“Pizza, spaghetti e mandolino é lo stereotipo per i napoletani e per estensione degli italiani”
Il Comandante generale dell’Arma dei carabinieri Giovanni Nistri ha parlato in occasione dell’incontro ‘L’eccidio dei carabinieri della stazione Porto e la liberazione della città’: “Pizza, spaghetti e mandolino é lo stereotipo per i napoletani e per estensione degli italiani, ma in quei giorni i napoletani non avevano niente eppure sono il popolo che si è liberato da sé dell’occupazione, prima dell’arrivo degli alleati”.
Poi ha continuato:
“La storia può essere letta dall’alto o dal basso e oggi, ricordando i carabinieri della Stazione Porto, uccisi a Teverola, l’abbiamo letta dal basso. Quei 14 ragazzi sono stati insigniti della medaglia d’argento al valor militare. Sono convinto che tutti ne avrebbero fatto a meno, ma non si sono tirati indietro. Ad oggi 6 carabinieri sono morti e oltre 650 sono stati feriti per essersi opposti alla criminalità, anche di strada. In questo momento abbiamo circa 1000 carabinieri in teatri di guerra”.
A seguire arriva il turno di Vittorio Tomasone, capo del Comando interregionale dei carabinieri Ogaden: “A 75 anni dall’eccidio di Teverola, ricordiamo i 14 carabinieri uccisi come l’inizio, per Napoli, della sua liberazione. E la sede per farlo on poteva non essere che l’Università Federico II, la sua sede storica, che fu sconvolta, in quei giorni, da incendi e bombardamenti, e fu teatro dell’efferata fucilazione di un marinaio, proprio sulle scale. Ieri è iniziato l’anno scolastico e mi domando quanti giovani sappiano cosa è accaduto nella città in cui vivono, dei sacrifici dei nonni in una città piegata da anni di bombardamenti, cosa è stato l’8 settembre, e cosa l’eccidio dei carabinieri per aver difeso il palazzo dei telegrafi. Il fine è di ricordare. Nessuno pensi che la pace e la democrazia siano scontate”.
Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico II di Napoli, ha detto: “Ricordare dopo 75 anni le Quattro Giornate di Napoli, insieme all’eccidio dei Carabinieri della Stazione Porto, ha particolare valore perché è un momento in cui la memoria deve insegnarci che la libertà si difende giorno per giorno. Non c’è nessun patrimonio che sia acquisito a priori quindi bisogna essere molto attenti alle sirene che ci raccontano la possibilità di tornare a tempi passati. La libertà, il valore del rispetto dell’altro e della democrazia, sono valori fondanti del nostro Paese e le istituzioni culturali devono essere in prima linea con i giovani per difenderli
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