Il Mattino riporta le parole di Lavezzi e del suo agente Alejandro Mazzoni in un’intercettazione telefonica. C’è anche un passaggio nel quale si parla del progetto di Lavezzi e del suo manager di andare via da Napoli per sistemarsi in un’altra squadra nella telefonata fra il calciatore argentino e il suo manager Alejandro Mazzoni, del 20 gennaio 2012, che ha dato spunto all’inchiesta della Procura di Napoli sulla presunta evasione fiscale in cui sono coinvolte numerose società nonché giocatori e procuratori. Nella telefonata Mazzoni riferisce di avere parlato con il presidente al quale ha detto: «Nessun problema, solo che il ragazzo non ce la fa più. Vive da cinque anni chiuso in casa. In un carcere di lusso e di questo ne abbiamo già parlato l’anno scorso in barca e lui mi ha detto: ‘si, si, ma come prima cosa si deve trovare la squadra che paghi la clausolà». «Gli ho detto: ‘pres, la clausola è un prezzo orientativo in modo che la società sia protetta, un prezzo alto quando l’abbiamo messa». Lavezzi: «Ma noi siamo stati chiari!». Mazzoni: «…è normale, ognuno fa il suo discorso. Ovviamente uno cercherà di trovare i quei soldi… credo che se uno trova la società … se gli interessi a una società come il Manchester City, Paris Saint-Germain (la squadra alla quale sarà ceduto, ndr) quei tipi di società che spendono quantità di soldi, si rispetta la clausola altrimenti io penso che il prezzo logico è 25 milioni di euro… ovviamente lui ha detto: ‘noi l’abbiamo valorizzatò. ‘no, presidente, non è così, quando lui è arrivato era già un campione, sono cresciuti insieme, io credo che il Napoli gli ha dato molto però anche lui ha dato molto al Napoli»
La moviola: “Dubbi sull’1-0 del Napoli”
La moviola della Gazzetta dello Sport: “L’episodio chiave della gara al 23’ p.t., sull’azione del gol che sblocca la parita. Jorginho lancia in verticale per Higuain e Callejon, che al momento del lancio sono entrambi in posizione regolare. Ma il dubbio arriva al momento del mancato controllo del numero 9 del Napoli: le immagini non chiariscono bene, la sensazione è che Higuain pur lisciando il pallone tocchi con la suola e dunque la posizione successiva di Callejon (che serve l’assist a Higuain) sia irregolare. Chiamata comunque difficilissima. È regolare invece la posizione di Callejon sull’azione del 2-0. Nella ripresa Irrati sospende per qualche minuto il gioco per i cori discriminatori della Curva della Lazio, che inneggia al Vesuvio e copre di ululati Koulibaly”.
Le vertigini hanno smesso di fare danni a squadra e tifosi
La Repubblica scrive sulla vittoria del Napoli contro la Lazio: “Era un esame vero, per il Napoli. Il più insidioso da quando la squadra di Sarri si è arrampicata spavaldamente in testa, macinando successi e bel gioco. Le vertigini hanno smesso di fare danni già da un po’ e anche i tifosi hanno imparato a gestire il primato con maturità: accompagnando senza eccessi la marcia della squadra. Ma la trasferta dell’Olimpico contro la Lazio, in serie positiva da sette giornate, aveva comunque un coefficiente di difficoltà maggiore ed era infatti attesa con la guardia alta pure degli azzurri: costretti a rinunciare per squalifica a Hysaj e Allan, due dei titolarissimi che hanno trascinato finora la capolista. Qualche scompenso difensivo c’è stato, in effetti: all’inizio e nel finale. L’emergenza ha però creato più problemi a Pioli, costretto a giocarsela con gli uomini contati e un centrocampo muscolare. Sono mancate molto le geometrie di Biglia”.
Le ragioni di Roma e Londra nella Ue MARTA DASSÙ*
Perdere Londra, per l’Unione europea, significa perdere molto. Uno dei due membri europei del Consiglio di sicurezza, con le sue capacità militari e di politica estera; una piazza finanziaria dinamica; un modello attrattivo indiscutibile per le giovani generazioni; un attore economico vitale del mercato unico. L’Ue di oggi – già investita da crisi molteplici e in crescita asfittica – non può, letteralmente, permetterselo. Trovare una soluzione è quindi cruciale, non solo per il futuro della Gran Bretagna ma per il futuro del nostro Continente. Il punto è che tale soluzione dovrà consentire di tenere Londra in Europa a condizioni che non ledano l’Unione.
Se partiamo di qui, il compromesso proposto da Donald Tusk, come presidente del Consiglio europeo, è un buon compromesso. Potrebbe infatti permettere a David Cameron di ottenere prima il via libera degli europei (un passaggio essenziale si avrà già al Consiglio europeo del 18 febbraio) e poi il via libera dei britannici, vincendo il referendum (che si terrà prevedibilmente a giugno).
Come in tutti i negoziati, il diavolo è però nei dettagli. E’ decisivo capire come potrà funzionare «l’emergency brake», il freno che Londra rivendica – per i Paesi non membri della zona euro – su eventuali decisioni dell’eurogruppo che possano influenzare anche gli interessi finanziari ed economici di chi non fa parte della moneta unica. Donald Tusk ha scritto nero su bianco che Londra non sta ottenendo un potere di veto (punto dirimente per i francesi); ma andrà appunto verificato come funzionerà un accordo che prevede il riesame di singole decisioni. Lo stesso vale per un secondo capitolo negoziale: l’accesso al welfare britannico di cittadini immigrati di provenienza europea. In questo caso il problema essenziale, per Cameron, è di riuscire a «soddisfare» l’opinione euro-scettica inglese (il meccanismo è una sospensione temporanea di parte dei benefici in circostanze eccezionali) senza mettere a rischio il principio della libertà di circolazione in Europa e senza perdere l’appoggio di Paesi come la Polonia. Non a caso, il premier inglese è in missione a Varsavia.
Per il resto, il pacchetto di Donald Tusk contiene concessioni simboliche importanti per Londra. Il riconoscimento esplicito e formale, anzitutto, che la Gran Bretagna detiene uno «status speciale» in Europa (era nei fatti già così, visti gli «opt out» dall’euro e da Schengen), che la esenta dal condividere l’obiettivo dichiarato dell’Ue: una integrazione politica progressiva. Londra sottrae così se stessa alla dinamica della «ever closer Union», di un’Unione politica sempre più stretta. E’ una posizione che stride con la lettera degli attuali Trattati (che andranno poi rivisti, accenna blandamente Tusk); ma che riflette la realtà delle cose. E la mia conclusione – ascoltando David Osborne ieri a Roma, alla conferenza Aspen con Pier Carlo Padoan – è che l’ambizione inglese sia in realtà diversa dal passato. Per anni, Londra ha cercato di frenare l’integrazione europea nel suo insieme. Oggi, e dopo la crisi finanziaria, la Gran Bretagna riconosce invece che l’area euro deve strutturarsi meglio perché l’economia continentale funzioni, con i suoi riflessi sulla City. L’interesse di Londra, insomma, non è di impedire l’Unione bancaria o fiscale; è di definire meglio i rapporti fra i Paesi «in» e i Paesi «out», difendendo la sovranità inglese e al tempo stesso promuovendo la competitività del mercato unico.
In uno scenario virtuoso, l’esito finale della partita sul Brexit – lanciata da Cameron essenzialmente per ragioni di politica interna – potrebbe essere questo: un’Unione europea fondata più coerentemente su due gambe, quella dell’euro e quella del mercato unico. Non sarebbe propriamente un’Europa a due velocità: la Gran Bretagna non aspira certo a raggiungere l’euro-zona. Sarà un’Europa a più monete e più nettamente differenziata al suo interno: che funzionerà solo se tutte le parti riconosceranno l’interesse reciproco a stare insieme e quindi accetteranno, cosa che oggi non è, l’esistenza di rischi condivisi. Tra i vantaggi, una sana riduzione dello scarto fra retorica e realtà; e la possibilità di condurre su basi più accettabili (l’adesione a un «cerchio» esterno) le trattative per futuri allargamenti (Turchia e Balcani).
Esiste, inutile negarlo, anche un rischio. Il rischio è che il caso inglese diventi, viste le fratture già esistenti in Europa, un precedente per il proliferare di rivendicazioni nazionali, che finirebbero per fare a pezzi l’Unione. E’ per questo importante che il negoziato con Londra sia considerato parte (così come è presentato del resto nella proposta di Tusk) di una revisione possibile e necessaria del funzionamento generale dell’Ue.
L’Italia – come la Germania (o come gli Stati Uniti, per andare più in là) – è pienamente consapevole dell’importanza della Gran Bretagna in Europa. E sta giocando la sua parte. Deve anche trarre, dal negoziato con Londra, le lezioni giuste. Un’Europa flessibile, a integrazione variabile è nella realtà delle cose; e avrebbe potenziali vantaggi, anche per i Paesi dell’euro. D’altra parte, l’Italia è in una posizione opposta a quella di Londra: il nostro problema non è di restare fuori ma è di restare parte del «nucleo duro» europeo, in campo economico e nelle politiche migratorie. Scenari diversi ci lascerebbero estremamente esposti all’instabilità mediterranea. Quindi certo: l’Italia – come uno dei principali contributori netti al bilancio comunitario e come Paese che ha retto per anni l’ondata migratoria dalla Libia – può e deve rivendicare ciò che le sembra giusto in termini di flessibilità. Ma non deve perdere di vista, nelle battaglie parziali, la sfida sostanziale.
*lastampa
Tante scuse. MASSIMO GRAMELLINI*
L’esimio vicepresidente del Senato della Repubblica Italiana, insomma Gasparri, insulta in televisione i portatori di handicap (ndr: rivolto all’intervistatore Enrico Lucci dicendo: «Questo è il “Family Day”, non è l’Handicappato Day…però ci sei anche te!») e davanti alle prevedibili reazioni gasparrofobiche di una parte ostinatamente sensibile della popolazione reagisce piccato: «Ho chiesto scusa su Twitter, che vadano in Rete!». Secondo la versione un tantino forzata di Gasparri, non soltanto il mondo deve sostenere il peso delle sue incursioni quotidiane nei territori del cattivo gusto, ma anche correre immediatamente su Internet per cercarvi e apprezzare le sue scuse, che ormai partono in automatico come il dito medio degli allenatori al primo buu della curva. Perché Gasparri è Gasparri, ma non è il solo. Anzi, se oggi esiste un’immagine che riflette l’anima profondamente cattolica del nostro Paese è quella di un immenso scusificio, dove si sbaglia e ci si scusa quasi in contemporanea e con assoluta nonchalance, pur di potere tornare a peccare al più presto in santa pace.
Ho detto Handicappato Day, ma mi scuso. Ho detto che coi tovaglioli dell’Ikea mi ci pulirò il sedere e glieli rimanderò indietro (sempre Gasparri), ma mi sono già scusato, mi sto scusando, a breve mi scuserò. Ho dato del finocchio al mio rivale, comunque gli ho chiesto scusa. Ho ammazzato mia moglie, lo so, scusate, ho fatto una cavolata. Ho tirato dell’acido in faccia a una persona però mi dispiace tantissimo, proprio tanto: adesso posso andare? Ho preso sotto un ciclista e non mi sono fermato a soccorrerlo, ma ho una voglia matta di chiedere perdono ai suoi familiari, possibilmente subito, perché stasera avrei una cena e se arrivo in ritardo poi mi toccherà scusarmi.
*lastampa
All’Olimpico stupidi, mascalzoni e vigliacchi in curva Nord!
Il Corriere dello Sport che scrive: “La mezza Lazio di ieri non poteva reggere il confronto, non aveva lo spessore, la struttura fisica e tecnica, l’ambizione del Napoli. Era di una categoria inferiore. Il Napoli si è messo a palleggiare per far passare il tempo, sembrava in allenamento, la Lazio non sapeva più da che parte attaccarlo”. Un accenno, ovviamente, anche all’incresciosa pausa decretata giustamente dall’arbitro Irrati per i cori offensivi verso Kalidou Koulibaly ed i napoletani: “Gli stupidi, mascalzoni e vigliacchi che stavano urlando la loro idiozia dalla curva Nord si sono scatenati e per 3 minuti la partita è rimasta ferma. Hanno perso la Lazio e i laziali, contenti loro…”.
La gara dell’Olimpico evidenzia due punti deboli del Napoli
La Gazzetta dello Sport scrive sulla settima vittoria consecutiva del Napoli: “Tra le righe la gara dell’Olimpico ha evidenziato due potenziali punti deboli della capolista. Mancavano Hysaj e Allan per squalifica e Ghoulam per ricarica batterie, e i sostituti, i terzini Maggio e Strinic e il mediano David Lopez, non hanno brillato. Prestazioni oneste, ma con qualche sbavatura, ennesima conferma che gli undici titolarissimi sono stra-competitivi per lo scudetto e per l’Europa League, e che qualunque cambiamento può generare scompensi. Del Napoli poi non è piaciuto l’atteggiamento nella prima parte della ripresa, quando la squadra ha ceduto alla tentazione della sufficienza. Mai dare per scontato niente di fronte a nessuno, l’altra lezioncina che si può trarre dalla serata”.
Tegola Caceres, out 6-8mesi! Anche Evra out, numeri chiari: 39 stop stagionali di cui 27 muscolari
Tuttosport scrive sull’infortunio di Caceres: “A Massimiliano Allegri non importa nulla se la tredicesima vittoria di fila arriva nella serata meno indicata per chi intendeva assistere a un match spettacolare. Sarà stata anche (se non soprattutto) colpa di un Genoa chiuso a riccio, pronto a chiudere ogni falla dinanzi ai campioni d’Italia nella loro versione meno intrigante degli ultimi tre mesi. Ma contava portare a casa altri tre punti, aspettando che il Napoli ne perda prima o poi, altrimenti tutto (o quasi) si deciderà nel dentro-o-fuori del 13 febbraio. La Juventus non molla, anche se la questione infortuni rischia di seminare granelli di pessimismo lungo la strada dello scudetto. Se i conti tornano, con i ko di Patrice Evra e Martin Caceres siamo a 39 stop stagionali di cui 27 muscolari. Tu chiamali, se vuoi, numeri… Ma il destino ha voluto scatenarsi senza pietà, anche su chi in teoria non ha il posto fisso alla Juventus ma finché può, prova a rendersi utile. Martin Caceres è uscito in lacrime, battendo i pugni sul prato dello Stadium: si toccava tibia e tallone destro, l’uruguaiano con il contratto in scadenza e alle prese con un futuro incerto all’orizzonte. E la sentenza del dopopartita è stata subito chiara e… dolorosa: lesione del tendine d’achille destro, oggi sono in programma ulteriori accertamenti ma la prima e frettolosa diagnosi parla di 6-8 mesi per il recupero completo”.
Nessuna speranza di vedere i furbetti napoletani allo Stadium: ecco la contromossa studiata dalla Juve
Tuttosport scrive sul divieto da parte dei tifosi napoletani di assistere al big match allo Juventus Stadium del 13 febbraio: “I “furbetti” che sperano di aggirare il provvedimento di chiusura del settore ospiti dello Stadium e il divieto di vendita dei biglietti a tutti i residenti in Campania per la sfida scudetto potrebbero rimanere delusi. Questura e Osservatorio sulle manifestazioni sportive hanno messo in preventivo che tifosi napoletani che abitano in altre parti d’Italia comprino i tagliandi per poi presentarsi allo stadio sabato 13 febbraio, ma non c’è bisogno neppure di mettere in moto le contromisure. Basta vedere i numeri dello Stadium: con 25 mila abbonamenti venduti, restano a disposizione 13 mila biglietti (la capienza è di 40 mila che scende a 38 mila escludendo il settore ospiti). E la maggior parte è già stata “bruciata” nella prelazione riservata ai Member juventini: a ieri sera le curve, la tribuna family, est e ovest 2° anello erano già esaurite, poche centinaia di tagliandi sono rimasti per gli altri settori. C’è da credere che per domani, quando dalle 11 inizierà la vendita libera, di biglietti ne restino davvero pochini, considerato anche l’appeal e il valore della partita. E visto che non è possibile neppure il cambio, di tifosi napoletani ce ne saranno con il contagocce. Del resto è stato applicato il principio di reciprocità: a settembre i sostenitori bianconeri non vennero ammessi al San Paolo, con restrizioni persino più pesanti. Nessuna speranza quindi di vedere supporter napoletani nel settore ospiti dello Stadium per evitare che si mischino con gli juventini in tribuna: la Juventus potrebbe accogliere nei duemila posti liberi i bambini delle scuole calcio”.
Corbo: “Callejon e Higuain mandano alla Juve da Roma due cartoline del Napoli”
Complimenti all’arbitro Irrati. Così si fermano i monotoni cori di tifosi senza fantasia. Complimenti anche a Sky: non si accorge dei cori di sottofondo all’Olimpico, perde tempo a cercare confronti vani tra giocatori di Napoli lontani, bisogna aspettare il giornalista Condò per sapere che a Torino si è vista una Juve stanca. Se confronto c’è, mi sembra questo. Il Napoli vince con forza 2-0 sulla Lazio, la Juve in casa non travolge certo il Genoa, solo 1-0. Ma è troppo presto. L’umiltà astuta di Sarri è intelligenza.
Giro l’articolo appena scritto per Repubblica Napoli agli amici del Graffio. Sarà l’imprevista fama di Sarri. Una temeraria vanità suscita negli allenatori che incrociano questo fantastico un raptus tattico. Come dire: guardate me, so far giocare moderno come e più di lui. Nell’inganno è caduto pure un compassato viandante del campionato italiano. Pioli non si è fermato neanche dinanzi al segnale rosso di sei infortunati e tre squalificati. Ha osato ancora di più sognando il tracollo della capolista a Roma. Figurarsi, il Napoli non si spaventa, non si lascia condizionare neanche dai cori del raffinato pubblico laziale nello stadio vietato ai napoletani: cantano tutti, che carini. Né si piega all’ipocrita conformismo dei colleghi non udenti l’arbitro: il 37enne avvocato Massimiliano Irrati, toscano di Lamporecchio. Ferma il gioco, minacciando di sospendere la partita. Un arbitro, finalmente. Pioli rischia oltre misura. Ma i sogni non hanno prezzo. Ci prova. Intorno a Klose raccoglie un caparbio quintetto. Il suo disegno ha due scopi. Bloccare le fonti di gioco e sfondare la difesa del Napoli entrando da sinistra. Sposta infatti ma solo all’inizio Candreva in direzione del difensore più vulnerabile, Maggio che subentra a Hysaj. Tenta di bloccare i piedi sapienti di Hamsik e Jorginho, abbinando Parolo al capitano del Napoli, sposta poi Onazi da vertice basso del 4-1-4-1 su Jorginho. C’è anche Klose, prima punta, a far velo. Ci si mette pure Lulic: rincorre Callejon, al rimorchio di Candreva. Già, è quella la corsia che la Lazio ritiene favorevole. Un controllo così serrato impone di spostare molto in avanti anche la linea difensiva. La prima parte incoraggia la Lazio a rischiare: gli ingranaggi del Napoli sembrano ossidati. L’euforia è un vento perfido che spinge la Lazio alla rovina: attacca compatta, raccolta in trenta metri. L’ottimismo è fatale, perché la Lazio non valuta i pericoli. Vanno letti invece nei lanci lunghi di Kolubaly per scavalcare la muraglia avanzata di Pioli. Quei lanci improvvisi e in verticale sfumano spesso in fuorigioco, intanto ribaltano gli equilibri. Ma saranno determinanti. Proprio sul filo del fuorigioco, un millimetro in meno ed uno in più, il Napoli trova la chiave. E la usa con geometrie limpide. Koulibaly e Albiol controllano Klose e i suoi compagni d’avventura, la linea mediana resiste, non c’è Allan per cercare la profondità, ma si industriano i soliti. Insigne sulla sinistra salta sul suo motorino e scorrazza su almeno 50 metri con una vitalità e tecnica che fanno arrossire il Ct Conte in tribuna, Higuain osserva e scatta come nelle emozionanti albe di caccia, per il suo 23esimo gol Callejon lo serve da sinistra spiazzando Konko. La Lazio è ancora punita perché non può giocare con una linea difensiva così alta, se ha giocatori statuari, quindi lenti e facili da piantare negli scatti lunghi. Il delizioso cinismo di Insigne indovina a occhi chiusi il taglio per Callejon che sempre sul filo del fuorigioco si tuffa alle spalle della statuaria difesa laziale per mandare alla Juventus da Roma la seconda cartolina del Napoli. Appuntamento a Torino, sabato 13.
Antonio Corbo-larepubblica.it
Da Maradona a Higuain, si sta scrivendo la storia…
Questo il commento della SSC Napoli dopo la vittoria per 2-0 contro la Lazio: “Un bagliore azzurro lungo 28 anni. Da Maradona ad Higuain, il Napoli vince la settima partita consecutiva in campionato edeguaglia il record del 1988, allorquando avevamo lo scudetto in petto. In 3 minuti i Guerrieri di Sarri si prendono le chiavi dell’Olimpico e volano 3 metri sopra al cielo dell’aquila laziale. Higuain e Callejon sono i gemelli del gol. Golzalo la mette dentro di prepotenza, Calleti di giustezza: un pugno e una carezza. Il Pipa segna come il Napoli pensa: partita dopo partita, 23 perle in 23 giornate. Calleti infila la sua terza rete in 3 giorni e va in doppia cifra stagionale a quota 10 tra coppe e campionato. Per il Napoli è il 77esimo gol in stagione, verso altri capitoli da guinnes dei primati. E’ un caleidoscopio di emozioni, brividi ed iperboli questa squadra che sta scrivendo la storia. E domenica si torna al San Paolo. Undici leoni e sessantamila cuori come una sola famiglia. Un intero popolo innamorato verso l’ottava meraviglia…”
Callejon a radio Kiss Kiss: ” Koulibaly? Ha continuato a giocare come sa”
Ai microfoni di Radio Kiss Kiss, è intervenuto Josè Maria Callejon, al quarto gol in quattro partite: “Il dato più importante è che si è vinto, non il mio gol. Era una trasferta difficile, ma siamo riusciti a fare bene. Sapevamo che loro avanti erano forti perchè hanno giocatori di livello. Noi abbiamo fatto un grande lavoro difensivo e poi creato le occasioni da gol. Andiamo per l’ottava vittoria in campionato con il Carpi, vogliamo continuare così. Koulibaly? Sta bene, sa che sono cose brutte da sentire ma ha continuato a giocare come sa. Dobbiamo affrontare tutte le gare come stasera, solo così potremo arrivare lontano. Il mio lavoro è sempre stato lo stesso. Anche noi come i tifosi stiamo sognando, dobbiamo continuare così. non bisogna sottovalutare il Carpi, sarà una gara tosta.”
Insigne: “vittoria importante, sto dando il massimo con questa maglia”. Pasquale Ammora
Grande vittoria del Napoli sulla Lazio ed ennesima ottima prestazione di Lorenzo Insigne. Si è sacrificato molto per i compagni e ha mandato in porta Callejon con un lancio illuminante per la rete dello 0-2, aggiornando i suoi numeri stagionali: 10 gol e 10 assist fino a questo momento.
Queste le sue parole,a fine gara, ai microfoni di sky sport:
“ vittoria importante su un campo complicato e contro una squadra forte. Higuain grande attaccante, non possiamo fare a meno di lui; ce lo teniamo stretto anche se in panchina abbiamo altri giocatori valorosi come Gabbiadini. Sto dando il massimo con la maglia del Napoli per conquistare la fiducia di Conte con cui ho un buonissimo rapporto, continuo ad impegnarmi giorno dopo giorno per arrivare in Nazionale.”
Sarri: “Primo tempo ottimo, la ripresa non mi è piaciuta: ecco perchè…Koulibaly? Sarà amareggiato”
Maurizio Sarri ha parlato a Premium: “Abbiamo fatto un buon primo tempo e siamo andati sul doppio vantaggio. Nella ripresa abbiamo fatto peggio perchè non siamo una squadra di gestione. Cori contro Koulibaly? Faccio i complimenti ad Irrati, la situazione era imbarazzante. Questo ci ha un pò compromessi sul piano dell’attenzione. Non ci ho ancora parlato, ma Kalidou sarà amareggiato. Con i compagni sarà sereno. Ripartenze? Lavoriamo tutte le settimane, con il tempo i meccanismi diventano sempre migliori. Oggi abbiamo lavorato a tratti bene, altri meno. Fatturato? Il calcio è come la vita, qualche volta ci si accontenta con pochi soldi, ma aiutano. Preparato la partita? Il lavoro paga e prepariamo cose diverse in base alle gare e gli avversari. Sapevamo di poter trovare un po’ di spazio in più. Stasera abbiamo fatto riposare tre giocatori, togliendone altri tre, sto imparando anche io a gestire questa situazione”.
Ululati contro Koulibaly e cori di discriminazione contro Napoli, Irrati sospende la gara
Il 3 febbraio 2016 è una data storica! Al minuto 66′ della gara di campionato tra Lazio e Napoli, allo stadio Olimpico, ecco i soliti cori beceri contro i napoletani. L’arbitro Irrati sospende il gioco per diversi minuti. Per la prima volta un arbitro sospende il match per i cori di discriminazione territoriale e gli ululati verso Koulibaly.
7 vittoria consecutiva degli azzurri: eguagliato il record di Ottavio Bianchi, era il 1987-88
E’ un Napoli dai grandi numeri. Primo posto a 53 punti, con 52 gol fatti e solo 19 subiti. Miglior attaccante della serie A, con Higuain, a 23 gol su 23 partite. Record su record da battere dunque, statistiche da stravolgere, e non è finità qui: Sarri non ha intenzione di fermarsi. Contro la Lazio, infatti, è stata la settima vittoria consecutiva, come Ottavio Bianchi, nella stagione 1987-1988. C’era un certo Diego Armando Maradona all’epoca, adesso ci sono i vari Higuain, Insigne e Callejon, per ripetere le stesse imprese del passato e, perché no, andare oltre.
Vergogna all’Olimpico: Irrati sospende il match per i cori razzisti rivolti a Koulibaly
Cori contro i napoletani e contro Koulibaly: scene di vergogna all’Olimpico. I tifosi laziali, infatti, dopo i canti, piuttosto beceri, contro i partenopei, nel corso della gara, hanno più volte insultato il difensore francese, constringendo l’arbitro Irrati a sospendere il gioco. Nel finale del match, Koulibaly ha invitato gli ultras biancocelesti a gridare ancora più forte, come se non li percepisse, supportato dalla squadra e da mister Sarri.
Insigne: “Juve? Godiamoci la vittoria e pensiamo al Carpi!”
Lorenzo Insigne ha dichiarato ai microfoni di Premium: “Era una partita difficile anche perchè la Lazio è una grande squadra. Siamo arrivati qui per giocare il nostro calcio e cercheremo di farlo sempre. Juve? Godiamoci questa vittoria, poi subito penseremo al Carpi. Stiamo facendo il nostro campionato e cercheremo di fare del nostro meglio. Conte? Cerco di dare il massimo con il Napoli. Tutti abbiamo l’obiettivo europeo. Doppie cifre? Sono dati importanti, ma non ci penso, conta il gruppo”.
Lazio-Napoli, i voti di Vivicentro: che spettacolo Higuain!
Il Napoli batte la Lazio per 2-0 all’Olimpico, in trasferta. Questi i voti di Vivicentro.it:
25 Reina 6.5; 11 Maggio 6, 33 Albiol 6.5, 26 Koulibaly 7, 3 Strinic 5.5; 19 David Lopez 6, 8 Jorginho 6.5, 17 Hamsik 6.5; 7 Callejon 7, 9 Higuain 7 (23 Gabbiadini 6, dal 25° s.t.), 24 Insigne 6.5 (14 Mertens 6, dal 19° s.t.). Panchina: 1 Rafael, 22 Gabriel, 31 Ghoulam, 21 Chiriches, 18 Regini, 96 Luperto, 94 Chalobah, 6 Valdifiori, 77 El Kaddouri. All. Sarri
a cura di Ciro Novellino
Lazio-Napoli, il tabellino del match
Il Napoli ha battuto allo stadio Olimpico nel 23° turno del campionato di serie A la Lazio. Reti di Higuain al 23° p.t., Callejon al 27° p.t.
LAZIO (4-3-3): 22 Marchetti; 8 Basta, 2 Hoedt, 33 Mauricio, 29 Konko; 16 Parolo, 23 Onazi, 19 Lulic; 87 Candreva (14 Keita, dal 38° p.t.), 11 Klose (6 Mauri, dal 25° s.t.), 10 Felipe Anderson (9 Djordjevic, dal 42° s.t.). Panchina: 99 Berisha, 55 Guerrieri, 18 Gentiletti, 4 Patric, 96 Murgia. All. Pioli
NAPOLI (4-3-3): 25 Reina; 11 Maggio, 33 Albiol, 26 Koulibaly, 3 Strinic; 19 David Lopez, 8 Jorginho, 17 Hamsik; 7 Callejon, 9 Higuain (23 Gabbiadini, dal 25° s.t.), 24 Insigne (14 Mertens, dal 19° s.t.). Panchina: 1 Rafael, 22 Gabriel, 31 Ghoulam, 21 Chiriches, 18 Regini, 96 Luperto, 94 Chalobah, 6 Valdifiori, 77 El Kaddouri. All. Sarri
ARBITRO Massimiliano IRRATI di Pistoia (Assistenti: Costanzo-Padovan. IV uomo: Posado. Arbitri di porta: Giacomelli-Pinzani)
Ammoniti: Lulic (L) al 37° p.t. per gioco falloso, Hoedt (L) all’11° s.t. per gioco falloso, Mauricio (L) al 27° s.t. per gioco falloso, Koulibaly (N) al 41° s.t. per gioco falloso, Jorginho (N) 45 s.t.. Espulsi: Nessuno.



