La mossa di Maroni viene censurata dai fedelissimi di Matteo Salvini

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La mossa di Maroni potrebbe essere una scelta tattica per puntare ad avere un ruolo di rilievo dopo le elezioni, e viene censurata dai fedelissimi di Matteo Salvini.

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MILANO – «Però mettiamo che uno si rompe [sic] una gamba e non può fare la maratona… e allora non può nemmeno fare il Giro d’Italia in bicicletta (ci siamo capiti, vero?)». Così parlò su Facebook il senatore bresciano della Lega Raffaele Volpi, già plenipotenziario di Matteo Salvini per lo sbarco del partito al Sud. Ci siamo capiti, ma magari una traduzione aiuta: se Maroni dice di non voler correre per la Lombardia «per ragioni personali», per le stesse ragioni personali, in teoria, non potrebbe nemmeno andare a Roma a fare il ministro e, magari, il premier.

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In casa Lega i malumori non mancano, per la decisione di Maroni e per il modo con cui è stata presa. E soprattutto per come è stata comunicata, all’ultimo momento e spiazzando un po’ tutti. Salvini ringrazia il governatore uscente e fa gli auguri a quello probabilmente entrante, ma in realtà, fanno trapelare dal suo entourage, della scelta del caro Bobo si è limitato a prendere atto (insomma, non è stata condivisa) e anche con una freddezza, raccontano, che assomiglia molto al gelo.

I problemi, in realtà, sono due. Il primo riguarda l’esterno. La partita per la Lombardia che, sondaggi alla mano (dieci punti di vantaggio di Maroni su Gori) era data per vinta, adesso diventa più difficile, anche se l’«election day» permetterà di sfruttare su scala locale l’effetto traino dell’eventuale, anzi diciamo pure probabile, vittoria nazionale. Il centrodestra resta in vantaggio ma senza Maroni sulla scheda il successo, ragionano in via Bellerio, è meno scontato. È anche la ragione per la quale è stato scelto Attilio Fontana, che fra i leghisti ha sempre spiccato per profilo istituzionale e toni pacati, dunque è potabile per l’elettorato moderato.

Poi c’è l’altro aspetto, tutto interno alla Lega. Molti sospettano, e qualcuno sa per certo, che Maroni, uomo notoriamente prudentissimo e cautissimo, abbia fatto il grande passo perché ha un accordo di ferro con Berlusconi. Fra Salvini e Maroni, si sa, i sensi della corrispondenza non sono mai stati amorosi: che Maroni giochi di sponda con un alleato che è anche un concorrente non piace troppo. Da qui un diffuso malumore, irritazioni generali (per esempio, raccontano, di Giancarlo Giorgetti, uomo che compare poco ma conta molto), anche se le bocche, a parte quella del senatore Volpi, restano cucite.

«Maroni magari ha in tasca una promessa di Berlusconi per Palazzo Chigi. Ma sul nostro simbolo c’è scritto “Salvini premier”», fa notare un cacicco leghista. E poi: Salvini si è sempre detto indisponibile a un eventuale governo di larghe intese fra centrodestra e Pd, se dalle urne non uscisse una maggioranza chiara. Maroni, chissà. Forse corrono troppo quelli della minoranza interna leghista, convinti che con questa mossa Salvini resti con il cerino in mano, e nemmeno tanto lungo. Ma di certo ieri Maroni ha sparigliato le carte. Anche dentro il suo partito.

vivicentro.it/Politica
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lastampa/I salviniani contro il governatore. Gelo di Matteo sulle sue aspirazioni ALBERTO MATTIOLI

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