni cosa, irrispettosi, asociali, arroganti e dediti al teatrino etico, il tutto pure a vantaggio di delinquenza e criminalità organizzate che così continuano a prosperare.

Ieri Transparency International Italia ha pubblicato una nota in cui evidenziava, con sbigottimento, che la Corte di Appello di Milano ha derubricato il reato di peculato a cui era stato condannato in primo grado il presidente di FNM (Ferrovie Nord Milano) dopo che aveva distratto dalla predetta società, partecipata dalla Regione Lombardia e Ferrovie dello Stato, 429mila euro, fondi di cui aveva disponibilità per via delle “funzioni svolte” e che avrebbe utilizzato per fini personali suoi e dei suoi familiari. Ora, che da profano lo scrivente abbia compreso, con l’approvazione del Decreto Anticorruzione, il reato di peculato è stato ripristinato ad ogni effetto (si ricordi l’emendamento presentato per sminuirlo e poi cancellato in Senato) anche quando si ha la disponibilità di somme pubbliche ma che si utilizzano per fini diversi da quelli istituzionali. Al signor Ministro della Giustizia e quello degli Interni, da cittadino ma con esperienza in trincea, continuo a chiedere, che il Governo, le Commissioni specialmente della Giustizia e il Parlamento, rivedano con sollecitudine, in modo chiaro, serio, severo e non poi interpretabili a discrezione, tutte le leggi di questi ultimi 50 anni, altrimenti la corruzione pubblico-politica-sociale, la delinquenza e le criminalità organizzate, la faranno sempre da padroni in questa bella Penisola, di suo.

Adduso Sebastiano


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