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Castellammare di Stabia

L’assessore: Riina li squagliava, io li appendo e li taglio a pezzetti che do al cane

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Così parlava nel dicembre 2016 l’assessore all’Urbanistica degli anni ’90 al comune di Reggio Calabria, ora indagato per associazione mafiosa.

Mi ha detto ‘sai come ragioni tu? Come Riina’. Sono scattato e così gli ho detto: hai fatto un errore e sai perché? Sai come ragiono io, come Mimmo Tortorella, sai qual è la differenza tra me e Riina? Che Riina li scioglieva nell’acido, io me li porto a Cannavò, ho una livara, li appendo là con una corda e una scimitarra, ogni tanto gli taglio un pezzo e lo metto al cane“.

A parlare così, mentre è intercettato nel blitz di cui abbiamo scritto un giorno addietro “Operazione di Polizia contro cosca di Reggio Calabria. Arrestati anche politici regionali … Operazione “Libro nero” con 17 misure cautelari, di cui 12 in carcere. Tra gli arrestati i capogruppo al consiglio regionale della Calabria di Pd e FdIè Giuseppe Demetrio Tortorella, medico odontoiatra, assessore all’Urbanistica negli anni ’90 al comune di Reggio Calabria, quando parla con un amico il 13 dicembre 2016 nel suo studio e riferisce di un suo dialogo con l’esponente del Pd Demetrio Naccari Carlizzi che aveva tentato di estrometterlo dalla carica di assessore che ricopriva. Il politico, nel corso della discussione, lo aveva paragonato a Riina e lui se ne era uscito con la frase sull’acido e la scimitarra.

Nel corso del dialogo con l’amico, Tortorella parlando delle doti di Naccari Carlizzi dice che a suo giudizio “è il politico dopo Paolo Romeo”, l’ex deputato del Psdi ed avvocato imputato nel processo «Gotha» perché ritenuto il vertice della cupola politico-affaristico-mafiosa che avrebbe condizionato la vita politico-amministrativa della città.

In un’altra intercettazione, Tortorella parla anche di Alessandro di Nicolò, il consigliere regionale di Fdi arrestato: “ricordati che abbiamo a Nicolò, una cosa nostra nostra, voglio dire, io le lo dico a te Franco per dirti è una cosa nostra cioè non è .. è come a noi va..”.

Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, la Squadra Mobile ha notificato un avviso di garanzia a Demetrio Naccari Carlizzi, nato a Roma il 3 aprile 1967, avvocato ed esponente di spicco del Partito Democratico reggino e calabrese, per concorso esterno in associazione mafiosa. Pur ritenendo sussistente a suo carico la gravità indiziaria in ordine al suddetto, il G.I.P. non ha ravvisato l’esigenza per disporre una misura cautelare.

La Squadra Mobile con l’ausilio della Divisione Polizia Anticrimine della Questura ha contestualmente proceduto al sequestro preventivo delle seguenti imprese e società, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia: Impresa individuale INNOVA IMPIANTI di Giuseppe Serranò, con sede in Reggio Calabria, lavori generali di costruzioni di edifici, installazione ampliamento, avente ad oggetto trasformazione e manutenzione di impianti idrico sanitari, riscaldamento, gas ed antincendio ed altro; Berna Immobiliare S.r.l., con sede a Reggio Calabria, operante nel settore della costruzione di edifici residenziali e non residenziali; Reghion Dream S.r.l. con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto l’elaborazione elettronica dei dati contabili, riconducibile all’indagato Francesco Berna; Berna Costruzioni Società a Responsabilità Limitata, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la costruzione di edifici residenzialie non residenziali; Management 2000 di Demetrio Berna, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto l’attività di intermediazione immobiliare; Berna Immobiliare Agency Società a Responsabilità Limitata Semplificata Calabria, operante nel settore dell’intermediazione immobiliare; Costruzioni Generali S.r.l., con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la costruzione di edifici e di ingegneria civile; Mia S.r.l. con sede a Reggio Calabria in via Tommaso Campanella n. 54, avente ad oggetto la gestione del Ristorante Pizzeria Mia Mammamia; 50% delle quote societarie della B&S S.r.l. sedente a Reggio Calabria, avente ad oggetto lavori di costruzione di edifici e di ingegneria civile; Bioarch S.r.l. sedente a Reggio Calabria, avente ad oggetto la consulenza, progettazione e studi di fattibilità in campo ingegneristico; Bioedicom S.r.l. con sede a Reggio Calabria in via Crocefisso n.15, avente ad oggetto l’attività di concessionaria pubblicitaria; Serramenti ed infissi alluminio di Consolato Antonio La Porta, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la produzione e l’installazione di infissi in alluminio. Impresa edile Fortunato Sartiano con sede a Reggio Calabria; Impresa denominata “Serrano SAS di Caterina Tiziana Serranò & C.” con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la gestione della stazione di servizio per la distribuzione di carburanti per autotrazione e prodotti annessi per conto della Società Anonima Petroli Italiana; Impresa individuale “Serrano Caterina Tiziana“, con sede a oggetto la gestione del Bar presso la stazione di servizio.

La pizzeria Mia Mammamia, situata in piazza Duomo, è uno dei locali più famosi e frequentati del centro storico della città. Il valore complessivo dei beni in sequestro, nell’ordine di diversi di milioni di euro, è in corso di quantificazione.

L

’indagine rappresenta il naturale prosieguo delle investigazioni condotte nell’ambito del procedimento penale n. 5614/13 R.G.N.R. D.D.A., sfociato nell’operazione Theorema – Roccaforte, nel corso della quale – il 31 luglio 2018 – la Squadra Mobile e il R.O.S. dei Carabinieri eseguirono un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 14 esponenti della cosca LIBRI e sottoposero a sequestro preventivo altre imprese e beni mobili riferibili alla predetta consorteria della ‘ndrangheta reggina.

L’operazione Libro Nero – condotta della Sezione “Reati contro il Patrimonio e la Pubblica Amministrazione” della Squadra Mobile di Reggio Calabria – ha consentito di individuare i ruoli di ulteriori soggetti di vertice, nonché di affiliati e concorrenti esterni della cosca Libri, pienamente inserita nella ‘ndrangheta unitaria e attiva nella città di Reggio Calabria, segnatamente nei quartieri Cannavò, Condera, Reggio Campi, Modena, Ciccarello, San Giorgio e nelle frazioni di Gallina, Mosorrofa, Vinco e Pavigliana.

Le evidenze investigative hanno consentito di accertare, ancora una volta, l’esistenza e la vitalità della cosca Libri, e della sua sub-articolazione Borghetto/Caridi/Zindato, attraverso l’emergere di costanti e consolidati rapporti tra gli associati, della mutua assistenza fornita agli affiliati detenuti ed ai loro familiari, della consapevole compartecipazione alle condotte delittuose ed efficace ripartizione di compiti.

Nello specifico, l’inchiesta ha messo in luce il ruolo apicale ricoperto, in seno alla cosca, dal detenuto Antonino Caridi il quale – in base alle risultanze delle intercettazioni – aveva ereditato il ruolo di capo cosca direttamente dal defunto suocero Domenico Libri, detto “Don Mico”, storico patriarca dell’omonima potente cosca reggina. Nonostante fosse sottoposto al c.d. carcere duro, il Caridi ha continuato ad impartire direttive agli affiliati liberi, attraverso i colloqui con la moglie Rosa Libri (figlia del suddetto Domenico Libri) e con l’avvocato Giuseppe Putortì, suo difensore di fiducia. Il detenuto faceva giungere all’esterno le sue disposizioni anche attraverso missive, dal contenuto criptico e con allusioni religiose, che spediva a Saverio Pellicanò il quale le consegnava, a sua volta, a Rosa Libri. L’avvocato Giuseppe Putortì portava a destinazione le direttive impartite dal detenuto, incontrando personalmente alcuni esponenti della cosca, sia presso il proprio studio che in altri luoghi, dando peraltro loro utili indicazioni in merito, ad esempio, ad eventuali attività commerciali da acquistare al fine di accrescere il potere economico dell’organizzazione criminale.

Giuseppe Libri, al pari del cognato Antonino Caridi, durante il periodo di detenzione, dal luglio 2007 a ottobre 2014, ha continuato ad impartire ordini dal carcere e a comunicare con altri componenti della cosca, attraverso missive spedite a Giuseppe La Porta o avvalendosi dell’apporto di un agente della Polizia Penitenziaria infedele, non identificato. Dopo la scarcerazione, ha ripreso ad occuparsi degli affari del sodalizio.

Saverio Pellicanò ha svolto il ruolo di factotum di Antonino Caridi e di Rosa Libri, mettendo a disposizione del sodalizio criminale conti correnti postali a suo nome, gestendo conti correnti bancari intestati a ditte riferibili alla cosca, garantendo in generale la prosecuzione delle attività illecite del sodalizio e la cura dei suoi molteplici interessi illeciti.

Gianpaolo Sarica, ha esercitato il potere criminale della consorteria sulle proprie aree di influenza, rapportandosi direttamente, quando non era detenuto, con Filippo Chirico, altro elemento di vertice della cosca Libri. Incontrava soggetti affiliati ai Libri e alle altre cosche e verificava l’andamento delle attività commerciali di interesse della compagine criminale. Per il ruolo svolto e la lealtà dimostrata alla famiglia, gli era stata affidata, direttamente dal Caridi e per conto dei Libri, la reggenza della cosca sul quartiere San Giorgio Extra.

Principale collaboratore del Sarica è Antonio Zindato il quale, oltre ad essere stato suo autista ed esecutore delle sue direttive, era preposto alla custodia delle armi ed all’esecuzione materiale di danneggiamenti nel suddetto quartiere di Reggio Calabria. Al Sarica ed allo Zindato, oltre al delitto di associazione mafiosa, sono contestati i delitti di porto illegale in luogo pubblico di armi comuni da sparo e di estorsione aggravata, avendo costretto il titolare di un esercizio commerciale di arredi a rinunciare al versamento del denaro dovuto, a titolo di prezzo, per i lavori di realizzazione e montaggio di tende da sole e da interni presso l’abitazione dello stesso Sarica, intimidendo l’esercente mediante l’esplosione di 8 colpi di pistola cal. 7.65 contro la serranda del suo negozio.

Giuseppe Serranò (inteso “Peppi ri Ceddi”) affiliato alla cosca Libri, è stato più volte delegato da Filippo Chirico come suo “ambasciatore”, sicché era solito incontrarsi e riunirsi con altri sodali; curava alcuni aspetti degli interessi imprenditoriali della cosca, intestandosi perfino una ditta (la INNOVA Impianti di Giuseppe Serranò).

L’inchiesta ha consentito di fare luce anche sui rilevanti interessi economici e politici della cosca Libri, svelando il ruolo di affermati imprenditori e noti soggetti politici locali e regionali asserviti totalmente alle volontà della consorteria criminale come soggetti intranei o concorrenti esterni.

In particolare, è stato accertato come la citata cosca di ‘ndrangheta, in una sorta di proiezione aziendalistica che tende a reinvestire il frutto delle illecite attività, abbia favorito, nel corso del tempo, alcuni imprenditori che, prima facie, potevano sembrare avulsi da qualsiasi contesto mafioso, ma al quale di fatto ne sono risultati pienamente intranei. Detti soggetti, rispondendo alle logiche ed alle strategie di sviluppo imprenditoriale pianificate dai vertici della cosca e godendo degli occulti finanziamenti e delle protezioni derivanti dalla stessa, hanno assunto posizioni di assoluto rilievo nei loro ambiti operativi. Essi si individuano nei fratelli BernaFrancesco e Demetrio, diretta espressione della cosca Libri che, in quanto tali, da un lato hanno sempre goduto della protezione dei soggetti apicali della citata consorteria di ‘ndrangheta, riuscendo ad avviare e far crescere in modo esponenziale le proprie attività imprenditoriali, dall’altro l’hanno, a loro volta, finanziata.

Nel corso del tempo, i fratelli Berna hanno conquistato posizioni di assoluto rilievo nel panorama edilizio ed immobiliare di Reggio Calabria. Ad essi sono oggi riconducibili diverse imprese e società: la BERNA Immobiliare S.r.l.; la REGHION DREAM s.r.l.; la BERNA Costruzioni Società a Responsabilità Limitata la B&S S.r.l.; la BIOARCH S.r.l.; la BIOEDICOM S.r.l. la MANAGEMENT 2000 di BERNA Demetrio; la BERNA IMMOBILIARE AGENCY Società a Responsabilità Limitata Semplificata.

Francesco Berna è, come detto, Presidente, per la Calabria, per il triennio 2017 – 2020, dell’A.N.C.E. (Associazione Nazionale Costruttori Edili). Il fratello, Demetrio Berna, ha anche un passato di soggetto politico presso il comune di Reggio Calabria.

L’attività investigativa – effettuata sia a riscontro delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia (e di Enrico De Rosa in particolare), sia mediante servizi di intercettazione telefonica ed ambientale – ha dimostrato come la cosca Libri, nell’ottica di un sempre maggiore ed efficace sviluppo dei propri interessi criminali, oltre ad essere perfettamente in grado di interferire nelle dinamiche economico/imprenditoriali locali, è stata allo stesso tempo capace di infiltrarsi in quelle politico/elettorali del territorio cittadino, gestendo un consistente bacino di voti, convogliandoli a favore di soggetti compiacenti, senza esclusione di schieramenti politici, nell’ambito di un rapporto sinallagmatico (vincolato ai patti stipulati e ai vantaggi promessi e/o accordati), destinato a favorire non solo la singola consorteria, ma il sistema ‘ndranghetistico nel suo complesso.

I Libri hanno saputo elaborare, tramite il medico odontoiatra Giuseppe Demetrio Tortorella (con un passato di consigliere e assessore all’urbanistica al comune di Reggio Calabria negli anni ’90) e Stefano Sartiano, raffinate strategie finalizzate a consentire l’elezione di soggetti che potessero agire quali loro preposti negli organismi istituzionali.

Invero, l’ascesa politica del Consigliere Regionale Alessandro Nicolò è stata costantemente supportata, fin dagli inizi, dalla cosca Libri. L’attività di indagine ha fornito importanti elementi sulla centralità del ruolo svolto – per conto della citata cosca – dal binomio Tortorella/Sartiano in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale del novembre 2014. In quella tornata elettorale, la consorteria ha convogliato parte del proprio cospicuo bacino di preferenze elettorali, in cambio di favori, verso il suddetto Alessandro Nicolò, il quale venne eletto consigliere regionale in quota Forza Italia, salvo poi transitare nel partito Fratelli d’Italia, di cui è l’attuale coordinatore provinciale.

Gli interessi criminali della diade Tortorella/Sartiano hanno riguardato anche ambiti di diverso orientamento politico.

Le risultanze delle attività di intercettazione hanno fatto emergere chiaramente come la cosca Libri puntasse a coltivare accordi mafiosi a prescindere dal colore politico, appoggiando soggetti in grado di gestire spazi di potere.

Ed infatti, l’attività investigativa ha dimostrato come detta cosca, per infiltrare le istituzioni, abbia intessuto, nel tempo, analoghi rapporti di scambio elettorale politico mafioso anche l’avvocato Demetrio Naccari Carlizzi, esponente locale del Partito Democratico, indagato nella presente inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa. Naccari Carlizzi, esponente di spicco del Pd calabrese, già assessore regionale, è il cognato dell’attuale sindaco di Reggio CalabriaGiuseppe Falcomatà (estraneo all’inchiesta). Naccari, infatti, è sposato con Valeria Falcomatà, la sorella del primo cittadino.

È indagato nella presente inchiesta, per concorso in tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, anche il politico reggino Sebastiano Romeo (attinto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari), attuale capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale.

Colpiti da ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, per il delitto di tentata corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio sono, in concorso con il predetto Sebastiano RomeoFrancesco Romeo (Maresciallo della Guardia di Finanza) e Concetto Laganà (esponente del Partito Democratico di Melito Porto Salvo). L’attività di indagine ha consentito di accertare come Francesco Romeo abbia inteso avvicinare ed incontrare di persona il politico Seby Romeo, per il tramite di Concetto Laganà, con lo scopo di rivelare al suddetto consigliere regionale notizie riservate su attività di indagine che lo riguardavano, in cambio di favori personali.

Giuseppe Demetrio Tortorella e Stefano Sartiano devono, infine, rispondere di alcuni episodi aggravati di estorsione e turbata libertà degli incanti, connesse all’acquisito di immobili alle aste giudiziarie relative a procedure che riguardavano gli stessi indagati.

L’opinione.

Spesso ho scritto che tra i supposti ‘colletti bianchi’, specialmente in politica, certi professionisti e in particolare gli avvocati, brandiscono il Diritto come una lupara e la deontologia in ipocrita oratoria. Ieri sulla pagina Facebook del Presidente Nazionale della Commissione Nazionale Antimafia Nicola Morra e del Sottosegretario agli Interni Luigi Galletti nelle quali era riportato un post in merito agli arresti di Reggio Calabria e contestualmente analoghi pure a Licata in Provincia di Palermo (sui quali ho scritto un altro articolo “Massoneria e mafia, operazione dei Carabinieri di Agrigento tra Licata e Palermo” ho lasciato un mero commento: <<Quanto tempo è che scrivo che si devono rivedere le norme precedenti, tutte, in quanto propugnate da interiormente corrotti nei trasversali Governi e Maggioranze parlamentari. Leggi anche affinante da assoldati fior fiore di giuristi e burocrati. Difatti non è vero che “fatta la legge scoperto l’inganno”. Le norme italiane sono già state pensate ingannevoli all’origine. Occorrono quindi leggi “sovrastanti”, intanto a tutte quelle regionali, ma poi che siano chiare, serie, leggibili, non troppo interpretabili dalla Giurisprudenza, non siano solo propositive bensì efficaci e severissime e la cui pena sia anche proporzionata in crescendo al maggiore livello rivestito nel sistema pubblico-politico. Come pure si deve abolire la possibilità per gli Amministratori di Enti sotto i quindicimila abitanti di non dichiarare pubblicamente il reddito. Si deve ridurre dai dieci mila a mille euro l’obbligo per qualsiasi associazione che riceve fondi pubblici di rendicontarlo a tutti su una propria pagina Facebook o sito (che già quasi nessuno a cominciare dalle Pro Loco lo fa). Infine si deve ripristinare il Co.Re.Co. con anche, a rotazione tra i componenti, un Magistrato e due ufficiali rispettivamente della Guardia di Finanza e Carabinieri, cosicché ci sia un Organo amministrativo intermedio, tra la società e il Tar, che esamini le delibere e determine degli Enti e al quale (assumendosene le responsabilità nel caso di dichiarazioni mendaci) il cittadino o il consigliere di minoranza possa segnalare in modo celere, non costoso e semplice, le note storture in tanti Enti. Questi sono suggerimenti da annose esperienze dirette e indirette da trincea>>.

Adduso Sebastiano

 

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