Lega, la scelta di Maroni divide il partito

Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, ufficializza che non correrà per la conferma al Pirellone. Ma...

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Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, ufficializza che non correrà per la conferma al Pirellone. Ma la sua potrebbe essere una scelta tattica per puntare ad avere un ruolo di rilievo dopo le elezioni, e viene censurata dai fedelissimi di Matteo Salvini.

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Un passo indietro per farne alcuni avanti. A mezzogiorno Roberto Maroni annuncia ufficialmente per «motivi personali» che non correrà più per le regionali in Lombardia ma non chiude sulla possibilità di impegnarsi ancora: «Sono a disposizione se dovesse servire. Con la politica ho una grande storia d’amore che va avanti da 25 anni. E come tutte le storie d’amore non finisce mai». Una decisione maturata da tempo ma comunicata solo negli ultimi giorni. Quando lo stesso governatore oramai ex, spinge perché al suo posto corra Attilio Fontana, ex sindaco di Varese, ex presidente del Consiglio regionale e soprattutto ex presidente dell’Anci Lombardia.

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L’incoronazione arriva nel pomeriggio dopo il Federale in via Bellerio. L’annuncio lo fa direttamente Matteo Salvini: «Grazie a Roberto Maroni e alla sua squadra. Buon lavoro al bravo Attilio Fontana per i prossimi 5 anni». Lapidario il candidato in pectore del centrodestra a Palazzo Lombardia: «Sono onorato e darò il massimo per la nostra Lombardia. Prenderò immediatamente contatti con tutti gli alleati del centrodestra». L’accelerazione che spiazza un po’ tutti non coglie di sorpresa il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che corre per il centrosinistra a Palazzo Lombardia: «Avanti nella nostra marcia qualunque sia il competitor».

Se la partita elettorale in Lombardia a questo punto è definita, più di uno si interroga sul futuro di Roberto Maroni. Nella conferenza stampa a Palazzo Lombardia l’ex governatore oramai ex, sottolinea più volte che non ha «pretese da formulare alla politica». Ma quello che lui considera il buon governo in Lombardia sotto la sua guida non è solo il suo passato ma già un’ipoteca verso il futuro: «So cosa vuol dire governare e assumere responsabilità di governo. Per questo ho il timore che se vince Luigi Di Maio l’Italia finisce come spelacchio. Per me il candidato dei 5Stelle è Virginia Raggi al cubo». I rumor dentro e fuori la Lega lo danno già in lista per il Senato. Cosa che gli consentirebbe pure di mettersi al riparo per le conseguenze della legge Severino per i suoi guai giudiziari.

Ma si capisce che non è quello il motivo che ha fatto scegliere a Roberto Maroni di fare un passo indietro in Lombardia. Si sa che prima di Natale il governatore lombardo ha sentito Silvio Berlusconi e che lo ha poi visto dopo le feste. Ma a chiedergli direttamente se il leader di Forza Italia gli avesse offerto la poltrona di Palazzo Chigi o come minimo un importante ministero Roberto Maroni risponde e sorride: «Non è vero che me lo ha chiesto, magari lo ha pensato». Di sicuro fino al 28 dicembre, ultima riunione di giunta in Lombardia, Roberto Maroni parlava di programmi e della battaglia da condurre per non perdere la Lombardia. Da qui a marzo conferma comunque di volersi occupare della Regione per portare a termine il percorso sulle autonomie nato col referendum del 22 ottobre: «E’ la sfida conclusiva del mio mandato. È una sfida che voglio vincere. Il mio obiettivo è chiudere l’accordo col governo prime delle elezioni».

vivicentro.it/politica
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