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Berretti,il Tuttocuoio cala il tris all’Ischia

Logo-ischia-isolaverde-BERRETTI

L’Ischia torna dalla lontana Ponte a Egola con una sconfitta contro la vice capolista Tuttocuoio. Solo complimenti per i gialloblù guidati da mister Numerato che ha preso il posto di mister Porta. “Abbiamo destato una buona impressione, giocando una gara all’altezza , ma non siamo riusciti a portare a casa un risultato positivo”, commenta la dinamica dirigente gialloblù, Antonella Miranda. Prima frazione abbastanza equilibrata. L’Ischia non sfrutta un paio di situazioni favorevoli e al 39’ va sotto: segna Motti. Sul finire del tempo, raddoppio della formazione toscana grazie a Isclamaj. Al 18’ della ripresa l’Ischia riduce le distanze con Belmonte su rigore, concesso dall’arbitro  per atterramento in area ai danni di Romano. I ragazzi di Numerato credono nel pareggio e avanzano il baricentro ma in pieno recupero Motti realizza la doppietta personale, mettendo il risultato al sicuro. In attesa di recuperare mercoledì 13 aprile la gara interna contro la Paganese, l’Ischia sabato prossimo (27a Giornata) osserverà il suo secondo e ultimo turno di riposo, come da calendario.

Da S.S.IschiaIsolaverde.it

TUTTOCUOIO-ISCHIA ISOLAVERDE 3-1

TUTTOCUOIO: Grossi, Ruberti, Maico, Fofanà, Gremigni, Ribecchini, Marmugi, Latorraca, Motti, Isclamaj, Baldini. In panchina Pannocchia, Ferullo, Pucci, Bacci, Giari, Lodà, Rocca, Intreccia Lagli, Verrillo. All. Fiasconi.

ISCHIA ISOLAVERDE: D’Errico, Vorzillo, Petruccio, Esempio, Todisco, Miranda (15’ st Coppola), Di Bello (25’ st Borrelli), Numerato, Romano, Passariello, Belmonte (35’ st Gonzales). In panchina Lepre, Gaglione, Agrillo, Vincenzi. All. Numerato.

ARBITRO: Vassari Gabriele di Valdarno (ass. Cauteruccio Annalisa di Firenze e Chernenkova di Piombino).

MARCATORI: nel pt 39’ Motti, 45’ Isclamaj; nel st 18 Belmonte, 50’ Motti.

Eccellenza: Real Forio festa rinviata per la salvezza diretta

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Forio calcio

Tanta amarezza in casa Forio per l’ennesimo rinvio dell’appuntamento con la salvezza. Al “Calise”, nello scontro diretto con l’Hermes Casagiove, non si è andati oltre  l’1-1. Questo significa che la certezza matematica della salvezza diretta non c’è e nelle prossime due giornate bisognerà non solo sperare di fare risultato, ma anche guardare gli esiti delle altre partite. Quanti rammarichi per mister Iovine, che nel primo tempo ha di fatto ottenuto dalla squadra tutto ciò che voleva. I biancoverdi, infatti, eseguono alla perfezione tutti i dettami del tecnico ed impiegano solo 11’ per andare in vantaggio: Gianluca Saurino stoppa il pallone al centro dell’area e con un tiro ad incrociare supera il portiere avversario. Gli isolani hanno in mano il pallino del gioco e mettono sotto pressione la squadra casertana. Sul’ out di sinistra Mora è ispiratissimo e al 37’ riesce a trovare Boria nel centro dell’area, ma il suo tiro è parato senza troppi problemi da Merola. Il Forio domina, ma il Casagiove trova il pareggio nel’unica occasione da gol del primo tempo.  Al 43’, sugli sviluppi di un calcio di punizione battuto da Picozzi, la difesa foriana si addormenta e lascia indisturbato Tortora che, dal’alto dei suoi centimetri, senza neanche saltare, stacca di testa e supera Verde. Il primo tempo si chiude su un bugiardo 1-1. Nella ripresa Iovine tenta il tutto per tutto mandando in campo prima Guarracino e poi De Felice. La troppa foga dei padroni di casi porta ad un nulla di fatto. Nella prima parte della seconda frazione è sicuramente il Real Forio a rendersi più pericoloso con occasioni non concretizzate da Gianluca Saurino (tiro di poco a lato) e Di Dato (su calcio d’angolo).  I due innesti di Iovine non sortiscono gli effetti sperati, il Forio è poco aggressivo sotto porta e nel finale rischia pure qualcosa. Il Casagiove, infatti, sfiora il gol a 5’ dalla fine: Allegretta si presenta a tu per tu con Verde che compie un vero e proprio miracolo. La gara termina sull’1-1, un risultato che soddisfa i casertani sicuri di disputare l’eventuale play-out in casa; la salvezza diretta del Real Forio resta invece appesa ad un filo. Anche in questa patita probabilmente i biancoverdi avrebbero meritato qualcosina in più. Il calcio, però, non è fatto di “se e ma”, contano i fatti: la vittoria manca dal 27 febbraio (6-1 allo Stasia), quando all’ epoca ci si credeva già salvi. Eppure, ad oggi, la matematica non ha ancora emesso il suo verdetto.  Nel prossimo turno gli isolani saranno in trasferta a Casalnuovo, poi l’ultima (si spera) in casa con la Sessana.

REAL FORIO  1

HERMES CASAGIOVE  1

 

REAL FORIO: Verde, Boria, Mora, Mattera, De Giorgi, Di Dato, Fanelli, Di Spigna, Saurino Gianluca, Chiaiese (72′ De Felice), Saurino Ciro (49′ Guarracino). In panchina: Mazzella Claudio, Iacono, Mazzella Stany, Ruggiero, Conte. Allenatore: Giovanni Iovine

HERMES CASAGIOVE: Merola, Tortora, Buonanno, Mirto, Laezza, Izzo (69′ Perretta), Scognamiglio (57′ Capobianco), Capissi (85′ Sparaco), Del Prete, Picozzi, Allegretta. In panchina: De Rosa, Puzone, Desiato, Pascarella. Allenatore: Domenico Vastante (in tribuna Ferdinando Di Benedetto)

RETI: 11′ Saurino Gianluca (R), 43′ Tortora (P)

ARBITRO: Pasquale Mollo di Castellammare di Stabia (ass. Schettino e Manfredini di Castellammare di Stabia)

NOTE: Ammoniti: Verde, Saurino Gianluca, Mora (R); Scognamiglio, Allegretta, Pascarella, Del Prete, Capobianco (P). Angoli: 7-0. Spettatori: 200 circa

Udinese-Napoli, i voti di Vivicentro: no!

I voti di vivicentro

Il Napoli perde la gara esterna della Dacia Arena contro l’Udinese per 3-1 e così si allontana dalla Juventus, ora a più 6. Questi i voti di ViViCentro:

Gabriel 4; Hysaj 5, Albiol 5, Koulibaly 4, Ghoulam 5; Allan 5.5, Jorginho 4.5, Hamsik 5; Callejon 6, Higuain 5.5, Insigne 4.5, Gabbiadini 6, El Kaddouri 6, Mertens 6. All. Sarri 5

a cura di Ciro Novellino

Regione Lombardia, sette delibere su dieci per assegnare poltrone negli enti

                                                 Regione Lombardia: aula consiliare

Regione Lombardia – La fotografia dell’ufficio legislativo del Pirellone che ha appena pubblicato il ‘Rapporto sullo stato della legislazione e sul rendimento istituzionale’

La fotografia è stata scattata dall’ufficio legislativo del Pirellone. E racconta di un Consiglio regionale affaccendato più che mai nel fare, e disfare, leggi e leggine. Ma anche nello scegliere le persone da sistemare negli organi di revisione di enti e partecipate, agenzie e aziende. Il 70 per cento degli atti amministrativi approvati dal parlamentino di via Fabio Filzi nel 2015 è rappresentato da nomine per poltrone varie ed eventuali: a dirlo è il “Rapporto sullo stato della legislazione e sul rendimento istituzionale”, pubblicato dal Pirellone.

Il documento traccia un bilancio dell’attività del Consiglio sia nel 2015, sia da quando la giunta guidata da Roberto Maroni si è insediata, con un confronto con i governi precedenti. E, tra numeri e tabelle, ecco che spicca il dato: tra gli atti amministrativi approvati dagli attuali consiglieri oltre due terzi sono rappresentati da nomine. Ovvero, 27 solo nell’ultimo anno (24 approvate da tutti, tre fatte dal presidente, il ciellino Raffaele Cattaneo), e 61 in tutto da quando la legislatura, la decima, è iniziata. Un bel numero, se si considera che gli atti amministrativi varati dal parlamento di via Filzi dal 2013 in totale sono stati 87.

Certo, questi dati non rappresentano l’attività totale del Consiglio, ma solo quella amministrativa. Che, scrivono i legali del Pirellone, a causa della revisione dello Statuto ha subìto una “notevole contrazione “. Senza contare che comunque l’assemblea approva anche altri provvedimenti, come quelli che riguardano l’autonomia contabile e organizzativo-istituzionale della Regione, nonché i referendum consultivi: in tutto, 72 dal 2013. Eppure, quella delle nomine sembra essere una delle attività principali di via Filzi, seppur ridotta rispetto al passato. L’altro principale impegno per i consiglieri? Approvare, e abrogare, leggi: negli ultimi tre anni, a fronte di 105 provvedimenti varati, il Pirellone ne ha cancellate 40 che risalivano alle amministrazioni precedenti. Di queste, 31erano leggi recenti, approvate tra il 1995 e il 2013, durante i 18 anni targati Roberto Formigoni,, predecessore di Maroni.

Delle 2.266 leggi approvate da via Filzi dal 1970 a oggi, ormai 1.756 non sono più in vigore. Tradotto, il 77 per cento delle norme che nel corso degli anni avevano visto la luce, nonostante i costi sostenuti per vararle e attuarle, sono state abrogate. “Non servono tante leggi, quanto buone leggi – sottolinea Cattaneo – il Consiglio deve continuare a produrre e approvare leggi che servano ai cittadini. Un corpus normativo vasto non è necessariamente sinonimo di buon governo”.

EDIZIONE NORD –  vivicentro.it-cronaca-nord / larepubblica / Regione Lombardia, sette delibere su dieci per assegnare poltrone negli enti di ALESSANDRA CORICA

Promozione, Nuova Ischia vittoria di rigore

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NuovaIschia-Monte di Procida 1-0
NuovaIschia-Monte di Procida 1-0
La Nuova Ischia batte di misura il Monte di Procida con un calcio di rigore nella ripresa realizzato da Kadam,conquistando la terza vittoria consecutiva,mettendosi ancor di  più al sicuro sulla zona rossa. ll tecnico della squadra isolana alla vigilia del match aveva lanciato un messaggio chiaro ai propri calciatori: cercare  di ottenere il massimo dei punti in queste ultime tre partite
Il primo tempo della gara è molto noiosa si vedono le due squadre che mantengono il campo in modo dignitoso da segnalare solo due tiri verso lo specchio della porta degli ospiti, il primo al minuto 25 con Lucignano ma Mennella risponde presente e un altro al minuto 44 con Romano ma il numero 1 isolano risponde presente.
Nella ripresa la partita si fa più viva e combattuta con gli ospiti subito pericolosi con  Masullo che sfiora un eurogol con un tiro a giro che si spegne di poco al lato. Mister Di Meglio inserisce Trani per dare un pò di vivacità in avanti al posto di Matarese, il giocatore neoentrato si fa notare al minuto 21 della ripresa su sponda di Mendil ma Navarra c’è.
Dopo circa 5 minuti gli ospiti hanno l’ occasione per sbloccare la gara con Borrino ottimamente servito da Riccio ma da due passi la svirgola e non c’ entra la porta. Passata la paura sul capovolgimento di fronte Mendil servito da un lancio lungo dal centrocampo trova Trofa che conclude la prima volta Chiocca respinge sulla seconda ancora Trofa ci riprova ma stavolta è la mano di Miraglia che intercetta il tiro, l’ arbitro che e a due passi dall azione da rigore, si accende un parapiglia ma l’ arbitro è inflessibile.
Si presenta sul dischetto Kadam che la incrocia forte e batte Navarra per l’  1 a 0.
Al minuto 32 gli isolani sfiorano il 2 a 0 con Calise Giovanni che ottimamente servito da Milone da calcio d’ angolo, schiaccia la palla e la manda di pochissimo alta.
Al 36 gli ospiti si fanno vivi con Riccio che prova ad impegnare Mennella ma la sua conclusione è debole.
Trofa al 43′ con un azione personale si invola verso la porta ma spreca a tu per tu con il portiere.
A pochi secondi dal termine Muscariello appena entrato ben imbeccato da Mendil si invola verso la porta ma Miraglia stoppa la sua conclusione che stava per terminare in porta.
Dopo il tris di vittorie, la società ha deciso di premiare la squdra con una cena che si terrà settimana prossima.

Tabellino 1-0
Nuova Ischia : Mennella; Calise G; Calise A; Paradiso; Del Deo; Kadam; Matarese(10st Trani)(45st Muscariello); Milone ; Trofa; Mendil; Varchetta. In panchina: Telese, Polito; Aiello, Di Costanzo Allenatore Di Meglio

Monte Di Procida : Navarra; De Curtis; Rotta (40st  Santangelo); Chiocca; Miraglia; Borrino; Riccio; Romano; Coppola; Masullo(31st Carannante); Lucignano In panchina: Scotto di Lustro; Di Letto , Esposito, Lubrano Lavadera, Race Allenatore Romano.
Arbitro Chianese di Napoli, I Assistente : Marletta di Napoli, II Assistente Tortarone di Napoli.
Reti : 28 st Kadam (rigore)
Ammoniti: Kadam , Trofa, Trani(NI), Rotta, Chiocca , Miraglia (MDP)
Espulsi : Nessuno
Spettatori 50 circa
Recuperi 0′ Pt 3′ st

Luisa Festa protagonista della Vespa Rosa

Intervista a Luisa Festa

La protagonista della rubrica “La Vespa Rosa” di questa settimana è Luisa Festa

La sua passione per i colori gialloblè gli è stata trasmessa da suo zio Giuseppe e da Roberta Schettino detta “Stabiesina”

La cosa che subito la colpì molto fu l’amore che la città aveva per la maglia e i generale per i colori gialloblè, anche se ultimamente non è più come una volta. A questo si aggiunse anche l’emozione immensa che provò nel vedere la zia Roberta partecipare a Miss B-Win indossando l’amata maglia gialloblè.

Quell’evento fece crescere in Luisa ancor di più l’amore e la passione che provava per la Juve Stabia.

Dopo aver visto le Vespe giocare in serie B per lei quest’anno si è avverato un altro sogno: quello di andare in trasferta insieme ai suoi zii; Luisa infatti ci racconta che a San Valentino è andata in trasferta a Caserta suggellando l’amore eterno nei confronti della Juve Stabia.

Il suo motto è: “Non mollare mai senza pensare alle sconfitte ma alla prossima gara che verrà tenendo sempre in alto i colori della nostra città”

Luisa ci saluta ringraziando i suoi zii per averla portata al Menti e per averle trasmesso questa passione. E’ lieta di aver conosciuto la grande famiglia del tifo gialloblè che da anni gremisce le gradinate del Menti. La sua passione è nata da pochi anni ma ci fa sapere che cresce sempre di più.

Patrizia Esposito

Copyright vivicentro

DICHIARAZIONI COMMISSARIO CARDARELLI PATRIZIA CAPUTO

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                                            COMMISSARIO CARDARELLI PATRIZIA CAPUTO

IL COMMISSARIO CAPUTO : “CARADRELLI RISORSA DELLA SANITA’ CAMPANA: LAVORIAMO IN CONDIZIONI DIFFICILI. SPESSO INASCOLTATE LE NOSTRE RICHIESTE D’AIUTO.”

PATRIZIA CAPUTO
PATRIZIA CAPUTO

L’Ospedale Cardarelli è una grandissima risorsa della sanità pubblica. Un luogo nel quale, ogni giorno centinaia di medici, infermieri e personale sanitario svolge con professionalità e a rischio talvolta della propria incolumità il proprio lavoro. Stiamo parlando di un pronto soccorso di medicina d’urgenza: anzi dell’unico pronto soccorso di medicina d’urgenza di una città difficile, grande e complessa come Napoli. E’ un dolore, per tutti noi che da anni facciamo questo lavoro con abnegazione e sacrificio, dover in condizioni di collasso disporre ricoveri anche in situazioni non eccellenti. Ma noi tutti abbiamo fatto un giuramento: ed anche a costo di dover superare ostacoli e sacrifici i medici del Cardarelli non hanno mai rifiutato un paziente, non si sono mai tirati indietro davanti a un’emergenza, a un ricovero. Perché la grande tradizione medica di questo ospedale e dei professionisti che l’hanno reso e lo rendono uno dei più importanti del Mezzogiorno ci impone di lavorare anche quando, pur sollecitati da noi, gli organi istituzionali che dovrebbero organizzare e gestire la sanità pubblica campana ci ignorano o non ci rispondono. Chi vive a Napoli sa benissimo che  al nostro ospedale fa riferimento un bacino d’utenza che qualsiasi altro nosocomio farebbe fatica a contenere. Il fenomeno dei ricoveri in barella è un fenomeno da cancellare, arginare, eliminare. Ma lo si può fare solo se, insieme ai vertici dell’autorità regionale sanitaria, si disporrà’ un piano complessivo e congruo di divisione del territorio. La sottoscritta, soprattutto negli ultimi anni, ha cercato più volte intese e confronti con i vertici istituzionali della Regione Campania. Mettendo a disposizione la propria esperienza. Parlano le numerose note, lettere, esposti che l’ufficio da me presieduto ha inviato per cercare un tavolo comune, una sponda, un confronto per superare le difficoltà della nostra e di altre aziende ospedaliere.

Una volontà ben nota a tanti e che la mia storia, la mia formazione e il mio  impegno a difesa dell’azienda Cardarelli possono dimostrare in qualsiasi momento. La situazione oggi rappresentata e ben conosciuta da tempo e solo grazie ad essa ed in assenza di valide alternative al nostro lavoro , l’ospedale Cardarelli ha sempre svolto il suo ruolo di avamposto della sanità d’urgenza, della risposta alle emergenze di un territorio caldo e difficile come quello di Napoli.

Quando, e soprattutto se, si vorrà affrontare il tema della tutela del paziente, della qualità dell’offerta sanitaria senza speculazioni o attacchi, ma col solo intento di risolvere un problema che l’attuale dirigenza denuncia da mesi inascoltata, troverà sempre professionisti attenti e impegnati in silenzio a fare il proprio lavoro.

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EDIZIONE VIVICENTRO-SUD – Lettere alla Redazione

Loculo In Multiproprieta’

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Francavilla di Sicilia: fiorente commercio sul loculo del caro estinto

Al cimitero monumentale di Francavilla di Sicilia, ridente cittadina vicino Taormina, vi era un fiorente commercio sul  loculo  del caro estinto, una Multiproprieta’ di cui nessuno era proprietario.

Le indagini sul loculo del caro estinto, condotte dalle Fiamme Gialle cordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Messina, Antonio Carchietti,  hanno potuto appurare gravi responsabilita’ per l’ex dipendente comunale Tindaro Scirto, che raggiunto da ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Maria Militello, e’ stato posto agli arresti domiciliari.

Insieme a questa figura centrale, ne giravano altre :

  • Funzionari comunali.
  • Un Medico dell’A.S.P. di Messina
  • Operai Edili
  • Congiunti di Defunti

Il raggiro nella sua complessita’ era semplice, l’ex dipendente comunale Tindaro Scirto, dietro il pagamento di somme che oscillavano tra le 3500 e le 5000 euro, approfittando della buona fede dei parenti degli estinti, faceva loro firmare alcuni documenti che gli avrebbero consentito di disporre alcuni luoghi di sepoltura, a favore degli eredi di altri defunti

In altre circostanze si e’ appurato che l’arrestato con la “fattiva collaborazione” di altri indagati, si faceva promotore dell’ampliamento di loculi già esistenti, senza le prescritte autorizzazioni.

E poi dicono che l’Edilizia sia ferma.

Inoltre, lo Scirto, aveva spostato, dal cimitero monumentale a quello di più recente costruzione, un defunto al fine di avere di più spazio a disposizione, da una scomoda celletta 2X2, si era passati ad una piu’ spaziosa 4X4.

In un altro caso, per dare spazio a una nuova sepoltura, aveva sottratto le spoglie del precedente defunto e le aveva riposte in una busta di plastica “dimenticata” all’interno della tomba, al loro posto aveva messo la salma del nuovo “arrivato” il defunto di turno.

Una cosa e’ certa, che conoscesse alla perfezione il cimitero e i suoi frequentatori, per individuare i loculi o le tombe che difficilmente sarebbero state reclamate da eventuali eredi.

Analoga sorte e’ toccata alle spoglie mortali di altre persone, le cui foto e generalita’ venivano cancellate dalle originarie stele marmoree.

E non finisce qui, Tindaro Scirto era riuscito pure a falsificare i registri cimiteriali ed i verbali di estumulazione e tumulazione.

Visti gli atti processuali, 17 persone a vario titolo sono state denunziate dai Finanzieri del Comando Provinciale di Messina. Le accuse mosse dai Magistrati inquirenti nei loro confronti vanno dalla corruzione, all’istigazione della corruzione, all’abuso d’ufficio, violazione di sepolcro, vilipendio e sottrazione di cadavere, ricettazione, falso ideologico, nonché esecuzione abusiva di lavori su aree sottoposte a vincolo architettonico. All’appello manca solamente il “pascolo funerario abusivo.”

Nota funebre

Neppure quando si muore si puo’ avere la certezza di non essere sfrattato dal proprio loculo; dalla propria tomba.

vivicentro.it-isole-opinioni / Loculo In Multiproprieta’ (Lo Piano – Saint Red)

vivicentro.it/isole/

Boschi dai pm: “Ecco la mia difesa. Solo l’ambasciata inglese ci sollecitò l’emendamento”

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                                               Maria Elena Boschi

Il retroscena. Per il colloquio della Boschi con i giudici i punti sono già  tracciati: né la Total, né altre aziende italiane, fecero pressioni per la norma. Ma c’era l’interesse della britannica Shell

ROMA. Una riunione convocata per domani al ministero dei Rapporti col Parlamento e delle Riforme. Maria Elena Boschi non sottovaluta l’onda lunga dell’inchiesta della Procura di Potenza e nemmeno l’offensiva delle opposizioni che ancora una volta hanno messo lei nel mirino. Di sicuro non crede di essere al riparo grazie alle dimissioni immediate della collega Federica Guidi. Come non lo è il governo e lo si è capito bene adesso che i pm annunciano la loro visita nei palazzi romani. Perciò Boschi vuole ricostruire con i suoi collaboratori tutti i passaggi dell’emendamento “festeggiato” al telefono dalla ex titolare dello Sviluppo economico e dal compagno Gianluca Gemelli. In modo da preparare una memoria difensiva che sgombri ogni dubbio ai pm lucani che hanno chiesto di sentirla e metta a tacere gli attacchi di Lega, Forza Italia e 5stelle.

Quell’emendamento, a memoria del ministro delle Riforme, non è legato in alcun modo ad aziende italiane o alla Total finite nell’indagine potentina. Semmai, questa è la prima versione in attesa della riunione di domani, ebbe una sollecitazione dall’ambasciata britannica perché nel business di Tempa Rossa, il sito per l’estrazione del petrolio di Corleto Perticara è coinvolta anche la Shell, compagnia petrolifera inglese. Il progetto infatti è una joint venture tra Total (50 per cento), Shell (25%) e Mitsui (25%). Nel 2012 le tre sigle decidono di procedere insieme nello sviluppo della concessione Gorgoglione, dal nome di un paesino della zona. Total diventa l’operatore del sito, ma la Shell ha un suo interesse specifico nel giacimento.

Anche le ambasciate partecipano in qualche modo alla legge di stabilità, con appunti diretti al Parlamento e al governo, che vanno dai contributi per i lettori di italiano nelle scuole straniere a questioni più delicate e più grosse come gli investimenti delle multinazionali. Il richiamo alla Shell ovviamente annullerebbe l’ombra del sospetto su una genesi dell’emendamento legato a imprese italiane coinvolte nell’indagine. Al netto del fatto che certo Shell non può essere considerata fuori dalla cosiddetta “lobby dei petrolieri”. Ma rispetto al ruolo della Guidi e rispetto a quello di tutto il governo sarebbe una prova a discolpa. “Un emendamento che rifirmerei domattina. È un progetto strategico”, ha detto la Boschi l’altro ieri. Ed è questa la linea di Renzi. “Secondo noi, l’investimento e la ricaduta sull’occupazione di Tempa Rossa sono da difendere fino in fondo”, spiegava ieri Boschi ai suoi collaboratori.

Ma i ricordi non bastano. Boschi vuole capire la procedura seguita prima della sua firma sul maxiemendamento. Di solito i passaggi sono standard: presentazione della proposta di modifica da parte del ministero competente (in questo caso lo Sviluppo economico), istruttoria degli uffici del dicastero dei Rapporti col Parlamento, autorizzazione del ministro o dei sottosegretari e infine inserimento nel maxi. Non è escluso che in questo caso sia saltato qualche passaggio. Succede spesso quando si tratta la legge di stabilità, con maratone notturne, maxiemendamenti scritti in fretta e furia per arrivare in tempo al voto di fiducia. Forse la Boschi non ha mai dato il via libera, ma certo il ministro non vuole nascondersi dietro gli slalom burocratici. Punta a una ricostruzione puntuale e senza buchi, anche perché sarà lei, probabilmente, a rendere pubblico, bisogna vedere come, il contenuto del colloquio con i magistrati.

Le novità in arrivo da Potenza stanno rallentando anche la scelta del successore di Federica Guidi. Renzi si è lasciato sfuggire solo che pensa a una donna esterna alla politica. Un identikit che corrisponde a Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, e Antonella Mansi, vicepresidente della stessa associazione. Sono nomi circolati in queste ore, insieme con quello di Teresa Bellanova, viceministro dello Sviluppo, molto apprezzata da Renzi per la soluzione di alcune vertenze industriali. Ma prima il premier deve affrontare gli sviluppi dell’inchiesta e già oggi lo farà con un’intervista a In mezz’ora.

vivicentro.it-politica / larepubblica / Boschi dai pm: “Ecco la mia difesa. Solo l’ambasciata inglese ci sollecitò l’emendamento” di GOFFREDO DE MARCHIS

Cavani: “Un tormento continuo mi sta complicando l’esistenza

Le sue parole

Un nuovo sfogo da parte di Edinson Cavani, ex attaccante del Napoli attualmente al Paris Saint-Germain, rilasciate a TF1: “Sono accadute tante cose quest’anno e mi ritrovo in una situazione complicata perché non riesco a capire la situazione che sto vivendo. Posso dire d’avere la fortuna d’essere un tipo che va a dormire sempre con la coscienza a posto, ma purtroppo neanche questo mi basta oggi per ritrovare la serenità perduta ed è proprio questo tormento continuo che mi sta complicando l’esistenza. Italia? Mi fa piacere davvero il loro interesse perché ho giocato sette anni là e sono stati anni importanti per la mia carriera, sono contento che le squadre ancora mi seguano, mi vogliono, mi chiedano…”

Sosa: “Tocca a Higuain ringraziare Sarri”

Le sue parole

Roberto Sosa,  doppio ex di Napoli e Udinese, ha parlato a Il Mattino:

Oggi il Napoli affronta per esempio una squadra che ha puntato tutto sui giovani. Lì a Udine lavora uno come Andrea Carnevale che senza dubbio cura uno degli scouting migliori d’Italia».Udinese e Napoli, difficile dire per chi fa il tifo il Pampa?

“Beh, ammetto che se gli azzurri dovessero fermarsi sarebbe un colpo alle ambizioni scudetto. Mentre se fosse l’Udinese a farlo, le sue chance salvezza non cambierebbero di molto… Dunque, è chiaro che spero che i punti per restare in serie A l’Udinese li conquisti da domenica prossima”

A Udine ha conosciuto De Canio
“Un motivatore eccezionale. Per certi versi, sembra Sarri. Uno che mette i suoi attaccanti al centro di tutto: io con lui ho disputato la mia migliore stagione italiana, segnando 15 gol in campionato e 6 nelle coppe. E non è un caso che appena è arrivato lui in Friuli, è tornato Zapata a fare gol”

Per il Napoli questo cambio in panchina proprio non ci voleva.
“Ci sono insidie anche nell’orario della gara: non piace a nessuno giocare alle 12,30 e non piace soprattutto a chi deve scendere in campo per vincere a ogni costo. Come deve fare il Napoli che non può certo accontentarsi di un pareggio. E poi non vince dal 2007, segnai anche io in quel 5-0 al Friuli”

È Higuain che deve fare un monumento a Sarri o Sarri ad Higuain?
“Facendo adesso di professione l’allenatore, non posso che rispondere che tocca a Gonzalo dire grazie a Maurizio (ride, ndr). Però è chiaro che Higuain fa gol al River da quando aveva 18 anni e non ha mai smesso di farli neppure quando è andato al Real».

L’idea che Insigne debba ancora convincere Conte a portarlo agli Europei?

“Mi sembra fantacalcio. Merita la Nazionale, poi sarà sua responsabilità dimostrare di potersi prendere sulle spalle le fortune dell’Italia. Ma pensare che non ci sia spazio per lui nell’Italia è pura fantascienza”

Scopri la nuova App: “Oggi il mio Bimbo mangia…”

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I dettagli
E’ una semplice App per conoscere il menù della mensa scolastica giorno per giorno, per le scuole materne, elementari e medie. E’ possibile consultare il menù del giorno o di un’altra data a scelta. Per il momento è possibile consultare il menù delle scuole che ricadono nei comuni di Cesenatico e di Napoli. L’elenco dei comuni disponibili, compatibilmente con la diffusione dell’App, sarà aumentato con successivi aggiornamenti. Il prossimo aggiornamento sarà per il comune di Roma.
Link degli Stores :

ITunes:

Google Play Store :
https://play.google.com/store/apps/details?id=it.mistersoftware.pappadaily.fc

PSICOTERAPIA – “Liberati dai sensi di colpa e guarirai dal cancro”. Le mail shock del medico

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                                                PSICOTERAPIA, tecniche  “psicoterapeutiche”

PSICOTERAPIA – La paziente morta per un melanoma e la dottoressa che voleva curarla con le tecniche  “psicoterapeutiche” di Hamer. Agli atti dell’inchiesta tutta la loro corrispondenza

TORINO. “Inizio a essere preoccupata: ho paura di non riuscire a guarire il mio neo, di non capire quale sia l’origine e di non tornare a ristabilire l’equilibrio psicologico che richiede la cura. Intanto lui diventa sempre più grande, si diffonde, mi divora. E temo che non voglia aspettare i miei tempi”. Chi scrive è Marina L., una donna che prova la paura più grande, l’angoscia di perdere la vita a causa del cancro. È il gennaio 2013, un anno e mezzo prima di morire. Vede il neo sulla spalla crescere, diventare un “mostro” di oltre dieci centimetri, sanguinare, farle sempre più male: il referto dirà che è un melanoma maligno, un tumore della pelle del tipo peggiore. Per questo aggiorna la sua dottoressa di continuo sulle proprie condizioni. Le esprime i dubbi che l’attanagliano: toglierlo, come da anni tutti le dicono di fare. Ma non la dottoressa Germana Durando, medico di base ed omeopata torinese, che alla paziente risponde con le teorie del discusso ex medico tedesco, latitante, Rike Geerd Hamer: rifiuto delle terapie tradizionali per la lotta contro il cancro, solo cure a base di gocce omeopatiche e un profondo lavoro psicologico con se stessa per sconfiggere quel tumore che la sta “mangiando”. “Certo che il tuo neo ti aspetta” le diceva la dottoressa. La guarigione? “Yes, we can!!! Basta volerlo: prendi la 35k (un rimedio omeopatico, ndr) per tre volte al giorno, e no ai sensi di colpa”.

Negli atti dell’inchiesta appena chiusa dalla procura di Torino sulla morte di Marina, che aveva 53 anni e una figlia adolescente ora rimasta sola, c’è un impressionante scambio di mail tra la donna, deceduta nel 2014 per le conseguenze di quel neo che le ha portato 13 metastasi al cervello, e il suo medico, che le diceva prima di non togliere il melanoma, e poi nemmeno i linfonodi che ormai erano diventati tumorali. Un carteggio che ha fatto scattare per Germana Durando, difesa dall’avvocato Nicola Ciafardo, l’accusa di omicidio con l’aggravante della colpa con previsione per aver “incredibilmente impedito alla sua paziente un approccio diagnostico e terapeutico, che sarebbe stato necessario sulla base delle più elementari conoscenze mediche” come si legge nella perizia della procura svolta dal medico legale Roberto Testi. Le è stato poi contestato dal pm Stefano Demontis anche il reato di soppressione di atto pubblico, per la sparizione della cartella clinica che non è stata più trovata durante la perquisizione nel suo studio nella zona precollinare della Torino bene. A far partire l’inchiesta è stato il fratello della vittima, assistito dall’avvocato Marino Careglio, un medico che vive a Roma che ha scoperto quello che era accaduto quando ormai era troppo tardi.

Nel maggio 2013 Marina aveva previsto cosa le sarebbe successo di lì a pochi mesi: “Ciao Germana, ti mando un aggiornamento: il neo non migliora. È ancora più gonfio, sanguina, ha un cattivo odore, mi fa male ed è sempre più brutto. Come farò al mare quando tutti mi diranno “cosa aspetti a togliertelo?”. Io vorrei che si seccasse e cadesse come una crosta, ma forse non ho capito niente dei segnali che arrivano e lui peggiora. Forse partiranno tutte le metastasi, morirò e tutti diranno: “gliel’avevamo detto”. Allora penso che devo subito scrivere al mio ex perché così guarisco”. Dice così perché sulla base delle cinque leggi biologiche su cui si fondano le teorie hameriane, la guarigione dal cancro può avvenire solo risolvendo gli choc psicologici che hanno causato il male. Come era successo ad Hamer colpito da un cancro dopo la morte del figlio all’isola di Cavallo per un proiettile vagante forse sparato da Vittorio Emanuele di Savoia. Per questo nelle mail di Marina, il neo maligno viene anche definito “il maestro”.

La dottoressa le risponderà: “Cosa stai prendendo come rimedio omeopatico? Ci vediamo presto, intanto tu lavora sul perdono e cerca di incontrare il tuo ex: è lui il tuo punto di svolta. Mandami la lettera che vorresti scrivergli”. Ma con il passare dei mesi i dubbi diventano sempre più forti: “Sono stanca, tu mi parli di perdono e di angeli, mi dici “fai così o non ti salvi”, ma le tue parole non sono le mie, io cerco di venirti dietro, ho sempre cercato di seguirti perché temevo che altrimenti non mi avresti più curato”. La implora: “Tu sei la mia dottoressa, un faro nel buio. Ma ogni seduta con te sto peggio”.

Quelle sedute in cui per guarire dal cancro si parla soltanto, non servono. E la situazione precipita. Nel novembre 2013 alla sua dottoressa scrive: “Ho paura che il cancro vinca e che io muoia, faccio tutto quello che mi dici, non ti voglio rimproverare: mi fido di te”. “Accetta ciò che il tuo corpo ti chiede – è la rispostadella Durando – e continua così: procurati il Sulphur (un rimedio omeopatico a base di cristalli di zolfo, ndr). Aggiornami fra qualche giorno”. I colloqui e le visite dureranno fino a due settimane prima di morire: la cura del cancro con gocce di erbe e tante parole non ha funzionato.

vivicentro.it-cronaca / larepubblica / “Liberati dai sensi di colpa e guarirai dal cancro”. Le mail shock del medico di SARAH MARTINENGHI

Ad Udine anche il club Napoli Vicenz@zzurra

Anche loro alla Dacia Arena

Ad Udine, nella nuova Dacia Arena, scenderà in campo il Napoli, la squadra si Maurizio Sarri a caccia dei tre punti che servono per restare agganciati al treno scudetto e a soli tre punti dalla Juventus che ieri sera ha battuto l’Empoli per 1-0. Tanti tifosi al seguito della squadra azzurra, tra questi anche il club Napoli Vicenz@zzurra per spingere Higuain e compagni alla vittoria!

E’ morto Cesare Maldini, l’ex CT della Nazionale

Si è spento l’ex CT della Nazionale

E’ morto a 84 anni Cesare Maldini, ex giocatore del Milan ed ex allenatore della Nazionale italiana di calcio e padre di Paolo, ex terzino rossonero. A darne notizia la famiglia Maldini, che in una nota “annuncia con immenso dolore la scomparsa di Cesare nella notte tra sabato e domenica”. Da allenatore Maldini è stato vice di Bearzot ai Mondiali di Spagna vinti dall’Italia nel 1982. Dal 1986 al 1996 ha allenato la nazionale italiana Under 21, con cui ha vinto tre campionati europei e nel ‘96 è passato sulla panchina della nazionale maggiore portando gli azzurri ai Mondiali di Francia del 1998. Nel 2001, poi, ha allenato il Paraguay portandolo ai Mondiali di Corea del 2002. Negli ultimi anni è stato anche commentatore sportivo per Al Jazeera.Da allenatore Maldini è stato vice di Bearzot ai Mondiali di Spagna vinti dall’Italia nel 1982. Dal 1986 al 1996 ha allenato la nazionale italiana Under 21, con cui ha vinto tre campionati europei e nel ‘96 è passato sulla panchina della nazionale maggiore portando gli azzurri ai Mondiali di Francia del 1998. Nel 2001, poi, ha allenato il Paraguay portandolo ai Mondiali di Corea del 2002. Negli ultimi anni è stato anche commentatore sportivo per Al Jazeera.

Ansa

Tuttosport attacca: “Il lamento di Sarri è servito”

La critica del solito giornale

Tuttosport scrive sulle parole di Sarri rilasciate in conferenza stampa prima della partenza per Udine: “Resta solo un dato statistico, ormai così ininfluente in questo duello per lo scudetto vissuto punto a punto, da renderlo quasi indispensabile: «Giochiamo sempre dopo la Juventus? Sì, è la sesta volta quest’anno, ormai siamo abituati, anzi, affezionati a questa situazione», Maurizio Sarri la butta sull’ironico. E la sua battuta è densa di sarcasmo, una sottile punzecchiatura per scandire un dato di fatto inaccettabile in un finale di stagione così equilibrato ed avvincente. «Per noi è un macigno sulla testa – aggiunge – ma per fortuna, fin qui, i loro risultati non hanno minato la nostra tranquillità». Otto giornate al termine sono un’eternità, quando il distacco è minimo, oppure un soffio di vento da inalare tutto quanto intero, senza badare a niente di ciò che succede intorno. Nemmeno che la Juventus ne giocherà 5 su 8 allo Stadium. «Di solito le più grandi cazzate si fanno in casa, ma questa è solo una speranza», il modo scanzonato di Sarri è tipico di chi vuole sdrammatizzare per esorcizzare il pericolo e credere ancora nel clamoroso sorpasso”.

Higuain, ancora un passo per fare la storia

Ecco di cosa si tratta

A Gonzalo Higuain basta un’altra occasione per fare la storia: al Pipita argentino basta un solo gol per superare il record di Edinson Cavani, a quota 29 gol in un solo campionato. Basta un colpo ancora per stabilire il nuovo record di reti di un giocatore del Napoli in un singolo campionato di serie A. Nella centesima partita in azzurro. Higuain è centravanti di razza, fuoriclasse vero e trascinatore di una squadra che oggi vivrà l’ennesima tappa di una maratona scudetto giunta ormai nel vivo.

Il fiammifero della Guidi e l’incendio che ora divampa

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                                                   Federica Guidi e Gianluca Gemelli

Da quando la ministra Federica Guidi ha dato le dimissioni, incoraggiate (si fa per dire) dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il dibattito politico ha assunto dimensioni mai raggiunte negli ultimi dieci anni

DA QUANDO la ministra Federica Guidi ha dato le dimissioni, incoraggiate (si fa per dire) dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il dibattito politico ha assunto dimensioni mai raggiunte negli ultimi dieci anni. Argomenti prima distinti si sono intrecciati: democrazia, partiti, rottamazione, riforme economiche, riforme costituzionali, elezioni amministrative, referendum abrogativi, referendum confermativi, clientele, questione meridionale, Europa confederata o federale, terrorismo, immigrazione, Libia, Turchia, un magma di problemi e un filo d’Arianna che nessuno riesce più ad impugnare per uscire da un labirinto che non è soltanto italiano.

Perché questa estrema confusione ha raggiunto il culmine in Italia da un episodio così microscopico? La ragione è evidente: quelle dimissioni hanno sottolineato un fenomeno la cui diffusione è ormai dominante in tutto il mondo ma soprattutto in Italia e non da ora ma da anni, anzi da decenni, anzi da secoli. Corruzione e mafie. Corruzione e trasformismo. Corruzione e rabbia sociale. Corruzione e potere.

Le dimissioni della Guidi sono stati il fiammifero che ha fatto divampare l’incendio. Non sarà facile spegnerlo e quando lo sarà, soltanto allora vedremo le rovine che ha lasciato. In una fase in cui stiamo vivendo la crisi di un’epoca, i problemi sono già numerosi ed estremamente complessi. Questo incendio è un sovrappiù che aggiunge un peggio al peggio, una ferita ad una ferita, una tempesta ad una tempesta, incertezza ad incertezza. Sicché il primo tentativo è quello di capire il senso di quanto sta avvenendo e districare i nodi di quel filo d’Arianna che ci porti a riveder le stelle.

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Il tema di quelle dimissioni riguarda il giacimento petrolifero trovato a ridosso d’un piccolo paese della Basilicata e investe il dibattito sulle trivellazioni che si effettuano in alcune zone dell’Adriatico. L’Italia ha bisogno di petrolio e di gas e quando riesce a trovare nuovi giacimenti in casa propria ne ricava un indubbio arricchimento, maggiori investimenti e maggiore occupazione.

Tuttavia, nonostante questi aspetti positivi, ce ne sono altri negativi di carattere ambientale: possibile inquinamento con tutte le conseguenze che esso può arrecare. Abbiamo già visto gli effetti di queste due facce della medaglia a proposito dell’Ilva di Taranto. La zona è più o meno la stessa e lo scontro politico e sociale è analogo, con valutazioni spesso divergenti tra governo, Regione, magistratura, imprese pubbliche e private.

Era opportuno indire un referendum? Ed era opportuno che, una volta indetto, il governo e il partito che lo sostiene raccomandassero di votare scheda bianca o astenersi dal voto? Personalmente ritengo di no. Si tratta d’una materia molto complessa, risolvibile soltanto con un compromesso che consenta l’estrazione della materia prima e tutte le prevenzioni necessarie a tutela delle persone. Il referendum non risolve il problema, l’astensione rischia di dare la vittoria all’una o all’altra tesi per qualche voto di differenza purché sia raggiunto il quorum del 50 più uno per cento degli aventi diritto.

Il ricorso al referendum abrogativo ha aggiunto dunque un rebus al rebus. Speriamo in un’astensione di massa che annulli l’esito referendario e lasci lo spazio per il compromesso.

Il caso Guidi sembra aver aperto un caso Boschi, ma non è così: l’emendamento in discussione era pienamente accettabile e la Boschi non aveva ragione alcuna per respingerlo. Altra cosa sarà l’atteggiamento della ministra delle Riforme qualora suo padre sia rinviato a giudizio per il caso della Banca Etruria. Attendiamo che la Procura di Arezzo e il gip diano una risposta, dopodiché, allora sì, la posizione della Boschi diventerebbe insostenibile.

Il tema della democrazia è stato più volte riproposto da quando Renzi ha preso il potere nel 2013 come segretario del Pd prima e di presidente del Consiglio poi. Da allora Renzi comanda da solo con il suo cerchio magico composto da suoi più fedeli collaboratori. Ho più volte criticato questa tendenza autoritaria, connessa anche ad una riforma elettorale maggioritaria e ad una riforma costituzionale di trasformazione- abolizione del Senato. Fermo restando – per quanto mi riguarda – la più netta contrarietà a quelle due riforme (elettorale e costituzionale) ho invece rivisto la mia contrarietà al comando solitario. L’ho rivista per due ragioni: la prima riguarda l’estrema complessità dei problemi che oggi ogni governo deve fronteggiare nel proprio Paese, in Europa e nel mondo. La seconda sta nella constatazione che una società globale complica ancor più la complessità dei problemi e la maggiore rapidità necessaria per risolverli.

Ma c’è una terza ragione: in tutto l’Occidente democratico esiste un Capo che comanda da solo: il cancelliere in Germania, il premier in Gran Bretagna, il presidente della Repubblica in Francia, il presidente degli Stati Uniti d’America. Solo per ricordare gli esempi di maggiore importanza. Questi esempi non configurano dittature: esistono contropoteri adeguati: i Parlamenti, le Corti costituzionali, la Magistratura. Questi poteri ci sono e vanno comunque rafforzati. Entro questi limiti l’esistenza di un capo dell’Esecutivo che sia al timone non desta preoccupazioni.

Ho anche avuto modo di constatare che Renzi, dopo molte incertezze in proposito, ha scelto la via di sostenere in Europa la necessità di un unico ministro delle Finanze dell’Eurozona, con i poteri di pertinenza di quella nuova istituzione più volte richiesta anche da Mario Draghi. Più di recente, dopo i gravissimi episodi di terrorismo soprattutto in Francia ed in Belgio ma non soltanto, abbiamo sostenuto su queste pagine la proposta di un ministro dell’Interno europeo e di una polizia federale europea sul modello dell’Fbi americano. A questa proposta Renzi non ha ancora risposto. Gli rinnovo quindi la domanda perché il tema purtroppo è di stringente attualità e l’Italia, Paese fondatore dell’Unione europea, ha tutti i titoli per sostenerlo e dare battaglia a chi sarà contrario. Coloro che vedono la difficoltà del consenso per realizzare i vari passi del percorso che dovrebbe portarci agli Stati Uniti d’Europa, non dimentichino la definizione tra tempo breve e sguardo lungo che fu di Altiero Spinelli. Tanto prima Renzi si schiererà tanto meglio sarà.

C’è un altro tema che mi sono posto: a chi somiglia veramente Renzi? Non sono certo il primo a porre questa domanda. Molti hanno scritto che somiglia a Berlusconi, altri addirittura a Craxi. Anch’io ho colto alcuni tratti di somiglianza a Berlusconi e qualcuno anche con Craxi. Ma il vero personaggio cui somiglia molto credo che Renzi non lo sappia: si chiama Giovanni Giolitti. Mi direte che è un paragone di troppo alto livello e certamente è così, ma per alcuni aspetti fondamentali queste due figure che distano di quasi due secoli tra loro si comportano in modi analoghi.

Giolitti nacque nel 1842 e morì a ottantasei anni nel 1928. Dopo un lungo tirocinio nel ministero delle Finanze entrò decisamente nell’agone politico nel 1892. Da allora fu uno dei maggiori esponenti della politica italiana pur senza mai far parte di un partito. La sua posizione era ispirata genericamente ad un liberalismo progressista e la maggioranza di cui dispose alla Camera fu quasi sempre molto elevata. Per mantenerla tale cambiò spesso le sue alleanze. Guardò contemporaneamente al capitalismo industriale e alle classi lavoratrici, favorendo incentivi alle imprese e decenti livelli ai salari. Cercò di ottenere l’appoggio dei socialisti riformisti in genere, di Turati in particolare. Nel Mezzogiorno appoggiò clientele e proprietari terrieri guadagnandosi l’insulto politico di Salvemini che chiamò il suo governo “ministero della malavita” ed “ascari” i suoi sostenitori meridionali.

Quando il Partito socialista e le organizzazioni sindacali operaie sentirono sempre più un orientamento di sinistra, soreliano, massimalista e rivoluzionario, Giolitti si alleò con il primo gruppo di cattolici democratici gestito da Gentiloni (avo dell’attuale nostro ministro degli Esteri).

Quando gli operai della Fiat occuparono la fabbrica a Torino, tentò e riuscì a trovare un compromesso tra le due parti. Fu contrario all’entrata in guerra dell’Italia e neutralista, lasciò ovviamente il governo alla destra italiana ma lo riprese nel 1920. Fece sgombrare D’Annunzio da Fiume ma tollerò le violenze degli squadristi fascisti sperando di poterli assorbire gradualmente nella sua maggioranza politica. A questo fine favorì l’ingresso alla Camera nella sua maggioranza dei trenta deputati fascisti nel 1921. Ma si ritirò definitivamente dalla politica dopo la marcia su Roma e la nascita del Regime.

In conclusione un partito giolittiano fu un vero e proprio partito della Nazione, che oscillava tra una destra e una sinistra moderate, con ancoraggio sostanzialmente centrista e un Capo unico che era lui. Il giolittismo e il renzismo. Il primo al livello dieci, il secondo al livello cinque. Ma la vera analogia è quella del Paese. Il nostro è un Paese percorso da un fiume sotterraneo, sempre latente e spesso emergente dove domina una corrente su tutte le altre: purché ci sia libertà privata si accetta la dipendenza pubblica. E quindi corruzione diffusa, clientele diffuse, interessi particolari diffusi. Scarsi ideali, scarsi valori, fortemente sentiti ma da piccole minoranze.

Il Manzoni questa situazione la descrisse così: “Con quel volto sfidato e dimesso / Con quel guardo atterrato ed incerto / Con che stassi un mendico sofferto / Per mercede sul suolo stranier / Star doveva in sua terra il Lombardo / L’altrui voglia era legge per lui / Il suo fato un segreto d’altrui / La sua parte servire e tacer”.

Lui sperava di farne un popolo sovrano e in parte quel popolo sovrano è nato. Non è più servo, è libero, tutela e lotta per i propri interessi, ma l’interesse generale lo vede assai poco e da lontano. Lo lascia ad altri, a chi comanda per tutti. Il problema è sapere se chi comanda tutelerà l’interesse generale o il proprio potere. Questo, alla fine, sarà solo la storia a dirlo.

vivicentro.it-editoriale / larepubblica / Il fiammifero della Guidi e l’incendio che ora divampa di EUGENIO SCALFARI

Sarri non si discosta dal pensiero di sempre…

I dettagli

Maurizio Sarri, come riporta Il Corriere del Mezzogiorno, “non si discosta dal pensiero di sempre. Qual è, dunque, il nemico vero del Napoli nelle ultime otto gare di stagione? Non ha dubbi: «La nostra difficoltà sta nella forza della Juve e in quella della Roma, le squadre che ci stanno davanti e dietro in classifica. Formazioni che tutti a inizio stagione avrebbero dato almeno venti punti avanti al Napoli». Sarri sottolinea legittimamente il percorso straordinario che la sua squadra ha svolto finora, andando oltre qualsiasi aspettativa”. Non incide sull’atteggiamento del Napoli il chiacchiericcio sul futuro di Higuain oppure quello sul futuro dell’allenatore, tuttavia “l’incognita dei quindici giorni di stop e dei lunghi viaggi dei suoi giocatori continua a tenere in apprensione Sarri”.

A Udine conta solo vincere, non importa la prestazione

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive su Udinese-Napoli: “Ci sono pochi calcoli da fare, la vittoria serve più di ogni altra cosa per non perdere contatto dalla Juventus. Magari, basterà anche un successo di misura, perché a nessuno verrà in mente di discutere la prestazione: a questo punto della stagione, conta soltanto vincere, lo spettacolo interessa relativamente. L’unico interrogativo è rappresentato dalla presenza di Pepe Reina: il portiere soffre di un problema muscolare e il suo impiego verrà deciso soltanto stamattina. Secondo la tabella stilata da Maurizio Sarri, da questa trasferta bisognerà ritornare coi tre punti per poi preparare senza troppi patemi la prima delle due gare con un grado di difficoltà altissimo: la sfida di San Siro, contro l’Inter, che ci sarà tra 15 giorni, dopo la gara interna col Verona”.