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Juve Stabia 3 – Akragas 1: La cronaca del match

Juve Stabia – Akragas 3 – 1

La Juve Stabia cerca riscatto in casa dopo la rocambolesca sconfitta di Cosenza.

Zavettieri si affida al suo collaudato undici titolare; dall’altra parte c’è l’Akragas dell’ex tecnico stabiese Rigoli, che ha rivitalizzato i siciliani. Con lui in panchina, sei vittorie consecutivi per la squadra siciliana.

Juve Stabia (4-4-2): Polito, Cancellotti, Contessa, Obodo, Polak, Carillo, Lisi, Maiorano, Del Sante, Nicastro, Diop. A disposizione di Zavettieri: Russo, Navratil, Atanasov, Romeo, Liotti, Carrotta, Favasuli, Grifoni, Gatto, Gomez, Mascolo.

Akragas (4-3-3): Maurantonio, Salandria, Grea, Vicente, Muscat, Marino, Candiano, Zibert, Di Piazza, Madonia, Di Grazia. A disposizione di Rigoli: Lo Monaco, Cappello, Mauri, Aloi, Greco, Leonetti, Crisaldi.

Ammoniti: Vicente (A), Muscat (A), Di Grazia (A), Polak (JS)

Spettatori: 608

Primo Tempo

Minuto 3: Grande occasione per gli ospiti. Di Grazia, liberato da un colpo di tacco in area, calcia di destro ma Polito blocca a terra.

Minuto 6: Ancora Akragas pericoloso con Di Piazza, il cui tiro è deviato in corner.

Sugli sviluppi del calcio d’angolo colpo di testa di Marino che va sull’esterno della rete.

Minuto 13: GOL AKRAGAS. Incredibile svarione difensivo di Carillo che si fa soffiare palla da Di Piazza. Per l’attaccante è poi un gioco da ragazzi beffare Polito in uscita.

Minuto 15: Ospiti vicinissimi al raddoppio. Parata di Polito e probabile fallo di rigore di Polak su Zibert non sanzionato dall’arbitro.

Minuto 18: Risposta delle Vespe con Obodo, il cui piatto a botta sicura in area viene murato dalla difesa siciliana.

Minuto 26: Destro a giro di Lisi troppo largo per impensierire Maurantonio.

Minuto 30: Cross dalla sinistra di Contessa ma il colpo di testa di Nicastro è impreciso.

Minuto 44: GOOOOOL JUVE STABIA!!!! Gol del thè caldo di Lisi. Cross dalla destra di Cancellotti lungo per Diop ma non per Lisi, bravo ad insaccare in rete di esterno destro.

Secondo Tempo

Minuto 1: Gran conclusione di destro a volo di Diop che sfiora la traversa.

Minuto 2: GOOOOOOl JUVE STABIA 2-1! Incornata prepotente di Del Sante su cross dalla sinistra di Contessa che batte Maurantonio!

Minuto 8: Triangolazione Nicastro – Diop ma il pericoloso tiro del senegalese è deviato in calcio d’angolo.

Minuto 12: Conclusione dalla distanza di Maiorano, palla di poco alta sulla traversa.

Minuto 20: La Juve Stabia sostituisce Del Sante, autore del secondo gol, con Favasuli.

Zavettieri passa al 4-3-3

Minuto 27: Zavettieri richiama Maiorano per fare spazio a Carrotta.

Minuto 30: Azione di stampo rugbistico delle Vespe che arrivano quasi in porta; il destro di Nicastro su assist di Carrotta va fuori di pochissimo.

Minuto 36: Le Vespe sostituiscono lo stremato Diop con Gomez che subito si rende pericoloso con un destro innescato da Nicastro.

Minuto 40: 3-1 JUVE STABIAAAAAA!!!! Nicastro con un colpo di testa che tocca il palo e finisce in porta, su cross ancora di Contessa, chiude i conti!!!

Monuto 48: Termina il match.

La Juve Stabia con un secondo tempo convincente e grintoso porta a casa tre punti vitali, interrompendo la striscia di sei vittorie consecutive dell’Akragas e facendo un passo importante verso la salvezza.

Juve Stabia – Akragas 3 – 1: la cronaca gol per gol in immagini

JUVESTABIA-AKRAGAS-3-1

Raffaele Izzo

Copyright-vivicentro

Persone Scomparse- Esempi di lettura

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Seconda parte- Persone Scomparse.
Denise Pipitone – scomparsa -Ci sono due punti di consapevolezza che dalla 5 casa si rapportano all’11ma, ciò si potrebbe interpretare come un fattore specifico legato al rientro in patria, o ritorno al suo ambiente. Il messaggio astrale si sviluppa verso la decima casa e quindi si fa riferimento alla madre con Urano che dalla 9 casa potrebbe apportare novità. Sempre verso la decima casa si sollecitano le informazioni e la comunicativa, senza dimenticare che hanno particolare rilievo i progetti che andrebbero fatti, considerando le speculazioni sulla scomparsa.
Il messaggio astrale contiene indicazioni informative sull’eventuale rientro , almeno per quanto riguarda le iniziative da intraprendere e la loro razionalizzazione. Per quanto riguarda le difficoltà della scomparsa si fa affidamento sugli impegni organizzativi e sui valori di 6 casa. Tutte le questioni relative alla 6 casa vanno affrontate con particolare riservatezza, ma soprattutto con molta fermezza e decisione, tenendo presente che potrebbe essere necessario l’aiuto di qualcuno.
L’essenza del messaggio consiste nel poter superare l’ansia legata alle discussioni in merito ai nemici ed al rapporto con essi. Per quanto riguarda il potere necessario ad affrontare gli impegni ed a superare il disagio, le iniziative per l’eventuale rientro fanno coincidere l’essenza del messaggio con il suo scopo. Di conseguenza, l’attenzione va rivolta verso gli altri, in particolare verso chi guida nella valutazione delle potenzialità dei nemici.
Senza creare illusioni, nel grafico si notano diversi punti di contatto che interessano la sesta e l’ottava casa, cioè le difficoltà dei nemici e le loro risorse, su questi riferimenti vanno sviluppate le iniziative. –
Quotidianità del sottoscritto: Le energie planetarie di Denise s’inseriscono nella mia quotidianità toccando i settori dello studio e degli scritti astrologici. Esse rafforzano le mie situazioni destiniche soprattutto nel rapporto con gli altri, trasferendo elementi di affettività e di potere e svolgendo un ruolo guida.
Per quanto riguarda gli impegni, le energie suddette alimentano le mie esigenze organizzative, sollecitando idee ed analisi profonde, e mantenendo equilibrata l’emotività. Nelle questioni creative e nelle amicizie astrologiche, Denise suggerisce iniziative attente da svolgere a piccoli passi.

Sinastria tra me e Denise Pipitone
Sinastria tra me e Denise Pipitone

Tabella Sinastria relativa a Denise Pipitone
Tabella Sinastria relativa a Denise Pipitone

Emanuela Orlandi – defunta- Su questa tabella non ci sono punti di contatto diretti che interessano i pianeti personali. Per quanto concerne il messaggio astrale si tratta innanzitutto di cercare novità attraverso l’organizzazione che, tra l’altro , potrebbe influire sull’immagine di Emanuela. Le iniziative sono suggerite in merito a nemici segreti, sui quali ci potrebbero essere novità, anche perché in questo momento gli eventi destinici sembrano favorire la conoscenza dell’essenza del messaggio di Emanuela.
Un secondo fattore importante che potrebbe servire in tal senso è l’informazione , ciò perché il destino trasforma le situazioni che riguardano i nemici di Emanuela. C’è anche una consapevolezza di fondo in merito alla necessità di un confronto , o per lo meno, di sfruttare le opportunità di questo momento per contrastare i nemici di Emanuela, ciò potrebbe avvenire sul piano della segretezza e sugli aspetti organizzativi.
Quotidianità del sottoscritto: Per Emanuela, i punti di contatto sul mio grafico attivano in modo particolare il confronto con gli altri , creano, inoltre, un interesse per l’espressione delle potenzialità e rendono piacevoli gli aspetti comunicativi. Per gli impegni, intesi anche come prove astrologiche, suggeriscono la razionalizzazione del proprio potere, rafforzando il senso di equilibrio già leggibile sul mio grafico.
Sinastria con Emanuela Orlandi
Sinastria con Emanuela Orlandi
Tabella relativa ad Emanuela Orlandi

Significativo gesto della Lega Pro dopo l’aggressione ai giocatori del Foggia

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Significativo gesto della Lega Pro dopo l’aggressione ai giocatori del Foggia subita ieri a ritorno da Andria.

Questo il messaggio diffuso dalla tv ufficiale della Lega:

“La Lega Pro e i suoi club condannano ogni episodio di violenza. Manifestando piena solidarietà e vicinanza al Foggia Calcio, Gabriele Gravina, presidente della Lega Pro, ha disposto che le gare in programma oggi e domani abbiano inizio 5 minuti più tardi”.

 

Higuain gol e rinnovo con il Napoli? Intanto c’è tranquillità…

Anche Marca parla del rinnovo di contratto tra Gonzalo Higuain e il Napoli. Tra le parti c’è tranquillità per il momento. La presenza della famiglia in città ha fatto rientrare tutti i possibili allarmismi così come le parole di Nicolas, agente e fratello del Pipita. Le trattative per il prolungamento contrattuale non saranno brevi e Chelsea e Psg sono già alla finestra per sferrare l’attacco decisivo.

Reja: “Se vinciamo con la Juventus vado a Gorizia…a piedi”

Edy Reja, allenatore dell’Atalanta, ha rilasciato alcune dichiarazioni in conferenza stampa prima di Atalanta-Juventus: “Se vinciamo con la Juventus vado a Gorizia. A piedi. Un pareggio sarebbe come una vittoria. Mercoledì loro hanno perso in Coppa Italia, ma cambieranno nove undicesimi dei titolari, sarà una squadra completamente rinnovata. Del resto hanno due possibili formazioni. Poi rientrerà Marchisio, giocherà Pogba, davanti ci saranno Dybala e Mandzukic. L’argentino è un fuoriclasse, ha raggiunto la piena maturità, credo che possa avere margini di miglioramento ma è molto temibile ed efficace. In casa con il Sassuolo abbiamo fatto bene, il Carpi ha messo in difficoltà le grandi, con la Fiorentina siamo stati in partita per più di un’ora. Le prestazioni ci sono, manca la finalizzazione. Contro la Juve devi metterla dentro, lo zero a zero è poco probabile”.

Persone Scomparse- Grafici e Tabelle

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Prima Parte
Procedendo per ordine, riprendo qualche esempio SAIP , presentando i grafici di alcune persone “scomparse” – senza riportare i dati di nascita- ed interpretando il messaggio astrale in essi contenuto.
Oggi 04 marzo 2016 – ore 11.20
Premessa:
– Leggere i grafici significa anche cercare di comprendere lo scopo del messaggio astrale, per cui diventa importante osservare con attenzione le sinastrie e gli aspetti tabellari di ogni persona scomparsa. I grafici successivi, con le rispettive tabelle, evidenziano i punti di contatto con le persone scomparse, l’essenza del messaggio e lo scopo di quest’ultimo. Il grafico può riguardare il rapporto della persona scomparsa con l’astrologo, oppure con un suo parente, amico, ecc.. Il messaggio della persona scomparsa può svilupparsi su due linee : la prima è relativa alla quotidianità dell’astrologo o del parente e può avere una funzione sia protettiva, sia di supporto per le iniziative; la seconda si riferisce alla situazione attuale (ricerca della scomparsa, indagini e contatti con l’eventuale assassino , ecc), per cui il messaggio può diventare l’analisi e/o il suggerimento che si ricevono dalla persona scomparsa.
Facendo riferimento alla premessa, analizziamo , per ogni persona scomparsa, gli aspetti planetari in tabella, tenendo presente che non si tratta di dare indicazioni operative, né di favorire situazioni illusorie sui ritrovamenti, ma di presentare un messaggio, inteso come “colloquio”, o “suggerimento” della persona scomparsa.
Nota: I grafici si riferiscono al 04 marzo 2016 – ore 07.00

Sinastria con mio padre
Sinastria con mio padre
Sinastria: aspetti minori
Sinastria: aspetti minori

Mio padre –defunto- Lo scopo del messaggio, mediante la comunicativa e l’emotività , tocca gli aspetti realizzativi e la progettualità , con lo svolgimento di un ruolo guida fatto di virtuale comunicazione . L’affettività non viene esclusa da questi elementi di riferimento, anche se si avverte un contatto che spesso è razionalizzato per le problematiche realizzative.
Le sollecitazioni successive riguardano le iniziative e la necessità di organizzarsi, fino alla consapevolezza che il confronto con gli altri va alimentato dalla fantasia, ma senza illusioni , e con fermezza, soprattutto per superare i momenti difficili.
Nonostante gli impegni e le problematiche di salute il momento è favorevole per il superamento dei disagi.
Quotidianità del sottoscritto: Nel rapporto con mio padre l’aiuto mi viene offerto nell’organizzazione delle mie potenzialità ponendo attenzione agli eventi destinici che sono sostenuti nel settore comunicativo. L’impegno particolare della figura di mio padre riguarda il settore realizzativo , ma c’è da dire che una guida particolare la ricevo nel superamento delle crisi di coscienza e negli scritti astrologici. Per quanto riguarda il rapporto con gli altri ci potrebbero essere novità , grazie ad un coinvolgimento affettivo, mentre per l’astrologia c’è il sostegno per quanto concerne le iniziative.

Hamsik: “Era importante vincere e lo abbiamo dimostrato capovolgendo il risultato”

Marek Hamsik, capitano del Napoli, ha parlato al proprio sito ufficiale dopo la vittoria per 3-1 sul Chievo Verona: “Questi tre punti valgono davvero tanto, era importante vincere e lo abbiamo dimostrato capovolgendo il risultato già al termine del primo tempo. Anche dopo l’intervallo abbiamo continuato a giocare come sappiamo e abbiamo meritato la vittoria”. Ieri sera lo slovacco ha disputato una delle sue migliori partite in questa stagione mettendo a segno ben 109 passaggi su 121 tentativi e assist al bacio per i compagni: un numero superiore ai palloni giocati da Jorginho, che però resta in testa a questa classifica.

Previsioni astrologiche: riparte il Blog di Salvatore Bisconti

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Previsioni astrologiche. Riparte il mio blog su Vivicentro. L’intento resta quello di presentare gli sviluppi applicativi del mio metodo previsionale.

Trecase, 06 mar 2016 – ore 13.40 – Ringrazio la Redazione di Vivicentro ed in particolare il giornalista Mario Vollono che, nonostante la mia assenza dal settembre 2014, mi offrono l’opportunità di ripresentare i post astrologici sul blog del giornale. Con l’occasione porgo gli auguri per il nuovo sito e saluto tutti gli altri collaboratori di Vivicentro.
Dopo alcuni anni riprendo il mio blog su Vivicentro con l’intento di presentare gli sviluppi applicativi del mio metodo previsionale. Innanzitutto, c’è la novità che ci sono stati altri aggiornamenti sul software utilizzato e che esso è stato regolarmente registrato all’Ufficio Registri Software di Roma.
Una seconda novità è che ho dedicato parte del mio tempo allo studio di talismani astrologici che sono ancora in via di sperimentazione. Ho continuato,poi, con vari consulti astrologici, per telefono e su skype.
Per rendere interessante la lettura dei grafici astrologici, si potrebbero leggere i grafici astrologici di alcuni personaggi pubblici –(Politica, Cultura, Spettacolo)- , di cui si occupa la cronaca, sempre nel rispetto della privacy per i dati personali.
La mia attenzione , in questo periodo, è rivolta al SAIP (Studio Astrologico Interazione Persone) che è stato trattato in precedenti post del mio blog, nei quali si è parlato del rapporto con persone “scomparse”. L’idea è di fare un percorso astrologico osservando, attraverso i grafici, i segnali della loro “presenza”. Si tratta di descrizioni, ma anche di opportunità per fare osservazioni personali, senza nessun intralcio per l’operato di chi è impegnato in indagini giudiziarie e/o nel ritrovamento di chi è “scomparso”. Non ho intenzione di creare false speranze , illusioni, né di fornire indicazioni su tecniche di “contatto”, ma, semplicemente, intendo presentare una modalità di leggere un “messaggio astrale” che possa derivare dalla “presenza permanente” di persone “scomparse” accanto a noi.

Grafico orario comparato
Grafico orario comparato
Tabella aspetti minori
Tabella aspetti minori

Berretti, Teramo-Juve Stabia 8-2: il tabellino del match

Una sconfitta dura da digerire, un black out incredibile che ha colpito i ragazzi di mister Nicola Liguori. Una gara da dimenticare, subito, per ripartire in campionato e cercare di raggiungere la zona play off. Un risultato pesante, un 8-2 che non lascia scampo.

Queste le formazioni scese in campo:

TERAMO – Cannelli, Frezzi, Di Martino, Mantini, Nisi, Serrao, Calberano, Palestini (45′ Colella), Fratangelo (65′ Lancenese), Tini, Troiani (45′ Fabrizi). A disp. Tintori, Grimaldi, Cesarini, Insigne, Lucci, Leone. All. Cifaldi

JUVE STABIA – Borrelli, Rubino, Elefante, Servillo (45′ Melone), Ioio, Rossi, Viscusi (67′ Contieri), Mauro, Matassa, Natale, Strianese (51′ Lombardi). A disp. Riccio, Bisceglia, Sorrentino, Langella, Del Prete, Noto. All. Liguori

MARCATORI – 25′ Calberaro, 37′ Tini, 39′ Fratangelo, 40′ Elefante, 42′ Palestini, 49′ Fabrizi, 52′ Tini, 59′ Viscusi, 71′ Frezzi, 76′ Fratangelo.

CARTELLINI – Frezzi (A), Matassa (A), Strianese (A), Elefante (E), Ioio (E).

a cura di Ciro Novellino

ESCLUSIVA, VIDEO – Dall’Olanda per Mertens: il messaggio dei tifosi dell’Utrecht al San Paolo

Al San Paolo, nella serata di ieri, anche alcuni tifosi speciali per Dries Mertens. Si tratta di alcuni tifosi dell’Utrecht, sua ex squadra, giunti dall’Olanda allo stadio di Fuorigrotta per rivedere, dal vivo, il loro vecchio beniamino. Tanto di bandiera del club olandese in bella mostra, grazie al Club Napoli Sant’Antonio Abate e a Emilio D’Auria, li abbiamo avvicinati, in esclusiva, e ai nostri microfoni hanno lasciato un messaggio al talento belga del Napoli che poco ha giocato contro il Chievo Verona ma tanto ha fatto emozionare questi suoi tifosi.

CLICCA SUL PLAYER per vedere il video con il loro messaggio

Sarri ha ragione: i dati atletici dopo il Chievo sono fantastici

I dati della Lega serie A dopo Napoli-Chievo, hanno dato ragione a Sarri il quale prima del match aveva dichiarato che la sua squadra non è in crisi atletica. Sono 112.706 i chilometri percorsi dalla formazione partenopea al termine del match di ieri sera al San Paolo. Tra i giocatori che hanno percorso più chilometri troviamo: Jorginho con 12.6 km, Hamsik 11.26 e Callejon 11.07.

Operazioni di salvataggio nel Mare Egeo della Motovedetta CP 292 – VIDEO

Video delle operazioni di salvataggio condotte la scorsa notte nel Mare Egeo dalla Motovedetta CP 292 della Guardia Costiera italiana, che ha soccorso 13 migranti, di origine pachistana ed afghana, a bordo di un gommone semi affondato alla deriva nelle acque di Kos.

/ Video operazioni di salvataggio nel Mare Egeo della Motovedetta CP 292

Libia, ex ostaggi Pollicardo e Calcagno rientrati in Italia

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Pollicardo e Calcagno rientrati in Italia accolti dal ministro Gentiloni. L’aereo che ha riportato a casa i due tecnici è arrivato a Ciampino intorno alle 5. Ad accoglierli c’erano i familiari e il ministro Gentiloni. Mattarella: “Cordoglio per vittime e sollievo per i liberati”. Interrogati dal pm. Il figlio di Piano: “Lo Stato ci deve dire la verità sulla sua morte”

ROMA – L’incubo è finito per Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, e per le loro famiglie. Alle 5 di questa mattina è arrivato all’aeroporto di Ciampino l’aereo con a bordo i due italiani  liberati in Libia dopo un sequestro durato diversi mesi. Ad attenderli c’erano i loro cari e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. I due tecnici della Bonatti erano stati rapiti il 20 luglio scorso nella zona di Mellitah, a 60 chilometri da Tripoli, insieme a Salvatore Failla e Fausto Piano, uccisi in uno scontro a fuoco tra fazioni rivali. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio  ai familiari di Failla e Piano per far pervenire loro il suo profondo cordoglio per la tragica morte dei loro congiunti in Libia. Il presidente ha inoltre espresso grande sollievo per il rientro in patria dei due ostaggi “finalmente ricongiunti alle proprie famiglie”.

Pollicardo e Calcagno sono parsi provati ma in buone condizioni. Il loro rimpatrio è stato possibile soltanto al termine di una giornata di tensione e di un estenuante braccio di ferro con i libici. E alla fine, intorno alle 3:30, sono partiti dall’aeroporto di Mitiga a Tripoli, a bordo di un’aereo speciale.

I due tecnici, accompagnati da Gentiloni, stavano ancora percorrendo i pochi metri verso la palazzina di rappresentanza del 31 stormo, quando i loro familiari sono corsi ad abbracciarli. Prima Ema Orellana con i figli Gino e Jasmine e due nipoti si sono stretti piangendo e gridando di gioia a Pollicardo; subito dopo è stata la volta di Maria Concetta Arena con i figli Cristina e Gianluca e la nuora Loana nei confronti di Calcagno.

Subito dopo, finalmente sbarbati, stanchi ma felici, sono nella sala di rappresentanza. E lì sono cominciati i racconti.

Secondo la prassi, Pollicardo e Calcagno stanno incontrando il pm Sergio Colaiocco nella caserma del Ros di Colle Salario. Molti ancora i punti oscuri di tutta la vicenda, a partire dall’identità dei rapitori, dalle modalità della liberazione, fino alla morte dei loro colleghi Failla e Piano. Non è ancora chiaro quando rientreranno in Italia le loro salme, al momento ancora in Libia, presumibilmente a Sabrata.

Giovinco: “Scudetto? Il Napoli gioca meglio della Juventus…”

Sull’edizione di oggi della Gazzetta dello Sport, troviamo un’intervista all’ex giocatore della Juventus Sebastian Giovinco. Tra gli argomenti trattati c’è anche la lotta Scudetto: “Se sono stupito dal recupero della Juventus? Per niente: l’avevo previsto già tempo fa. Conoscendo la forza della Juve, sapevo che si trattava solo di una falsa partenza, che sarebbe tornata su. Nessun dubbio che Napoli e Fiorentina sono quelle che giocano meglio. Nel calcio però conta soprattutto vincere e la Juve ha qualcosa in più rispetto alle altre”.

E’ l’anno del terzo scudetto del Napoli, Higuain veste i panni di Diego

La Gazzetta dello Sport scrive sulla vittoria del Napoli contro il Chievo: “Di nuovo in testa, almeno per una notte. Il Napoli fa ciò che deve fare una preda, mettere pressione alla preda: lepre o zebra che sia. Alla fine il San Paolo canta i suoi cori, tutti basati su un concetto: è l’anno del terzo scudetto. Con Higuain nei panni di Maradona e una squadra che gioca per lui e per il gol, si può reggere fino alla fine. Riguardatevi l’azione del 3-1, con passaggi rasoterra rapidi, precisi, verticali. A guadagnare campo e smarcare compagni fino alle percussione vincente di Callejon. Eletrizzante. Schema ed esecuzione da grande squadra anche in occasione del 2-1. Il Napoli si è imposto in rimonta, Ma con veemenza figlia di altissima convinzione nei mezzi”.

Sarri voleva mangiarsi Chiriches dopo l’erroraccio iniziale

La Gazzetta dello Sport scrive: “Chiriches, titolare al posto di Albiol (squalificato e per la prima volta assente in campionato) ha cominciato la sua serata con uno di quegli errori dai quali fai fatica a riprenderti. Ha praticamente lanciato Rigoni verso Reina con un dribbling avventato, roba che Sarri voleva mangiarselo. Il tecnico azzurro aveva lavorato tutta la settimana sulla fase difensiva e in particolare sui movimenti della coppia, inedita in Serie A, formata appunto da Chiriches e Koulibaly. Nemmeno due minuti e tutti i piani sembravano essere saltati”. Poi la reazione da grande squadra. E’ successo ciò che avviene in tutti i gruppi vincenti, la squadra ha sostenuto Chiriches nei minuti successivi. L’ex Tottenham ha trascinato i suoi compagni verso la rimonta, quando stentavano a trovare la strada del vantaggio.

Perché serve una dottrina sulla sicurezza MOLINARI *

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Dottrina sulla sicurezza

Il dramma attraversato dai quattro tecnici di «Bonatti» evidenzia la dissoluzione della Libia, suggerisce l’entità dei pericoli che ne conseguono per l’Italia e impone la necessità di una nuova dottrina sulla sicurezza nazionale.

L’uccisione di Fausto Piano e Salvatore Failla, così come l’odissea di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, nasce dalla decomposizione della Libia. Lo Stato post-coloniale, creato nel 1951 e dominato per oltre 40 anni da Muammar Gheddafi non esiste più. Non ha governo, Parlamento, forze di sicurezza né controllo sui confini. Nelle tre regioni che ne erano parte – Tripolitania, Cirenaica e Fezzan – a prevalere è la polverizzazione dell’autorità del territorio da parte di una miriade di milizie armate che si contendono centri urbani, poteri locali, basi militari, vie di comunicazione, risorse naturali e traffici illegali. Gli esecutivi rivali di Tripoli e Tobruk sono segnati da lacerazioni intestine, firmano accordi destinati a cadere e devono fare i conti, da Sabratha a Misurata, con una sorta di città-stato gestite in proprio da leader corrotti, più o meno sanguinari. Ciò spiega la difficoltà della diplomazia internazionale – a cominciare da Stati Uniti e Italia – nel tentare di favorire la creazione di un governo di unità nazionale.

E l’intenzione dell’inviato Onu Martin Kobler di dialogare con le tribù, unica forma di rappresentanza alternativa alle milizie fra le quali spicca lo Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi padrone di almeno 200 km di costa attorno a Sirte. A descrivere la precarietà dell’opzione diplomatica è lo scenario a cui si sta lavorando: l’insediamento a Tripoli di un governo di unità incompatibile con quello locale islamico, con la città divisa di conseguenza in aree rivali colme di armi. Ovvero, una sorta di Berlino 1945 in versione maghrebina.

Tutto ciò pone tre tipi di minacce agli interessi nazionali italiani. Primo: la possibilità che gruppi terroristi, come Isis e Al Qaeda, estendano le enclave già occupate e le usino come piattaforma per lanciare attacchi contro il nostro territorio, e l’Europa, come anche azioni di pirateria contro il traffico marittimo nel Mediterraneo. Secondo: il sabotaggio di fonti di energia di importanza strategica per il fabbisogno nazionale, dall’impianto di Mellitah da dove parte il «South Stream» che arriva in Sicilia fino a raffinerie e pozzi off shore. Terzo: la cattura di cittadini o proprietà italiane al fine di ottenere riscatti politici o economici per consolidare il potere di clan e milizie locali.

Poiché si tratta di minacce contro la sicurezza collettiva, l’Italia è chiamata a difendersi. Ma la dottrina militare deve adattarsi a tale scenario. Dalla fine della Seconda guerra mondiale la sicurezza italiana ha avuto come pilastri l’adesione alla Nato e all’Unione Europea ma entrambe tali organizzazioni multilaterali sono state create per fronteggiare pericoli provenienti da Stati con confini, eserciti e governi. La campagna in Afghanistan contro i taleban ed Al Qaeda ha già evidenziato le difficoltà tattiche nella sfida a gruppi terroristi ed ora in Libia, dove i nemici sono ancor più disarticolati, tali problemi tattici aumentano. Perché abbiamo a che fare con una galassia di jihadisti, milizie, clan e trafficanti di ogni tipo.

Da qui la necessità per l’Italia di procedere in una duplice direzione. Da un lato spingere la Nato ad operare con maggiore agilità contro i nuovi pericoli e l’Ue a dotarsi di unità di intervento rapido capaci di entrare in azione con breve preavviso. Dall’altro stabilire dei principi per operare direttamente e in fretta, se necessario. Sono tali principi che dovranno formare il nucleo di una nuova dottrina di sicurezza. Le scelte compiute dai nostri maggiori alleati – Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia – suggeriscono una possibile strada da seguire: l’uso della forza viene deciso per eliminare minacce dirette ed immediate alla collettività così come per portare in salvo cittadini in pericolo di vita. Lo strumento per eseguire tali missioni sono le truppe speciali impegnate in operazioni guidate dall’intelligence: come altri Paesi Nato già fanno e come anche l’Italia può adesso fare dopo l’approvazione delle relative norme dal Parlamento, con i conseguenti decreti di attivazione da parte della presidenza del Consiglio. Ma avere lo strumento non basta: per adoperarlo con efficacia, e nel lungo termine, deve essere accompagnato da una dottrina di sicurezza.

Il direttore Molinari: “Perché serve una dottrina sulla sicurezza”

* lastampa

Lula attacca, nel caos il Brasile nella morsa della crisi. DANIELE MASTROGIACOMO *

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Lula attacca, nel caos il Brasile nella morsa della crisi. DANIELE MASTROGIACOMO *

Cordone di polizia intorno alla sede del Partito dei Lavoratori mentre si susseguono le manifestazioni. Accuse di corruzione per il carismatico ex-presidente e controaccuse di tentativo di golpe. E lui dice: “Ho 70 anni ma me ne sento 30 nella mente e 20 nel fisico”

SAN PAOLO – Come un leone ferito e umiliato, Luiz Iniacio Lula da Silva tira fuori gli artigli e reagisce sfoderando l’enfasi dei vecchi tempi. La battaglia di venerdì pomeriggio, davanti alla sede del Partito dei lavoratori, non si è ancora spenta. Chiusi da un cordone di poliziotti sul marciapiede di fronte sostano 250 militanti e sostenitori. Indossano le camicie rosse che hanno usato in decine di manifestazioni. Sventolano le bandiere del partito che garriscono alle folate del vento caldo di fine estate. Qualcuno ha affisso sulla porta principale uno striscione: “Lula è il più onesto in questo paese”.

C’è aria di mobilitazione. L’incursione della polizia nella casa dell’ex presidente socialista è vista come l’ultimo segnale di un’offensiva che dura da almeno due anni. Molti si sentono in dovere di vigilare, quasi fossimo davanti ad un tentativo di golpe. In realtà, la maggioranza dei brasiliani, almeno qui a San Paolo, guarda con distacco a una vicenda su cui pochi sembrano avere dubbi. La corruzione, nel sistema Petrobras, ha inferto il colpo decisivo ad un’economia in affanno. I dati fanno paura. Le conseguenze si sentono nella vita di tutti i giorni. Prezzi più cari, pochi acquisti, licenziamenti, crescita bloccata. Le scritte dei banner che scorrono sui cartelloni luminosi delle strade, nei centri commerciali, persino negli schermi dentro gli ascensori, mischiano annunci pubblicitari al calo (3,8 per cento) del Pil, al crollo (6,2) della produzione industriale, al tonfo (1,8) del settore agricolo. Dati che non si registravano dal 2005. Le case automobilistiche annunciano il taglio di altri 500 mila posti di lavoro. L’inflazione torna a mordere, come i tassi di interesse che restano elevati.

Lula segue con ansia la grande crisi provocata dal crollo del prezzo delle materie prime. Ma vede all’orizzonte le elezioni del 2018. E’ tentato di candidarsi. Anzi: approfitta di un incontro con i sindacati dei bancari per annunciare ufficialmente la sua discesa in campo. Per la prima volta dopo tanto tempo parla a braccio. Lascia i fogli degli appunti su una sedia, afferra il microfono e si lancia nella sua arringa. Per 28 minuti torna il Lula dei vecchi tempi. Quelli che lo portarono al vertice del Partito dei lavoratori, che facevano accorrere milioni di simpatizzanti ai comizi, che gli hanno aperto la strada verso la presidenza. Che lo hanno eletto e poi sostenuto negli anni (2003-2010) in cui ha guidato il Brasile verso uno sviluppo sorprendente. Con la crescita costante dell’8 per cento, l’ingresso nei Brics: un faro di una nuova via possibile, alternativa al liberalismo imperante e al chavismo populista.

L’ex presidente attacca, non si difende. Punta il dito sulla polizia e sulla magistratura. Non accenna mai all’opposizione, quel centrodestra che neanche considera. E’ furioso. La voce trema quando ricorda quello che è successo. “Sono stato umiliato”, dice. Lo ripeterà più volte. Non replica alle accuse che gli vengono mosse. Usa tutto il carisma che ancora possiede. Ricorda la sua difficile infanzia, i lavori umili, la fuga dalla favela in cui era cresciuto. Si sofferma sul primo lavoro in fabbrica, sulla suo impegno da sindacalista. “Abbiamo lottato”, urla ancora con rabbia, “fondato un partito, raccolto milioni di consensi, contribuito alla democrazia, vinto le elezioni, eletto un presidente”. Poi, con orgoglio, agita il pugno e si esalta: “Sono stato il migliore a governare questo paese”. Il viso è rosso, gocce di sudore gli bagnano la barba. I bancari lo sorreggono con un lungo applauso. Lui alza la mano, ringrazia, vuole proseguire. “Ora”, dice con voce squillante, “la gente umile può camminare a testa alta e può permettersi di mangiare una fetta di manzo”. Ma le accuse lo rincorrono. Pesano quei sospetti sui beni che i magistrati considerano conseguenze di tangenti. La casa a Guaruja, un trilocale che il vecchio leader ha acquistato ad un prezzo di favore. Fa parte di un elenco che scorre implacabile sugli stessi banner di siti web e tv. La barca comprata da sua moglie (“pagata pochissimo”, ripete), la fattoria di campagna (“E’ di un amico e spesso mi invita”). Il contributo di 200 mila dollari all’Istituto Lula. “Ci ha consentito di fare una conferenza e di spiegare a milioni di persone che l’energia era un bene di tutti”, precisa. Queste cose, aggiunge, le ho dette più volte alla magistratura. Avrei potuto ripeterle anche questa volta. Invece, “hanno messo in piedi un vero spettacolo pirotecnico”. Lula non ha dubbi: “Una parte della magistratura sta lavorando con alcuni settori della stampa. L’obiettivo è chiaro: evitare che mi candidi come presidente nel 2018. Non so se lo farò. Ma quello che sta accadendo mi spinge a farlo. A partecipare di nuovo alla vita di questo paese. Da adesso tornerò per le strade, per le piazze, tra la gente. Come facevo un tempo. Ho camminato da San Paolo e San Giovanni d’Acri e ho raccolto milioni di sostenitori. Sono pronto a rifarlo. Ho 70 anni. Ma me ne sento 30 nella mente e 20 nel fisico. E anche questa volta correrò per vincere. Per tornare ad essere il presidente Lula”.

 * Lula attacca, nel caos il Brasile nella morsa della crisi. DANIELE MASTROGIACOMO / larepubblica

 

VIDEO ViViCentro – Ghoulam, Chievo Verona: “Voglio crescere sempre di più.”

Ghoulam, Chievo Verona. Alla stadio San Paolo, il migliore in campo del match contro il Chievo Verona, è stato Faouzi Ghoulam che è intervenuto ai nostri microfoni nel post partita. Una vittoria importante per agganciare la Juventus in testa alla classifica, in attesa della gara dei bianconeri di questo pomeriggio contro l’Atalanta, ma anche per tenere a 5 punti punti la Roma, terza, e allungare sulla Fiorentina, ferma al quarto posto.

dal nostro inviato al San Paolo, Ciro Novellino

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Il racconto di 40 anni di vivace concorrenza tra noi e il Corriere. EUGENIO SCALFARI *

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Il racconto di 40 anni di vivace concorrenza tra noi e il Corriere di EUGENIO SCALFARI

Ricordo ancora quando nell’autunno del 1975 feci una sorta di tour nelle sale teatrali delle principali città italiane per presentare pubblicamente il futuro giornale quotidiano “la Repubblica” che sarebbe uscito nelle edicole il 14 gennaio del 1976. “Dall’alpi alle Piramidi”, scrisse il poeta. Più modestamente io andai da Torino a Palermo, da Milano a Bari, da Reggio Calabria a Bologna, a Firenze, a Verona, a Padova, a Catania, a Genova, insomma dappertutto, concludendo al teatro Eliseo di Roma.

Dopo aver esposto le caratteristiche più interessanti del futuro giornale, a cominciare dal formato che era per l’Italia un’assoluta novità e il cosiddetto palinsesto, cioè la collocazione dei diversi argomenti, l’abolizione della classica terza pagina, il trasferimento delle pagine culturali al centro e una sezione economica che chiudeva il giornale, la parola passava al pubblico e le domande fioccavano. Quante pagine? Trentadue. Quali sono i temi esclusi? Le cronache locali, la meteorologia, lo sport. Anche lo sport? Sì, anche lo sport. Ed infine: qual è l’obiettivo editoriale? Superare tutti gli altri giornali. Anche il “Corriere della Sera”? Sì, anche il Corriere, anzi l’obiettivo è proprio quello.

Il pubblico accoglieva quest’ultima risposta da un lato ridendo e dall’altro applaudendo. E poi, giù il sipario.

L’inseguimento durò esattamente dieci anni: nel 1986 raggiungemmo e superammo il Corriere nonostante che, sotto la direzione di Piero Ottone, avesse raggiunto il massimo delle sue vendite.

E nonostante avesse adottato una politica di neutralità nei confronti del partito comunista che fin lì era stato la bestia nera del giornale di via Solferino, da custodire ideologicamente in una gabbia del giardino zoologico o in un ghetto dal quale non si può né entrare né soprattutto uscire.

Dieci anni sono appena un baleno per superare un giornale che esisteva esattamente da cent’anni quando Repubblica vide la luce.

L’altro ieri il Corriere della Sera ha giustamente celebrato i suoi 140 anni pubblicando un supplemento molto interessante che contiene l’elenco di tutti i direttori. Innumerevoli, a cominciare dal fondatore che si chiamava Eugenio Torelli Viollier e soffermandosi soprattutto su Luigi Albertini che di fatto lo rifondò nel 1900 e lo diresse fino al 1921 quando, nominato senatore del Regno, ne lasciò la guida al fratello continuando però a scriverci articoli di un coraggioso antifascismo, ancorché lui, Luigi Albertini, fosse un liberal-conservatore di un antisocialismo a prova di bomba e quindi, dal ’19 al ’22, sostanzialmente non ostile alle squadre che incutevano timore alle “Case del popolo”, così come era stato un fiero interventista nella guerra del ’15, appoggiando D’Annunzio che ne era la bandiera.

Centoquarant’anni da un lato e quaranta dall’altro; una miriade di direttori da un lato e tre (il terzo dei quali è però arrivato da poche settimane) dall’altro. Che cosa è accaduto nel periodo di convivenza e di concorrenza tra le due testate? Come è cambiato il paese, l’opinione pubblica, il costume e quale è stata la funzione dei due giornali nell’influenzare quell’opinione ed esserne al tempo stesso influenzati?

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Il Corriere della Sera è sempre stato il giornale del capitalismo lombardo: produttività, profitto da reinvestire, “fordismo” come allora si diceva, salari soddisfacenti e aggrappati alla produttività della manodopera che alimentava la domanda, dialettica severa con i sindacati, antisocialismo e soprattutto anticomunismo, atteggiamento filogovernativo sempreché i governi in carica aiutassero gli investimenti privati con appositi e tangibili incentivi che facessero funzionare a dovere i servizi pubblici; fiscalità proporzionale e non progressiva, commercio con l’estero libero nei settori nei quali la nostra economia era in grado di competere ma protezionismo e dazi dove eravamo ancora in fase immatura. Laicismo ma con misura perché la religione e la famiglia rappresentavano i pilastri della società. In politica estera Francia, Inghilterra e America erano i punti di riferimento. Governi, sia in Italia sia all’estero, preferibilmente liberal-conservatori.

Questo il quadro generale, che aveva il vantaggio d’esser condiviso dalle classi dirigenti non solo lombarde ma italiane. Infatti il Corriere vendeva metà della tiratura in Lombardia e soprattutto a Milano e provincia dove la sua cronaca locale ne aumentava la diffusione; l’altra metà nel resto d’Italia e soprattutto nelle città dove una parte della classe dirigente si sentiva adeguatamente rappresentata da quel giornale.

Questa struttura al tempo stesso economica, politica e culturale era stata creata da Luigi Albertini che non era soltanto un giornalista ma anche organizzatore, uomo di vasta cultura e di vaste conoscenze sociali, comproprietario di maggioranza nella società che editava il Corriere, avendo con sé come soci di minoranza alcuni famiglie industriali, proprietarie di imprese soprattutto tessili.

Proprio per queste caratteristiche Albertini era molto più che un direttore nominato da una proprietà, era direttore e proprietario, quindi assolutamente indipendente. Condivideva pienamente gli ideali e gli interessi del capitalismo lombardo, ma gli dava una vivacità ed una modernità sua propria con il risultato di influenzare la pubblica opinione di stampo liberal-conservatore senza peraltro che lui e il Corriere che era casa sua ne fossero condizionati. Era molto patriottico Luigi Albertini. Non amava la guerra ma le imprese coloniali sì, anche per mettere l’Italia a livello delle altre potenze europee.

Giudicava il governo italiano dal colore politico che aveva, ma anche dall’efficienza. E metteva gli interessi del Corriere ed i valori del giornale al centro della sua attenzione. Di fatto il Corriere era un partito di cui il suo direttore era il capo. Infatti parlava con i presidenti del Consiglio direttamente. Al prefetto di Milano parlava quasi come un suo superiore e lo stesso faceva con il direttore della Banca d’Italia, specie quello che dirigeva la sede milanese dell’Istituto.

Queste notizie sono in gran parte rese esplicite dalle sue memorie, fonti di grande ricchezza per ricostruire il passato.

Questa situazione proseguì quando Albertini dovette cedere la proprietà del giornale perché Mussolini non sopportava che i grandi quotidiani italiani fossero posseduti da giornalisti-direttori. Così accadde al proprietario-direttore de La Stampa, Alfredo Frassati, così accadde anche alla Serao che dirigeva e possedeva Il Mattino di Napoli ed ad altri quotidiani importanti e così accadde anche a lui, che dovette cedere la proprietà alla famiglia Crespi, fortemente impegnata nell’industria tessile e già azionista di minoranza nella società del Corsera.

I direttori nominati dai Crespi dovevano naturalmente essere graditi a Mussolini, che come primo mestiere era stato direttore prima dell’Avanti e poi del Popolo d’Italia da lui fondato. Al Corriere, come negli altri giornali che erano ormai ossequienti al regime fascista, voleva giornalisti bravi che però adottassero la linea del governo, sia pure adattandola al tipo di lettori ai quali quel giornali si dirigeva. Dunque propaganda capillare attraverso testate di prestigio che quel prestigio dovevano conservarlo e addirittura accrescerlo. IlCorriere della Sera si conformò a quelle direttive come tutti gli altri. Con un minimo di fronda? Direi di no. Del resto la fronda non era possibile.

Le cose naturalmente cambiarono quando il fascismo cadde e il Corrierediventò come tutti gli altri un giornale antifascista, famiglia Crespi consenziente.

Il primo direttore della nuova situazione fu Mario Borsa che non era soltanto antifascista ma anche repubblicano. Su questo punto i Crespi non erano d’accordo, tant’è che Borsa, a Repubblica già proclamata, si ritirò. Ma poi la qualità professionale dei direttori che si avvicendarono a via Solferino fu sempre notevole e culminò con Missiroli, con Spadolini e infine con Piero Ottone del quale ho già fatto cenno.

Quando nacque Repubblica c’era appunto lui alla direzione del Corriere; ma vent’anni prima era già nato l’Espresso, il settimanale “genitore” del quotidiano. E l’Espresso aveva già messo sotto tiro la stampa quotidiana, la sua formula, i suoi valori, tutti sotto l’influenza del Corsera. Sicché la polemica tra il nostro gruppo e il Corriere e il resto dei quotidiani fatti a sua somiglianza, non è cominciata quarant’anni fa ma sessanta. Solo La Stampa di Torino era del tutto diversa dal Corriere, e Il Giorno di Milano, che però aveva già perso una parte della sua iniziale brillantezza.

Questo fu il teatro nel quale i due gruppi si scontrarono.

***

Come avvenne e di quali valori diversi il gruppo Espresso-Repubblica fosse portatore l’ho già accennato all’inizio di quest’articolo, ma ora mi soffermerò su qualche punto che merita d’essere approfondito.

La parola liberale anzitutto. Nella lingua inglese si chiama “liberal” che serve a designare chiunque non sia asservito ad una ideologia. Non riflettono abbastanza, secondo me, sull’uso ed il senso della parola “ideologia” che lessicalmente significa adesione ad un’idea e perciò anche sostenere che “liberal” è colui che non si sente asservito ad una qualsiasi ideologia configura in questo modo proprio un’ideologia.

Comunque il significato reale della parola “liberal” consiste nel rifiuto del totalitarismo. I liberal cioè possono cambiare idea secondo l’andamento dei fatti che modificano il luogo in cui essi vivono. Basta lessicalmente aggiungere una aggettivo a quella parola: c’è il liberal conservatore, il liberal moderato, il liberal progressista. Al di là non si va, il liberal radicale non è concepibile. Il liberal vive in uno spazio che politicamente è definibile di destra o di centro, ma non di sinistra. Aggiungo che dal punto di vista economico è liberista.

Da noi, nel linguaggio politico italiano, questi aggettivi sono applicabili ma esistono anche altre e più approfondite spiegazioni.

Anzitutto quegli aggettivi possono diventare sostantivi: reazionari, conservatori, moderati, progressisti. Inoltre c’è la parola liberale ma c’è anche liberista, libertario, libertino.

A mio parere il Corriere della Sera, sia pure con i mutamenti portati dai vari direttori nelle varie stagioni della loro direzione, ha sempre avuto un sottofondo liberale-liberista e conservatore o moderato.

Noi, di Espresso-Repubblica, siamo sempre stati liberal-democratici. E se volete altre ma equivalenti definizioni, siamo stati innovatori con l’ancoraggio del bene comune, della giustizia sociale, dell’eguaglianza dei punti di partenza, cioè dare a tutti i cittadini e soprattutto ai giovani le stesse possibilità di misurarsi con la vita.

Questo significa liberal-democratico che è la definizione politica dei due grandi valori di libertà ed eguaglianza, mettendone secondo le circostanze l’accento a volte più sulla libertà e a volte sull’eguaglianza, purché l’altro valore sia sempre presente e mai dimenticato.

Questo diversifica i due gruppi editoriali e le due opinioni pubbliche che sentono l’appartenenza all’uno o all’altro.

Noi non siamo mai stati un partito, ma sempre abbiamo avuto noi stessi, cioè i valori che noi sosteniamo, come punto esclusivo di riferimento.

Sono stati di volta in volta alcuni partiti o alcune correnti di quei partiti, ad avvicinarsi a noi, ma non è mai avvenuto il contrario. Spesso è capitato che fossero con noi Guido Carli quando era governatore della Banca d’Italia e Antonio Giolitti, comunista prima e socialista dopo la crisi di Ungheria repressa nel sangue dalle truppe sovietiche. Oppure Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, oppure Beniamino Andreatta, oppure Ciriaco De Mita.

Noi siamo sempre stati laici, fautori della libera Chiesa in libero Stato, ma molti democristiani sono stati vicini a noi e si sono battuti di conseguenza ed alcuni comunisti hanno modificato la loro ideologia non certo per merito nostro, ma con noi si sono trovati a loro agio.

Questo è stato ed è il nostro patrimonio ideale e civile. E questo ho ragione di credere che resterà in un futuro che non deve dimenticare il passato e che deve operare attivamente nel presente garantendo libertà e giustizia sociale

  • Il racconto di 40 anni di vivace concorrenza tra noi e il Corriere di EUGENIO SCALFARI / larepubblica