Svolta M5s in Sicilia: Cancelleri non esclude alleanze

In Sicilia Cancelleri, candidato alle Regionali per il M5s, non esclude alleanze: «Chi si aprirà...

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In Sicilia Cancelleri, candidato alle Regionali per il M5s, non esclude alleanze: «Chi si aprirà al confronto con noi non dovrà entrare nel movimento. Potranno rimanere nei loro partiti di riferimento. E poi nelle altre liste ci sono anche molte persone per bene». È la prima volta che i grillini aprono a tale prospettiva.

M5S, Cancelleri: “Musumeci ostaggio di una banda sarà il Crocetta del centrodestra”

Il candidato siciliano: aperti al confronto con altre liste ci sono persone perbene che si stanno avvicinando

Giancarlo Cancelleri esce dal Caffè Royal. Non ci sono bandiere del Movimento 5 stelle ad accoglierlo, mentre il sole africano di Lampedusa arroventa la piazza. Al centro, il palco dal quale parlerà per il primo comizio del suo tour da candidato governatore. «Da qui inizia la Sicilia», riflette. Da qui, inizia anche la corsa fino alle elezioni del 5 novembre, quando forse ci sarà un vincitore, forse no.

Cancelleri, per voi c’è il rischio di vincere e, al tempo stesso, di non avere la maggioranza necessaria per governare. C’è un piano per uscire dall’impasse? 

«Per prima cosa presenteremo la nostra lista con i dieci punti programmatici. Poi parleremo con chiunque degli altri schieramenti voglia confrontarsi su quei temi».

Così non si apre al trasformismo contro cui vi battete?  

«No. Chi si aprirà al confronto con noi non dovrà entrare nel M5S. Potranno rimanere nei loro partiti di riferimento. E poi nelle altre liste ci sono anche molte persone per bene. Ci sono movimenti e liste civiche che si stanno già avvicinando, sono contingenti».

Suona come un’apertura ad alleanze post elettorali. È così?  

«Io la metterei in un altro modo, perché ci sarebbe una differenza fondamentale: si tratterebbe di una convergenza sui temi. In cambio di un appoggio io non prometto poltrone a nessuno. Tanto è vero che i miei assessori li sto nominando prima. Saremo gli unici con le mani libere, mentre gli altri hanno già iniziato a litigare per le spartizioni di potere. Come Musumeci, che se dovesse vincere, sarebbe ostaggio della sua lista di impresentabili e dei loro voti sporchi. Gli imporranno assessorati e lo muoveranno come un burattino. Diventerà il Crocetta del centrodestra».

A poche settimane dal voto, però, i sondaggi danno avanti proprio il centrodestra guidato da Nello Musumeci. Siete preoccupati?

«Sono sicuro che peserà la differenza abissale che c’è tra noi e loro. Noi abbiamo una lista di persone pulite come la mia camicia bianca, dall’altra parte ci sono gli impresentabili».

Nella vostra lista, però, ci sono amici, portaborse di parlamentari nazionali e dell’Ars. Il Movimento, dopo tanti anni, non è abbastanza maturo da evitare di attingere alla ristretta cerchia del branco? 

«C’è un problema di fondo: noi abbiamo un sistema per cui ogni cittadino incensurato si può proporre. Abbiamo semplicemente persone che si sono candidate e che sono state votate dagli iscritti. È gente normale, senza scheletri nell’armadio. Non dimentichiamoci che dall’altra parte, invece, c’è una banda».

Che intende? 

«Proprio l’altro giorno è stato arrestato uno dei candidati di Musumeci. Lui dice che non può fare nulla e se ne lava le mani come Ponzio Pilato, ma intanto i voti che arriveranno da quegli impresentabili se li tiene stretti. È un giochetto che potrebbe fare solo un bugiardo».

Anche lei ha avuto un rapporto difficile con i giudici. Quando è stato chiesto l’arresto del sindaco M5S di Bagheria Patrizio Cinque, ha parlato a «La Stampa» di «inchiesta molto costruita», «fatta ad arte». Esiste un problema con la magistratura?  

«Se l’ho detto mi sono espresso male. Abbiamo grande rispetto per la magistratura e per i giudici che combattono contro le mafie ogni giorno. La mia storia personale è il mio miglior biglietto da visita».

La storia della sua campagna elettorale parte invece da Lampedusa. Quale sarà la prima proposta sul tema migranti?  

«Da presidente voglio essere nominato dal governo Commissario straordinario all’emergenza immigrazione».

Per fare cosa?  

«Per colmare il vuoto lasciato dai ministri che invece di occuparsene, litigano. E poi per chiedere l’apertura di tavoli sia con Roma che con l’Europa, in modo da poter portare le esigenze di chi è in prima linea. Non vogliamo denaro, ma rispetto. E nessuna poltrona in più».

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