14.3 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 6463

La Gazzetta contro Sarri: “I suoi lamenti…”

Questo il pensiero della rosea

Nella conferenza stampa di ieri pomeriggio a Castel Volturno, Maurizio Sarri non è sembrato molto contento dell’orario di gara delle 18. Non è il primo ‘lamento’ dell’allenatore del Napoli e la Gazzetta dello Sport li elenca tutti: “con le nazionali, ree di portargli via i giocatori; con la classe arbitrale, per alcuni errori che, secondo lui, l’avrebbero danneggiato; con la Lega, per l’utilizzo del pallone invernale, che è uguale a quello dello scorso anno, ma di colore diverso; con il terreno di gioco di Marassi, per il pareggio contro il Genoa nella gara d’andata e l’ultima con gli orari di inizio delle partite”.

RAPINE : “Io a mani nude contro quel bandito armato di pistola”

0
  RAPINE  – Parla il poliziotto che ha sventato il colpo alle Poste. “Il rapinatore mi ha detto: vi ringrazio, sono nato oggi”

RAPINE   –  A mani nude ha neutralizzato un rapinatore armato di pistola. Gli è saltato addosso, lo ha bloccato e lo ha arrestato. Tutto nel giro di trentaquattro secondi. Ma non vuole essere chiamato eroe, il sovrintendente capo della squadra mobile di Napoli Giuseppe Velotti, 48 anni e una vita intera passata sulla strada a dare la caccia ai criminali. “Faccio questo lavoro da ventinove anni, ho fatto solo il mio dovere nel migliore dei modi, senza mettere a rischio altre persone. Se dicono che sono un eroe, mi fa piacere. Ma sono innanzitutto orgoglioso di essere un poliziotto”, ripete e mentre lo dice gli occhi, letteralmente, si illuminano. La sua carriera parla da sola: da un quarto di secolo è alla squadra mobile. Ha fatto parte della sezione Catturandi, dell’Antiscippo e della Narcotici, nel 1997 è passato alla sezione omicidi (“subito dopo la morte di Silvia Ruotolo”, ricorda) dove presta servizio ancora oggi. Ha un fratello in polizia e un figlio nell’esercito.
Mercoledì pomeriggio Velotti era in un ufficio postale di Casalnuovo, libero dal servizio, quando hanno fatto irruzione i due malviventi. Il video registrato dalle telecamere a circuito chiuso ha fatto il giro del web. Ma le parole del suo protagonista descrivono quegli istanti anche meglio delle immagini.

Ci racconti quei trentaquattro secondi, sovrintendente Velotti.
“Mentre aspetto di parlare con il consulente commerciale, vedo entrare queste due persone. Hanno entrambi il volto travisato con cappellino e scaldacollo. Mi accorgo subito che uno dei due impugna una pistola. L’altro salta dietro la cassa, il complice invece punta l’arma verso i clienti e il personale. “Non vi succede niente, non fate niente”, ripete. Nel frattempo, comincio a studiare la situazione. Per prima cosa mi chiedo: posso intervenire? Non ho dubbi, mi rispondo di sì. Ma come?”

Già, come?
“Quando quello con la pistola si gira, rivolgendo l’arma verso le casse, comincio a camminare lentamente. In questo momento però sto ancora valutando il da farsi. Ho un solo pensiero, un’unica preoccupazione”.

Quale?
“Devo assolutamente evitare qualsiasi pericolo per le altre persone. Quella è la priorità. Il resto viene dopo. Per questo, escludo di estrarre la pistola d’ordinanza. Troppo pericoloso. Così decido di affrontarlo fisicamente. Ed entro nella piena convinzione di poterlo fare. Me la sento e agisco di conseguenza. Mi dirigo di lato, come se volessi uscire dall’ufficio postale”.

Nel video lei sembra voler aggirare il rapinatore.
“In effetti è proprio così, una manovra di accerchiamento. Mi avvicino a lui con l’obiettivo di renderlo inefficace e disarmarlo. Solo che, qualche secondo prima, quello se ne accorge e punta l’arma”.

Non ha temuto che potesse sparare?
“È stato il momento più difficile. Ma non ho avuto paura per me. Mai. Ero preoccupato solo per gli altri. In pochi attimi, ho valutato di dover fare innanzitutto da scudo. Poi però il ragazzo è scappato. E ho capito che la pistola non poteva uccidere. Infatti era caricata a salve”.

Dopo una colluttazione, lei ha a bloccato il rapinatore a terra mentre il complice si dava alla fuga. Ciò nonostante, nessuno dei presenti è intervenuto a darle man forte. Si è sentito solo, in quel momento?
“Ero convinto di potercerla fare senza l’aiuto di nessuno. Quando il ragazzo ha tentato di fuggire, ho pensato di portare il problema fuori dall’ufficio, per tenere al riparo clienti e personale. Una volta all’esterno abbiamo avuto un’altra colluttazione. Ed è stato allora che alcune persone, invece di allontanarsi, hanno preso coraggio e sono rimaste lì. Ecco, vedere quella gente mi ha rinvigorito. Da cittadino, prima che da poliziotto, mi ha fatto piacere”.

Il rapinatore le ha detto qualcosa?
“Durante la colluttazione solo poche parole: “Mi fai male, lasciami andare””.

Dopo?
“Poche parole anche in quel caso: “Vi devo solo ringraziare: sono nato oggi””.

La gente intorno, invece?
“Direttamente non mi hanno detto nulla. Sentivo solo qualcuno come commentava, stupito: “Però, che coraggio”. Ma sono un poliziotto, orgoglioso di esserlo. Ho fatto il mio lavoro, l’importante è che nessuno si sia fatto male”.

E sua moglie, quando è tornato a casa?
Velotti sorride. “Mi volevi lasciare sola?”.

Dica la verità, sorvintendente. Dopo tanti anni di questo lavoro, non le viene voglia di andare via da Napoli?
“Mai. Anche se c’è tanta crudeltà, tanto dolore, questa città si può solo amare. E io l’amo”.

larepubblica / Napoli: “Io a mani nude contro quel bandito armato di pistola” di DARIO DEL PORTO

F1 GP Australia 2016, vince Rosberg in una gara rocambolesca!

0

F1 GP Australia 2016, vince Rosberg in una gara rocambolesca!

F1 GP Australia 2016 – La prima gara del mondiale a Melbourne inizia in maniera entusiasmante. Una gara testa a testa tra Ferrari e Mercedes, un duello tiratissimo. Alla fine la casa di Maranello ne è uscita perdente in quanto la Mercedes ha conquistato la doppietta con la vittoria di Rosberg. Secondo posto per Hamilton e Vettel terzo.
Non bisogna giudicare dal risultato, almeno per il momento, i contenuti sono ben diversi.

F1 Australia Rosberg
F1 Australia 2016 Rosberg e Vettel

Al via il duello è iniziato subito tra le Ferrari e le Mercedes. Le Rosse allo START hanno sopravanzato le Mercedes con una partenza fulminea, facendo sognare i tifosi del cavallino.

Hamilton è partito lento, retrocedendo nelle posizioni delle retrovie.

Rosberg è rimasto terzo non riuscendo a sostenere il ritmo delle Ferrari. Ad un certo punto della gara colpo di scena. Alonso protagonista di uno spaventoso incidente che ferma la gara, bandiere rosse! Alonso fortunatamente è rimasto illeso.

Le Mercedes come risposta alla ripartenza, cambiano strategia, optando per una sosta in meno che alla fine li ripaga con una doppietta, primo e secondo posto.

Se non ci fosse stato il fermo gara sicuramente la strategia d’attacco della Ferrari avrebbe rivelato i suoi frutti. Vettel in seguito alle bandiere rosse è arrivato con gomme più fresche rispetto agli avversari. La terza posizione però non poteva permettergli nulla, al massimo poteva sorpassare Hamilton in seconda posizione. Tutto poi sfuggito per un errore in frenata del tedesco.

Podio GP Melbourne 2016

La quarta posizione è andata a Ricciardo su Red Bull seguito da Massa su Williams e poi Grosjean su Haas.

Settimo posto per la Force India di Hulkenberg ed ottavo per la Williams di Bottas. Nono posto per Sainz alla Toro Rosso.

Decimo posto per l’altra Toro Rosso guidata da Verstappen.

La nota più brutta di questa gara, il GP di Melbourne 2016, è sicuramente il brutto incidente di Alonso. La sua vettura si è letteralmente disintegrata, lo spagnolo al diciottesimo giro ha urtato lo pneumatico posteriore sinistro della Haas di Gutierrez forse a causa di un rallentamento improvviso. La McLaren di Alonso è decollata proiettandosi spaventosamente verso i guard-rail. Tutto questo alla velocità di 200 Km\h, ciò a dimostrazione della grande importanza nella sicurezza della cellula in carbonio.

La Ferrari, da parte sua, ha dimostrato di avere un enorme potenziale, nonostante le fiamme della vettura di Raikkonen ai box.

La rossa è molto più veloce in gara che in prova, si prospetta un campionato molto competitivo.

Anche il team Haas, ha dimostrato grandi prestazioni con un bellissimo sesto posto.

Stesso discorso per le Toro Rosso, la nuova arrivata Renault e per la Red Bull che attende il ritorno in grande stile!

APPUNTAMENTO QUINDI IL 3 APRILE PER IL GP DEL BAHRAIN.

Ordine d’arrivo

  1. Nico Rosberg (GER/Mercedes) i 302,271 km in 1 h 48:15.565 (media 167,526 km/h)
  2. Lewis Hamilton (GBR/Mercedes) a 8.060
  3. Sebastian Vettel (GER/Ferrari) a 9.643
  4. Daniel Ricciardo (AUS/Red Bull-TAG Heuer) a 24.330
  5. Felipe Massa (BRA/Williams-Mercedes) a 58.979
  6. Romain Grosjean (FRA/Haas-Ferrari) a 1:12.081
  7. Nico Hülkenberg (GER/Force India-Mercedes) a 1:14.199
  8. Valtteri Bottas (FIN/Williams-Mercedes) a 1:15.153
  9. Carlos Sainz Jr (ESP/Toro Rosso-Ferrari) a 1:15.680
  10. Max Verstappen (NED/Toro Rosso-Ferrari) a 1:16.833
  11. Jolyon Palmer (GBR/Renault) a 1:23.399
  12. Kevin Magnussen (DEN/Renault) a 1:25.606
  13. Sergio Pérez (MEX/Force India-Mercedes) a 1:31.699
  14. Jenson Button (GBR/McLaren-Honda) a 1 giro
  15. Felipe Nasr (BRA/Sauber-Ferrari) a 1 giro
  16. Pascal Wehrlein (GER/Manor-Mercedes) a 1 giro

 Classifica mondiale piloti

  1. Nico Rosberg (GER) 25 pts
  2. Lewis Hamilton (GBR) 18
  1. Sebastian Vettel (GER) 15
  2. Daniel Ricciardo (AUS) 12
  3. Felipe Massa (BRA) 10
  4. Romain Grosjean (FRA) 8
  5. Nico Hülkenberg (GER) 6
  6. Valtteri Bottas (FIN) 4
  7. Carlos Sainz Jr (ESP) 2
  8. Max Verstappen (NED)

Classifica mondiale costruttori

  1. Mercedes-AMG 43 pts
  2. Ferrari 15
  3. Williams 14
  4. Red Bull 12
  5. Haas 8
  6. Force India 6
  7. Toro Rosso 3

/ F1 GP Australia 2016 , vince Rosberg in una gara rocambolesca!

Burocrazia “stalker”: quelle vite in ostaggio

0
  Burocrazia “stalker”: la musicista, il barista e il contadino, quelle vite in ostaggio di MICHELE SERRA

Burocrazia “stalker” – C’è chi perde il lavoro per una carta bollata e chi deve spostare una maniglia. La semolificazione resta un miraggio. Raccontateci le vostre esperienze

OGNUNO ha la sua goccia che fa traboccare il vaso. Per me la goccia è stato il riscatto dell’automobile che avevo preso in leasing: otto (otto!) i documenti richiesti, da spedire per raccomandata, per ribadire che io sono io a chi già mi ha come fedele cliente da cinque anni e di me sa tutto, a cominciare dall’Iban. Per la mia amica musicista la goccia è stata un lavoro saltato in aria perché il Registro provinciale di Qualcosa non aveva mai trasmesso non so quale fondamentale pratica al competente Registro regionale (“Non farmelo spiegare, ti prego: sono esausta”). Per il mio amico barista l’intimazione della Asl di spostare di dieci centimetri (!!) una maniglia non a norma, pena la mancata agibilità del locale. Per il mio amico agricoltore il disperato sforzo di pagare poche ore di lavoro stagionale con i voucher, che dovrebbero essere moneta corrente e sono invece buro-denaro riscuotibile solo dopo code agli sportelli, telefonate ai call center, decifrazione di clausole, scadenze, modifiche di legge…

Se c’è una parola che incarna gli inganni della politica (e l’impotenza della politica) questa parola è semplificazione. Una parola-beffa di fronte alla costante lievitazione dei faldoni, delle incombenze, delle compilazioni, degli iter, delle fotocopie, dei solleciti, delle intimazioni, degli ostacoli imprevisti, di quelli prevedibili, dei ritardi, dei rinvii. La supposta transustanziazione elettronica della massa cartacea non ha avuto luogo; e anzi la burocrazia elettronica (avete mai provato a compilare una Fepa, fattura elettronica per la pubblica amministrazione?) spesso si somma a quella tradizionale, è una promessa di liberazione che si rivela un nuovo vincolo, per giunta non facile da padroneggiare (“Per me è come essere obbligato a imparare una lingua straniera a sessant’anni suonati”, parola di artigiano obbligato per legge a fornirsi di Pec, posta elettronica certificata).

Non so se sia mai stato calcolato quanto costa alla comunità, in termini di ore di lavoro, mattinate perse, giornate scialate alla ricerca di un bandolo, il vero e proprio stalking burocratico al quale siamo sottoposti. Ne sono certo, si tratta di miliardi di euro. E altri miliardi di euro (e migliaia di posti di lavoro) si perdono con la rinuncia di molti aspiranti imprenditori a fronteggiare la montagna orrenda delle adempienze burocratiche: una salita che non ha mai fine, quando credi di essere arrivato in cima la vetta si allontana, conosco chi, pur di farla finita, ha mollato tutto. “Non è solo fatica – mi dice un’amica ex imprenditrice – è proprio umiliazione. È come se qualcuno volesse punirti per avere osato alzare la testa e aprire bottega”.

“Umiliazione” non è una parola che si usa con leggerezza. Non appartiene alla sfera delle convenienze economiche, del daffare tecnico-amministrativo, della prassi sociale ordinaria. Appartiene alla sensibilità profonda, alla dignità personale, appartiene all’io. Parla di adulti che si sentono trattati come bambini, rimbrottati per una marca da bollo mancante, multati per un abbaino chiuso invece che aperto o viceversa, costretti per qualunque allacciamento o contratto di servizio ad allegare, confermare, dimostrare, comprovare, rispedire, leggere contatori, rileggerli perché i contatori sono pieni di numeri e codici, chissà quali sono quelli giusti… I tagli di personale conducono a un crescente bisogno (delle aziende) di autocertificazione, ma l’autocertificazione è quasi sempre incompleta, da perfezionare e da rispedire. È come se un intero sistema (pubblico, ma anche privato) di vincoli e di accertamenti ricadesse sull’unico soggetto che non è in grado di sottrarsi: il cittadino, il cliente, che si ritrova a essere esattore di se stesso, certificatore dei consumi, lettore di contatori, dichiaratore di redditi, ascoltatore di musichette di attesa, per giunta continuamente sottoposto a un rischio di errore che ricade sempre e solo su di lui. Gli esami non finiscono mai.

L’esempio macroscopico e arcinoto è l’impossibilità di presentare la dichiarazione dei redditi senza l’ausilio di un professionista, augurandosi che almeno lui sappia orientarsi nella foresta delle leggi (e successive modifiche). Molte delle quali “da interpretare”, sperando che l’interpretazione non sia contestata innescando un nuovo diluvio di raccomandate, ingiunzioni, ricorsi, un nuovo fronte burocratico che si aggiunge ai cento già aperti. Ma ci sono poi decine di micro-esempi, di minute incombenze, di reiterate richieste che compongono una specie di fitta nube perennemente sospesa sulle nostre giornate. Lo stalking burocratico è fatto soprattutto di questa sensazione: che nessuna pratica sia mai veramente chiusa, che il dover certificare ci accompagnerà alla morte e anche oltre. Ricevo ancora oggi una bolletta intestata a mio padre, che è morto nel 2002. Ho pregato di correggere il nome del destinatario, che è stato così aggiornato: Franco Serra, presso Michele Serra. Mi tiene compagnia.

Non è per l’esborso di denaro (anche se quello, specie se non si hanno le spalle forti, conta eccome). È soprattutto per il tempo. Il tempo della vita (della nostra vita) che ci urge, ci appartiene, e invece viene sequestrato da code, telefonate, consultazioni, ricerche su internet, compilazioni, richieste di accesso. E i pin, e le password, un mazzo di chiavi virtuali che si ingrossa giorno dopo giorno. Tempo rubato al lavoro e dunque alla produzione di reddito e di idee. Oppure all’ozio, al riposo, al far niente, che sono anch’essi un diritto della persona libera.

E non sembri, la liberazione del tempo dalla prigionia burocratica, solamente una rivendicazione “filosofica”. Ha anche profonda rilevanza economica. C’è un “nero” di puro malaffare, di sottrazione alla comunità di quanto le è dovuto. Ma c’è un “nero” di pura semplificazione (semplificazione dal basso, visto che dall’alto non ce n’è traccia), che discende dall’enorme difficoltà di stare dentro la regola. Se pagare a qualcuno poche ore di lavoro “in chiaro” comporta non solamente pratiche e contropratiche, ma addirittura l’obbligo di frequentare un corso sulla sicurezza (indipendentemente dal fatto che il lavoratore sia in cima a un’impalcatura, in fondo a un pozzo oppure seduto in ufficio davanti al suo computer), la tentazione di allungargli tre o quattrocento euro brevi manu è inevitabile. Molta economia sommersa (chissà in quale percentuale: ma non piccola) non discende dalla disonestà, ma dall’esasperazione per i troppi ostacoli lungo il cammino che conduce all’onestà. Se l’onestà diventa un campo minato, c’è chi decide di tenersene alla larga. Quanti onesti potenziali sarebbero recuperabili alla causa, in presenza di un vero processo di semplificazione delle leggi e della burocrazia?

Per buttarla in politica: sappiamo tutti che le regole devono esserci, e spesso le regole sono seccature. Ma se le regole sono poche e chiare ci si adegua, e chi non si adegua è un fuorilegge e basta. Se invece le regole sono milioni, e incerte, e per essere rispettate chiedono di essere decifrate, risolte come un rebus, affrontate come un esercito nemico, e mettersi in regola diventa un traguardo continuamente spostato in avanti, allora il gioco cambia. E anche a un legalitario/statalista come me a volte capita, di notte, quando non riesco a prendere sonno perché temo di avere compilato male un modulo, o di essere in mora con un ente di bonifica, di guardare con occhi sognanti quei documentari sulle famiglie pazzoidi che fuggono in Alaska, nel profondo delle foreste, là dove non esiste catasto e non esiste anagrafe. Costruiscono una capanna di tronchi e vivono di pesca e di caccia, spariti al mondo e restituiti al mondo.

larepubblica / Burocrazia “stalker”: la musicista, il barista e il contadino, quelle vite in ostaggio di MICHELE SERRA

VIDEO ViViCentro – Berretti, Salernitana-Juve Stabia 1-4 gli highlights

Le immagini e i gol del match

Una Juve Stabia, categoria Berretti, travolgente quella che ha superato agilmente la Salernitana sul terreno di gioco granata. Una gara stravinta dal primo all’ultimo minuto e un risultato imponente di 4-1 che non ammette repliche. Gara sbloccata subito, dopo soli 4 minuti di gioco e che, via via, ha portato alle altre marcature. Riviviamo le immagini del match.

dai nostri inviati a Campagna, Ciro Novellino, Mario Vollono e Gennaro Novellino

 

Jorginho convocato per la prima volta in Nazionale

Due calciatori del Napoli sono stati convocati dal ct della nazionale italiana Antonio Conte: uno è Lorenzo Insigne, che torna così nel gruppo azzurro dopo le polemiche relative al suo infortunio e l’altro è Jorginho che, invece, è stato convocato per la prima volta dalla nazionale del nostro paese.

Ecco la lista dei 28 convocati per le amichevoli con Spagna e Germania:

PORTIERI Buffon (Juventus), Perin (Genoa), Sirigu (Psg)

DIFENSORI Acerbi (Sassuolo), Antonelli (Milan), Astori (Fiorentina), Barzagli (Juventus), Bonucci (Juventus), Darmian (Manchester United), De Silvestri e Ranocchia (Sampdoria)

CENTROCAMPISTI Florenzi (Roma), Giaccherini (Bologna), Jorginho (Napoli), Montolivo (Milan), Thiago Motta e Verratti(Psg), Parolo (Lazio), Soriano (Sampdoria)

ATTACCANTI Bernardeschi (Fiorentina), Bonaventura (Milan), Candreva (Lazio), Eder (Inter), El Shaarawy (Roma), Immobile (Torino), Insigne (Napoli), Pellé (Southampton), Zaza (Juventus).

De Laurentiis conferma i contatti con Mihajlovic

I dettagli…

Il Mattino riporta altre dichiarazioni rilasciate da Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, alla presentazione del libro dell’amico gourmet Maurizio Cortese «Tre meno meno» all’Hotel Parker’s al Corso Vittorio Emanuele: “Sarri? Era una persona diversa dagli altri, con un passato particolare in un settore dove i rischi sono tanti. Tutto questo, messo in sintonia, mi ha fatto dire Sarri e non Sinisa che pure avevo incontrato tre volte”.

Napoli-André Gomes, filo diretto contro Mourinho

“Napoli-André Gomes filo diretto anti-Mourinho”

“Napoli-André Gomes filo diretto anti-Mourinho”, il Corriere dello Sport parla del centrocampista portoghese del Valencia che non è mai sparito dalla testa del Napoli. Jorge Mendes, il suo agente, vorrebbe portarlo nella squadra che sarà allenata da José Mourinho: “non è mai sparito dal block notes del ds del club partenopeo, Cristiano Giuntoli, che è rimasto impressionato dalla qualità e dalla versatilità del centrocampista portoghese ogni volta che lo ha visto”. Si parla di nuove telefonate da Castel Volturno con i 25 milioni chiesti che sembrano troppi.

Napoli si scopre: ecco perché partecipare alle giornate del Fai

0

E’ una Napoli in festa quella che ha accolto migliaia di turisti, in occasione delle Giornate del Fai, giunta alla 24esima edizione, organizzata dal fondo ambiente italiano. Migliaia di persone scese in strada, ragazzi e adulti insieme: tra musei e vecchie chiese, panorami mozzafiato, ville e palazzi, ognuna con una storia particolare, da condividere e portare con sé. Luoghi noti e meno noti che si aprono: un’opportunità per stare insieme, all’insegna della gioia e della cultura. Ripartire dall’arte, in tutte le sue declinazioni: è un po’ questo il messaggio espresso da ogni singolo volontario del Fai. Si prega, dunque, si spegnere i cellulari, uscire di casa e guardarsi intorno: ogni cosa è storia, basta andare oltre, per scoprire un mondo meraviglioso, che ogni giorno diamo per scontato.

 

 

Telecom, Mediobanca, Mediaset: Vincent Bollorè detta legge

0
Il patron di Vivendi, Vincent Bollorè , gioca due partite che potrebbero incrociarsi: quella delle tlc e quella delle tv. Assicurazioni a Renzi sugli investimenti

Vincent Bollorè  sta diventando l’uomo più potente d’Italia. Finanziere e industriale bretone, 65 anni il primo aprile, a capo di un gruppo famigliare che spazia dall’energia all’agroalimentare, ai trasporti e alla logistica, quartier generale a Parigi, ha cominciato la sua avventura italiana nel 2001 quando ha ereditato da Lazard un piccolo pacchetto di azioni Mediobanca. Da questa postazione ha preso parte a tutti i riassetti importanti della finanza italiana, tra cui i numerosi avvicendamenti al vertice di Generali. Nel libro soci di Telecom entra nell’estate 2014 con un colpo da maestro vendendo la brasiliana Gvt agli spagnoli di Telefonica per 7,6 miliardi e ricevendo come parte del prezzo un pacchetto dell’8% di azioni della società telefonica italiana. Poi rimpolpa la partecipazione con acquisti sul mercato fino ad arrivare al 24,9% di oggi. Il tutto attraverso Vivendi, di cui è arrivato a possedere il 15,6%, società di media con una dotazione di cassa di 8 miliardi da investire nel Sud Europa. Ecco le partite italiane in cui Bolloré è diventato ago della bilancia.

Corteggiato da Orange. Il colosso delle tlc francesi controllato dallo Stato sta concludendo l’acquisizione di Bouygues Telecom e poi vorrebbe fare un ulteriore passo inglobando Telecom Italia. Ma per realizzare questo sogno Stéphane Richard, ad di Orange, deve convincere Bolloré a conferire il suo pacchetto di azioni Telecom. In cambio Vivendi riceverebbe azioni del nuovo gruppo e probabilmente ne diventerebbe il primo socio con una quota tra il 10 e il 15%. In alternativa Bollorè può mantenere Telecom indipendente dai grandi gruppi telefonici europei cercando di costruire intorno a essa un conglomerato di società fornitrici di contenuti da veicolare attraverso la rete a banda larga. Sembra invece irrealistico un accordo tra Bolloré e l’altro francese potenziale azionista di Telecom, Xavier Niel, che vorrebbe far diventare la società italiana polo aggregante di medie aziende europee.

Piu’ investimenti. Con Metroweb Bolloré ha assicurato a Matteo Renzi di spingere sugli investimenti nella rete a banda larga e per far ciò è favorevole a un accordo tra Telecom e Metroweb, società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti. E’ invece difficile che il finanziere acconsenta a scorporare la rete di Telecom Italia aprendola anche agli altri operatori. Ma non si può escludere essendo il debito di Telecom ancora su livelli molto alti, oltre 27 miliardi di euro.

La convergenza con Mediaset. Da tempo si parla di una possibile alleanza tra Vivendi, Telecom e la Mediaset di Silvio Berlusconi. L’accordo è allo studio da mesi e — grazie ai buoni uffici del comune alleato Tarak Ben Ammar — potrebbe concretizzarsi in tempi stretti. I dettagli finanziari sono ancora da definire. L’obiettivo dell’ex-Cavaliere però è chiaro: mettere in sicurezza grazie a Vivendi i conti di Premium — provata dal salasso per strappare la Champions League a Sky — e agganciare Cologno a una realtà continentale con la massa critica necessaria per contrastare l’arrivo di Netflix e trattare al meglio i diritti di sport, serie tv e film. Una sorta di operazione salva-Mediaset che — dicono le malelingue — sarebbe stata parte integrante del vecchio patto del Nazareno. Il bastone del comando di questo network europeo sarebbe in mano ai francesi con produzione di contenuti da veicolare attraverso Telecom Italia e Telefonica (azionista all’11% Premium e partecipata da Bolloré).

Il risiko delle torri. Un cambio al vertice di Telecom Italia in chiave filo-francese potrebbe dare una mano importante per sistemare un altro tassello del risiko di Arcore. Ei Towers, la società di torri tv e tlc del Biscione, è in corsa contro Cellnex e F2I per una quota vicina al 30% di Inwit, la scatola che controlla gli 11mila ripetitori di casa Telecom. La controllata di Mediaset ha assoluta necessità di trovare un partner per liberare strategie in un settore maturo come quello in cui opera. E le torri di Telecom rischiano di essere l’ultimo treno che passa in Italia in questo settore e per assicurarsi un rendimento stabile nel tempo che farebbe comodo alla famiglia Berlusconi.

L’influenza su Generali. Philippe Donnet è il manager francese, ex Axa, appena nominato group ceo di Generali al posto di Mario Greco. Donnet siede dal 2008 nel consiglio di sorveglianza di Vivendi ed è stato confermato in questa posizione da Bolloré nel 2013. Donnet giura di non essere uomo di Bolloré e sta riflettendo sulle sue dimissioni dal consiglio di Vivendi. Fatto sta che nel cda Generali siede anche un altro francese, Jean-René Fourtou, ex presidente di Vivendi e indicato per quel posto proprio da Bollorè quando nel 2013 prese in mano le redini del conglomerato francese.

Gli equilibri di Mediobanca. Dopo aver assistito alla cacciata di Maranghi e all’uscita di scena di Cesare Geronzi, e all’estromissione di Alessandro Profumo da Unicredit, Bolloré nel 2011 ha cercato di accrescere il proprio peso in piazzetta Cuccia attraverso la scalata alla Premafin di Salvatore Ligresti. Ma ha fallito mantenendo però la partecipazione all’8% alla pari con quella di Unicredit, con un ruolo di garante nel patto di sindacato che racchiude poco più del 30% del capitale.

larepubblica / Telecom, Mediobanca, Mediaset: Vincent Bolloré detta legge in Italia di GIOVANNI PONS e ETTORE LIVINI

Napoli, non guardare alla Juve: serve prudenza

Mai guardare alla Juventus

Sarri va avanti con prudenza e coerenza sapendo probabilmente di non avere possibilità, in un duello mediatico con i bianconeri. La Repubblica scrive: “Andreotti diceva anche che il potere logora chi non ce l’ha e non mettere pressione su Allegri e i suoi giocatori, in questo senso, potrebbe rivelarsi a gioco lungo un ingenuo errore di valutazione, per il Napoli. La tentazione di alzare un po’ la posta, però, non sembra sfiorare neppure il tecnico toscano. Testa bassa e pedalare, insomma. Se ti senti Thevenet, non t’azzardi a provocare Merckx. L’unica concessione è per i sogni”. 

Il Podio Gialloblù di Juve Stabia – Matera 1 – 1

La rete di Lisi regala alla Juve Stabia il pareggio casalingo contro il Matera, passato in vantaggio con il gol di Infantino. Al Menti finisce 1 – 1.

Campionato Lega Pro, girone C, 19/03/16, Juve Stabia – Matera 1 – 1

PODIO

Medaglia d’oro: a Francesco Lisi, che non smette più di stupire. Ancora una prestazione sontuosa per l’esterno ex Rimini, che evita la sconfitta alle Vespe quasi al fotofinish. La rasoiata mancina con cui il numero 11 gialloblè regala il pareggio alla Juve Stabia vale doppio, perché permette di continuare la mini striscia positiva, dando morale in vista del match contro il Benevento. Come sempre, da un mese a questa parte, è Lisi il più pimpante tra le Vespe ed è dai suoi piedi che passano tutte le azioni principali degli uomini di Zavettieri; nel primo tempo Lisi sforna cross a ripetizione per le punte ma nell’area di rigore avversaria, orfana dell’infortunato Del Sante, non c’è nessuno in grado di capitalizzare al meglio le giocate dell’esterno. La ripresa vede la Juve Stabia attaccare con maggior vigore ma il Matera si chiude a riccio, rendendo innocuo ogni tentativo degli stabiesi. La partita è bloccata e solo un lampo può risolverla, lampo che arriva con il sinistro diagonale improvviso di Lisi, che brucia le mani di Bifulco e fa impazzire di gioia la squadra gialloblù. Emblematica, circa la voglia di fare bene e la fame di Lisi, sono le giocate fatte di sola forza e pura caparbietà con le quali l’esterno, stremato dopo il pareggio, tiene palla cercando addirittura di ripartire alla ricerca del raddoppio.

Medaglia d’argento: a Kenneth Obodo, determinante in entrambe le fasi di gioco. La partita con il Matera non è di certo un match spettacolare in cui usare il fioretto, condizioni  dunque ideali per il Capitano delle Vespe, che a centrocampo domina gli avversari per fisicità e lucidità. Nonostante l’impostazione del gioco non sia la specialità della casa, Obodo mostra un’ottima tecnica individuale, uscendo più volte palla al piede dalla sua area di rigore e saltando gli avversari, tentando giocate rischiose ma ben eseguite. Nel momento di maggiore difficoltà delle Vespe, Obodo carica la squadra alzando fisicamente, con i suoi movimenti, il baricentro della squadra. Da apprezzare sono anche un paio di “sciabolate”, come direbbe qualcuno, con le quali il nigeriano apre il gioco in direzione Lisi. Proprio l’assist all’esterno è la ciliegina sulla partita di Obodo, che entra in area bruciando gli avversari sul tempo e scarica la palla alla sua sinistra, dove Lisi è pronto ad insaccare in rete. Azione di stampo cestistico o rugbistico che porta al pareggio strameritato delle Vespe.

Medaglia di bronzo: a Samuele Romeo, impeccabile nel ruolo di terzino destro. Scegliamo di premiare uno dei leader dello spogliatoio stabiese alla luce di una prestazione gagliarda e positiva. Il numero 2 non è forse appariscente o elegante nelle sue giocate difensive, ma nel primo tempo sono almeno due le chiusure decisive del difensore siciliano, che evita ai lucani il raddoppio che probabilmente avrebbe tagliato le gambe alla Juve Stabia. Aiutato anche da Cancellotti in posizione di esterno alto, Romeo si sente sicuro di sé e si spinge anche in fase offensiva, offrendo traversoni per gli avanti gialloblè. Nel complesso prova senza dubbio positiva per il difensore, che spesso incappa in qualche leggerezza di troppo ma che mette sempre il cuore per la maglia stabiese, ormai sua seconda pelle.

CONTROPODIO

Medaglia d’oro: a Stefano Maiorano, autore di una prova opaca. Il mediano stabiese incappa nella prima prova insufficiente da quando è tornato in campo, e non riesce a brillare per precisione e lucidità. A compromettere la prestazione del centrocampista ex Catanzaro, non è la fase di interdizione, ma quella di costruzione, nella quale Maiorano sbaglia più volte tempi e scelte di gioco. Il numero 8 nel primo tempo orchestra bene due ripartenze pericolose palla al piede, ma sbaglia la misura del passaggio, non vedendo compagni meglio posizionati e facendo perdere un decisivo tempo di gioco alla Juve Stabia. Ieri un po’ in affanno ma assolutamente indispensabile per le sorti della squadra.

Medaglia d’argento: a Sergio Contessa, ancora sottotono rispetto al Contessa che conosciamo. La stagione di alti e bassi della Juve Stabia trova il suo emblema in quella del terzino sinistro, che non riesce a trovare la continuità nelle prestazioni che ci si aspetta da un giocatore come lui. Contro i lucani, si contano sulle dita di una mano le volte in cui Contessa si sgancia per andare al cross, rimanendo invece spesso bloccato in zona difensiva, dove tra l’altro soffre il 4-3-3 veloce del Matera. Si spera in un rilancio contro il Benevento, avversario contro cui il terzino ha sempre fatto benissimo.

Medaglia di bronzo: Puntuale, come sempre, alla mala sorte. Incredibilmente anche la partita contro il Matera vede un punto fermo della Juve Stabia fermarsi a causa dei soliti guai fisici che sembrano non finire mai. Stavolta ad alzare bandiera bianca è stato Nicastro, costretto al cambio ed all’uscita in barella. Le prime indiscrezioni che parlavano di una forte distorsione alla caviglia sono state in parte ridimensionate da Lisi, a cui proprio Nicastro, ha detto di aver preso una semplice botta. A questo punto sarà fondamentale recuperare Del Sante in vista del derby con il Benevento; con Nicastro probabilmente fuori uso e Gomez che è incappato in un’ammonizione ingenua che lo porterà alla squalifica, al momento nel reparto offensivo c’è il solo Diop disponibile per la partita di mercoledì contro i sanniti.

Raffaele Izzo

L’ambizioso mosaico di Putin MAURIZIO MOLINARI *

0
L’ambizioso mosaico di Putin MAURIZIO MOLINARI *

MAURIZIO MOLINARI – Abile e spietato, Vladimir Putin in sei mesi ha cambiato le sorti della guerra in Siria ed ora punta a guidare la transizione a Damasco assicurando alla Russia il ruolo di potenza leader nei nuovi equilibri in una regione segnata dalla decomposizione degli Stati-nazione arabo-musulmani.

Il 1° settembre scorso il capo del Cremlino diede inizio al ponte aereo che ha portato nelle basi di Tartus e Hmeimim aerei, mezzi blindati, droni, artiglieria e truppe a sufficienza per consentire al regime di Bashar Assad di rovesciare l’andamento di un conflitto che lo vedeva in affanno. Allora Assad rischiava di perdere Latakia, isolando Damasco dalla costa alawita, ovvero di essere strangolato mentre adesso i suoi reparti incalzano i ribelli islamici ad Aleppo, hanno ripreso il controllo dei confini con la Giordania e tentano la riconquista di Palmira. Ciò è stato possibile grazie al massiccio impegno militare russo – fino a 800 raid a settimana – con un bilancio pesante in termini di vittime e profughi. A febbraio i comandi del Cremlino hanno fatto sapere a Putin che era stato raggiunto l’obiettivo prioritario: impedire la caduta di Assad garantendosi il controllo delle basi lungo la costa alawita per gli anni a venire.

lastampa / L’ambizioso mosaico di Putin MAURIZIO MOLINARI *

I valori di Francesco e il socialismo dell’Europa unificata di SCALFARI

0
I valori di Francesco e il socialismo dell’Europa unificata di EUGENIO SCALFARI

SCALFARI – PARLARE di problemi è ormai un esercizio quotidiano. Necessario come notizie e analisi delle medesime. I media, giornali, televisioni, rete Internet, adempiono egregiamente a questo scopo e appagano un bisogno vivamente sentito da tutte le persone consapevoli, quale che sia la nazione in cui vivono, il loro linguaggio e la loro condizione sociale. Le persone consapevoli però non sono la maggioranza. La maggioranza è indifferente, si occupa di se stessa, del suo presente e del suo futuro prossimo. Le notizie che la riguardano direttamente interessano, ma tutte le altre no. I problemi generali sono dunque seguiti da una minoranza e il sistema mediatico cerca appunto di soddisfare questa loro curiosità.

Perciò non parlerò di problemi ma piuttosto di personaggi, quelli che oggi contano di più per un europeo e italiano, per noi che viviamo e apparteniamo alla civiltà occidentale, per noi cittadini del mondo in una società sempre più globale che ormai riguarda l’intero pianeta. I personaggi più attuali in questo momento di passaggio sono Mario Draghi e l’Europa, Angela Merkel e l’Europa, Matteo Renzi e Italia ed Europa, papa Francesco e il mondo. Questi, ciascuno con il suo peso specifico, giocano una partita molto importante e, almeno per alcuni, decisiva sulla sorte dei valori dei quali sono o dovrebbero essere portatori. Forse i lettori si stupiranno perché in questo mio elenco c’è Renzi il cui peso specifico non è paragonabile a quello degli altri ed anche perché non c’è il nome di Barack Obama.

La spiegazione è semplice: il peso di Obama diminuisce di giorno in giorno man mano che si avvicina il prossimo novembre che segna la sua uscita dal ruolo di presidente degli Stati Uniti d’America. Quanto a Renzi, nell’elenco c’è perché rappresenta l’Italia ed io scrivo da europeo italiano. Fornite queste spiegazioni vediamo come i personaggi sopra indicati stanno giocando la loro partita.

***
Mario Draghi e la Banca centrale europea da lui guidata.
Il 10 marzo scorso la Bce adottò una serie di provvedimenti riguardanti la politica economica dell’eurozona, con ripercussioni in tutti i Paesi dell’Unione europea ed anche, sia pure alla lontana, le economie del mondo intero nei limiti di una Banca centrale che incide direttamente sui 19 Paesi la cui popolazione è a dir poco di 300 milioni di persone. Ho detto che i provvedimenti presi da Draghi incidono sulla politica economica dell’eurozona. Mi si potrebbe obiettare che si tratta di politica monetaria. Questa è certamente la loro forma, ma è una politica monetaria pensata in funzione delle ripercussioni sulla produttività, sulle banche, sugli investimenti, sul commercio con l’estero, sul prodotto interno lordo, sui consumi, sull’occupazione e quindi sulla politica economica dell’intera Europa.

Dopo le indicazioni dei provvedimenti che entreranno in vigore tra pochi giorni, lo stesso Draghi ed alcuni dei suoi più stretti collaboratori hanno dichiarato che i provvedimenti annunciati sono soltanto una prima tranche di interventi; altri ne seguiranno, soprattutto sull’Unione bancaria che dev’essere assolutamente realizzata e che non mancherà d’influire sulla politica del credito e sulle garanzie dei depositi bancari. È previsto l’acquisto diretto della Bce di titoli emessi da imprese pubbliche e private. E infine (sia pure come estrema ipotesi che ci si augura non necessaria) un finanziamento diretto ai cittadini provvisti di redditi insufficienti a sostenere la loro domanda di beni e servizi indispensabili. Ho scritto domenica scorsa che Draghi, con l’insieme di questi interventi in parte già decisi e in parte preannunciati, ha assunto di fatto quel ruolo di ministro delle Finanze dell’eurozona del quale lui stesso aveva chiesto la nomination ma che poi aveva trovato ferma opposizione da parte della Germania.

Ebbene, la soluzione di questo dilemma è in gran parte risolta: quel ministro avrebbe dovuto fare ciò che Draghi sta facendo e farà, pur restando nei limiti del suo mandato statutario, quel mandato prevede due punti base: stabilità dei prezzi nell’area dell’euro, mantenimento d’un tasso d’inflazione appena al di sotto del 2 per cento. Se adeguatamente interpretati, questi due obiettivi statutari offrono un amplissimo terreno sul quale la Bce gioca la sua partita. Draghi, con l’appoggio e la collaborazione di tutto il Consiglio direttivo della Banca salvo due sole eccezioni dei rappresentanti della Bundesbank, la partita la sta giocando con una finalità esplicita ed una implicita.

Quella esplicita è una politica di crescita economica; quella implicita (della quale forse Draghi non è neppure consapevole) è l’inizio concreto d’un rafforzamento dell’Unione europea con finalità d’arrivare agli Stati Uniti d’Europa. Percorso lungo e molto accidentato, ma inevitabile in una società globale dove gli Stati con dimensioni continentali sono i soli che determinano la politica multipolare dell’intero pianeta. Se gli Stati nazionali europei non capiranno la necessità di federare il nostro continente, essi non avranno voce alcuna nel mondo globale e saranno popoli subalterni e privi di futuro.
La Bce può avviare e (lo sappia o non lo sappia) sta avviando questo percorso, ma il salto politico e l’acquisizione della consapevolezza spettano alla Merkel che guida il Paese obiettivamente egemone dell’Europa. È lei che deve decidere se condividere oppure no la creazione dello Stato federale.

***

La Merkel è perfettamente consapevole del problema europeo e del dilemma che esso le pone. Ricordo ancora una volta Abramo Lincoln e la guerra di secessione americana che oppose nordisti e sudisti fino alla vittoria dei primi al prezzo di 600mila morti. Lincoln fu ucciso poche settimane dopo la fine della guerra che portò all’abolizione della schiavitù e all’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Oltre a questi due risultati, il messaggio finale di Lincoln fu che gli Stati del Nord, vittoriosi, dovevano dedicare le loro risorse per sollevare gli Stati del Sud dallo stato di miseria in cui buona parte di loro si trovava, di modo che il benessere e l’etica pubblica tendessero ad esser conformi in tutto quel continente che era l’America del Nord.
Questo fu il suo lascito e questo è il compito che incombe ora sulla Merkel, Cancelliera della Germania. È a lei che tocca la scelta perché è lei che guida la potenza egemone. Ma in un regime di democrazia, la Merkel ha bisogno del supporto pieno dei cittadini del suo Paese, i quali sono attualmente percorsi da fremiti di populismo che ne porta alcuni addirittura a ridosso d’un nazismo di nuovo conio ma di notevole pericolosità se dovesse espandersi ulteriormente.

Perciò la Merkel attende l’appuntamento elettorale che avrà luogo tra pochi mesi. Poi, sperando che la tabe populista non si espanda e non degeneri nel peggio dovrà scegliere: se affiancare politicamente la politica economica della Bce oppure no. Noi, italiani europeisti, ci auguriamo che la Germania si ponga alla testa del corteo.

***

Qui spunta il ruolo di Renzi. L’ha assunto da poco; prima era in tutt’altre faccende affaccendato, soprattutto quella di trasformare la sua presidenza del Consiglio in un Cancellierato italiano.
È democratico il Cancellierato? Può esserlo, ma soltanto se ci sono dei contropoteri che abbiano il compito di assicurare il valore della libertà e quello dell’eguaglianza. E quindi un potere di controllo del Parlamento e soprattutto della magistratura e di una Corte costituzionale che tuteli diritti e doveri.

La premiership inglese è un Cancellierato democratico, la presidenza francese è un potere esecutivo democratico, il Cancelliere tedesco anche, ma non sempre lo è stato: Hitler fu Cancelliere all’inizio del suo percorso dittatoriale ed anche a suo tempo Bismarck fu un Cancelliere piuttosto autoritario. L’Italia non ha tradizioni di quel genere, ma la tendenza del popolo italiano ad innamorarsi di tanto in tanto di un “Regime” fa parte purtroppo della nostra storia nazionale.

Spero che Renzi non abbia tentazioni del genere. Ora sembra avere abbracciato l’idea di rafforzare l’Europa e sostiene nel documento inviato a tutte le Autorità europee (del quale abbiamo già riferito domenica scorsa) la creazione d’un ministro delle Finanze unico nell’eurozona, esattamente quello voluto da Draghi. Quel documento lo ha già illustrato nella riunione del Partito socialista europeo svoltasi qualche giorno fa a Parigi su sua convocazione e che si concluderà prossimamente a Roma. La sua nuova figura politica è caratterizzata dall’avere impugnato esplicitamente il manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli. A questo punto è la sinistra italiana che si schiera in Europa per la Federazione insieme ai socialisti europei. Questo è il vero compito della sinistra moderna: puntare sull’Europa federata, un Parlamento federale ed una presidenza federale eletta dai cittadini europei. Ci vorranno anni, ma occorre partire subito. L’obiettivo d’una Federazione, oltre a rappresentare uno degli Stati continentali tra i più importanti del mondo, dev’essere quello ereditato dal lascito di Lincoln: i Paesi più ricchi aiutino i più poveri sia all’interno del proprio continente sia all’esterno di esso. Questo dovrebbe essere il futuro dell’Europa. Sempre che il popolo tedesco e chi lo guida comprendano qual è la loro missione.

***

Il motto e il valore spirituale oltreché materiale che esso contiene lo ricorda quasi tutti i giorni un personaggio che è ormai dominante sulla scena dell’intero mondo. Parlo di papa Francesco. Il suo insegnamento, al tempo stesso religioso per i credenti e civile per tutte le genti, è imperniato su due valori: l’amore verso il prossimo e la misericordia. Sono valori che hanno millenni di storia alle spalle. Ma quasi sempre venivano sventolati come bandiera ma contraddetti nei fatti dagli stessi che a parole li sostenevano. Francesco li sostiene come bandiera e lotta ogni giorno affinché siano attuati. Misericordia l’ha usata verso tutti. Non è il perdono dei peccati o dei reati commessi; è un dono di affetto che si sposa con l’amore del prossimo. Questi sono i pilastri della predicazione di Francesco che negli ultimi tempi sono stati ancor più rafforzati. Adesso infatti l’amore verso il prossimo deve essere “Ama il prossimo più di te stesso”. Mi permetto di dire: questo dovrebbe essere il nocciolo politico della sinistra, europea ed italiana, e noi di questo giornale vorremmo che lo fosse.

*larepubblica / I valori di Francesco e il socialismo dell’Europa unificata di EUGENIO SCALFARI

Rinnovo Sarri, De Laurentiis ha già fatto la sua scelta

I dettagli

Maurizio Sarri non parla del contratto: il suo accordo con il Napoli può essere allungato unilateralmente, tramite una opzione da esercitare ogni trenta di aprile, per altri cinque anni. Eppure, come si legge sull’edizione odierna di Repubblica, pare che il futuro dell’ex allenatore dell’Empoli sia ancora a tinte azzurre perchè, secondo il quotidiano, “De Laurentiis ha già fatto la sua scelta e presto passerà ai fatti, prolungando il contratto a don Maurizio”. Attualmente l’accordo che lega Maurizio Sarri al Napoli vale circa 700mila euro all’anno, con premi legati ai piazzamenti a fine stagione.

Le pagelle di Salvatore Sorrentino per Juve Stabia-Matera

Juve Stabia-Matera: le pagelle di Salvatore Sorrentino

Le pagelle – Punto importante per la Juve Stabia di mister Zavettieri. Le vespe, con la bella rete di Lisi, hanno riacciuffato il pari contro un Matera discreto, passato in vantaggio grazie ad Infantino. Ecco le nostre pagelle delle vespe: RUSSO 6: Il Matera, a parte il gol, non crea grandissimi grattacapi alla Juve Stabia. Incerto in occasione del gol, l’unica occasione in cui è stato seriamente chiamato in causa. ROMEO 6: Qualche sbavatura in fase di disimpegno, ma tutto sommato prova sufficiente. POLAK 5.5: Si distrae in alcune situazioni, su tutte quella del gol. Per il resto tiene a bada Infantino. CARILLO 6: Non era facile fare bene con un attacco atomico come quello materano, buona prova per il giovane proveniente dal vivaio delle vespe. CONTESSA 5.5: Spinge pochissimo e l’attacco ne risente, in fase difensiva però tiene bene Carretta. OBODO- MAIORANO 6: Prova positiva per la diga di centrocampo. Iniziano sottotono ma alla lunga il controllo del centrocampo è di marca gialloblù. CANCELLOTTI 6: Impiegato nel ruolo di esterno offensivo, prova qualche sortita offensiva senza successo, aiuta però Romeo in fase difensiva. LISI 6.5: Sicuramente non è stata la sua miglior prestazione da quando indossa la casacca delle vespe, ma ha il merito di trovare il gol del pari. NICASTRO 6: Per poco non trova un gol da cineteca con una deliziosa sforbiciata, purtroppo si fa male e deve abbandonare il campo. DIOP 6.5: Tiene tutto il peso dell’attacco sulle spalle, lotta come un leone e nella ripresa solo Bifulco gli impedisce la gioia del gol. LIOTTI: SV CARROTTA 5: Entra male in partita, troppi errori in fase di disimpegno per lui. GOMEZ 5: Cerca il gol con un bel tiro dalla distanza, ma purtroppo colpisce la traversa. A parte questo episodio, rallenta il gioco e non si fa mai sentire sotto porta.

Roma Inter 1-1|Pareggio inaspettato, tutto resta allo status quo

Roma Inter 1-1|Pareggio inaspettato, tutto resta allo status quo

Roma- All’Olimpico, nell’anticipo serale valido per la 30esima giornata di campionato, arriva lo spareggio Champions tra Roma Inter, con i nerazzurri a soli 5 punti dai giallorossi. Chi si aspettava lo show delle meraviglie, sarà rimasto deluso.

Roma 1 Inter 1
Roma 1 Inter 1

La gara si chiude con un “innocuo” pareggio mascherando un equilibrio che in realtà non c’è stato. Infatti nel primo tempo la Roma inizia a spingere fin dai primi minuti mostrandosi da subito padrona del campo. Colleziona tante occasioni gol sfiorando il vantaggio (alla mezz’ora le viene annullato un gol di Salah pescato in fuorigioco) ma l’Inter, asserragliata in difesa, si copre bene impedendo di fatto ai padroni di casa di andare in gol. Dopo 20 minuti la squadra di Mancini si rivela: inizia a scoprirsi e azzarda le ripartenze puntando alla porta di Szczesny.

Bisogna attendere tuttavia la ripresa per sbloccare il risultato e, in barba alle ghiotte occasioni create dalla Roma, è l’Inter a passare in vantaggio con un gol di Perisic al 53’. I giallorossi accusano il colpo e l’Inter sembra avere il sopravvento, ma solo per poco. Fatta eccezione per Salah e qualche azione sporadica di El Shaarawy, il resto della ciurma di Spalletti sembra non pervenuto in attacco e allora il tecnico giallorosso si decide ad effettuare la prima sostituzione. L’ingresso di Dzeko al 57’ apre a nuove speranze: Handanovic è costretto a superarsi per parare un  suo tiro su colpo di testa (e spunta perfino lo spettro di un rigore per un tocco di braccio di Miranda) ma poi il bosniaco al 68’ si divora un gol praticamente fatto: a tu per tu con il portiere,  spara la palla clamorosamente alta sopra la traversa!!! El Shaaarawy al 75’ dona l’illusione del gol ma la palla svirgola fuori dalla porta e allora ci pensa Nainggolan a pareggiare i conti all’83’ con un tiro in scivolata su assist grottesco di Dzeko.

L’Inter rimane congelata a -5 punti dalla Roma e con la Fiorentina a -1 (che potrebbe tentare il fatidico sorpasso sui nerazzurri nella gara di domani contro il Frosinone), mentre per la Roma non cambia sostanzialmente niente, rimane ferma al terzo posto ma nel big match dell’Olimpico sono emersi 2 particolari inquietanti: Dzeko sembra essere ancora lontano dal campione ammirato nei primi tempi, oggi spreca troppe palle gol ed è difficile affidarsi a lui con questi presupposti; inoltre con la gara di stasera, la Roma interrompe il filotto di vittorie innescate dall’era Spalletti. Sarà un segnale d’allarme? Il tecnico di Certaldo non sembra preoccupato, il pareggio ha favorito sicuramente la Roma che ha così contenuto i danni, ma una cosa è certo:, con la mente sono tutti già al derby con la determinazione e la voglia di vincerlo.

Maria D’Auria

Aprile : “Arbitraggio scandaloso” (VIDEO)

Al termine del match pareggiato al Menti tra Juve Stabia e Matera per effetto delle reti di Infantino e Lisi, si è presentato in sala stampa il tecnico degli ospiti Luca Aprile.

Aprile Luca, ecco le sue dichiarazioni:

“Abbiamo disputato un buon primo tempo, nella ripresa siamo calati e abbiamo subito il gol. L’arbitro ci ha negato un rigore netto, non riesco a capire il perché dell’ammonizione per simulazione quando il fallo su Rolando era netto. Sono insoddisfatto dell’arbitraggio, ha penalizzato entrambe le squadre ma il rigore su Rolando era proprio solare. La Juve Stabia? Ottima squadra che non merita questa classifica, non mi capacito del perché sia così giù. Il Menti è un campo molto difficile e stavamo per espugnarlo, purtroppo il pari ci scontenta. I play off? Ci crediamo fortemente, le altre sopra hanno vinto ma possiamo ancora agguantare gli spareggi promozione.”

Salvatore Sorrentino

 

Lisi : “Qui mi trovo benissimo e …” (VIDEO)

 Al termine del pareggio per 1-1 contro il Matera, abbiamo ascoltato Francesco Lisi, autore del gol del pareggio stabiese.

Lisi Francesco, ecco le sue dichiarazioni:

Oggi abbiamo giocato contro un avversario forte che sta facendo un campionato di vertice. Siamo stati disattenti sul gol preso, su un calcio d’angolo che non c’era assolutamente, ma poi abbiamo avuto una reazione da grande squadra. Nella ripresa non c’è stata partita e con tanto cuore abbiamo recuperato il risultato. Abbiamo dimostrato di essere un grande gruppo e di dare l’anima per questa maglia. Come già detto, la Juve Stabia è una piazza importante, mi trovo benissimo e spero di rimanere a lungo qui. Adesso pensiamo al Benevento, altro avversario bdi valore assoluto; sono ovviamente disponibile a giocare da punta se servirá. Sono a disposizione della squadra e del Mister ma spero che Ciccio (Nicastro) si riprenda quanto prima.

Raffaele Izzo

 

Carillo: “Sento mia questa maglia. Felice della prestazione”

 Al termine del pareggio per 1-1 contro il Matera, abbiamo ascoltato il difensore della Juve Stabia Luigi Carillo

Carillo – Ecco le sue dichiarazioni:

Sapevamo che sarebbe stata durissima, ce l’abbiamo messa tutta e abbiamo pareggiato in modo meritatissimo. Il gol del Matera è arrivato su un corner molto dubbio; nella ripresa abbiamo messo in campo tutta la voglia di pareggiare e ci siamo riusciti. Avremmo meritato qualcosa in più per quello che abbiamo prodotto; dispiace per la traversa di Gomez, sarebbe stato un gran gol, importante per lui e per la squadra. Personalmente sono felice per la fiducia che sento intorno a me; sono cresciuto qui e spero di continuare a fare bene. Questa maglia la sento mia e voglio ripagare la fiducia datami. Ora pensiamo al Benevento, consapevoli che sarà un match molto difficile ma anche che siamo una squadra con qualità ed attributi. Non ci faremo abbattere dalle tante assenze. Raffaele Izzo

Raffaele Izzo