Papa Francesco a Bari con i patriarchi cattolici e ortodossi per una giornata di preghiera per la pace: in Medio Oriente guerra ‘nel silenzio di tanti e con la complicità di molti’. “Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può solo inghiottire lacrime, perché il Medio Oriente oggi piange, oggi soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ricchezze”.
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ari (AsiaNews) – Pace per il Medio Oriente, dove imperversano “guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti”. E’ l’invocazione che si leva da Bari dove, invitati da papa Francesco, sono unite in preghiera le Chiese e le comunità cristiane presenti nella regione.
Là dove “ci sono le radici delle nostre stesse anime”, “l’indifferenza uccide, e noi vogliamo essere voce che contrasta l’omicidio dell’indifferenza. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può solo inghiottire lacrime, perché il Medio Oriente oggi piange, oggi soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ricchezze”.
Accanto a tutti i patriarchi cattolici – Copto di Alessandria, siro di Antiochia, Antiochia dei Maroniti, Antiochia dei greco-melkiti, Nanilonia dei Caldei, Cilicia degli armeni, e latino di Gerusalemme – ci sono gli ortodossi che vedono la contemporanea e non usuale presenza del Patriarcato ecumenico e di quello di Mosca. Accanto a Bartolomeo, c’è infatti il metropolita Hilarion di Volokolamsk, “ministro degli esteri” del Patriarcato di Mosca. E ci sono anche Theodoros II, patriarca greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa, l’arcivescovo Nektarios, in rappresentanza di Theophilos III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, , Ignatius Aphrem II patriarca siro-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, Hovakim, vescovo della Chiesa armena di Gran Bretagna e Islanda in rappresentanza di Karekin II patriarca supremo e catholicos di tutti gli armeni, Aram I, catholicos di Cilicia degli armeni, Mar Gewargis III, catholicos patriarca della Chiesa assira d’Oriente.
Per i luterani c’è Sani Ibrahim Azar vescovo della Chiesa evangelica luterana in Giordania e Terra Santa. Ed è presente anche una donna, Souraya Bechealany, segretario generale ad interm del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente.
Un incontro dal tema “Su di te sia pace! Cristiani insieme per il Medio Oriente” cominciato con l’abbraccio di pace tra i leader religiosi presenti che, insieme, hanno reso omaggio a san Nicola, nella basilica che ne conserva le reliquie, e acceso la lampada “uniflamma”, segno di unità tra i cristiani.
Il Papa e i Patriarchi, quindi, sono saliti insieme su pullman e si sono recati alla “Rotonda” sul lungomare di Bari dove si è svolto l’incontro di preghiera con la partecipazione di decine di migliaia di persone.
“Siamo – ha detto Francesco – giunti pellegrini a Bari, finestra spalancata sul vicino Oriente, portando nel cuore le nostre Chiese, i popoli e le molte persone che vivono situazioni di grande sofferenza. A loro diciamo: ‘vi siamo vicini’”.
“Qui contempliamo l’orizzonte e il mare e ci sentiamo spinti a vivere questa giornata con la mente e il cuore rivolti al Medio Oriente, crocevia di civiltà e culla delle grandi religioni monoteistiche. Lì è venuto a visitarci il Signore, «sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78). Da lì si è propagata nel mondo intero la luce della fede. Lì sono sgorgate le fresche sorgenti della spiritualità e del monachesimo. Lì si conservano riti antichi unici e ricchezze inestimabili dell’arte sacra e della teologia, lì dimora l’eredità di grandi Padri nella fede. Questa tradizione è un tesoro da custodire con tutte le nostre forze, perché in Medio Oriente ci sono le radici delle nostre stesse anime”.
“Ma su questa splendida regione si è addensata, specialmente negli ultimi anni, una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti. Il Medio Oriente è divenuto terra di gente che lascia la propria terra. E c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente”.
“Questa giornata inizia con la preghiera, perché la luce divina diradi le tenebre del mondo. Abbiamo già acceso, davanti a San Nicola, la ‘lampada uniflamma’, simbolo della Chiesa una. Insieme desideriamo accendere oggi una fiamma di speranza. Le lampade che poseremo siano segno di una luce che ancora brilla nella notte. I cristiani, infatti, sono luce del mondo (cfr Mt 5,14) non solo quando tutto intorno è radioso, ma anche quando, nei momenti bui della storia, non si rassegnano all’oscurità che tutto avvolge e alimentano lo stoppino della speranza con l’olio della preghiera e dell’amore. Perché, quando si tendono le mani al cielo in preghiera e quando si tende la mano al fratello senza cercare il proprio interesse, arde e risplende il fuoco dello Spirito, Spirito di unità, Spirito di pace”.
“Preghiamo uniti, per invocare dal Signore del cielo quella pace che i potenti in terra non sono ancora riusciti a trovare. Dal corso del Nilo alla Valle del Giordano e oltre, passando per l’Oronte fino al Tigri e all’Eufrate, risuoni il grido del Salmo: «Su te sia pace!» (122,8). Per i fratelli che soffrono e per gli amici di ogni popolo e credo, ripetiamo: Su te sia pace! Col salmista imploriamolo in modo particolare per Gerusalemme, città santa amata da Dio e ferita dagli uomini, sulla quale ancora il Signore piange: Su te sia pace! Sia pace: è il grido dei tanti Abele di oggi che sale al trono di Dio. Per loro non possiamo più permetterci, in Medio Oriente come ovunque nel mondo, di dire: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). L’indifferenza uccide, e noi vogliamo essere voce che contrasta l’omicidio dell’indifferenza. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può solo inghiottire lacrime, perché il Medio Oriente oggi piange, oggi soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ricchezze. Per i piccoli, i semplici, i feriti, per loro dalla cui parte sta Dio, noi imploriamo: sia pace! Il «Dio di ogni consolazione» (2 Cor 1,3), che risana i cuori affranti e fascia le ferite (cfr Sal 147,3), ascolti oggi la nostra preghiera”.
Preghiere e canti in arabo e greco hanno fatto seguito alle parole di Francesco. Così il patriarca Bartolomeo in greco ha chiesto: “Signore Gesù Cristo… ispira cose buone nei cuori di coloro che vogliono la guerra e pacifica anche i nostri cuori, libera noi e tutti gli uomini dai desideri malvagi e avidi e semina nei nostri e nei loro cuori uno spirito di giustizia, di riconciliazione e di amore verso tutti i nostri fratelli”.
A Papa e patriarchi, quindi, sono state consegnate simboliche lampade accese (nella foto). Tutti insieme, quindi, sono tornati alla basilica di san Nicola per un incontro a porte chiuse per parlare della situazione dei cristiani: erano il 20% della popolazione del Medio Oriente prima della Prima guerra mondiale, ora sono il 4%.
La Chiesa cattolica vorrebbe che nei Paesi del Medio Oriente si affermasse il principio che in Occidente sembra scontato – anche se oggi qualcuno lo mette in discussione – che tutti i cittadini sono uguali, indipendentemente da razza e religione. Da qui nascono i diritti uguali per ogni persona, compreso quello alla libertà religiosa. Un principio la Chiesa cattolica giudica fondamentale per la coesistenza pacifica. (FP)
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