Emergono sempre più notizie allarmanti riguardo ai femminicidi in Italia, in particolare riguardo all’uso di armi legalmente detenute nel commettere tali crimini.
U
no dei casi riportati riguarda l’omicidio di Marina Luzi, una 40enne, avvenuto a Fossombrone (Pesaro) per mano di Andrea Marchionni, 47 anni, fratello della vittima.
L’arma utilizzata per compiere l’omicidio era legalmente detenuta da Andrea Marchionni, sollevando preoccupazioni sul facile accesso a tali armi.
Un’analisi effettuata dall’analista Giorgio Beretta dell’Opal rivela che, in Italia, più di un femminicidio al mese è perpetrato da persone che legalmente possiedono un’arma.
Queste persone, che costituiscono solo l’8% della popolazione, commettono il doppio dei femminicidi rispetto alla media nazionale.
Secondo le fonti, i femminicidi nel 2023 risultano essere allarmanti, con 39 donne uccise fino a maggio, quasi otto al mese.
Anche se gli ultimi dati disponibili al momento non tengono conto di due omicidi recenti a Senago (Milano) e Roma, la situazione richiede misure drastiche.
I dati indicano che il 16,1% dei femminicidi è stato commesso da persone legalmente detentrici di armi da fuoco, segnalando un problema significativo riguardo alla facilità con cui si ottiene una licenza per possedere un’arma.
Al fine di contrastare efficacemente questa situazione, potrebbero essere necessari controlli psichiatrici e tossicologici annuali per coloro che detengono legalmente un’arma da fuoco.
Il fenomeno del femminicidio in Italia richiede una risposta concreta e tempestiva da parte delle istituzioni. Il governo sembra essere in fase di approvazione di un disegno di legge per contrastare il dilagante fenomeno dei femminicidi.
Tuttavia, è importante sottolineare che la lotta contro i femminicidi non può limitarsi esclusivamente all’aspetto legislativo, ma deve coinvolgere anche interventi culturali, la sensibilizzazione nelle scuole e la fornitura di assistenza psicologica alle vittime.
È fondamentale che la società nel suo insieme sia coinvolta nella prevenzione e nella protezione delle donne vulnerabili.
La situazione richiede un approccio globale e coordinato per garantire un ambiente più sicuro e rispettoso per tutte le donne in Italia. Solo con misure concrete e un’attenzione costante sarà possibile ridurre la triste statistica dei femminicidi nel paese.
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