Due coppie, gli uomini di origine africana e le donne locali, sono state aggredite lo scorso sabato notte nel centro storico di Marsala (TP).
Due giovani di origine africani sono stati aggrediti lo scorso sabato notte, nel centro storico di Marsala (TP), quasi di fronte al municipio, da ragazzi italiani, pare ubriachi. Ed è la seconda volta in un mese che delle persone di colore, in questo caso due coppie miste, vengono aggredite e additate.
È accaduto nel centro storico, durante la cosiddetta movida serale. Due giovani di colore sono stati picchiati al grido “Africani di m…a, dovete morire”.
I ragazzi aggrediti lo hanno riferito a un sito web locale “Ci hanno aggrediti senza nessun motivo”.
I fatti si sarebbero verificati mentre i due giovani africani si trovavano in un locale assieme a due giovani donne di Marsala, una delle quali incinta. Improvvisamente e senza alcuna motivazione, sarebbe iniziato l’assalto da parte di alcuni ragazzi italiani, probabilmente ubriachi, che avrebbero cominciato a tirare degli oggetti verso i due giovani africani.
Una sedia ha colpito al fianco la giovane incinta. Poi è cominciata, quella che uno dei giovani aggrediti ha indicato come una sorta di caccia all’uomo, mediante bottiglie di vetro rotte in mano. Ci sono quindi state scene di panico.
I ragazzi hanno tentato la fuga, ma arrivati a un incrocio sono stati raggiunti da un ulteriore gruppo venuto a dare man forte ai primi aggressori.
Durante queste fasi concitate alcune persone del luogo che avrebbero tentato di difendere i giovani africani sarebbero a loro volta state colpite.
Secondo un testimone sarebbero state venti gli individui coinvolti in questa aggressione. Un giovane colpito in maniera più grave è stato curato sul posto dall’ambulanza del 118. Il giorno dopo, per il dolore è tornato al pronto soccorso. Gli è stata riscontrata una profonda ferita alla mano. L’altro ragazzo ha riportato delle contusioni.
Cruciale e sato il pronto intervento delle volanti della Polizia di Stato che ha evitato che la vicenda degenerasse in maniera drammatica.
Si tiene a sottolineare, come avvenuto nella fattispecie e in altri diversi episodi di aggressione a persone africane accaduti nell’Isola, che sono stati proprio dei cittadini siciliani ad intervenire in difesa degli extracomunitari.
Scrivendo questo articolo il pensiero è andato subito al povero Willi Monteiro, 21 anni di Capo Verde – che faceva il cuoco in un ristorante ad Artena, amava giocare a calcio ed era tifoso della AS Roma – pestato a sangue con calci e pugni nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 in una piazza di Colleferro, paese alle porte di Roma, solo perché era andato in soccorso di un suo amico aggredito da altri giovani e forse perché era pure di colore. Dispiace molto, troppo, per Willi e per i suoi genitori.
L’opinione.
D
a queste pagine abbiamo scritto e ripetuto più volte con articoli, nella “opinione”, che non si nasce, salvo patologie, bensì, ci dice la scienza moderna, che è soprattutto l’ambiente circostante (quindi famiglia, scuola, società e oggi più che mai, media, comunicazione, esempi e riferimenti) che sin dai primi anni forma e struttura il nostro complesso e potentemente predisposto cervello umano, il quale come un notevole aspiratore, soprattutto nell’infanzia e poi l’adolescenza, assorbe, elabora, organizza e crea i suoi percorsi interni e collegamenti, e forse unico nel nostro globo, sogna o pianifica anche all’infinito.
Un organo, la nostra mente, che persino nel tempo può anche far precipitare una Nazione nel caos sociale ed economico e senza che ci siano invasioni, crisi o catastrofi naturali, poiché non riesce più singolarmente e collettivamente a consapevolizzare la realtà, avvitandosi in un labirinto psicologico e producendo “ombre” che ne offuscano individualmente e collettivamente la ragionevolezza.
E nessuno s’illuda che dall’oggi al domani si cambi solo perché arriva il politico, luminare, salvatore o indovino di turno. Non basta a volte una vita per far ritornare sui propri passi la nostra mente, figurarsi quella collettiva. E purtroppo nella Storia ci sono voluti drammi e tragedie perché in parte si rinsavisse.
Se quindi non si comincia da subito con direttive politico-istituzionali chiare, serie e ragionevoli, a partire dall’insegnamento a scuola, introducendo ad esempio lo studio dei diritti e doveri nonché della nostra interiorità reale, istruiti da scientificamente specializzati al fine, finirà che con il tempo si potrà andare verso una tracimazione socio-psicologica della comunità, la quale di tutta evidenza pensa come fosse nel passato mentre vive in un’epoca digitalizzata e globalizzata. Un confitto cerebrale che non potrà durare ancora a lungo.
Gli adulti siamo oggi come dei figli più grandi di età. Pertanto almeno i nostri ragazzi che diverranno a breve gli adulti di domani, proviamo a renderli più consapevoli e conoscitori, oppure pagheremo e patiranno soprattutto loro.
C’è spesso una soglia di non ritorno, ma perché doverla sperimentare se si può, forse, ancora evitare.
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