Giorni difficili per Mattarella alle prese con gli scenari post 4 Marzo

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All’indomani del voto del 4 marzo, per Mattarella ci saranno giorni difficili. Dovrà decidere a chi affidare l’incarico di governo. Cosa raramente semplice in Italia, men che meno oggi se si guarda alle previsioni sull’esito delle votazioni del 4 Marzo.

Mala tempora currunt, dicevano gli antichi romani: giorni difficili possiamo dire noi oggi. Una sola cosa è certa. Per quanto riguarda la prassi istituzionale basterà rispolverare un buon manuale di diritto costituzionale. Uno qualsiasi, a scelta tra i tanti che circolavano nella Prima Repubblica. Tutti accantonati con l’illusione della “Nuova Repubblica maggioritaria” e lasciati ad impolverarsi negli scaffali.

Adesso, col Rosatellum, si fa una bella capriola indietro. Si torna alle origini, quando la nascita dei governi veniva scandita da regole che forse sfuggono al “nuovo” che, sfruttando il risucchio generato dal loro vuoto, per legge fisica, una volta sturato ha risucchiato dentro di tutto.

Purtroppo, come ben si sa, i liquami sono quelli che galleggiano più del resto per cui, i risultati sono stati quelli che sono. Tanto liquame (possiamo chiamarlo per quello che è? Merda?) ed il peggio della Prima Repubblica che è sempre rimasto a galla ha subito trovato spazio per di più, senza nemmeno avere quel bagaglio di “scuola” anche politica che in tanti avevano e che, per fortuna, Sergio Mattarella ha.

Mattarella ne possiede il know-how.

Sergio Mattarella appartiene, anagraficamente e politicamente, all’altra generazione ed inoltre, cosa usuale nella “vecchia” classe politica, ne ha anche cultura concreta e vera. Mattarella infatti, guarda caso, è prof di diritto parlamentare. Non certo un quaquaraquà qualsiasi “prestato” alla politica, come si beano oggi di definirsi, e spessoo sono, gli approdati in politica.

E’ certo quindi che, dal 5 marzo, Mattarella si muoverà lungo i binari della prassi codificata nell’arco di 50 anni, in modo trasparente e soprattutto prevedibile in quanto, come già scritto, tutto è codificato dalla prassi. Ma poi ci sarà il quadro politico di cui tener conto. E qui le cose, al momento, restano confuse e per niente rassicuranti ma, come ha spiegato anche il ministro dell’Interno, Marco Minniti, nel corso del suo intervento a “Circo Massimo” su Radio Capital:

“L’Italia è un paese solido, abbiamo un grande elemento di certezza che è dato dalla forza e dall’equilibrio del nostro presidente della Repubblica. Il 5 marzo a vigilare sulla forza e sulla stabilità del nostro paese ci penserà il presidente della Repubblica”.
Il Presidente e il nuovo parlamento

La situazione è oggetto di analisi anche da parte di PAOLO BALDUZZI, editorialista del Messaggero nonché Consulente tecnico per la Presidenza del Consiglio al tavolo delle trattative con le Regioni per la concessione di maggiore autonomia ex art 116 comma 3 della Costituzione che, su la voce.info di ieri, tra l’altro scrive:

“Manca meno di una settimana alle elezioni politiche che daranno vita alla XVIII legislatura. Naturalmente non si può ancora dire se sarà una legislatura lunga oppure breve, comunque già nella notte tra il 4 e il 5 marzo alcune prime indicazioni si potranno trarre. Su queste informazioni meramente elettorali e su altre considerazioni più politiche si baseranno le importanti scelte che a partire dal 5 marzo dovrà prendere il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Cerchiamo di capire quali.
La Costituzione è piuttosto parca di indicazioni, e anche per questo alcuni iter si devono più alle consuetudini che alla normativa. “

ribadendo anche lui il tutto e dando così ulteriore valore al quanto sin qui scritto nella nostra analisi ed evidenziando così che alla fine, se la prassi segna una strada ben precisa ed incontestabile, solo il risultato delle elezioni del 4 marzo potrà dare la misura del lavoro che si dovrà fare ed il tempo che si impiegherà a formare un governo in grado almeno di partire.

Da non dimenticare infatti che, nel 2013, un primo incarico a Pier Luigi Bersani fallì, mentre ebbe successo il successivo tentativo di Enrico Letta, ed oggi rischiamo di ritrovarci in una situazione anche peggiore dal momento che è molto probabile che dalle urne esca non solo un parlamento in cui nessuno avrà la maggioranza assoluta, ma anche zeppo di tante piccole schegge (impazzite, o che impazziranno)

Indubbiamente sarà una gran brutta grana per Mattarella ed il 5 Marzo per lui segnerà una data per niente fortunata. Per contro lo sarà, in parte, per noi e perché finirà il becero bla bla di questi giorni e perché ci sarà, al timone, un nocchiero nei cui panni nessuno di sicuro vorrà essere.

Il suo nome? Sergio Mattarella.

Un vecchio. Un “usato”, ma più garantito del nuovo e, se ben si guarderà in giro, saprà di sicuro individuare altro “usato” come lui ma, come lui, anche pieno di contenuti e di robusta tenuta, mica come le lattine in circolazione ora.

Per fortuna di questo tanto vituperato “vecchio usato” ce n’è ancora parecchio se si guarda alla data ante ex cavaliere che segnò l’arrivo dell’apocalisse in una Repubblica sempre più contaminata da vecchio marciume e nuovo vuoto d’etica che ha dilagato intento solo a saziare l’atavica fame di chi nella politica vede solo la soluzione ai propri problemi.

E questo è. Per fortuna, o per sfortuna, manca giusto una settimana al momento in cui si avranno in mano le carte con le quali aprire il gioco: ci sarà una bella scala reale. Difficile, anzi impossibile ma …. sognare costa poco, sperare però è pericoloso.

Stanislao Barretta / Giorni difficili per Mattarella alle prese con gli scenari post 4 Marzo

vivicentro.it/POLITICAEDITORIALI

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