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Sky- Juventus la squadra più colpita dagli infortuni. Bene il Napoli

Secondo quanto riporta Sky Sport, la Juventus sarebbe una delle squadre più colpite dagli infortuni. Quest’anno, infatti, lo staff medico bianconero avrebbe contato quasi 50 stop. Il più colpito Claudio Marchisio che, tra affaticamenti e ricadute, non è mai riuscito a garantire continuità di prestazioni a mister Allegri. Dato apposto invece per il Napoli che sembrerebbe una delle squadre meno colpite dagli infortuni. Statistica che potrebbe rivelarsi fondamentale in quest’ultimo scorcio di stagione.

Andrei Ivan si propone: “Chiriches mi parla tantissimo di Napoli, mi piacerebbe giocarci”

Chiriches chiama Andrei Ivan e Andrei Ivan risponde. Il difensore partenopeo ha proposto al Napoli il giovane attaccante rumeno dell’Universitatea Craiova. Il ragazzo, ai microfoni di TuttoSport, ha commentato così la possibilità di indossare la maglia azzurra: “So che gli azzurri hanno una tifoseria fanatica e passionale, simile a quella dell’Universitatea Craiova. Fin qui non ho avuto offerte concrete. Io sono tranquillo, non do retta a quanto passa in tv o scrivono sui siti e sui giornali. Sono contento di giocare per l’Universitatea Craiova. Sentire lo stadio vibrare ogni volta che realizzo un gol è un’emozione unica. Mi piace giocare ovunque, vado a destra e sinistra, spingo e affondo. L’obiettivo è aiutare la squadra in ogni modo”.

Sky- Mertens, vicino il rinnovo di contratto

Buone notizie per tutti i fan di Dries Mertens: l’attaccante azzurro, infatti, a quanto pare, non lascerà Napoli la prossima stagione. Secondo quanto riporta Sky, infatti, le parti starebbero lavorando per il rinnovo. Il tutto verrà ufficializzato a fine stagione, quando il futuro della squadra sarà più chiaro. Champions, magari scudetto, e poi rinnovo: il folletto aspetta e intanto lavora affinché la stagione si concluda nei migliori dei modi.

Dalla Spagna, Insigne apprezzato da tutti: “Come fa Conte a tenerlo in panchina?”

Il fenomeno Insigne ha coinvolto proprio tutti: da Napoli ad Udine, passando per la Spagna che decanta le sue gesta. Tanti i quotidiani iberici che hanno aperto così, in lode del folletto azzurro:  “Un incubo per la difesa di Del Bosque. Il piccolo Insigne, amato e discusso a Napoli, è stato il migliore a capire i problemi della Spagna. Quel piccoletto è strepitoso, è da Barcellona. Come fa Conte a tenerlo in panchina?”

Ilva di Taranto, un altro incidente sul lavoro

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Ilva di Taranto: grave un operaio colpito al volto da una catena

Ilva di Taranto: il capoturno di 44 anni, colpito al volto da una catena, ha riportato un trauma facciale ed è ricoverato in prognosi riservata, ma non in è pericolo di vita. Non è chiaro se l’incidente sia stato causato da errore umano o da difetto del macchinario

TARANTO – Ancora un  incidente nell’Ilva di Taranto. Un capoturno, Paolo Restano, tarantino di 44 anni, è stato colpito al volto da una catena che serviva per raccogliere materiale di scarto: ha riportato un trauma facciale ed è ricoverato in ospedale con prognosi riservata, ma non in è pericolo di vita. Non è chiaro se l’incidente sia stato causato da errore umano o da difetto del macchinario. Sul posto sono intervenuti i tecnici dello Spesal, il Servizio per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro dell’Asl. Oltre alla magistratura, anche la direzione Ilva ha avviato un’indagine per chiarire le cause dell’incidente.

Fonti sindacali riferiscono che Restano stava controllando il taglio della testa e della coda del nastro di acciaio: un’operazione che viene effettuata per togliere gli scarti di materiale dopo il taglio. Alcuni di questi scarti sarebbero rimasti incagliati impedendo la prosecuzione della finitura del nastro. L’operaio avrebbe chiesto di far intervenire un cavo con un gancio per liberare la macchina e in quel momento è stato colpito al volto da un gancio.

Si tratta del secondo infortunio in Ilva nel giro di pochi giorni. Una settimana fa a causa della pioggia si sono verificate due esplosioni in poche ore col bilancio di un ustionato e due contusi. Un operaio di 42 anni si è ustionato alla mano nel reparto Grf (gestione rottami ferrosi) dopo essere caduto dal suo mezzo finendo con le mani su un pezzo di materiale incandescente. Qualche ora dopo nuova esplosione in Acciaieria 2. Due operai per lo spavento sono caduti mentre fuggivano.

Esplosioni simili, anche con fuoriuscita di acciaio fuso, si sono verificate nel siderurgico a gennaio scorso e a novembre 2015, per fortuna senza feriti. Il 17 novembre del 2015 un operaio dell’appalto, Cosimo Martucci, 49 anni di Massafra, è morto nel reparto agglomerato del siderurgico travolto da un tubo di acciaio lungo quasi 20 metri. Il 12 giugno 2015 ha perso la vita nel siderurgico  Alessandro Morricella, 35 anni, investito da fiamme e ghisa incandescente mentre lavorava all’altoforno 2.

larepubblica / Ilva di Taranto, un altro incidente sul lavoro: grave un operaio colpito al volto da una catena di VITTORIO RICAPITO

 

Paolo Cannavaro: “Lotta scudetto? Il Napoli ha qualcosa in più”

E’ intervenuto, ai microfoni di Sky Sport, l’ex capitano del Napoli, ora difensore del Sassuolo, Paolo Cannavaro: “Contro la Juve c’era qualche assenza ma facciamo sempre ottime prestazioni anche quando manca qualcuno: è stata una prova evidente, non abbiamo demeritato, ma abbiamo fatto vedere di aver un’identità di gioco e l’importante è stato aver fatto la prestazione come dice il mister. Scudetto? Sono tifoso del Napoli quindi… La Juve ha una rosa più forte, ma il Napoli ha qualcosa in più dal punto di vista del gioco. Come sto? Il periodo di riabilitazione sta procedendo bene, abbiamo ripreso intensamente. Il paragone con il Leicester ci sta e mi piace anche, forse noi rispetto a loro in una parte di campionato ci abbiamo creduto meno, anche se non per il primo posto ma per posizioni comunque importantissime. Loro colmano le lacune tecniche con grinta e mentalità da invidiare.”

Renzi a Lampedusa: “Isola centrale, deve essere luogo vivo e vissuto”

Lampedusa: Giusi Nicolini e Matteo Renzi

Il premier a Lampedusa insieme con il ministro Graziano Delrio per fare il punto sull’accoglienza dei migranti. “Siamo nel cuore spirituale dell’Europa”

” Lampedusa non è la periferia d’Italia”: Lo ha detto Matteo Renzi nel corso della sua visita sull’isola.  “Il 25 marzo – dice Renzi – è il compleanno dell’Europa, con la firma del trattato istitutivo dell’Ue. In questo giorno siamo nel cuore dell’Europa. Forse non geografico ma spirituale. Lampedusa è il punto in cui alcuni cittadini europei hanno mostrato agli altri cosa va fatto, con alti valori civili. Lo diciamo oggi che non c’è un’emergenza”.

” Lampedusa – prosegue Renzi – è anche e soprattutto un’isola bellissima. Lo Stato deve dare una mano al Comune e alla comunità di Lampedusa per aiutare quest’Isola, per raccontarla per quello che è. Abbiamo fatto un punto della situazione, abbiamo parlato del campo di calcio come della  scuola con mille studenti, poi la pesca, la continuità territoriale, fatto un punto coi cittadini”

Dice Renzi: “Questa non è una lontana periferia lontana dagli occhi dell’europa, è un luogo di rara bellezza che ha unito la bellezza dei luoghi  con quella dei propri abitanti che hanno permesso di salvare migliaia di vite. Ora consideriamola per per quello che è: la porta dell’Europa ma anche un posto dove vivere bene”.

“Il messaggio che diamo agli europei: guai a pensare che di fronte alle grandi emergenze si può essere superficiali. I lampedusani ci hanno insegnato come si fa a essere umani. A tenere insieme la nostra identità coi nostri valori”.

“C’è una richiesta storica di zona franca: sarebbe opportuno da parte dell’Europa concederla: si tratterebbe di una restituzione”.

Renzi è giunto intorno alle 16, accompagnato dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Nella sede del Comune ha fatto una riunione operativa con il sindaco Giusi Nicolini e ha incontrato un gruppo di lampedusani, fra cui il medico  Piero Bartolo,  protagonista del docu-film “Fuocoammare”, premiato con l’Orso d’oro a Berlino. Lampedusa “deve essere un luogo vivo e vissuto. Non è la periferia dell’Italia”.

E’ la prima visita di Renzi a Lampedusa da premier. In precedenza, nel diembre del 2013, era venuto nell’Isola da neo-segretario del Pd.

“Al premier Matteo Renzi abbiamo chiesto di  starci vicino e sostenere con azioni concrete l’economia dell’isola. Siamo qui, viviamo di turismo e pesca, eppure abbiamo accolto centinaia di migliaia di persone” ha detto il sindaco Nicolini, incontrando la stampa insieme al premier. “Quelle ci serve – ha aggiunto Nicolini – e’ quello di ridurre distanza e marginalita’ dal resto del Paese e dall’Europa. Serve un riscatto dalla frontiera. Abbiamo apprezzato le parole del premier in Europa a difendere il lavoro di Lampedusa e dell’Italia e il lavoro che si sta facendo per la crisi libica. Lampedusa chiede questo e ha a cuore la pace”, ha concluso il sindaco.

larepubblica / Renzi a Lampedusa: “Isola centrale, deve essere luogo vivo e vissuto” di EMANUELE LAURIA

Ternana-Pescara: sfida delicata per il Delfino

                                                                  Ternana-Pescara è l’incontro valido per la 12esima giornata di ritorno della serie B

Tornare a fare punti. Questo l’imperativo categorico ed imprescindibile che il Pescara di Massimo Oddo dovrà osservare nella sfida contro la Ternana in programma sabato al “Liberati”. La seconda trasferta consecutiva dovrà rivelare se il Pescara, che a Crotone ha rimediato la quarta sconfitta di seguito, è finalmente uscito dal periodo di impasse oppure no. Otto gare senza conquistare i 3 punti, ed errori difensivi che ogni volta denotano carenze scolastiche.

Le Fere, corsare nell’ultimo turno di campionato contro l’Avellino al “Partenio-Lombardi”, si trovano quasi a metà classifica, ma vorranno sicuramente guadagnare altri punti per avvicinarsi all’obbiettivo della salvezza. All’andata gli umbri si imposero con il risultato di 2-1, al termine di una gara piuttosto rocambolesca.

In settimana, il presidente Sebastiani, il quale non sembra essere, stranamente, preoccupato per la situazione attuale della sua squadra, ha avuto un confronto con il team, ed ha deciso di anticipare la partenza per il ritiro a mercoledì (la truppa biancazzurra ha alloggiato prima presso un hotel di Roma, e nella giornata di venerdì si è trasferita nel capoluogo umbro). Basterà questo per ridare il giusto piglio alla formazione Dannunziana, completamente in balìa degli eventi e non più padrona di se stessa? La parola al campo.

Nel Pescara non ci saranno Mandragora, Memushaj e Vitturini, impegnati con le rispettive nazionali. Assenti anche Caprari, per squalifica, e Campagnaro (il suo recupero pare debba slittare almeno di una settimana), ancora alle prese con i suoi non ben compresi problemi fisici. Anche Crescenzi e Coda non saranno del match, a causa dei loro rispettivi infortuni. In porta, probabile avvicendamento tra il portiere Fiorillo, protagonista di alcune prestazioni non proprio brillanti, con il suo vice, Aresti. Diverse assenze previste anche in casa umbra. Nelle Fere saranno assenti: Valjent, Vitale, Lo Porto, Palumbo, Monteleone e Zampa. Arbitro dell’incontro sarà il Signor Abbattista di Molfetta, con inizio fissato alle ore 15:00 di sabato.

CHRISTIAN BARISANI

Eccellenza: Il Real Forio impatta in casa con il Gladiator, salvezza rimandata?

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Forio calcio

Bottiglia ancora in frigo per il Real Forio. Nel turno infrasettimanale che precede le festività pasquali  i biancoverdi non vanno oltre il 2-2 con il Gladiator. Al “Calise” i ragazzi di Iovine disputano un’ottima gara, ciononostante gli isolani sono costretti ad inseguire per ben due volte. La partita si sblocca dopo appena nove minuti: ingenuità di De Giorgi, il quale con la testa voleva servire Verde in uscita; si inserisce Costanzo che approfitta dell’errore per portare in vantaggio i suoi. Il Real Forio non subisce il contraccolpo psicologico e continua ad imporre il proprio gioco. Al 14’ Di Spigna prova a dare la scossa con un tiro da fuori area, ma il portiere para senza troppi problemi. Al 26’ è Nicola Mora a provarci sugli sviluppi di un calcio di punizione. Al 32’ azione splendida del Forio con Iacono che crossa in area, Guarracino stacca di testa e Cascella compie un miracolo. Sulla ribattuta si avventa Gianluca Saurino che viene atterrato da Celestino. Per il direttore di gara è calcio di rigore e sul dischetto si presenta Mora, l’ex Napoli non sbaglia e riporta in equilibrio il match. A due minuti dalla fine della prima frazione, il sig. Esposito di Ercolano assegna un altro calcio di rigore, questa volta il favore del Gladiator, per un tocco di mano di Antonio Di Dato. Dagli undici metri è Mallardo a riportare i neroazzurri nuovamente in vantaggio. Un Real Forio sicuramente più propositivo di un Gladiator cinico al 100%: due gol sulle due uniche occasioni create. Nella ripresa sono ancora gli isolani ad avere in mano il pallino di gioco. Il tempo per recuperarla c’è e i ragazzi di Iovine ci credono. Dopo cinque minuti ancora Mora su punizione sfiora l’incrocio dei pali. Al 54’ il Gladiator va vicinissimo al gol del 3-1: cross dalla sinistra per Allegretta, stacco di testa e miracolo di Verde, sulla ribattuta il pallone termina sul palo. E’ l’occasione più limpida della gara e l’unica veramente pericolosa degli ospiti. Altra palla-gol clamorosa, questa volta per il Forio, al 62’: Pirozzi serve involontariamente Guarracino, l’ex Procida, a tu per tu con il portiere, tenta un tiro impossibile sul primo palo; un gol divorato. Iovine le prova tutte e addirittura mette in campo quattro attaccanti, con Chiaiese e De Felice che rilevano Fanelli e Mazzella S. Al 74’ l’episodio più discusso della gara che porta i padroni di casa in parità. Mattera tanta un cross dalla fascia sinistra, il pallone è troppo su Cascella che però non controlla e secondo il guardalinee il pallone varca la linea di porta. Esulta il giovane Mattera e il Forio a questo punto tenta anche di vincerla. All’81’ Guarracino si mangia un’altra occasione. A lanciarlo questa volta è Chiaiese e il numero 9 biancoverde, a tu per tu con il portiere, cerca un pallonetto che non gli riesce. Nel finale nessuna azione degna di nota, ma a fare notizia è l’allontanamento dalla panchina di mister Iovine. Il direttore di gara ha sentito delle urla provenienti probabilmente da altri dirigenti seduti in panchina, ma il fischietto di Ercolano se l’è presa con Iovine che colleziona così la sua prima espulsione in carriera (ingiusta). Real Forio-Gladiator termina sul 2-2. Un pareggio che rinvia la festa-salvezza degli isolani che contro il Casagiove (tra due sabati) non potranno più steccare.

 

REAL FORIO  2

GLADIATOR  2

 

REAL FORIO: Verde, Mattera, Mora, Iacono C.(27’s.t. Boria), De Giorgi, Di Dato, Fanelli (9’s.t.Chiaiese), Di Spigna, Guarracino, Saurino G., Mazzella S.(27’s.t. De Felice). (In panchina Mazzella C., Di Costanzo, Ruggiero, Conte) All. Iovine

GLADIATOR: Cascella, Celestino, Santangelo, Parentato, Pirozzi, Gargiulo, Costanzo, Bonavolontà, Mallardo (43’s.t. Castiglione), Allegretta (27’s.t.Barone), Imbriani (22’s.t. Magno). (In panchina Di Caprio, Torelli, Visconte, Di Caprio). All. Carannante

ARBITRO: Esposito di Ercolano 8Ass. Piedipalumbo di Torre Annunziata e Robello di Torre del Greco)

MARCATORI: 9’ Costanzo, 33’ Mora (RIG), 43’ Mallardo (RIG), 74’ Mattera

NOTE: Calci d’angolo 6-2. Ammoniti Mora, Iacono C., Di Dato, Di Spigna (R.F.); Celestino, Parentato, Allegretta, Magno (G.) Espulsi dalla panchina Iovine (R.F.) e De Falco (G)

SPETTATORI: Circa 150

“ Immaginare il sacro ” a Vestone

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“ Immaginare il sacro ” a Vestone in “Via Glisenti 43”

“ Immaginare il sacro ” Artisti bresciani che all’arte hanno consegnato un’impronta profonda, e al “sacro” qualcosa di straordinario in mostra a Vestone, nell’integrità dell’armonia e nello splendore necessario alla consonanza come significante del pellegrinaggio terreno verso il Principio … e riacquistare lo stupore.

di Andrea Barretta

“ Immaginare il sacro ” in una società nichilista è qualcosa di eccezionale, e farlo attraverso l’arte è ormai insolito per l’oggettivo abbandono di un tema caro più ai secoli passati che ai tempi odierni. Soprattutto per molti artisti contemporanei che confondono l’arte con la provocazione e il concettuale con il mercato, ovverosia una sorta di moneta di scambio per gli allocchi. Ed è con queste premesse che mi sono recato in visita alla mostra “Immaginare il sacro” allestita a Vestone (Brescia) dall’Associazione di promozione culturale “Via Glisenti 43”, ben sapendo dai nomi degli artisti presenti in locandina che questo mio pensiero sarebbe stato confermato, nel senso contrario, ovverosia quello di un sicuro approccio positivo all’arte sacra scaturita dalle mani, dalla mente e dal cuore, di importanti pittori del Novecento bresciano.

Ero pronto, dunque, alla bellezza di autori che hanno saputo celebrare il “sacro” e direttamente citarne nella pittura la radice semiologica che contiene qualcosa di eccezionale, a iniziare – nell’ambito del percorso espositivo – dalla memoria della contemplazione, dal patrimonio di idee che contiene, dal saper raffigurare un sentimento comune e straordinariamente inscindibile dalla propria esperienza esistenziale. Non solo. Il termine “immaginare”, usato nel titolo della mostra, collima proprio con l’aggettivo “straordinario” nell’evocare il non ordinario, che ha carattere speciale, ma non temporaneo o puramente accidentale, perché i dipinti in mostra non presentano soltanto opere di fantasia ma l’emozione di artisti che hanno colto dalla tradizione cristiana “l’immagine”, nell’accezione peculiare dell’interpretazione, nella forma dell’immaginarsi, cioè “immaginare a sé, dentro di sé”, per esprimerne il carattere soggettivo.

Da questa attività creativa, nei suoi rapporti con la realtà a cura di Sergio Monchieri e Giovanni Zani, ecco le opere, provenienti da collezioni private, di Eligio Agriconi, Giacomo Bergomi, Silvestro Cappa, Gianmaria Ciferri, Pietro de Paolis, Oscar Di Prata, Martino Dolci, Angelo Fiessi, Enzo Filippini, Abele Flocchini, Ottorino Garosio, Augusto Ghelfi, Ermete Lancini, Domenico Lusetti, Cesare Monti, Giuseppe Mozzoni, Matteo Pedrali, Luciano Pellizzari, Mario Pescatori, Giuseppe Rivadossi, Lino Sanzeni, Omero Solaro, Antonio Stagnoli, Giovanni Tabarelli, Edoardo Togni, Mino Trombini, fino agli scultori cosiddetti “boscaì”, nel richiamo all’intaglio del legno che ha avuto il suo apice nell’arte valsabbina del Sei-Settecento.

“ Immaginare il sacro ” per la risoluzione dei soggetti interpretati, presentati da Vasco Frati con acute riflessioni e da Gianfausto Salvadori che pone l’accento sull’immaginazione come “un modo di affrontare filosoficamente il pensiero del sacro”, è l’eccellenza dell’arte di diversi artisti che ci danno differenti letture possibili del tema proposto, e in una prima ricapitolazione, senza mettere in rilievo una storia o l’altra, certamente c’è da convenire che l’intera mostra può essere intesa come un “assolo” in un colpo d’occhio che appaga, ristora e avvicina alla spiritualità, dalle Processioni di Solaro (1909 – 2009) e Di Prata (1910 – 2006) o i Chierichetti di Trombini, in attesa della santa messa in una sacrestia con una crocifissione appena accennata sulla parete di fondo, alle “chiese” riportate nella loro essenza architettonica per quelle di Brescia (Agriconi, Lancini) o di Nozza (Garosio) in una giornata invernale illuminata dal biancore della neve, e la Chiesetta di Barbaine che Togni (1884 – 1962) immerge ai piedi delle sue montagne nello splendido scenario della Valle Sabbia, confermando di essere uno degli interpreti autorevoli della pittura di paesaggio en plain air, dalle campiture che richiamano la lezione di Giovanni Segantini, dalle pennellate divisioniste alle vibrazioni del suo personale e delicato tocco che in questa tela vediamo calibrato nella gamma dei gialli e dei verdi che si stagliano in un cielo luminoso.

C’è, insomma, la figurazione del sacro visto dai maestri del Novecento bresciano che sono già nella pace di quanto hanno cercato d’intuire, e da altri artisti in attività che oggi ne seguono le tracce indagando nella quotidianità di una religiosità popolare, sia essa una maternità (Ciferri, Stagnoli, Tabarelli) o i tratti del volto di Cristo elaborati nell’icona della terza dimensione, in atti plastici che alla scultura chiedono quel rinnovamento culturale di cui c’è bisogno, nel legno come matrice dell’arte artigianale, o nel marmo di Mater amabilis e Mater dolorosa di Rivadossi, oppure nella pietra di in Uomo solo di Sanzeni tra lamiere saldate a comporre figure antropomorfe.

Una prima sintesi è tutta qui, nel piano rinascimentale della dicotomia tra immanenza e trascendenza allorquando si fondava il paradosso della convergenza, non foss’altro per la percezione che si ha nelle due sale della mostra, nel ruolo che pone il pubblico in positura mediata con il contenuto delle opere e con la mimesi descritta da Platone. Non solo. Nell’idea dell’abbandono dell’idea neoclassica di contenuto aulico nel riprendere scene di vita di tutti i giorni, come per Corenno Plinio di Monti, che riconduce alla terra e al lavoro del contadino nelle figure in primo piano, in una sorta di inchino alla natura protetta dalla chiesa che si erge sulla rive del Lario, oppure nelle “crocifissioni” presenti con la possente carica emotiva che attinge al simbolico come capacità di testimoniare non soltanto il “credo” ma la grandezza della vita nell’estensione dell’eternità. E, in un certo qual modo, il compito di cucire e ricondurre a un’arte sacra contemporanea è qui ipotizzabile nell’opera Madonna con bambino di Tabarelli (1936 – 2016), dove raccoglie l’astrazione, ovverosia il processo di smembrare una parte da un tutto, e la rappresentazione figurativa riconoscibile in una esemplificazione estetica dell’antropocentrismo del bambino-uomo e della secolarizzazione tra emancipazione e desacralizzazione, che nel canovaccio di angoli e piani prospettici incrociati richiama le scomposizioni e ricomposizioni del cubismo. (Un consiglio: da vedere anche la sua Via Crucis nella chiesa parrocchiale poco distante, in cui è collocata anche una madonna di Garosio).

Siamo e restiamo tra pittori ancorati al territorio di residenza o per affetto di frequentazione, il Bresciano in genere e la Valle Sabbia, in particolare. E siamo nell’arte che alla metà del XX secolo caratterizza lo sguardo al “reale”, con artisti che non sono entrati a far parte di movimenti o gruppi ufficiali, oltre il ritrovarsi in mostre per incontri di conoscenza più che di “manifesto” (alcune di queste all’Associazione Artisti Bresciani, luogo di formazione anche intellettuale), ieri come oggi, se non per Fiessi che faceva parte dei “7 Pittori della Realtà” e per Monti che partecipò alla mostra inaugurale del gruppo “Novecento”, nel 1926, con artisti come Sironi e Funi, e nel 1938 alla prima mostra di “Corrente” (con Treccani, Birolli, Guttuso, Migneco, Vedova, Morlotti e Sassu), e alla Biennale veneziana già nel 1920 e per altre edizioni successive fino al 1950.

Se andiamo, infatti, a percorrere questo Novecento artistico bresciano, ricco di ideali culturali, troviamo questi artisti e altri che all’arte hanno consegnato un’impronta profonda, come pure Pedrali, in contatto con De Pisis, Santomaso e Vedova (nel 1959 espose alla Quadriennale di Roma insieme a Lusetti e Togni), e Stagnoli che nel 2011 partecipa alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi con la pala della chiesa di San Rocco a Bagolino: Madonna della Misericordia. E se per Di Prata c’è da annotare l’estetica “religiosa” che ben evidente nella sua produzione (in mostra una bella “Madonna con bambino”, nelle vesti non nella magnificenza celeste ma nella povertà di una famiglia), frutto del suo forte credo, come nei dipinti su tela La pietà (1971) e Il discorso all’areopago (1977), entrambi al Museo Internazionale d’Arte Sacra in Vaticano, una citazione a parte è per Lancini che meriterebbe un’adeguata riproposizione conoscitiva a se stante per la sua breve ma intensa carriera artistica, preso com’era da un percorso di ricerca tra Picasso e Rauschenberg.

Questo l’impatto con “ Immaginare il sacro ”, tra memoria e presente, tra poetiche personali che denotano il gene pragmatico della terra bresciana, dove il flusso di pensieri si stemperavano nella frequentazione con artisti internazionali, qui coesi nell’essenzialità che non capitola al pittoresco – per un discorso difficile come il sacro – e questo grazie al carattere dalle tradizioni contadine che guarda al sodo e al lavoro. Terra di cultura e di fede radicate in una ricerca della verità che non abbandona la traccia del disegno, come nei tratti di Di Prata (Le parole e le opere) o nelle tele di Mozzoni: Gesù porta la croce e Gesù giustiziato, nelle pennellate di Fiessi (Veduta del duomo di Brescia) e di Dolci (Chiesa sulla collina di Brescia), dove il cromatismo assume un aspetto osmotico con il soggetto. Così la pittura d’istinto nella ricerca volumetrica di superfici di Ghelfi: Chiese di Brescia, (nel 1956 espone alla Biennale d’Arte Sacra di Novara), che realizza vetrate per chiese e cappelle (da vedere quelle della chiesa di Santa Maria Crocifissa di Rosa a Brescia), e nelle Crocifissioni di Bergomi, nell’evoluzione tonale del colore spatolato tra luci e ombre nella resa di un drammatico sacrificio, e di Lusetti (1908 – 1971)che attira l’attenzione per le figure stilizzate che richiamano alla mente le sue sculture.

Ognuno di loro (e vorrei citare le opere di tutti) ha attraversato stagioni di cambiamenti sociali e correnti artistiche che dalla Francia e dagli Stati Uniti ormai influenzavano anche Brescia, ma va anche detto che quel senso comune della purezza delle forme e dell’armonia che il “sacro” richiede è stato rispettato, cosa che non si può dire oggi – come ho già accennato nell’incipit – soprattutto quando assistiamo a furori iconoclasti di certa non-arte contemporanea, nello scandalo di madonne e cristi profanati secondo intemperie che vorrebbero attingere alla “provocazione” senza accorgersi che sono non-artisti ma epigoni nella sostanza di vuoti a perdere.

Invece, “ Immaginare il sacro ” è un’operazione riuscita tanto che c’è da augurarsi abbia un seguito. Intanto, platonicamente, percorriamo la strada per l’arrivo di Dolci ad Assisi negli anni Cinquanta, dove tra una chiesa e l’altra, racconta il critico Luciano Spiazzi nella sua biografia, “trova il tempo di tirar fuori dal pennello un paio di processioncine …”, e quando si chiede “Martino pittore religioso?” scriverà che sì “gli piace la chiesa del Carmine, così slabbrata, come un amico che si conosce da tanti anni, … La messa alla mezzanotte di Natale, … la convinzione che ci si può voler bene … Poi il bicchiere all’osteria riandando al ‘pace agli uomini di buona volontà’. Pastore errante anche lui, … sotto i lumini del cosmo”.

Ecco, lo siamo anche noi, erranti per quell’umanità che sembra aver smarrito il senso nella cupidità, e lasciando questa mostra che ha saputo superare il rischio di una maniera di “genere”, abbiamo una scintilla dell’incanto che salva come riflesso epifanico nel condividerne la potenza creatrice, dell’arte sacra in cui la bellezza è funzione primaria non soltanto nell’ovvia integrità dell’armonia, ma per lo splendore (claritas) necessario alla consonanza come significante del pellegrinaggio terreno verso il Principio … e riacquistare lo stupore.

Andrea Barretta

“ Immaginare il sacro ”, dal 17 al 31 marzo, Spazio d’arte “Via Glisenti 43”, Vestone (Brescia), Via Glisenti 43.

Orari: giorni feriali, 17 – 19; festivi, 10 – 12 e 15 – 21. Ingresso libero.

Napoli sempre a lavoro in vista dell’ Udinese, il report della giornata

Continua la preparazione per la prossima sfida di campionato nonostante i numerosi assenti per le Nazionali.
Allenamento pomeridiano per il Napoli a Castelvolturno.

Gli azzurri si allenano nella settimana della sosta pasquale dedicata agli impegni delle Nazionali.

Il campionato riprenderà domenica 3 aprile con la partita al Friuli di Udine per la 31esima giornata di Serie A, “lunch match” delle 12,30.

Dopo il riscaldamento, la squadra ha svolto circuito di forza in avvio e successivamente serie di partitita 7 contro 7 con le sponde.

Domani allenamento di mattina.

Da sscnapoli.it

TEATRO SOCIALE (BS). LA DODICESIMA NOTTE di William Shakespeare

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LA DODICESIMA NOTTE

TEATRO SOCIALE

Via Felice Cavallotti, 20 – Brescia

Da mercoledì 30 a sabato 2 aprile 2016 (ore 20.30)

Domenica 3 aprile 2016 (ore 15.30)

Marche Teatro in coproduzione con Teatro Franco Parenti

presenta

LA DODICESIMA NOTTE

di William Shakespeare

traduzione di Patrizia Cavalli

regia Carlo Cecchi

musiche di scena Nicola Piovani

scena Sergio Tramonti – costumi Nanà Cecchi – disegno luci Paolo Manti

con

Carlo Cecchi

Daniela Piperno, Vincenzo Ferrera, Eugenia Costantini, Dario Iubatti, Barbara Ronchi, Remo Stella,

Loris Fabiani, Federico Brugnone, Davide Giordano, Rino Marino, Giuliano Scarpinato

Musicisti : Luigi Lombardi d’Aquino / Sergio Colicchio tastiere e direzione musicale

Alessandro Pirchio /Alessio Mancini flauti e chitarra

Daniele D’Ubaldo strumenti e percussione

Durata dello spettacolo: 2 h. (più intervallo)

Da mercoledì 30 marzo a sabato 2 aprile 2016 alle ore 20.30 e domenica 3 aprile 2016 alle ore 15.30 al teatro Sociale di Brescia sarà in scena la commedia LA DODICESIMA NOTTE, di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Cavalli, per la regia di Carlo Cecchi, prodotta da Marche Teatro in coproduzione con il Teatro Franco Parenti.

LA DODICESIMA NOTTE
LA DODICESIMA NOTTE

Carlo Cecchi torna a Shakespeare per misurarsi con La dodicesima notte, una commedia corale, fondata sugli scambi di identità e di genere e sugli equivoci. Questo testo shakespeariano permette, ancora una volta a Cecchi, regista e interprete nelle vesti di Malvolio, di orchestrare un gioco attoriale straordinario, lavorando sulla stilizzazione e sull’essenza dei personaggi, attraverso quella maestria che ha fatto di lui il più moderno tra i grandi interpreti e registi del teatro italiano.

Le musiche della Dodicesima notte sono state composte appositamente da Nicola Piovani, eseguite dal vivo da Luigi Lombardi d’Aquino/Sergio Colicchio (tastiere e direzione musicale), Daniele D’Ubaldo (strumenti a percussione), Alessandro Pirchio/Alessio Mancini (flauti e chitarra). Le scene sono di Sergio Tramonti, i costumi di Nanà Cecchi, il disegno luci di Paolo Manti.

Vendita biglietti:

TEATRO SOCIALE

I biglietti sono in prevendita alla biglietteria del Teatro Sociale in orario della stessa.

Via Felice Cavallotti, 20 – Brescia

Biglietteria tel. 030 2808600 sociale.biglietteria@ctbteatrostabile.it

SEDE PIAZZA LOGGIA

È possibile acquistare i biglietti per gli spettacoli di tutta la stagione al nuovo punto vendita nella sede del CTB in Piazza Loggia, 6 – dal martedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 (esclusi i sabato e festivi) Tel. 030 2928609

ON-LINE in tutti i punti vendita del circuito Vivaticket.it

LIBRERIA SERRA TARANTOLA

Via F.lli Porcellaga, 4 – Brescia · Tel. 030290171

Orari: 9.15 – 12.15 /15.30 – 19.00 (lunedì mattina e domenica chiuso)

Prezzo dei biglietti singoli:

Platea Intero € 26,00 – Ridotto gruppi 23,00 – Ridotto speciale 18,00

Galleria centrale Intero € 18,00 – Ridotto gruppi 16,00 – Ridotto speciale € 13,00

Galleria laterale Intero € 12,00 – Ridotto Gruppi € 11,00 – Ridotto speciale € 10,00

INFO: CTB Centro Teatrale Bresciano

Piazza della Loggia, 6 – 25121 Brescia – tel. 030 2928611/617 – fax 030 2928619

(dalle ore 9.00 alle 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 17.30)

e-mail: organizzazione@ctbteatrostabile.it

ctbteatrostabile.it

Note di regia

Illiria. Il Duca e la Contessa hanno due tenaci fissazioni: il Duca si è fissato sulla Contessa perché lei non ne vuole sapere; la Contessa si è fissata sul fratello morto, al quale vuole restare fedele per sette anni. Con questi due begli esemplari di nevrosi narcisistica, tutto resterebbe nell’immobilità e addio commedia.

Ma il Destino – e Shakespeare – fanno scoppiare una tempesta: una nave fa naufragio, dal quale si salva una ragazzetta di nome Viola. Nel naufragio ha perduto un fratello. La ragazzetta si trova sperduta in Illiria; ma è piena di risorse (vecchiotte, a dir la verità: Plauto, gli Italiani, già Shakespeare in commedie precedenti) e decide di travestirsi da ragazzo e di diventare il paggio del Duca.

Il Duca lo prende in grande simpatia (il paggio-ragazza si innamora tambur battente di lui) e decide di farlo diventare il suo messaggero d’amore con la Contessa.

La Contessa si innamora subito del paggio e le cose si metterebbero male perché il paggio è una femmina e al tempo di Shakespeare i matrimoni gay, o almeno i pacs, non erano previsti. Ma il Destino e Shakespeare hanno risparmiato il fratello del paggio-ragazza, il quale, essendo suo gemello, è tale e quale alla sorella-fratello.

Così questo fratello scampato al naufragio e inseguito anche lui da un innamorato, si sistema volentieri con la Contessa, che lo prende per il paggio-ragazza di cui si era invaghita.

Si sposano presto presto. Il Duca esplode di gelosia, ma poi chiarito l’equivoco si calma e si prende il paggio-ragazza come futura sposa.

Questo è il plot principale. Ma ce n’è un altro, forse più importante. È un plot comico e si svolge alla corte della Contessa: lo zio ubriacone e l’astuta dama di compagnia; un maggiordomo e un cretino di campagna che spasimano ambedue per la Contessa e,  non poteva mancare, il fool.

Malgrado la sua funzione comica, questo plot ha uno svolgimento più amaro: la follia che percorre la commedia, come in un carnevale dove tutti sono trascinati in un ballo volteggiante, trova il suo capro espiatorio nel più folle dei personaggi: il maggiordomo, un attore comico che aspirava a recitare una parte nobile, quella del Conte Consorte.

L’amore è il tema della commedia; la musica, che come dice il Duca nei primi versi “è il cibo dell’amore” ha una funzione determinante. Non come commento ma come azione.

La scena reinventerà un espace de jeu che permetta, senza nessuna pretesa realistica o illustrativa, il susseguirsi rapido e leggero di questa strana malinconica commedia, perfetta fino al punto di permettersi a volte di rasentare la farsa.

Carlo Cecchi

Carlo Cecchi

Dopo aver frequentato, all’inizio degli anni Sessanta, l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica come allievo attore, dal 1968, anno di fondazione del suo proprio teatro, ha diretto molti spettacoli e recitato molti ruoli. Si ricordano qui: Il borghese gentiluomo e Il misantropo di Molière (con le traduzioni di Cesare Garboli), Woyzek e Leonce e Lena di Büchner, Il bagno di Majakovski, L’uomo, la bestia e la virtù di Pirandello, Il compleanno di Pinter, Finale di partita di Beckett e molte volte Shakespeare, fra cui una trilogia: Amleto, Sogno di una notte d’estate, Misura per misura. Con il Teatro Stabile delle Marche (oggi MARCHE TEATRO teatro di rilevante interesse culturale), di cui è artista di riferimento dal 2003, ha in repertorio: Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, Tartufo di Molière, Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene e mangiare con me di Thomas Bernhard / Sik Sik l’artefice magico di Eduardo De Filippo e Sogno di una notte d’estate di William Shakespeare, il dittico Troppo sbronzo da dire ti amo? di Caryl Churchill e Prodotto di Mark Ravenhill. In tutti questi spettacoli Cecchi è protagonista e regista. Come attore ha interpretato nel 2013 La serata a Colono di Elsa Morante diretto da Mario Martone prodotto dalla Fondazione Teatro Stabile di Torino, Marche Teatro e Teatro di Roma e per questo è stato premiato con l’UBU come miglior attore protagonista.

 

Jorginho, l’ agente: “In Germania lo seguirò da vicino, attendiamo altre convocazioni”

Joao Santos, agente di Jorginho, è intervenuto a Si gonfia la rete, trasmissione in onda su Radio Crc. Queste le sue dichiarazioni:
“Ho guardato la partita attendendo il suo ingresso in campo. In Germania lo seguirò da vicino, spero che possa avere maggior temo a disposizione: Jorginho vuole essere protagonista e non spettatore, del resto come tutti gli altri. Per le prossime gare amichevoli ci aspettiamo altre convocazioni, poi da qui a maggio c’è ancora tempo per le scelte definitive. In tutte le Nazionali vi sono delle gerarchie e non ci dimentichiamo di Pirlo, che, se in forma, può certamente figurare tra i convocati . Attualmente non ci preoccupa la questione legata alla permanenza di Higuain, ne riparleremo a giugno; tutti i calciatori azzurri sperano che il Pipita resti, è normale per una squadra che ha trovato la sua giusta quadratura”.

Di Marzio: “Caceres la pista più calda; De Laurentiis pronto a fare follie per trattenere Higuain”

Gianluca Di Marzio, giornalista di Sky Sport, ha rilasciato alcune dichiarazioni A Radio Marte. Ecco le sue parole:
” Si sta lavorando per il rinnovo di Koulibaly, quello di Mertens ormai è soltanto una formalità perchè legato alla qualificazione in Champions. Su Higuain, attualmente, non ci sono stati ancora passi in avanti: le parti si incontreranno a breve, non credo che per De Laurentiis ci sia un problema di cifre perchè è pronto a superare il tetto ingaggi rispetto a quelli attuali. So inoltre che Ghoulam stava cercando un nuovo agente. In entrata il nome più caldo è quello di Caceres, dato che vi è un accordo di massima con Giuntoli; potrebbe congedarsi dalla Juve a parametro zero ed essendo infortunato  il Napoli può prelevarlo a cifre minori”.

Andrea Panico: Castellammare e la Juve Stabia resteranno nel mio cuore. Dispiace vedere lo stadio…

Nel corso della trasmissione di ViViRadioWeb, Il Pungiglione Stabiese, abbiamo ascoltato in collegamento telefonico l’ ex portiere della Juve Stabia, Andrea Panico.

Di seguito le dichiarazioni di Andrea Panico.

Hai indossato la maglia gialloblu nell’anno 2009/2010, nonché artefice di quella risalita in serie C/1 a suon di parate: Si, fu un’annata eccezionale. Il presidente Manniello da tifoso qual’è, volle riscattarsi dalla sciagurata retrocessione dell’ anno precedente, a lui vanno attribuiti i meriti della rinascita del calcio stabiese. Ebbi la fortuna di aver avuto mister Rastelli come allenatore e che adesso sta dimostrando anche in serie B di valere palcoscenici importanti. È competente, lo stimo perché riesce a trasmettere serenità al gruppo, ha grandi doti e di sicuro vincerà il campionato anche in quel di Cagliari.

Ci sono partite che ricordi con piacere: Ricordo bene tutte le gare, in particolare la vittoria contro il Catanzaro allenato da mister Auteri, una partita emozionante trattandosi di uno scontro diretto vinto meritatamente, che ci carico’ psicologicamente perché ci permise poi di vincere quel campionato con adrenalina e morale a mille. Eravamo uomini responsabili prima che giocatori in campo. Un aneddoto che non dimenticherò mai fu quel messaggio di fiducia da parte di Franco Giglio dopo il primo tempo di Isola Liri, e io ricambiai la fiducia del Presidente con ottime prestazioni. Sono andato via per scelte tecniche, purtroppo, ma il ricordo resta in me è indelebile.

Il popolo stabiese ti ha sempre amato e lo ha dimostrato con attestati di stima quando hai avuto un problema fisico. Si, non dimenticherò mai i messaggi e tanti fax ricevuti in ospedale dopo il delicato intervento chirurgico. Il legame con la città è sempre stato stupendo. Ancora tutt’ora sono innamorato di questa città, è la “mia seconda casa”, e spesso ritorno volentieri. Vivevo a Castellammare, mi piaceva rapportarmi con la gente per dimostrare poi con i fatti il mio valore. Ancora oggi i tifosi mi contattano e mi riempiono di affetto.

Il tuo rapporto con la curva da sempre l’anima del tifo stabiese: Un rapporto di affetto reciproco. Sono passionali, meritano categorie importanti. Caricano la squadra come in pochi, dispiace solo vedere allo stato attuale altri settori con poche presenze sugli spalti. Nel big-match di allora contro il Catanzaro avevamo tutto lo stadio a sostenerci. In questi anni, invece, ho costatato che, la Castellammare sportiva è un po’ troppo attratta dalle sirene di altri campionati e dall’ evento agonistico in se, meno verso il senso di appartenenza alla maglia della propria città. I veri stabiesi sono coloro che vanno allo stadio e non coloro attratti dalla partita di cartello, la Juve Stabia è di tutti e non solo di Manniello. Pertanto invito a riempire le gradinate, affinché si possa dare un apporto concreto al presidente, che con i suoi sacrifici mantiene fede agli impegni presi con la piazza. È stata un’annata sfortunata, ma sono sicuro che la dirigenza stia già gettando le basi per il rilancio.

In ultimo, la sua idea di mister Auteri: Posso dare un mio giudizio visto l’ho avuto in C/1 a Gallipoli. Il carattere lo penalizza e a mio avviso non ha fatto carriera proprio per questo suo difetto. Stesso discorso va speso pure per mister Braglia. Loro guardano molto al risultato e non ai valori umani. Si vince e si perde tutti insieme, reputo che mister Rastelli sia indubbiamente più bravo sotto questo aspetto, caratterialmente ha una marcia in più nella gestione del gruppo.

Armando Mandara

VIDEO VIVICENTRO: Italia Spagna, parla Jorginho

In mixed abbiamo intervistrato il centrocampista della nazionale italiana e del Napoli Jorginho: ”’…un’emozione unica…ho lavorato tanto…”.

GUARDA IL VIDEO:

VIDEO VIVICENTRO: Italia – Spagna, Thiago Motta in mixed

In mixed zone è stato intervistano il centrocampista della nazionale Thiago Motta, guarda il video e ascolta le sue dichiarazioni.

VIDEO ViViCentro – Insigne: “Ibra? Abbiamo Higuain e ce lo teniamo stretto”

Le sue parole

Lorenzo Insigne nel post partita di Italia-Spagna, ha dichiarato ai nostri microfoni su possibile arrivo di Zlatan Ibrahimovic in azzurro a giugno: “Chi non vorrebbe giocare con Ibrahimovic? Lui è un grande, un grande attaccante. Ma abbiamo Gonzalo e intendiamo tenercelo stretto”. Attestato di stima verso il suo compagno di squadra, bomber di grandi qualità, lo dimostra ciò che sta facendo in questa stagione.

Caccia al secondo uomo. Stessa mano fra Parigi e Bruxelles

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Bruxelles ma belle …. (lapresse)

BRUXELLES – Il punto sulle indagini/ Il Consiglio Nazionale abbassa il livello di allerta da 4 a 3, probabile che la cellula che ha colpito in Francia e Belgio sia considerata estinta. Importanti verità potranno arrivare dal pc abbandonato da Ibrahim El Bakraoui

BRUXELLES – La caccia a un secondo uomo, ripreso, poco prima delle 9 del mattino del 22 marzo, dalle telecamere del circuito di videosorveglianza della metropolitana di Maelbeek mentre trascina con sé una borsa e si congeda da Khalid El Bakraoui, il kamikaze che di lì a poco si farà saltare nel secondo vagone di un treno della linea 1, è l’ultimo dettaglio di un’inchiesta di cui non modifica una verità ormai incontrovertibile. Ma che, piuttosto, rafforza. Una stessa mano ha colpito a Parigi e Bruxelles. E la strage del 22 è stata immaginata e pianificata (ancorché eseguita con modalità più devastanti nell’uso e nella quantità degli esplosivi arricchiti da chiodi e bulloni) per essere il calco di quella del 13 novembre. Stesso esplosivo (TATP), identica simultaneità, uso di kamikaze. Le circostanze dunque che i ricercati “allo stato non identificati” siano ora due e non più uno (l’uomo vestito di un giaccone chiaro che ha abbandonato al loro destino i due kamikaze dell’aeroporto di Zavantem e una terza valigia bomba inesplosa), che il commando di martedì scorso fosse di cinque uomini (3 in aeroporto, 2 nel metrò) piuttosto che di quattro, sono utili a tirare una prima conclusione. Di cui qualcosa dice la scelta, fatta in serata dal Consiglio Nazionale per la Sicurezza, di abbassare il livello di allerta terrorismo da 4 a 3. E che due qualificate e diverse fonti di Intelligence – francese e italiana – rendono esplicita così a “Repubblica”: “E’ possibile dire che la cellula di Abdelhamid Abaaoud e Salah Abdeslam, così come è stata ricostruita in questi quattro mesi di indagine, sia pressoché esaurita. La circostanza che martedì scorso sia stato sacrificato l’artificiere, Najim Lachraoui, è il segnale che il gruppo non ha e non aveva più carne da mandare al macello. Questo non significa, evidentemente, che non ci siano in giro per l’Europa altre decine di jihadisti pronti a prendere l’iniziativa e dunque che la minaccia possa considerarsi esaurita. Al contrario. Ma è un fatto che il gruppo Abaaoud-Abdeslam possa dirsi consumato”.

TREDICI MORTI
Nelle parole delle due fonti di Intelligence, come in quella di chi indaga, la consapevolezza di essere arrivati quasi in fondo alla storia di questa filiera franco-belga è sorretta da un numero. Al netto degli oltre venti arresti tra Francia e Belgio, tra il 13 novembre del 2015 e martedì scorso, sono 13 gli jihadisti morti che facevano capo al gruppo. Nove come kamikaze a Parigi. Tre a Zavantem e Maelbeek. E uno a Forest il 16 marzo, abbattuto dai cecchini della polizia durante l’irruzione dell’appartamento in rue des Dries dove si nascondeva Salah Abdeslam. Tutto questo, senza contare il blitz del 18 novembre 2015 a Parigi, quando, in un appartamento a Saint Denis, muore l’architetto dell’orrore, il ring leader della filiera, Abdelhamid Abaaoud. Il sociopatico di Molenbeek, la macchina di odio, da cui tutto era cominciato il 15 gennaio 2015 in quel di Verviers e il cui testimone era stato raccolto proprio da Salah Abdeslam. Con l’obiettivo, alla fine raggiunto, di una nuova strage che eguagliasse l’orrore francese. Secondo un’ipotesi, tornando a fare uso anche di armi da guerra (quelle trovate nel covo di Forest). In ogni caso, e come è accaduto, scegliendo quale bersaglio un aeroporto, come, in quel di Verviers, proprio Abaaoud aveva cominciato a fantasticare.

OBIETTIVI E ORGANIGRAMMI
C’è di più. Indiscrezioni di fonti di polizia, confermate da fonti di intelligence europea con cui le autorità belghe hanno cominciato ad abbozzare ieri un primo modesto scambio di informazioni, segnalano come la scoperta del pc abbandonato da Ibrahim El Bakraoui nel cestino dell’immondizia di fronte all’ultimo covo di rue Max Roos prometta di essere un tesoro informativo. Ben oltre l’audio testamento, prova della disperazione e del senso di accerchiamento di chi ha colpito Zavantem e Maelbeek. In quel computer sarebbe infatti non solo materiale (come riferito dal quotidiano belga “Dernier Heure”) che proverebbe l’interesse della cellula a colpire centrali nucleari in Belgio, ma anche le chiavi per venire a capo dei sistemi di comunicazione e crittazione con cui la cellula di Abaaoud ha comunicato nei mesi che hanno preceduto le stragi del 13. In quel computer, a quanto pare, anche elementi in grado di chiudere su chi è ancora a largo. A cominciare da quel Mohammed Abrini scomparso all’indomani delle stragi del 13 novembre 2015, alla cui pianificazione aveva partecipato. Dato da tempo in Siria (dove si sarebbe rifugiato con la famiglia alla fine del novembre dello scorso anno) potrebbe al contrario essere ancora in Belgio. Se è vero – come spiegano ancora due diverse fonti di intelligence – che nel lavoro di identificazione dell’uomo dal giaccone bianco e ancora senza nome del commando di Zaventem, gli inquirenti belgi hanno prova.

larepubblica / Caccia al secondo uomo. Stessa mano fra Parigi e Bruxelles dal nostro inviato CARLO BONINI

Tuttosport insiste: “Ibra-Napoli, pronto biennale”

Tutto sull’affare

Tuttosport insiste sul possibile arrivo a Napoli di Zlatan Ibrahimovic e rivela nuovi dettagli di un’offerta che ci sembra alquanto fantasiosa: “L’idea sottoposta a Ibra sarebbe la seguente: biennale da otto milioni netti innalzabile fino a dieci in caso di conquista dello scudetto. In più Zlatan avrebbe la possibilità di abitare a Roma, in modo che i figli possano frequentare una scuola internazionale. E’ poca roba rispetto alla propostona cinese, ma Ibrahimovic ha ancora un conto aperto con il nostro campionato. Non ha mai accettato il modo in cui si era conclusa l’avventura al Milan e ha sempre ribadito che avrebbe voluto chiudere con il calcio in serie A. E su questo insiste il Napoli”