Secondo Amos Oz cresce la tentazione di nuove intolleranze, senza finestre e senza porte, senza aria e senza luce, nel «dogmatismo categorico», nella fine del valore della libera discussione
Allarme fanatismo, nessuno è immune
I
l fanatismo non nasce con lo jihadismo stragista: lo precede, lo alimenta, si esalta con gli stessi veleni da secoli, anzi da millenni. Questa è la formula che Amos Oz, nel suo libro ora pubblicato da Feltrinelli con il titolo Cari fanatici , propone per riconoscere l’autentico fanatico: «Non discute. Se secondo lui qualcosa è male, se ritiene che qualcosa sia male agli occhi di Dio, è suo dovere mettere a ferro e fuoco la sede di tale nefandezza, anche se ciò comporta uccidere i suoi abitanti o chiunque passi per caso nei paraggi».
Il fanatico descritto così da Oz (guardiamoci attorno, chissà quanti ce ne sono vicino a noi, e chissà se il vento gelido del fanatismo qualche volta è arrivato a sfiorarci) è il contrario del nichilista: il nichilista non crede a niente, il fanatico invece crede troppo alla sua Idea, e ci crede così tanto da voler sterminare tutte le altre, cominciando a fare strage, materialmente, di chi le propone. Il fanatico ritiene che non ci sia mai prezzo troppo alto da pagare, troppo sangue da versare, per raggiungere il suo paradiso, in terra o in cielo. Per creare il suo mondo perfetto, deve annientare tutto ciò che è imperfetto o ostacola la strada che porta alla perfezione.
È fanatico chi crede a quella formula che George Orwell considerava cruciale perché gli utopisti comunisti si auto-assolvessero da tutti gli orrori di cui si stavano macchiando con Stalin: non c’è grande frittata che non contempli la rottura di un numero elevatissimo di incolpevoli uova.
Secondo Amos Oz non è fanatico chi si batte con passione e dedizione per un ideale, né chi è convinto di essere «dalla parte del giusto» ma è chi «si asserraglia dentro di sé, e non contempla né finestre né porte», chi da dentro una fortezza senza luce e senza aria prova solo «sprezzo e repulsione» per i diversi, per chi la pensa diversamente, per chi è tiepido e dunque non condivide il suo grado di fanatismo.
E allora guardiamoci dentro: cerchiamo di non pensare che i fanatici siano solo gli «altri», che noi siamo immuni da queste malattie. Anzi, sostiene Oz, oramai con il passare del tempo, smaltita per esempio la vergogna per l’apocalittico fanatismo hitleriano, cresce la tentazione di nuove intolleranze, senza finestre e senza porte, senza aria e senza luce, nel «dogmatismo categorico», nella fine del valore della libera discussione.
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