15.4 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 6489

Libia, liberati i due italiani ancora in mano all’Isis

0

Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sarebbero in buone condizioni di salute

Sono stati liberati questa mattina a Sabratha i due operai italiani ancora in mano all’Isis. Lo riferiscono fonti locali. Manca ancora la conferma ufficiale, ma il figlio di Pollicardo avrebbe confermato la liberazione del padre: «È finita, è finita». La moglie Ema Orellana in lacrime ha detto: «L’ho sentito al telefono». Secondo le prime notizie Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sarebbero in buone condizioni di salute.

I due ostaggi liberati in Libia: “Stiamo bene, speriamo di tornare a casa”

Gino Pollicardo e Filippo Calcagno

Pollicardo e Calcagno erano stati rapiti in Libia nel luglio del 2015 insieme a Fausto Piano e Salvatore Failla, rimasti uccisi mercoledì a Sabratha, a ovest di Tripoli.

Il Sabratha Media Center ha pubblicato la foto dei due italiani appena rilasciati e un messaggio di Pollicardo: «Siamo psicologicamente devastati. Abbiamo bisogno di tornare urgentemente in Italia». Giallo sulla data: sul biglietto c’è scritto «oggi 5 marzo».

«Sono vivi»  

Solo ieri il sottosegretario con delega all’Intelligence Marco Minniti, citando informazioni degli 007 sul terreno, aveva assicurato che i due italiani «sono vivi». E questa mattina il presidente del Copasir, il senatore leghista Stefano Stucchi, ha detto ai microfoni di Rai News 24: «È arrivata la notizia anche a me (della liberazione dei due ostaggi italiani, ndr), ma devo ancora confermarla con l’intelligence». E ha aggiunto: «Avevamo sempre detto che l’importante era riportarli a casa vivi».

Chi sono i due ostaggi  

Entrambi dipendenti della Bonatti di Parma Gino Pollicardo, ha 55 anni, è sposato con due figli, Gino Junior e Jasmine, è ligure e vive a Fegina, nella parte nuova di Monterosso, nelle Cinque Terre, in provincia della Spezia. Un tecnico eccellente, conteso dalle imprese internazionali, dal carattere serio, affidabile e mite. Il collega Filippo Calcagno, è di Piazza Armerina (Enna), ha 65 anni, ed ha girato il mondo come tecnico Eni prima di lavorare per la Bonatti. È sposato e ha due figlie.

*lastampa

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

Questo Napoli di Sarri ricorda quello di Benitez: troppi gol subiti

La Gazzetta dello Sport scrive: “Nuovo anno, problemi vecchi. Il Napoli di Sarri sembra essersi trasformato, difensivamente parlando, nel Napoli di Benitez. Tredici partite nel 2016 e tredici gol al passivo, soltanto due gare (contro Lazio e Carpi) senza subire reti. Qualcosa è cambiato, in peggio, rispetto alla fine del 2015. I numeri sono chiari: in sei delle ultime nove sfide di campionato, tra fine ottobre e la sosta natalizia, Reina era rimasto imbattuto. Cosa è accaduto dunque alla retroguardia azzurra che sembrava un bunker? Albiol e compagni hanno accusato qualche passaggio a vuoto dal punto di vista mentale: contro Frosinone, Empoli, Sassuolo e Sampdoria ci sono stati semplici cali di concentrazione, con la Juventus invece un pizzico di sfortuna si è rivelata determinante. A preoccupare Sarri, però, sono le reti subite a difesa schierata (come contro il Milan) o sui calci piazzati (come a Firenze). Il Napoli marca a zona perché non ha grandissima fisicità ed ogni tanto va in sofferenza sui palloni alti (era già capitato a Bologna con Rossettini)”.

Vinicio: “Sono rimasto commosso da un gesto di Sarri”

Luis Vinicio ha parlato a Il Mattino:

Napoli squadra da scudetto?«Lo dice il campionato. L’attacco del Napoli è superiore».

La difesa, no.«I difensori della Juve si conoscono da tempo, sono affiatati, hanno la cattiveria giusta e spesso gli arbitri sorvolano sui falli bianconeri, questo dà sicurezza ai difensori. Mi sta piacendo molto Koulibaly».

Quale suggerimento darebbe a Sarri?«Continuare per la sua strada. È stato molto gentile nell’invitarmi a Castelvolturno. Sono rimasto commosso. Mi hanno commosso i giocatori che hanno voluto salutarmi uno per uno».

FOTO – Peppe Iodice al Teatro Cilea…con tre azzurri!

Grande affluenza al Teatro Cilea di Napoli per lo spettacolo di Peppe Iodice. Tra gli spettatori, c’erano tre giocatori del Napoli: Jorginho, Grassi e Luperto. Insieme agli azzurri c’era anche Decibel Bellini, voce ufficiale dello stadio San Paolo.

Allegri: “Vi spiego come avrei fatto giocare Hamsik nella Juve”

Al Corriere dello Sport, Massimiliano Allegri ha parlato anche del Napoli e di Marek Hamsik: “Ha la possibilità di fare tante vittorie, dobbiamo state attenti e pensare partita per partita: vinciamo la prossima e ce ne sarà una in meno…”

Su Sarri: “E’ stato molto bravo a scegliere un sistema di gioco capace di esaltare la qualità del Napoli. Ottima l’intuizione di schierare Hamsik mezz’ala. E’ molto bravo. Avrebbe giocato così anche nella mia Juve”. 

Sul fatturato: “Ci sono statistiche che ne svelano l’incidenza: in semifinale di Champions, Real, Barcellona e Bayern arrivano sempre. Detto questo, il calcio è l’unico sport dove il più debole può battere il più forte: ci sono altri fattori, altrimenti il Leicester non sarebbe lassù in Premier. La verità è che tutto si usa quando ci fa comodo…”. 

Sulla corsa scudetto inserisce anche la Roma: “La Roma ha la possibilità di realizzare un filotto, le può vincere tutte da qui alla fine: la qualità dei giocatori è eccellente e Spalletti ha trasmesso un’idea di gioco diversa. Potenzialmente può arrivare a 86 punti, potrà sfruttare gli scontri diretti”.

Ionita vuole il Napoli, fissato un patto col Verona

Napoli-Ionita, affare possibile, come riferisce Il Corriere dello Sport, il club partenopeo continua a restare vigile sul centrocampista dell’Hellas Verona. Il giocatore non vede l’ora che arrivi l’estate, il suo contratto è in scadenza nel 2017, ma ha concesso un’opzione per il 2018 a patto che ci si adegui ai suoi desideri qualora arrivasse una telefonata da Castel Volturno. Un calciatore che rispecchia i parametri societari: sufficientemente giovane, con ingaggio in linea e tatticamente versatile. La società veneta ha già fissato il prezzo.

Napoli-Chievo, tre ballottaggi e una novità per Sarri

La Gazzetta dello Sport pubblica le probabili formazioni di Napoli-Chievo. Maurizio Sarri punta sui titolarissimi, in campo solo Vlad Chiriches al posto dello squalificato Raul Albiol. Tre i ballottaggi: Callejon-Mertens, Insigne-Mertens e Allan-David Lopez. Maran si affida al 4-3-1-2. Davanti a Bizzarri la linea a quattro sarà composta da. Cacciatore, Dainelli, Cesar e Frey. A centrocampo Rigoni, Radovanovic e Castro. Birsa trequartista alle spalle di Meggiorini e Pellissier.

Giuntoli ha l’ok di Mammana: operazione da 10 mln

Il Mattino concede spazio al mercato con un Giuntoli attivissimo nel mettersi sulle tracce di giovani talenti. Dopo Grassi, il nome nuovo è il difensore Mammana del River Plate che è stato ad un passo dalla Fiorentina a gennaio. Ci sarà da trattare col club ma in questo momento il Napoli è in vantaggio rispetto alle altre pretendenti: Milan, Valencia e Siviglia. Costo del cartellino: circa 10 milioni.

Il Punto – 4 marzo

0

Il Punto –  4 marzo

In tempi di crisi la politica tende a spargere populismo a piene mani per ottenere consenso. In economia significa promettere soluzioni win-win, sempre vincenti. Esempio: tagli di tasse ma non di spesa pubblica. Alla fine, però, il salato conto da pagare è l’aumento del debito pubblico.
Mostra un vero scalino all’insù la curva dell’occupazione disegnata sui dati Istat di gennaio. Conferma trend molto netti: marcata crescita tendenziale dalla fine del 2015 dei contratti a tempo indeterminato, al palo quelli a termine, in declino il lavoro indipendente. Il rischio è che senza la molla degli incentivi la corsa si fermi.
Come vincere la forte instabilità che stanno vivendo le banche europee e il mercato finanziario? Tocca ai governi fornire garanzie sulle banche e restituire loro affidabilità. Ma non si tratta di affossare le regole europee perché i trattati consentono gli aiuti di stato in caso di emergenza.
Anche se la sua efficacia è poco percepita, il bilancio della lotta alla corruzione nei due anni di governo Renzi presenta una serie di iniziative significative: dall’affidamento di un’Anac rafforzata a Raffaele Cantone all’inasprimento delle pene. Ci sono però occasioni mancate e misure rinviate che rischiano l’insabbiamento. O anche provvedimenti pasticciati, come il ripristino del reato di falso in bilancio (praticamente depenalizzato nell’era Berlusconi). La nuova norma è così ambigua – nel non condannare le “valutazioni” ma solo i “fatti materiali” non veritieri – che dalle corti di giustizia arrivano sentenze contraddittorie. D’altra parte la confusione nei testi normativi è diventato un vizio difficile da estirpare. Si legifera sempre più per decreti, scritti male e infarciti di disposizioni incongrue con la materia. Nella riforma costituzionale ci sono tentativi di porre paletti al loro abuso. Speriamo abbia successo.

Nel momento della scomparsa di Marcello de Cecco, brillante economista e opinionista, la redazione de lavoce.info ne ricorda l’alto impegno scientifico, didattico e civile. 

  • Sul populismo economico non tramonta mai il sole
    04.03.16
    Fausto Panunzi
    Nei momenti di crisi è facile che la politica sbandi verso proposte populiste. Anche in economia. Ma non è prospettando irrealistiche soluzioni win-win (botte piena e moglie ubriaca) che si rilancia la crescita. Perché poi il conto da pagare arriva. Anche più salato.

 

  • L’occupazione dopo lo scalino di fine 2015
    04.03.16
    Bruno Anastasia
    Alla fine del 2015 si è registrato un aumento significativo dell’occupazione dipendente a tempo indeterminato. Nuovi incentivi potranno solo affinare gli strumenti di politica attiva e passiva del lavoro. Ma sarà inutile aspettarsi risultati immediati o cercarne le tracce nei dati di breve periodo.
  • Se ricominciano le crisi bancarie
    04.03.16
    Stefano Micossi
    Una serie di fattori diversi ha fatto riapparire all’interno della Unione Europea lo spettro di una nuova crisi bancaria. È necessaria una risposta regolamentare compatta da parte dei governi europei per convincere gli investitori che le passività degli istituti di credito sono sicure.
  • Tempi più duri per corrotti e corruttori?
    04.03.16
    Alberto Vannucci
    Nei suoi primi due anni il governo Renzi ha rafforzato i poteri dell’Autorità anticorruzione e ne ha affidata la guida al magistrato Raffaele Cantone. Ha poi inasprito le pene per corrotti e corruttori, anche dal punto di vista economico. Varie le occasioni mancate e le lacune da colmare.
  • Falso in bilancio: valutazioni che hanno bisogno di certezze
    04.03.16
    Simone Lonati
    La valutazione non veritiera è o meno penalmente rilevante secondo le nuove norme sul falso in bilancio? La Cassazione ha già emesso tre sentenze contrastanti. Necessario un intervento chiarificatore delle Sezioni Unite che chiuda una controversia interpretativa che ha importanti ricadute pratiche.
  • Quando si legifera (troppo) per decreto
    04.03.16
    Vitalba Azzolini
    I decreti legge sono diventati lo strumento usato dai governi per attuare il programma. Ne deriva una produzione legislativa poco coerente. Per rimediarvi si pensa ora di elevare a rango costituzionale principi di buona regolazione già previsti dalla legge ordinaria e mai applicati. Funzionerà?

*lavoce.info

De Laurentiis chiude il bilancio con un deficit di 13mln

La Gazzetta dello Sport pubblica lo stato di salute dei bilanci dei nostri club di serie A. Per il Napoli c’è il primo bilancio in rosso dell’era De Laurentiis. Il club partenopeo chiude con un passivo di 13.1mln: “Dopo otto bilanci di fila in attivo e 72 milioni messi in cascina, il Napoli ha licenziato il 2014-15 con un deficit di 13,1 milioni. È il segno che la gestione va in sofferenza senza le plusvalenze del passato (69,4 milioni nel 2013-14 contro gli 11,9 del ‘14-15) e i premi Champions. De Laurentiis ha agito di conseguenza riducendo i compensi al cda a trazione familiare da 5,5 a un milione. È vero che gli stipendi (da 89,2 a 85,2 milioni) e gli ammortamenti (da 63,3 a 50,2) sono calati, ma non basta tant’è che per questa stagione gli amministratori non escludono ancora una perdita. A livello patrimoniale, comunque, il Napoli è solido: non ci sono debiti con le banche e la liquidità è cresciuta a 49,9 milioni”.

Sara e Rachele l’utero in affitto ai tempi dei patriarchi RICCARDO DI SEGNI*

0

Pubblichiamo stralci dell’articolo tratto da «Pagine Ebraiche»  

Nella animata discussione che si sta sviluppando sul tema della maternità surrogata è stata tirata in ballo la matriarca Rachele come modello antico e sacro. La storia biblica racconta che la moglie prediletta del patriarca Giacobbe non riusciva ad avere figli e questo la faceva molto soffrire, fino al punto di offrire al marito la serva Bilhà: «unisciti a lei, che partorisca sulle mie ginocchia, e anche io possa avere figli da lei» (Gen. 30:3). Giacobbe obbedisce, Bilhà partorisce e Rachele dice: «il Signore mi ha giudicato e ha anche ascoltato la mia voce e mi ha dato un figlio» (v. 6). Il paragone con la maternità surrogata starebbe nel fatto che una donna che non riesce ad avere figli ricorre a un’altra donna per averli. Ma fino a che punto il paragone regge? Intanto bisogna ricordare ai frequentatori casuali della Bibbia che la storia di Rachele che citano è la seconda di questo tipo, essendo preceduta da quella di Sara, moglie di Abramo, nonno di Giacobbe. Al capitolo 16 della Genesi si racconta che Sara non avendo figli consegna al marito Hagàr, la sua serva con la speranza di avere figli da lei; Abramo obbedisce, la mette incinta e a questo punto si scatena un dramma tra le due donne che porta alla cacciata di Hagàr, poi al suo ritorno e alla nascita di un figlio: «Abramo chiamò il nome di suo figlio che aveva generato Hagàr, Ismaele» (v. 15; si noti l’attribuzione della paternità e maternità). Anche qui c’è una situazione di sterilità che viene gestita con l’aiuto di una seconda figura femminile. L’analogia con la maternità surrogata ci sarebbe solo nel primo caso, ma con una fondamentale differenza: nella surrogata («in affitto») la madre biologica scompare del tutto di scena, nella storia biblica la madre affronta diverse vicende: Bilhà resta in famiglia, fa un altro figlio e alla morte di Rachele diventa la favorita; Hagàr entra in contrasto definitivo con Sara che la caccia via di nuovo e per sempre (almeno finché vivrà Sara); quanto ai figli, altra differenza essenziale: quelli di Bilhà, benché Rachel dica «mi ha dato un figlio», restano figli della madre biologica, divenuta «moglie» (Gen. 37:2), e quello di Sara rimane legato al destino di Hagàr e per questo vittima di una violenta reazione di rigetto («caccia via questa amà e suo figlio», ibid. 21:10). Nel caso di Rachele, quindi, il tentativo di appropriarsi di un figlio altrui sottraendolo alla madre biologica riesce solo in parte e questa madre non scompare; nel caso di Sara tutta la procedura sembra essere piuttosto una cura contro la sterilità, e il legame naturale tra madre e figlio non si interrompe. Tutto molto diverso dalla maternità surrogata. E ovviamente non si può dimenticare l’altra differenza: l’inevitabile necessità – in tempi biblici – di ricorso alle vie naturali di procreazione, mentre, e solo ai nostri giorni, queste possono essere sostituite dalla più asettica e certo meno appassionante soluzione della provetta. In più il modello biblico è quello di una famiglia patriarcale dove c’è un uomo fecondo con la sua signora sterile, diverso da alcune situazioni di single o di coppia in cui oggi si ricorre alla maternità surrogata; nella Bibbia in queste storie si apprezza il desiderio di maternità, non quello di paternità. Il messaggio biblico poi insegna una morale: nel caso di Bilhà il dramma si ricompone integrando in famiglia madre e figli, che però restano con una connotazione un po’ secondaria, come figli di una madre meno importante; nel caso di Sara c’è solo dramma, e addirittura, secondo la spiegazione di Nachmanide, questo dramma starebbe all’origine del risentimento storico dei discendenti di Ismaele nei confronti dei discendenti del figlio naturale di Sara, Isacco. Come a dire: andiamoci piano con certe procedure.

Un’ultima considerazione: le persone che vengono usate per questo «esperimento» biologico sono delle serve. Se si fanno confronti tra maternità surrogata e storia di Rachele e Sara, per dire che c’è un precedente che la giustifica, va tenuto ben chiaro che si tratta di sfruttamento di persone non libere. Il che non è un bel modo per giustificare moralmente una procedura attuale.

Rabbino capo di Roma Vicepresidente del Comitato nazionale di Bioetica

*lastampa

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

Per il Paese è l’ora della maturità. STEFANO STEFANINI*

0

La tragica fine di Fausto Piano e Salvatore Failla è un violento campanello d’allarme. L’Italia farà tutto il possibile per salvare gli altri due ostaggi nelle mani di Isis. Le operazioni speciali in Libia autorizzate dal governo servono anche a questo.

L’Italia è chiamata a una doppia prova di responsabilità e di maturità. Di responsabilità perché la Libia è la crisi che non può non affrontare. Di maturità perché deve incassare questo brutto colpo, sapendo che non sarà l’ultimo. Siamo in guerra, anche se non vogliamo chiamarla tale. Con lo Stato islamico – non con la Libia, non col suo popolo.

La Libia di oggi è uno Stato inesistente. Il sedicente califfato ne ha approfittato per insediarvi i suoi avamposti con una duplice valenza: di controllo del territorio e di minaccia terroristica. Il primo è pura barbarie; la seconda una mina vagante internazionale. Dove arriva, Isis si sostituisce all’autorità statale senza rinunciare agli attentati. Il raggio d’azione è dettato esclusivamente dai mezzi di cui dispone e dalle opportunità che si presentano. Può colpire a Tripoli, in Tunisia o in Europa.

Da due anni la comunità internazionale è alle prese con lo Stato islamico in Iraq e in Siria. In Siria, il cessate il fuoco e il negoziato sono appesi a un tenue filo, ma se terranno taglieranno l’erba sotto i piedi dello Stato islamico.

Le incognite abbondano ma la pista è stata individuata. E’ stata individuata anche in Libia: lo sfuggente governo di unità nazionale, compromesso fra Tobruk e Tripoli, che Onu e diplomazie internazionali, italiana in testa, inseguono da mesi. Se e quando ci si arriverà avrà una strada molto in salita.

Intanto il cancro di Isis si è diffuso, a due passi dall’Italia. Se le nostre coste sono alla portata di carrette del mare col loro inerme carico umano, figuriamoci quanto sarebbero vulnerabili ad un’operazione terroristica ben organizzata. Dai pezzi di litorale dov’è insediata Isis può controllare il traffico di masse di clandestini; sta mettendo le mani sui rubinetti di gas e petrolio. Questa è la realtà con cui fare i conti. Per l’Italia disinteressarsi della Libia significa cacciare la testa sotto la sabbia e abdicare al resto del mondo.

La minaccia di Isis va tenuta distinta dal problema politico della Libia. Il secondo richiede necessariamente il compromesso negoziale fra le parti libiche sostenuto dalla legittimità internazionale delle Nazioni Unite – e, possibilmente, da un’intesa regionale e araba sul futuro. La Libia rimarrà troppo fragile se i vicini non la puntellano. La convinzione di Matteo Renzi che sarà un intervento esterno a rimettere insieme i cocci di uno Stato fallito è ineccepibile.

Diverso il caso per la minaccia e per azioni di controterrorismo che l’Italia intraprenda per proteggere la propria sicurezza e i propri interessi. Non c’è nulla di male a difendere legittimi interessi nazionali. Un Paese maturo, responsabile, non rinuncia a definirli chiaramente, specie quando toccano nervi scoperti come l’immigrazione clandestina e i flussi energetici. L’una è traffico di esseri umani che arricchisce terroristi e reti di criminalità comune. I secondi assicurano la linfa vitale a quello che resta della Libia (Banca Centrale); meglio evitare che proventi vengano dirottati nelle ingorde casse dello Stato islamico.

Il controterrorismo non si fa con la diplomazia e con i negoziati. Si fa tagliando le fonti di finanziamento. Si fa combattendo il proselitismo. Si fa prosciugando la palude delle connivenze e simpatie, private e pubbliche, intorno a Isis e ad Al Qaeda. E si fa con le operazioni speciali, con i droni e, nel caso libico, con un’agguerrita sorveglianza marittima e costiera.

Contro Isis lo strumento militare è indispensabile. Autorizzando le unità speciali italiane ad operare in Libia, nelle stesse condizioni degli alleati europei e americani, il Presidente del Consiglio non ha fatto altro che riconoscervi il diritto alla legittima difesa riconosciuto dalla Carta delle Nazioni Unite e dalla Costituzione (in aggiunta a due risoluzioni del Consiglio di Sicurezza su Isis). Non c’è bisogno d’altro.

*lastampa

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

Dal Weekend in arrivo nuove piogge e NEVE con le fiondate di maltempo di Davide

0

Dopo la SCIABOLATA ARTICA con Venezia Low, breve pausa più soleggiata. Nel WEEKEND ancora forti PIOGGE e NEVE, arrivano le 3 fiondate di MALTEMPO con DAVIDE!

Situazione ed evoluzione generale
Giovedì, maltempo al Nordest fino al pomeriggio/sera, piogge su Marche, Umbria, Appennino centrale, Campania e Calabria tirrenica. Venerdì migliora ovunque con ampio soleggiamento e clima mite, ma entro sera arriva una nuova perturbazione. Nel weekend 3 fiondate del sistema perturbato “Davide”. Sabato, 1°fiondata, maltempo intenso su Liguria, Lombardia, Alpi, Prealpi, Toscana e poi su Umbria e Lazio. Nubifragi su Genovesato, Alessandrino, Pavese e Piacentino. Piogge in Pianura Padana. In nottata peggiora in Campania con temporali. 
Venerdì 4 Marzo 2016
Tutto sole e clima piacevole. Piogge e temporali su Calabria tirrenica e Messinese. Piovaschi sulle regioni adriatiche. Entro sera peggiora al Nord, Liguria, alta Toscana. Nella notte Libeccio burrascoso su mar Ligure, temporali in Liguria, piogge al Nord, neve sulle Alpi a 400/600 metri.

NORD

Bel tempo fino al pomeriggio, poi peggiora dalle Alpi e Liguria verso il resto delle regioni. Maltempo sull’arco alpino con neve sopra i 400/600 metri. Piogge forti in Liguria, in particolare su Genova. Piogge in Pianura Padana, ma generalmente deboli.Temperature

StazionarieCENTRO e SARDEGNA

Bel tempo fino al tardo pomeriggio quando peggiora sull’alta Toscana con prime piogge.Temperature

Senza particolari variazioni.SUD e SICILIA

Al mattino ultime piogge o temporali su Reggino e Messinese, poi migliora. Bel tempo sul resto delle regioni.Temperature

Stazionarie.

Sabato 5 Marzo 2016
Arriva il sistema perturbato “Davide”, una fiondata di piogge e temporali. Maltempo intenso su Liguria, Lombardia, Alessandrino, Piacentino, Alpi e Prealpi. Neve abbondante sopra i 600/700 metri. Maltempo in Toscana, poi Umbria e Lazio e in nottata sulla Campania; piogge in Puglia. Neve in Appennino sopra i 1000/1200 metri.

NORD

Maltempo su Liguria, Lombardia, Alpi e Prealpi tutte con piogge forti e possibili nubifragi su Genovesato, Alessandrino, Pavese. Neve abbondante sulle Alpi sopra i 600 metri. Piogge più deboli su alcune zone della Pianura Padana.Temperature

StazionarieCENTRO e SARDEGNA

Peggiora sulla Toscana con temporali e piogge forti, nel pomeriggio anche su Umbria e Lazio. Piovaschi in Sardegna.Temperature

Sostanzialmente invariate.SUD e SICILIA

Nuvoloso o parzialmente nuvoloso. In nottata peggiora in Campania con temporali e piogge che raggiungono la Puglia.Temperature

Invariate.

Domenica 6 Marzo 2016
Secondo giorno di Davide. Migliora al Nord con ultime piogge sul Triveneto. Piogge in Toscana, Umbria e Lazio e Sardegna per gran parte del giorno. Piogge al Sud, moderate in Puglia e Campania e Calabria, più asciutta la Sicilia. 
Lunedì 7 Marzo 2016
Va meglio sulle Alpi e Prealpi, piogge altrove, neve a 500m su tutti gli Appennini, in serata impulso freddo su Veneto, Venezia Giulia verso Emilia Romagna e Pesarese con bora e neve a 450m
Martedì 8 Marzo 2016
Piogge in Sardegna verso il resto del Centro e il Sud, anche in Sicilia. Più asciutto il Nord.
Mercoledì 9 Marzo 2016
Ultime piogge su Sicilia e Calabria. Tutto sole altrove.

Il Marchisio proibito. MASSIMO GRAMELLINI*

0
La fede calcistica a tinta unita mi mette al riparo dal sospetto di solidarietà acritica verso uno juventino di ferro come Marchisio. Però vi domando: ha senso montare una polemica irta di dita puntate e sopraccigli arquati contro un calciatore che si è limitato a esprimere in un tweet la sua contrarietà al commento di un telecronista? L’altra sera, durante Inter-Juventus di Coppa Italia, Marchisio non era in campo, ma davanti alla tv, un po’ agitato come tutti i tifosi juventini per la piega imprevista che stavano prendendo gli eventi, con i nerazzurri in piena remuntada. E quando il telecronista Rai, il bravo Gianni Cerqueti, ha considerato falloso l’intervento di un giocatore della Juve, Marchisio gli ha affibbiato via Twitter del «non vedente». Politicamente corretto perfino nella scelta dell’epiteto. Ma nemmeno questo è bastato ad evitargli una tempesta di richiami all’ordine e al senso di responsabilità.

Va bene bonificare il calcio dalla violenza e dalle provocazioni gratuite, ma se ci mettiamo a censurare anche le manifestazioni di disappunto, se dare del «non vedente» a un telecronista diventa una forma di lesa maestà, allora non lamentiamoci quando gli sportivi inanellano davanti ai microfoni una sequela irritante di frasi fatte e luoghi comuni. L’impressione è che gli abitanti del pianeta social – a cominciare, sia chiaro, dal sottoscritto – abbiano la pelle eccessivamente sottile. La comunicazione si sta trasformando in un rito di indignazione a ciclo continuo che finisce per mettere sullo stesso piano le cose serie e quelle che si potrebbero tranquillamente liquidare con un «embè?».

*lastampa

Licenza Creative Commons
Alcuni diritti riservati.

Libia: uccisi due italiani dei quattro rapiti. È ancora giallo sui sequestratori. PAOLO GALLORI*

0

Vittime Fausto Piano e Salvatore Failla, dipendenti dell’impresa Bonatti, rapiti nel luglio 2015. Vivi i colleghi Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, ma non si sa nelle mani di chi. Il cordoglio della presidente della Camera. Stucchi (Copasir): “Non sono presenti militari italiani in Libia, ma il governo può decidere di mandarli”

ROMA – Sono ore di angosciosa attesa, di riscontri e, inevitabilmente, anche di polemiche e strumentalizzazioni, quelle che si inseguono a proposito di uno scontro a fuoco a Sabrata, nell’ovest della Libia, in cui, spiega una nota della Farnesina, sono rimasti uccisi due italiani, i tecnici Fausto Piano e Salvatore Failla, dipendenti della società di costruzioni Bonatti, rapiti nel luglio 2015assieme ad altri due colleghi, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, ritenuti vivi e ancora nelle mani dei sequestratori.

Non sono ancora chiare le dinamiche di quanto accaduto, né se i sequestratori fossero dell’Is. Secondo indiscrezioni, i due ostaggi al momento del conflitto a fuoco stavano per essere trasferiti lontano da Sabrata. Al momento, chiarisce il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, “non sono presenti militari Italiani in Libia. Il governo può decidere di inviarli, ma prima sarebbe tenuto a informare il Copasir”.

I dubbi. Prima dello scontro a fuoco, si sapeva che i quattro fossero stati rapiti da bande criminali locali e che fossero tenuti prigionieri tutti insieme. La sparatoria apre un nuovo scenario e solleva almeno due dubbi. Le milizie libiche hanno avuto un conflitto con armati dell’Is? Per saperlo, bisognerà attendere l’identificazione delle altre vittime. In quali mani sono gli altri due italiani?

Due vittime. Le poche certezze di questa vicenda arrivano da quanto riferito da Stucchi dopo l’audizione al Copasir di Marco Minniti, sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti convocato d’urgenza dal Comitato per la sicurezza. “I corpi dei due italiani uccisi in Libia ci auguriamo che siano presto in Italia. Pensiamo che possa accadere in tempo breve”, ha detto Stucchi.

Gli altri due italiani vivi, ma prigionieri. Sono vivi Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, gli altri due italiani rapiti in Libia. È quanto ha riferito Minniti al Copasir. “È una situazione molto delicata – ha aggiunto – dobbiamo rispettare un rigoroso silenzio: ci sono altre due persone oggetto di sequestro, vogliamo poterle riportare a casa senza altri episodi drammatici”. “La priorità è salvarli”.

Il cordoglio di Boldrini. “Esprimo il grande dolore mio e dell’intera Camera dei deputati”, ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini. “Molto deve ancora essere chiarito – ha aggiunto – riguardo alle cause che hanno portato a questa tragedia, che nei prossimi giorni sarà anche all’esame del Parlamento. Ma intanto c’è lo strazio di due famiglie che per mesi hanno vissuto nell’angoscia e che oggi hanno perduto la speranza”.

I dubbi sul ruolo dell’Is. “Bisogna dimostrare che i sequestratori” degli italiani uccisi in Libia “fossero appartenenti all’Is”, ha detto ancora Stucchi. Il riconoscimento è stato effettuato direttamente sul posto e da funzionari già presenti a Sabrata.

Failla, a Carlentini dolore e preoccupazione

L’angoscia delle famiglie. Il legale di famiglia, avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, ha sentito a Carlentini, in provincia di Siracusa, la moglie di Salvatore Failla, padre di due figlie: “È disperata e chiede che il suo dolore sia rispettato”. Sta vivendo queste ore con infinita angoscia. È spaventoso. Se ci sono responsabilità, a qualsiasi livello, mi auguro che vengano al più presto individuate”. Nel pomeriggio, la signora e le due ragazze hanno lasciato la loro casa, a Carlentini sono rimasti i genitori di Salvatore e gli altri parenti. Questa sera nella chiesa di Santa Tecla, parrocchia frequentata dalla famiglia Failla, momento di preghiera col parroco Luca Gallina. Il sindaco Pippo Basso: “Failla è molto conosciuto come un grande lavoratore, amante della famiglia. Siamo pronti a fornire ogni forma di solidarietà e di assistenza ai familiari del nostro concittadino”.

Le polemiche politiche. Mentre alla Camera richieste bipartisan si susseguono perché il governo, nelle persone dei ministri degli Esteri Paolo Gentiloni e della Difesa Roberta Pinotti, riferisca sugli ultimi drammatici sviluppi. Gentiloni, fa sapere il vicepresidente della Camera Simone Baldelli, riferirà in Aula sulla Libia il 9 marzo alle ore 16. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sta seguendo con “molta attenzione” il caso.

La procura indaga. Intanto, la Procura di Roma apre un’inchiesta sulla morte di Piano e Failla. I magistrati attendono notizie e materiale investigativo dalla Libia.

Libia: uccisi due italiani dei quattro rapiti. È ancora giallo sui sequestratori

Fausto Piano

Libia: uccisi due italiani dei quattro rapiti. È ancora giallo sui sequestratori

Salvatore Failla

*larepubblica

Soccorso migranti con Motovedetta CP322 del 2/3 feb ’16

Video delle operazioni di salvataggio condotte la scorsa notte nel Mare Egeo dalla Motovedetta CP 322 della Guardia Costiera italiana, che ha soccorso 12 migranti, tra cui una donna incinta, a bordo di un gommone.

Sarri non lo dirà mai, ma a Castel Volturno sono in tanti a fare le proiezioni scudetto

0

La Gazzetta dello Sport si sofferma sul calendario di Napoli e Juventus: 

“Già, il calendario: tutti guardano alle prossime sfide di Juventus e Napoli, compresi Allegri e Sarri. Del resto, domani si gioca Roma-Fiorentina e allora più che voltarsi indietro meglio scrutare l’orizzonte. Il tecnico bianconero si è espresso: per lui lo scudetto è a quota 86. L’allenatore del Napoli non direbbe nemmeno sotto tortura di essersi messo a fare i calcoli, ma a Castel Volturno sono in tanti a fare le «proiezioni» come esperti sondaggisti elettorali. Gli azzurri sono chiamati a fare bottino pieno al San Paolo (sei le gare casalinghe fino a fine stagione, la prima con il Chievo e l’ultima col Frosinone il 15 maggio) per poi concedersi almeno tre blitz in trasferta (Palermo, Udinese e Torino sembrano alla portata). La sfida con la Roma, in programma il 24 aprile, potrebbe essere decisiva per entrambe mentre l’appuntamento a San Siro con l’Inter, una settimana prima, è di quelli da non sottovalutare”.

Ciro Novellino

ISCHIA, UNA DOPPIETTA DI GOMES DECIDE IL TEST CONTRO IL CHIAIANO

0

Il test infrasettimanale al campo “La Paratina” contro il Chiaiano , formazione che milita nel campionato di seconda categoria (stesso girone del Casamicciola Mondo Sport altra squadra isolana) si è si concluso sul risultato di 2-0 per l’Ischia Isolaverde.

Per Mister Di Costanzo si è trattato di un test dove ha provato diverse soluzioni tattiche in vista della trasferta di sabato sera al “Pinto” contro la Casertana. Un’Ischia che deve ritrovare la giusta quadratura sia a livello difensivo che sul fronte offensivo. I gialloblu sono quattro partite che non riescono a trovare la via del gol. Sabato contro i falchetti non sarà di certo una partita facile,contro un avversario che dopo la vittoria in quel di Catania vorrà riconfermarsi davanti al proprio pubblico. Mister Di Costanzo nel test di ieri,non ha potuto contare su diversi giocatori: Iuliano e Kanoute fermi per un attacco influenzale, con quest’ultimo che non si allena con i propri compagni da oltre una settimana. Assente anche il centrocampista Spezzani che ha svolto un programma di lavoro a parte,per lui le probabilità di vederlo in campo sabato sono davvero poche. Il tecnico dei gialloblu è stato costretto ad aggregare giocatori della formazione della berretti per avere una rosa sufficiente ad affrontare il test. Erano presenti:Di Bello,Passariello,Pistola,Romano,Vincenzi e Vorzillo. Gomes realizza una doppietta.

Nel primo tempo, l’Ischia sciupa tante occasioni: dopo due minuti, Manna colpisce la traversa, Bruno da buona posizione manda sull’esterno della rete poi il portiere locale è bravo a salvare su Blasi e Gomes. Dopo alcune buone trame dei padroni di casa, Gomes si scatena tra il 38’ e il 40’ con due reti di testa. Nella ripresa, le formazioni vengono stravolte, i gialloblù sfiorano in più circostanze la terza marcatura con Moreira e De Clemente. Tra le file della compagine del Chiaiano era presente anche l’ex Juniores gialloblù Aloi.

CHIAIANO: Alessio, Molaro, Esposito, Cofano G., Miggiani, Cofano R., De Maio, Bocchetti, Canfora, Melillo, Amato. Sono entrati: Marsili, Angiolino, Di Vaio, Onorato Carlo, Onorato Carmine, Aloi, Silvestro, Calore. All. Pinzolo.

ISCHIA ISOLAVERDE (PRIMO TEMPO):Modesti ,Bruno, Blasi, Filosa, Armeno, Moracci, Acampora, Gomes, Di Vicino,Manna, Pepe.All. Di Costanzo.

ISCHIA ISOLAVERDE (SECONDO TEMPO): Di Donato, Passariello, Porcino (Pistola), Blasi (Moreira B.), Guarino, Savi, Palma, Di Bello, Romano (Vincenzi), Florio (Vorzillo),

Armeno (De Clemente). All. Di Costanzo.

Simone Vicidomini

Greenpeace: “Contaminato il mare vicino alle trivelle”. ANTONIO CIANCIULLO*

0

L’organizzazione ambientalista ha reso noti i dati sul monitoraggio effettuato da Ispra per conto di Eni. Trovati metalli pesanti e idrocarburi con valori che superano gli standard di qualità ambientale e i limiti fissati dalle norme comunitarie. “Ci sono anche sostanze cancerogene”. Nato il comitato per il sì al referendum del 17 aprile.

OMA – Contaminati più di due campioni su tre: il mare italiano accanto alle piattaforme estrattive porta l’impronta del petrolio. Due terzi (il 76% nel 2012, il 73,5% nel 2013, il 79% nel 2014) delle piattaforme presenta sedimenti con un inquinamento oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. I parametri sono oltre i limiti per almeno due sostanze nel 67% degli impianti nei campioni analizzati nel 2012, nel 71% degli impianti nel 2013 e nel 67% nel 2014.

I dati vengono da una fonte ufficiale, il ministero dell’Ambiente, e si riferiscono a monitoraggi effettuati da Ispra, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza del ministero dell’Ambiente, su committenza di Eni, proprietaria delle piattaforme oggetto di indagine. Finora però non erano stati resi pubblici.Greenpeace lo scorso luglio aveva chiesto al ministero dell’Ambiente, tramite istanza pubblica di accesso agli atti, di prendere visione dei dati relativi ai monitoraggi ambientali effettuati in prossimità delle piattaforme offshore presenti nei mari italiani.

Delle oltre 130 piattaforme operanti in Italia sono stati consegnati all’associazione ambientalista solo i dati relativi alle piattaforme attive in Adriatico che scaricano direttamente in mare, o iniettano in profondità le acque di produzione. Si tratta di 34 impianti. Per gli altri 100 non sono state fornite informazioni. “La mancanza di dati per queste piattaforme può essere dovuta all’assenza di ogni tipo di controllo da parte delle autorità competenti o al fatto che il ministero ha deciso di non consegnare a Greenpeace tutta la documentazione in suo possesso”, si legge nel rapporto Trivelle fuorilegge. Uno studio sull’inquinamento provocato dalle attività estrattive in Adriatico reso noto oggi da Greenpeace.

Ma quali sostanze sono state trovate attorno alle piattaforme? Tra quelle che superano con maggiore frequenza i valori definiti dagli standard di qualità ambientale troviamo metalli pesanti (cromo, nichel, piombo e talvolta anche mercurio, cadmio e arsenico), idrocarburi (fluorantene, benzofluorantene, enzofluorantene, enzoapirene) e idrocarburi policiclici aromatici. “Alcune di queste sostanze sono cancerogene e in grado di risalire la catena alimentare raggiungendo così l’uomo e causando seri danni al nostro organismo”, afferma il rapporto.

Dalle analisi effettuate nei tessuti dei mitili prelevati vicino alle piattaforme risulta che l’86% dei campioni analizzati nel corso del triennio 2012-2014 supera il limite di concentrazione di mercurio identificato dagli standard di qualità ambientale. Inoltre l’82% dei campioni di mitili presenta valori di cadmio più alti rispetto a quelli presenti nella letteratura scientifica. Segnali preoccupanti perché il “cadmio è un metallo altamente tossico che può generare disfunzioni ai reni e all’apparato scheletrico; è stato inoltre inserito tra le sostanze il cui effetto cancerogeno sull’uomo è noto e dimostrato scientificamente”, aggiunge lo studio.

“È impensabile che, a fronte di una situazione critica come quella evidenziata da questo rapporto, il ministero dell’Ambiente continui a concedere a chi inquina di sversare impunemente nel nostro mare”, conclude Greenpeace. “Le piattaforme, evidentemente, sono pericolose a prescindere dai grandi disastri che attirano l’attenzione dei media e ciò dovrebbe farci riflettere rispetto alle ipotesi di proliferazione delle trivelle caldeggiate dal governo italiano”. E’ il tema su cui si dovranno pronunciare gli italiani nel referendum che il governo ha deciso di non abbinare alle prossime elezioni amministrative di giugno. Si voterà il 17 aprile ed è appena stato costituito il comitato formato dalle associazioni ambientaliste e dai comitati No triv che ha come logo “Vota sì, ferma le trivelle”.

*larepubblica

Dai salotti buoni alla Silicon Valley.

0

La scommessa della nuova generazione. Ai De Benedetti il 43% del gruppo, Exor avrà il 5%. E Fca esce da Rcs.

TORINO – Tre storiche famiglie di imprenditori, una nuova generazione e il nuovo numero uno dell’editoria quotidiana in Italia. Dietro le grandi cifre dell’accordo che per la primavera del prossimo anno dovrà portare alla fusione fra gruppo L’Espresso ed Itedi sono questi i numeri che contano.

La volontà dei De Benedetti, degli Agnelli e dei Perrone di scommettere sull’editoria si concretizza infatti in un’operazione tutta nuova.

Un’operazione dove la Cir accetta di perdere la maggioranza assoluta del nuovo gruppo da oltre 750 milioni di ricavi, passando dall’attuale 53% al 43% circa, mentre i due principali azionisti che oggi controllano Itedi avranno alla fine una partecipazione del 5% a testa. Tutto in nome di quello che il presidente di Cir Rodolfo De Benedetti definisce «un gruppo più grande, più forte, con una redditività significativa e sempre più autorevole dal punto di vista della governance, dei contenuti e delle testate di proprietà», ossia La Repubblica e i quotidiani locali di Finegil, che oggi fanno capo al gruppo L’Espresso, e La Stampa e Il Secolo XIX della Itedi. Il salto generazionale tocca soprattutto i rapporti tra De Benedetti (55 anni), che assieme ai fratelli ha avuto tre anni fa la proprietà del gruppo dal padre Carlo, e il presidente di Fca ed Exor John Elkann (40 il mese prossimo). Sono loro due ad aver dato il calcio d’avvio ai negoziati e sono loro due che suggelleranno l’intesa nei prossimi mesi con un accordo sulle rispettive partecipazioni, stringendo un’alleanza che solo qualche anno fa sarebbe parsa difficile. Il tutto sotto la guida operativa che resterà in mano all’amministratore delegato del gruppo L’Espresso e della stessa Cir Monica Mondardini, che in questi anni si è guadagnata anche la fama di formidabile risanatrice di conti.

La necessità di creare un campione che sia perlomeno nazionale è chiara a tutti i protagonisti dell’accordo. Alla base un ragionamento in fondo semplice: se oggi da Cupertino o da Mountain View, Apple o Google vanno in cerca di un partner editoriale per un qualsiasi accordo, si concentrano esclusivamente sul primo operatore nazionale in ogni Paese. Le economie di scala, dunque, non si vedranno solo in quel conseguimento di sinergie che è uno degli obiettivi di ogni fusione, ma anche nel fatto che il nuovo gruppo potrà muoversi con una taglia adeguata in un mondo di giganti come è oggi quello della comunicazione tradizionale e soprattutto digitale. Non a caso i modelli a cui guarda la nuova holding, con le testate che manterranno la loro autonomia sotto il cappello comune, sono quelli della tedesca Axel Springer o dell’angloaustraliana News Corp. A dare la dimensione di leadership anche europea del nuovo gruppo nei quotidiani di qualità sono ancora una volta i numeri: l’aggregato di Repubblica, Stampa e Secolo XIX, ognuna delle quali manterrà la sua autonomia, supera le 560 mila copie quotidiane vendute, contro ad esempio le 495 mila del britannico Daily Telegraph, la stessa cifra della tedesca Süddeutsche Zeitung, o le 360 mila copie di El País. E lo stesso vale sulla nuova frontiera dell’informazione, quella di Internet, con i 2,5 milioni di utenti unici il giorno che surclassano qualsiasi altro concorrente.

Ma la giornata di ieri scuote il mondo dell’editoria anche per un’altra ragione. In parallelo al progetto con il Gruppo L’Espresso, Fca lascia infatti la Rcs Mediagroup, nella quale la Fiat di Giovanni Agnelli era entrata prima negli Anni 70 e poi negli Anni 80 e dove la stessa Fca aveva raddoppiato la posta, salendo fino al 20%, nell’estate del 2013 per poi arrivare infine all’attuale 16,7%. L’investimento in Rcs non ha dato i frutti sperati, anche per un azionariato composito e spesso occupato a esercitare il proprio potere di interdizione sopra ogni altra cosa. Così Fca esce senza rimpianti – se non una minusvalenza che si rifletterà pro quota anche su Exor – ed Elkann abbandona il più classico dei salotti buoni del capitalismo italiano per lanciarsi in un viaggio ben più avventuroso, con nuovi compagni di strada. Un viaggio anche verso i territori del digitale.

La futura fusione Itedi-Espresso scatenerà reazioni? Sono in molti a scommetterlo. Sotto la lente è proprio Rcs. Non solo Fca uscirà, ma Exor – alla quale spetterà come socio di Fca circa un terzo della partecipazione nella casa editrice – ha già fatto sapere che la cederà «in linea con le prassi di mercato per operazioni similari». Significa che non ci sarà presumibilmente nessun accordo per la cessione del pacchetto a un altro grande socio e che le azioni verranno cedute sul mercato nella maniera più indolore possibile per le quotazioni di Rcs. Con Fca in partenza, grandi soci finanziari come Mediobanca e Intesa-Sanpaolo anch’essi in cerca di una via d’uscita e un debito che si avvicina a quota mezzo miliardo, le prospettive sono l’emergere di un azionista forte o magari un’ulteriore fusione che smuoverebbe ancora dalle fondamenta – dopo decenni – il panorama editoriale italiano.

* FRANCESCO MANACORDA / lastampa

Licenza Creative Commons 
Alcuni diritti riservati