L’antitrust non piace ai notai: pronto un emendamento per favorirne il trust – POLITICA
<em>Un oscuro – e perciò insidioso – emendamento alla legge di bilancio toglie all’ Antitrust la competenza sui codici deontologici degli ordini professionali. Se la norma sarà approvata, l’ordine potrà sanzionare un notaio che si azzardasse ad abbassare i prezzi, senza temere l’accusa di collusione. Gli utenti ringraziano.
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Anche i notai all’assalto della concorrenza
Un emendamento alla legge di bilancio punta a escludere dalla competenza dell’Autorità antitrust le diatribe sul rispetto del codice deontologico dei notai. È un modo per restringere la concorrenza, perché per esempio impedisce di abbassare le tariffe.
Interpretazione di un emendamento astruso
Il periodo di fine anno, e di fine legislatura, è sempre quello maggiormente favorevole alle lobby. Le “manine” che mandano avanti gli emendamenti sono sempre all’opera, e dopo quella degli avvocati sull’“equo compenso”, ci piace (ahimè) segnalarne un’altra molto attiva – quella dei notai (o meglio, dei rappresentanti più retrivi della categoria, che sta cambiando, ma ove molti mantengono invece una visione ottocentesca).
Secondo me, quanto più un emendamento è criptico e incomprensibile, tanto più è meschino. E qui siamo ad alti livelli. Leggiamo allora cosa dice l’emendamento 46 al comma 289 della legge di bilancio (comma che riguarda “Determinazione del numero dei notai e misure di semplificazione per la trasmissione degli atti agli archivi notarili”): “Agli atti funzionali al promovimento del procedimento disciplinare si applica l’articolo 8 comma 2 della legge 10 ottobre 1990, n. 287”. Fantastico…I promotori dell’emendamento ben sanno che questa è una formulazione che solo “gli iniziati” possono decodificare. Proviamo comunque a farlo.
Gli “atti funzionali al promovimento del procedimento disciplinare” sono quelli che gli organismi professionali (per ora, quello dei notai, ma perché limitarsi?) effettuano contro i loro associati che violano il codice deontologico (“codice etico”) professionale. Codice emerito per tante cose (alle quali peraltro gli ordini raramente prestano grandissima attenzione – la tutela degli utenti non è mediamente una loro priorità), ma che soprattutto serve agli ordini per limitare la concorrenza.
Cosa vietano i codici? Pare che fino a qualche anno fa, alcuni codici professionali contenessero ancora l’indicazione che viaggiare per lavoro in seconda classe era contrario al decoro professionale. Ma ci sono anche cose più interessanti, quali “abbassare i prezzi”, “fare qualunque tipo di pubblicità”, tutte attività “indecorose”, contrarie alla dignità professionale. Cosicché i prezzi restano alti e i grandi professionisti restano protetti dalle iniziative dei giovani che non riusciranno a farsi conoscere.
Ordini e concorrenza
In sostanza, allora, il comma in questione cerca di escludere le diatribe sui codici deontologici dalla competenza dell’Autorità antitrust (questo dice “l’articolo 8, comma 2” della legge 287 del 1990, richiamato dall’emendamento). Ciò implicherebbe che se si provasse ad abbassare le tariffe e si venisse sanzionati dall’ordine, l’Agcm non ci potrebbe più fare nulla. Se un giovane professionista provasse a dire in giro “io esisto”, l’ordine dei notai lo potrebbe sanzionare perché chiama tutto questo “pubblicità” e l’Agcm non ci potrebbe fare nulla.
Guarda caso, avviene proprio quando l’Agcm ha in corso provvedimenti contro alcuni ordini professionali, quali il Consiglio notarile di Milano (il procedimento I803). E si noti che quest’ultimo procedimento è partito su segnalazione di un notaio di Milano, che lamenta il fatto che questi signori usino qualunque strumento per restringere la concorrenza. Ci sono notai del XXI secolo, ma altri sono rimasti arroccati a posizioni di cent’anni fa. E l’emendamento alla legge di bilancio cerca di difenderli. Alcuni notai ringraziano. Altri no. Gli utenti, meno ancora.
Spero davvero che l’emendamento – che tra collusione e distrazione ha già avuto il placet del ministero della Giustizia e del distratto ministero dello Sviluppo economico – sia cassato. Per ragioni sostanziali che spero l’Agcm vorrà far valere.
In realtà, esiste poi anche un’ottima ragione formale per bocciare l’osceno emendamento. La legge di bilancio infatti riguarda solo cose che possono avere un riflesso per il bilancio dello stato. Che c’entra la difesa dei notai dalle offensive della nostra Antitrust? Anche se, a ben pensarci, il provvedimento – se passasse – servirebbe ad aumentare un po’ il prezzo medio degli atti notarili, quindi ad aumentare forse anche la spesa dello Stato, oltre a esporci al rischio di sanzioni da parte della Commissione europea, come suggerito anche da un pezzo de Linkiesta.
Se così non è, l’emendamento non è ammissibile perché irrilevante per il bilancio dello stato. Se così invece fosse, allora vorrei una relazione che stimasse l’aumento di spesa e ne valutasse la copertura. Così, tanto per divertirsi…
lavoce.info/Anche i notai all’assalto della concorrenza/ Carlo Scarpa
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