Grazie all’FBI Trump vola e spaventa le Borse

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Donald Trump accelera verso l’Election Day e le Borse si spaventano. Gli ultimi sondaggi descrivono il miliardario in crescita di popolarità: sarà testa a testa con Hillary Clinton. Obama corre il soccorso dell’ex First Lady e attacca il direttore dell’Fbi James Comey, che ha reso pubblica la nuova indagine sulle email della Clinton alla vigilia del voto. Una decisione che, dice il presidente in carica, ha destabilizzato il processo elettorale. Hillary è preoccupata anche per il voto degli afroamericani in calo: conta molto su quella parte dell’elettorato.

Trump cresce ancora. E Obama attacca l’Fbi per sostenere Hillary

L’affondo del presidente sull’emailgate: inchiesta politica. Decide di intervenire dopo l’ultimo crollo nei sondaggi

Hillary Clinton (afp)
Hillary Clinton (afp)

NEW YORK – Barack Obama entra a gamba tesa nella controversa inchiesta sulle mail di Hillary Clinton. Si schiera in difesa della candidata democratica e attacca il direttore del Federal Bureau of Investigation, James Comey. «Ritengo – avverte il presidente – che ci sia una regola secondo cui quando sono in corso indagini, non si agisce sulla base di insinuazioni, informazioni incomplete e fughe di notizie».

Scontro istituzionale  

L’intervento nell’indagine costituisce una chiara interferenza politica da parte di Obama, una violazione del principio di indipendenza tra poteri giudiziari, esecutivo e legislativo. Un fatto più unico che raro per gli Usa, che rischia di innescare uno scontro istituzionale senza precedenti. E al contempo riflette il clima di paura che anima la campagna di Clinton in queste ultime battute della corsa alla Casa Bianca.

 

Il crollo  

I sondaggi sono spietati: Trump nelle ultime 24 ore ha guadagnato terreno in quasi tutti i «battle ground», gli stati contesi la cui conquista potrebbe essere decisiva per ipotecare l’ingresso al 1600 di Pennsylvania Avenue. Il susseguirsi di sondaggi tra martedì e mercoledì scandiscono attimi drammatici per la squadra della candidata democratica. A remare contro Clinton sono anche gli afro-americani, rispetto ad Obama l’affluenza nel voto anticipato è scesa del 16% in Carolina del Nord e 10% in Florida, e sono giù anche in Ohio. Dinanzi al precipitare degli eventi, gli strateghi della Clinton optano per la mossa disperata, quella estrema e senza dubbio la più potente, la mobilitazione del presidente. Anche a costo di scatenare uno scontro tra poteri.

L’«incursione»

Obama non si tira indietro. L’occasione è una serie di interviste. L’affondo nei confronti dell’Fbi è diretto, pesante, drammatico. Il presidente accusa Comey per aver reso pubblica la nuova inchiesta sull’uso delle email da parte della candidata democratica nell’esercizio delle sue funzioni di segretario di Stato. Un fatto che – fa intendere Obama – ha destabilizzato il processo elettorale per il rinnovo della Casa Bianca. «Non faccio riferimento a un caso in particolare», tiene a precisare il presidente, ma è lampante il fatto che parli proprio dell’indagine aperta dal direttore del Bureau sui 600 mila messaggi relativi alla storica consigliera della Clinton, Hauma Abedin. Colpire l’Fbi per arginare l’emorragia di consensi di Clinton e fermare l’ascesa trumpiana: Obama tenta il tutto per tutto: «Le email di Clinton sono diventate una controversia politica. Io la conosco e credo in lei, l’Fbi ha già detto che ha commesso degli errori, ma anche che non c’è niente di perseguibile».

Le ombre su Comey  

Il messaggio di Obama è chiaro: l’interferenza della politica nel potere giudiziario è la risposta dell’interferenza della giustizia nella politica. Lo sostiene anche il «New York Times» (il cui sostegno a Hillary è noto), secondo cui la decisione di Comey è in contrasto con la linea della riservatezza osservata questa estate su due inchieste, una sulla fondazione Clinton e un’altra sull’allora presidente della campagna di Donald Trump. A nutrire i sospetti di «invasione» del Bureau è infine la pubblicazione di altri documenti relativi a Marc Rich, trader incriminato di evasione e traffici illeciti con l’Iran graziato dall’ex presidente Bill Clinton nell’ultimo giorno del suo secondo mandato.

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