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Campionato Berretti: Ischia, una doppietta di Romano stende la Paganese

Logo-ischia-isolaverde-BERRETTI

Oggi pomeriggio l’Ischia Isolaverde  al “Kennedy” ha battuto la Paganese. Squadra che la sopravanza di poco in classifica. Decisiva una doppietta di Gennaro Romano. Buon avvio dei gialloblù che si esprimono molto bene, rischiando poco e procurandosi un rigore con Romano (10’) che però si vede respingere dal portiere ospite,sulla ribattuta la sfera viene raccolta da Numerato che però spara alto. Altra occasione al 18’ sempre con Numerato che calcia troppo centralmente. Al 25’ Todisco recupera palla, serve Romano che si inserisce nello spazio e salta il portiere che vale la rete del vantaggio. La Paganese deve ancora subire le iniziative dei ragazzi di Numerato che al 35’ raddoppiano. Punizione a favore degli ospiti, gli isolani rubano palla e con un contropiede fatale servono Romano in avanti che a tu per tu con il portiere insacca la rete del 2-0. Il primo tempo si chiude con due emozioni. Bella punizione di De Clemente che viene respinta dal portiere, all’ultimo istante la Paganese colpisce una traversa con una conclusione da distanza ravvicinata. Nella ripresa l’Ischia gestisce bene il risultato, la Paganese avanza il baricentro e per due volte D’Errico è costretto a salvare il risultato, sopratutto in una circostanza con la sfera destinata  all’incrocio. La squadra locale si porta di tanto in tanto negli ultimi sedici metri ma le ripartenze risultano errate. Il risultato non cambia e la squadra gialloblu ritorna alla vittoria dopo circa un mese di digiuno. L’Ischia sabato prossimo (27a Giornata) osserverà il suo secondo e ultimo turno di riposo, come da calendario. Alla ripresa, si andrà in casa del Siena.

Da S.S.IschiaIsolaverde.it 

ISCHIA ISOLAVERDE-PAGANESE 2-0

ISCHIA ISOLAVERDE: D’Errico, Petruccio, Pistola, Esempio, Todisco, Miranda, De Clemente (1’ st Coppola), Numerato (30’ st Agrillo), Romano, Passariello, Vincenzi (10’ st Borrelli). In panchina D’Amato, Vorzillo, Gonzales, Migliaccio. All. Numerato.

PAGANESE: Borsellini, Manna, Acampora, Festa, Ranieri, Migliaccio, Pisano, Bernardini, Borrelli, Cassata, Colonna. In panchina De Gennaro, Cioce, Catapano, Amoroso, Pirozzi, Sannia, Cossentino, Pirozzi, Stoia, Trotta. All. Finestra.

ARBITRO: D’Antuono di Castellammare di Stabia (ass. Mignogna e Avitabile di Castellammare di Stabia).

MARCATORI: nel p.t. 25’ e 35’ Romano.

Juve Stabia-Messina, parte la prevendita

S.S. Juve Stabia rende noto che da oggi, mercoledì 6 aprile, sono disponibili in prevendita, fino alle ore 17,30 del 10 aprile, i tagliandi di ingresso per assistere alla gara Juve Stabia-Messina, che si disputerà domenica 10 aprile alle ore 17,30 presso lo Stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia, valevole per la 30a giornata del Girone C della Lega Pro Divisione Unica 2015/2016.

In occasione di questa gara, resterà chiusa la Tribuna Varano (distinti)

Di seguito i prezzi relativi agli altri settori:

Curva San Marco € 8 + € 2 diritti di prevendita

Tribuna Quisisana (scoperta) € 12 + € 2 diritti di prevendita

Tribuna Monte Faito (coperta) € 18 + € 2 diritti di prevendita

Tribuna Panoramica VIP € 80
I punti vendita abilitati all’erogazione dei tagliandi d’ingresso sono:

Bar Dolci Momenti – Via Cosenza

Bar Gialloblù – Viale Europa

Light Break – Corso Vittorio Emanuele

Centro Ricreativo Juve Stabia – Via Bonito

Internet Cafè – Via Napoli

Ti Assicuriamo – Via Tavernola
I botteghini dello stadio “Romeo Menti” saranno aperti al pubblico secondo i seguenti orari:

Sabato 9 aprile dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle ore 15,30 alle 19,00

Domenica 10 aprile dalle ore 9,00 alle 14,00
S.S. Juve Stabia rende noto inoltre che sono disponibili in prevendita anche i BIGLIETTI ROSA e i RIDOTTI (per bambini fino a 12 anni) per assistere alla gara Juve Stabia-Messina.

I Biglietti Rosa sono acquistabili solo ed esclusivamente presso i botteghini dello Stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia.

Di seguito i prezzi dei Biglietti Rosa relativi ad ogni settore:

Curva San Marco € 5 + € 2 diritti di prevendita

Tribuna Quisisana (scoperta) € 7 + € 2 diritti di prevendita

Tribuna Monte Faito (coperta) € 10 + € 2 diritti di prevendita

I Ridotti per i bambini fino a 12 anni, previsti dalle nuove norme ministeriali per la sicurezza, avranno un costo simbolico di 3 € per tutti i settori dello Stadio “Romeo Menti” e saranno in vendita esclusivamente presso i botteghini dello Stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia.
S.S. Juve Stabia

Zamparini: “Espulsione Higuain esagerata”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss, è intervenuto il presidente del Palermo Zamparini, che ha commentato così l’espulsione di Gonzalo Higuain: “Non ho seguito precisamente la vicenda ma, conoscendo la correttezza del giocatore, mi sembra eccessivo. Forse ha un po’ esagerato ma c’è da considerare anche altri comportamenti precedenti e quanto in campo venga spesso tartassato. Il problema, comunque, per il secondo posto non è il Napoli ma la Roma. Gli azzurri rischiano, ma tecnicamente sono superiori all’avversario. Polemiche? Quando un arbitro non assegna un rigore alla Juventus, c’è massacro sui giornali il giorno dopo. A Palermo, invece, devo dire che non accade mai nulla…”

Report azzurro, ecco come gli azzurri preparano il match contro il Verona

REPORT- Doppia seduta per il Napoli a Castelvolturno. Gli azzurri preparano il match con il Verona al San Paolo per la 32esima giornata di Serie A. Al mattino la squadra, dopo il riscaldamento, si è divisa in due gruppi. Su un campo si sono allenati i difensori, su un altro centrocampisti e attaccanti. Per entrambi lavoro atletico e tecnico specifico. Nel pomeriggio il gruppo ha svolto attivazione col pallone e successivamente allenamento tecnico tattico. Chiusura con partitina a campo ridotto Differenziato per Reina che ha lavorato nel pomeriggio anche sul campo.

Fonte: SSC.Napoli.

Le scuse di Gonzalo Higuain: “Mi dispiace compagni, ma Irrati…”

Secondo quanto riporta il Mattino, ecco cosa avrebbe detto Gonzalo Higuain ai suoi compagni di squadra, in merito alla espulsione e alla decisione del giudice sportivo nel fermarlo per quattro turni di campionato: “Mi dispiace ragazzi, mi dispiace. Ma io non ho fatto nulla di male, non ho spinto l’arbitro e lui che è venuto verso di me.”

Comicon 2016, laboratori per i più piccoli

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Manca meno di un mese al Napoli COMICON 2016  e come sempre un’intera area sarà riservata alle attività per i più piccoli!
L’area COMICON KIDS sarà ricca di appuntamenti e con tanti partner: ubicata nuovamente nel padiglione 1 della Mostra D’Oltremare, appena entrati da piazzale Tecchio, troverete immancabilmente l’area dedicata ai lavori del Concorso IMAGO, dove potrete votare il disegno più bello!

Comicon 2016 - locandina
Comicon 2016 – locandina

Sempre in quest’area vi sarà spazio dedicato agli incontri e ai laboratori, con un  programma ricchissimo che prevede un laboratorio o un incontro ogni ora, in cui i ragazzi potranno imparare le tecniche di disegno grazie all’aiuto di tanti disegnatori esperti (presto pubblicheremo il calendario completo, quindi restate in ascolto).

Nello spazio gestito da Tunuè, potrete semplicemente sedervi a leggere uno dei tanti fumetti dedicati ai più giovani, o ammirare la bellissima mostra dei lavori di Amélie Fléchais, in collaborazione con Tunué e con l’Institut Francais di Napoli: Lupetto Rosso (uscito con Tunué a dicembre 2015) e Il sentiero smarrito (in libreria e fumetteria ad aprile sempre con Tunué).

Non mancherà un’ampia zona dedicata all’intrattenimento gestita dagli amici di Melagioco che, con Editoriale Scienza e Campania per Bimbi, terranno compagnia ai bambini in ogni momento con tanti laboratori e giochi!

Iocisto: la libreria di tutti, avrà uno spazio in cui i giovani lettori potranno scegliere tra tanti titoli a loro dedicati.
Nell’area KIDS troverete anche YO SOY FELIZ  con tante creazioni speciali e vestiti realizzati appositamente per le bambine e i bambini di Napoli COMICON!
Potrete inoltre provare l’ebbrezza di giocare ad ANGRY BIRDS dal vivo allo stand della Warner Bros. pictures!

Un’area sarà dedicata ai genitori, dove potranno riposarsi per qualche minuto e dove troverete un piccolo angolo nursery per poter cambiare i piccini in tranquillità.

Infine quest’anno vi saranno delle entrate preferenziali per gli under 12 accompagnati, situate a Piazzale Tecchio e Via Terracina, per agevolare l’ingresso alle famiglie con bambini!

Rimanete in contatto per le prossime news e la pubblicazione del calendario dei laboratori!

Antonio Gargiulo

Employers’ Day, domani a Castellammare

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                                                        Employers Day

 Employers Day Il giorno 7 aprile, presso la sede del Centro per l’Impiego di Castellammare di Stabia in via Regina Margherita, 74, si terrà la prima edizione dell’” Employers Day ”, iniziativa voluta dalla Rete Europea dei Servizi Pubblici per l’Impiego e organizzata dalla Regione Campania in accordo con il Ministero del Lavoro.

All’evento contribuiranno il forum dei giovani del comune di Castellammare di Stabia, l’associazione Unimpresa, le agenzie private per il lavoro del territorio, la fondazione Oiermo e l’Istituto Alberghiero “R. Viviani” di Castellammare di Stabia.

La manifestazione si articolerà sulla base del seguente calendario:

a) dalle ore 9,30 alle ore 11,30: seminario di presentazione dei servizi erogati dal Centro alle aziende e di quelli erogati in collaborazione con le agenzie private del lavoro del territorio in un’ottica di rete tra servizi pubblici e servizi privati per l’impiego; a seguire focus sul “sistema delle convenienze per le aziende nel mercato del lavoro”;

  1. dalle ore 11,30 alle ore 16,30: recruitment day nel corso del quale aziende del territorio acquisiranno i curriculum presentati personalmente dai candidati per la successiva selezione a cura dell’azienda o sosterranno colloqui con candidati già precedentemente preselezionati dal Centro per l’Impiego; è possibile consultare l’elenco delle offerte di lavoro e le modalità di partecipazione accedendo al https://www.cittametropolitana.na.it/offerte-di-lavoro

Per info: Centro per l’Impiego Castellammare di Stabia – segreteria organizzativa: tel. 081 8704100 – 081 8704425, mail: cpicastmare@cittametropolitana.na.it

Joyce Lussu, voce potente di un’intellettuale VIRGINIA MURRU

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Certo, conoscerla di persona sarebbe stata una grande esperienza di vita, ma Joyce Lussu conquista anche attraverso i suoi scritti, e il singolare percorso del vissuto. Quando ci si sofferma sulle orme del suo fantastico passato, si comprende che un universo tutto speciale si apre davanti agli occhi di chi percorre le vie luminose di questa esistenza. Si conclude, alla fine, che avrebbe potuto appartenere a qualunque epoca, avrebbe lasciato un segno del suo passaggio qualunque fosse stato il tempo del suo esistere. Era un personaggio cosmopolita, la sua intelligenza era luminosa e in grado d’introdursi autorevolmente anche negli accessi problematici delle culture  più lontane. Joyce poteva appartenere ai recessi più profondi della storia, ma quel vissuto potrebbe avere perfette simmetrie anche con i nostri tempi, perché è di una modernità disarmante. Non solo: qualunque epoca del futuro avrebbe potuto accoglierla nelle sue prospettive,  aveva una mente così aperta e duttile, da far concludere che era una donna davvero senza tempo; la sua vita  è stata semplicemente uno spettacolo, chiunque l’abbia conosciuta ha dato di lei definizioni di questo tipo.

Il tempo di Gioconda, Beatrice, Salvadori Paleotti, meglio conosciuta come Joyce Lussu, scorre su binari  non propriamente convenzionali, se consideriamo l’epoca in cui è vissuta. Era nata a Firenze nel 1912, in una famiglia aristocratica marchigiana, il padre era un conte d’idee liberali, la madre di origini aristocratiche inglesi, entrambi i genitori avevano forti legami con esponenti culturali del loro tempo, e in quel clima di fervore intellettuale si formò la giovane Joyce, attratta dalla passione per la poesia e la filosofia.

La famiglia si era trasferita a Firenze prima che lei nascesse, nel 1906, poiché il padre andò ad insegnare in un Istituto Superiore della città, dove, a partire dal 1921, si respirava un’atmosfera di oppressione, che non di rado finiva in vera e propria aggressione fisica, con pestaggi da parte degli squadristi di un regime che si stava avviando verso la dittatura. Il padre di Joyce aveva frequentazioni con gruppi di liberali, anche inglesi; collaborava attraverso scritti e divulgazioni d’idee antifasciste. In seguito ad un agguato degli squadristi, subì un pestaggio, che lo persuase e lo rese cosciente del fatto che né lui né la famiglia erano ormai al sicuro. Decise pertanto di trasferirsi in Svizzera, e questa scelta certamente ebbe una forte influenza sul destino e il futuro di Joyce. Da allora la sua esistenza diventò paradigma della vita in movimento, era continuamente in viaggio, e così continuò fino alla fine dei suoi giorni.

Si laureò a Parigi in lettere, alla Sorbona, e dopo qualche anno a Lisbona, in Filologia. Una lieve inquietudine la portava a sondare mondi lontani, ad inquisire la vita nelle sue molteplici manifestazioni, veniva da una famiglia che le aveva, per così dire, trasmesso un ‘imprinting’ culturale e intellettuale che la spingevano oltre gli steccati del suo tempo. Con una mente vulcanica, esuberante e piena di passione, amava per natura la ricerca dell’inedito intorno a lei, soprattutto in ambito culturale. Viaggiare e conoscere terre anche molto lontane, era un impulso  irresistibile. Poco più che ventenne raggiunse l’Africa, in seguito al suo primo matrimonio con  Aldo Belluigi. Questo continente sconfinato,  con il fascino della sua gente e la  natura esuberante, la travolsero. Per la giovane Joyce è un mondo tutto da scoprire, con la curiosità e la sete di conoscenza che le sono proprie. S’immerge in quel clima di stimoli nuovi, tempestato di bellezza e di mistero, ma anche di sofferenza per quei popoli che vivono ormai da secoli l’esperienza della schiavitù e del colonialismo. Saranno anni di fertili riflessioni, e resoconti che passeranno al vaglio di una coscienza che rifiuta per principio tutto ciò che sfugge ai perimetri della libertà e al diritto dell’autodeterminazione. Saranno input importanti, anni che consolideranno un profilo d’ideali già chiaro, ideali già stesi come una mappa  sulla sua weltanschauung, ossia la sua visione del mondo.

Quando nel 1938 rientrò in Europa, si rese conto d’essere diventata una perseguitata politica del regime fascista, che la riteneva ‘sovversiva e pericolosa’. Di lì a poco avrebbe incontrato una persona che avrebbe rotto definitivamente gli argini di quel convulso movimento d’idee che le si agitavano dentro: Emilio Lussu, un intellettuale molto noto, scrittore e grande combattente. Lussu, per la sua vita, fu come la freccia migliore che raggiunge il bersaglio: tra loro l’intesa era perfetta, non solo sul versante dei sentimenti, vi era totale aderenza anche nel modo di concepire i valori umani e civili, oltre che politici. Emilio Lussu aveva già combattuto, distinguendosi per le sue azioni, nella prima guerra mondiale. Fu un incontro praticamente folgorante, l’unione tra i due era assoluta, e così salda e forte rimase durante tutta la loro vita insieme. Lussu si trovava in Svizzera quando, clandestinamente, Joyce vi si recò e lo incontrò. Egli aveva un curioso nome in codice: Mr. Mill. Joyce, allora era una ragazza ventiseienne, bellissima, con due splendidi occhi azzurri, chiari e diretti. Lei doveva consegnargli un messaggio che le era stato affidato da un movimento di oppositori del regime in Italia,  era stato nascosto nel manico della valigia: missione compiuta. Ma accadde anche qualcos’altro..

Il classico colpo di fulmine, e quella notte, la giovane ed esuberante Joyce, e il misterioso Mr. Mill, dormirono insieme, per non lasciarsi mai più, tra loro c’erano 22 anni di differenza, mai diventati un peso nel loro rapporto.

Scoprì in quella circostanza che Lussu era in Svizzera per ragioni di esilio, era il fondatore di Giustizia e Libertà, e anche del Partito Sardo d’Azione; egli era infatti di origini sarde. La fusione dei loro ideali diventò una sorta di ordigno contro le arroganze e le violenze del regime fascista, ogni deragliamento dei diritti civili e politici che proveniva dal fronte della dittatura, era una ragione valida per organizzare la lotta attraverso la resistenza.

I due si sposarono e viaggiarono insieme da un paese all’altro in Europa, soprattutto in Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo. Durante il soggiorno in Inghilterra, Joyce frequentò corsi di paracadutismo, corsi per la contraffazione di documenti da destinare ai tanti perseguitati dal regime. Rientrò in Italia dopo l’arresto di Mussolini.

Di lei scrisse il Times: ‘Le sue gesta sono state semplicemente incredibili.’

Non poteva vivere all’ombra di una quercia, tale definiva la forza e l’energia del suo compagno, lei aveva un’indole fortemente indipendente.  Erano molto simili, ma la notorietà del marito – considerato un mito, uno dei padri dalla patria, che aveva speso la sua vita per difendere il proprio paese – era solo uno stimolo a moltiplicare le energie e a investirle nella lotta contro il regime. Joyce detestava ogni forma di colonialismo, è molto critica anche verso C. Colombo, per il suo ruolo di ‘predatore’ del nuovo mondo. ‘La nostra – diceva – è una società schiavista. Bisognerebbe chiedersi la ragione per la quale gli europei, hanno sempre cercato d’imporre la loro egemonia, la loro cultura..’

Joyce resterà una donna leggendaria, visse sempre senza l’assillo della paura, nonostante i decenni oscuri e violenti della sua giovinezza; visse da impavida e ribelle, non perché lo fosse per natura, ma perché ribellarsi era un’esigenza ineludibile. Necessaria durante il ventennio fascista. Era naturale  la sua intraprendenza, il pericolo l’attraeva, coltivava nobili ideali, e non per compiacersene davanti alla gente; lei aveva lottato aspramente contro tutto ciò che significava oppressione, e i falsi perbenismi di una società settaria. Fece parte di Giustizia e libertà, e altre organizzazioni partigiane, nelle cui fila militava come attivista e combattente. Alla fine della guerra le fu conferita la medaglia d’argento al valor militare;  col grado di capitano aveva portato avanti difficili e pericolose imprese, sempre da clandestina, insieme a chi stringeva i denti e resisteva, compagni di lotta, con i quali condivideva i suoi ideali, inequivocabilmente di sinistra.

Dopo la guerra il suo impegno non è mai venuto meno, correva da una parte all’altra del mondo, tra una conferenza e un incontro di poeti; la poesia l’attraeva irresistibilmente. Quello era il mondo che sapeva trasmetterle la pace interiore di cui aveva bisogno, perché in fondo era una convinta pacifista, e solo per difendere i diritti civili minacciati da ideali reazionari, aveva abbracciato totalmente la scelta di ribellione dei partigiani, condividendone il fervore e lo slancio, senza mai risparmiarsi. Viveva da protagonista, e paradossalmente, forse, senza essere cosciente di tutto il subbuglio che creava il suo modo d’essere. Arrivava come una pacifica ma energica corrente di vento, agitava le fronde ovunque si trovasse, tutto smuoveva intorno a lei, non era persona passiva che identificava il tempo nel placido scorrere di un corso d’acqua. Lei era una forza della natura.

Emilio Lussu, dopo la guerra, fu eletto in parlamento più volte, fu ministro, ma nonostante la brillante carriera politica del marito, Joyce non era donna che accettava ruoli di riflesso nella propria esistenza. Lei infatti, a questo proposito, amava ripetere: “io non posso vivere all’ombra di una grande quercia”.

E continuò a viaggiare, ad accettare le sfide della società in cui viveva, una società non completamente ‘redenta’ da un’epoca in cui la libertà era stata come un fantasma che si muoveva in sentieri stretti di montagna, imbracciava un fucile, e spesso cadeva nelle sue derive; ma sapeva anche rialzarsi e continuare la lotta con le gambe di chi era rimasto. Una società che lei inquisiva profondamente, portando in superficie interrogativi e dilemmi sommersi, analisi che emergevano nei lunghi convegni ai quali partecipava come fosse un dovere civile. Lei era una che scuoteva le inerzie, strappava le radici infestanti dell’immobilismo intellettuale, attraverso costanti iniziative culturali. E scriveva sempre, riversava  l’impulso di quel pensiero vigile, in riflessioni che non si disperdevano in retorica, Joyce era una donna razionale, conosceva la direzione giusta dei suoi bersagli. Si comprende, dalle sue esperienze, che era donna dinamica, e amava il movimento intorno a sé, nella cultura e nella società, nel tempo che le vorticava intorno. Nonostante le prove durissime che aveva affrontato, durante gli anni aspri della lotta, aveva tanto entusiasmo per la vita, e mal tollerava, nella cultura, per esempio, la tendenza all’appiattimento, lei era per il movimento dinamico delle idee, il flusso di pensiero circolante.. Diceva: “la letteratura occidentale è permeata di pessimismo, morte, solitudine, noia, eppure basta guardarsi in giro per trovare allegria e umanità”.

“In una sua biografia afferma di sé: “Per dieci anni, dal 1958 al 1968, mi sono dedicata all’internazionalismo, ossia alla conoscenza partecipante del mondo ‘altro’ – previa cancellazione dell’eurocentrismo – con metodi non tradizionali. Mi ero accorta che la poesia contemporanea di quei mondi diversi era un solido strumento di conoscenza, più immediato e sintetico di molta saggistica antropologica..”

Joyce rivolgeva la sua attenzione al mondo intero, alla fine della guerra, ricorreva nei suoi discorsi, durante le lunghe conferenze, la parola ‘colonialismo’, lei che lo aveva visto da vicino, fin da giovanissima in Africa, e nutriva verso questo genere di oppressione, il più esplicito disprezzo, non poteva fare a meno di puntare il dito contro questa orma nera nella coscienza dell’Occidente. Lei che aveva uno spirito forte e vivace, le ali della libertà e il senso dell’indipendenza, se li portava dietro, in quell’aura che affascinava, senza invadenze. La voce era energica, ma pacata, davanti ad un microfono si affidava all’eloquio chiaro ed elegante, per esprimere tutta la passione dei suoi ideali. ‘Emancipare le moltitudini’, secondo il suo modo d’intendere i valori della cultura, era fondamentale.

La sua poesia, oltre che accolta favorevolmente dalla critica, era stata molto apprezzata da Benedetto Croce. Temeraria e clandestina, capace di dire a voce alta cose scomode, era stata anche una delle fondatrici dell’UDU. Una donna non comune nell’arena della storia, artefice dell’odissea della libertà, quando diventa ostaggio di concezioni reazionarie. Come traduttrice, Joyce era istintiva, pioniera di un certo modo d’intendere la cultura, alla quale si avvicinava solo con spirito libertario.

Ha continuato a rimanere in trincea anche dopo la guerra, ma una trincea pacifica di partecipazione e interazione con la gente, sempre in primo piano su temi forti come l’emancipazione e liberazione della donna. Ha scritto diverse opere, tra le quali ‘Fronti e frontiere’, ‘Portrait’, ‘Tradurre Poesia’, e tanto scrisse nell’ambito della saggistica. Parlava perfettamente l’Inglese, il francese e il tedesco, ma aveva anche una buona conoscenza del portoghese, Al turco si era avvicinata quando aveva tradotto i testi poetici di Nazim Hikmet. Il mondo turco l’attraeva molto, lo definiva ‘una cultura ridotta al silenzio’. Su Hikmet, diceva: “ quando vedo esseri umani che sono repressi e compressi, e privati della voce, e persino della loro identità, io mi sdegno, m’arrabbio. E allora gli presto la voce, ma per prestare questa voce bisogna sapere il fondo del loro pensiero e delle possibilità.”

Dimostrava grande predilezione per i Poeti lontani, del ‘terzo mondo’, che avevano poche possibilità di emergere dall’oscurità e i fondali dell’indigenza, dati i limiti che impone, per questo era riuscita ad arrivare a tanti di loro, e per loro aveva tracciato una via, strappandoli al silenzio. Questa era Joyce, intelligente e acuta, con una spiccatissimo senso della realtà.

Era riuscita a fare fuggire la moglie di Hikmet e il figlio, costretti a non muoversi dalla Turchia, mentre il poeta si trovava in Unione Sovietica.  Li fece fuggire e arrivare in Polonia, ma.. intanto, Hikmet, si era sposato per la terza volta. Ci rimase male.

Tradusse poeti turchi e curdi, angolani e mozambicani, eschimesi e capoverdiani, serbi, danesi e albanesi, vietnamiti e afroamericani, da lingue che non conosceva, ma non le importava gran che, lavorava con loro, s’introduceva ‘furtivamente’ nei meandri del loro sentire, perché era sensibilissima, e aveva sviluppato un intuito tutto speciale per la poesia moderna. Non era attratta dalla poesia racchiusa in uno stile atemporale e privo di anima, lei era per la poesia alla ‘Montmartre’, per quelli che sapevano raccontare in modo originale ed inedito il loro tempo, magari trasgressivi, ma spontanei. Le sarebbe piaciuto forse incontrare Baudelaire, se fosse nato nel novecento, era quello il tipo di poesia che amava, quella che non si fermava alle apparenze. Amava i poeti  irriverenti, come Majakovskij; poeti, come sosteneva Joyce, “moltiplicatori di progresso”.

“Hikmet mi è familiare, anche se non conosco una parola della lingua turca, ma conosco profondamente il poeta, i comuni ideali civili, i giudizi sulla politica e sull’Arte, su tutto. Ho tradotto i testi in presenza di Hikmet, l’intesa è sempre stata completa”.

Per questo la traduzione è eccezionalmente fedele. Amava l’amore che Hikmet aveva per il popolo, per gli ultimi, entrambi avevano avuto del resto il coraggio di recidere i legami con il mondo dorato delle loro origini, per vivere tra la gente, condividerne le privazioni.

Sulla poesia di Hikmet vi si immerse tutta, con grande trasporto, e senso di solidarietà per la situazione in cui egli viveva (un perseguitato politico). Lo aveva incontrato nel ’58 a Stoccolma, durante un congresso per la pace, e lo stimava molto, amava il suo modo dialogico di esprimersi in versi. E’ stata definita ‘raffinata traduttrice di poeti stranieri’, e lo era seriamente, perché seriamente impegnata in questo versante.

Emilio Lussu è scomparso nel 1975, Joyce gli è sopravvissuta a lungo, nelle sue poesie si trova traccia della malinconica assenza del compagno. Lei si è spenta serenamente nel 1998, dopo una vita intensissima, al servizio della pace e dei grandi valori dell’uomo. Donna della Resistenza, donna di lotta e d’azione, donna straordinaria. Le ceneri di entrambi riposano a Roma, al Cimitero degli Inglesi (Testaccio), in ‘compagnia’ di tanti artisti, poeti e scrittori. Vicino a loro c’è anche Gramsci, che i due coniugi tanto avevano stimato.

Virginia Murru

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Ischia, ripresa degli allenamenti. Pepe riprende ad allenarsi

allenamenti Ischia

L’Ischia Isolaverde è tornata ad allenarsi ai Camaldoli al campo “Kennedy A”, in vista della sfida casalinga di domenica al “Mazzella”contro il Monopoli. I gialloblu sono costretti a vincere e portare a casa tre punti importanti, per cercare di allontanarsi non solo dalla penultima posizione ma lasciarsi alle spalle il Martina Franca,in vista dei play-out con la speranza di non andarsi a giocare la salvezza contro squadra come il Catania. Alla ripresa degli allenamenti tutti a disposizione di Mister Porta,compreso il nuovo acquisto Jerry Vandam che dopo l’arrivo del transfer,domenica potrebbe partire dall’inizio nella sfida contro i pugliesi. Buone notizie anche dall’infermeria: ha ripreso a correre l’esterno Vincenzo Pepe, fermo per infortunio da due settimane (stop occorso nel finale della gara di Foggia), ha svolto allenamento a parte, effettuando corsa lenta a bordo campo. Per l’ex Messina possibile un recupero per la gara interna contro la Juve Stabia. Per il tecnico dei gialloblu rappresenterebbe una pedina in più, permettendo così anche di cambiare il modulo passando con qualche probabilità al 3-4-3. Unico assente il difensore Liberato Filosa, che ieri mattina si è sottoposto all’intervento al ginocchio sinistro per l’asportazione del menisco interno. I tempi di recupero sono stimati di circa un mese. L’esperto difensore dovrebbe tornare disponibile per il doppio confronto nei play-out per fine maggio. Mister Porta e il suo staff hanno fatto svolgere un lavoro impostato sulla forza con un circuito; successivamente partitine a tema. Questa mattina alle 11.00 seconda seduta settimanale, improntata su una prosecuzione del lavoro sulla forza; successivamente allenamento tattico. Nel pomeriggio di domani,partitella probabilmente in famiglia visto che la squadra Berretti oggi pomeriggio ai Camaldoli recupererà l’incontro con la Paganese.

Izzillo: Punto sudato ad Andria, con il Messina solo vincere

Le parole di Nicolas Izzillo in conferenza stampa

Per la consueta conferenza stampa infrasettimanale che precede la gara con il Messina, si è presentato in sala stampa al comunale di Casola di Napoli il centrocampista della Juve Stabia Nicolas Izzillo.

Ecco le sue parole:

“Quello di Andria è stato senza dubbio un risultato sudato, era una gara difficile e portare a casa questo punto ci soddisfa. Ora affronteremo una squadra già salva come il Messina, ma abbiamo la consapevolezza che nessuno regalerà niente quindi dobbiamo essere noi bravi a conquistare una vittoria che sarebbe fondamentale. Sul modulo che adotteremo, posso dire che non sarà importante, conta la fame e la voglia di vincere e noi ne abbiamo tanta, vogliamo salvarci presto e speriamo di farlo già nelle prossime tre gare raccogliendo 9 punti. Titolare col Messina? La squalifica di Obodo potrebbe essere una buona occasione per me, ma io sono sempre pronto e sempre a disposizione. Sto bene fisicamente e se il mister deciderà di farmi giocare io darò tutto, così come daranno tutto i miei compagni per raggiungere una vittoria fondamentale. I tifosi? Ci stiamo guadagnando la loro fiducia, vogliamo salvarci presto per poterli far felici”

Liotti: Felice del mio campionato. Il Messina non è in vacanza sarà dura

Le parole di Daniele Liotti nella conferenza stampa organizzata dalla Juve Stabia.

Per la consueta conferenza stampa infrasettimanale, al comunale di Casola di Napoli, si è presentato per commentare la gara di Andria e presentare quella con il Messina, il terzino sinistro delle vespe Daniele Liotti.

Ecco le sue parole:

“Il punto di Andria è molto importante perché ci fa allungare a 4 punti il distacco su Catania e Monopoli, potevamo vincerla anche la partita, ma poi l’espulsione di Obodo ci ha frenato e ci siamo accontentati del pareggio. Ma per dare un senso maggiore al pari del Degli Ulivi dovremo vincere la gara contro il Messina, loro sono praticamente salvi ma non verranno qui in vacanza, sono una squadra forte e ha un buon attacco, ma noi non li temiamo e giocheremo dando tutto per vincere una gara molto importante, nelle prossime tre con Messina, Ischia e Lupa ci giochiamo una stagione. Il mio campionato? Ho giocato molto di più rispetto alla passata stagione quindi sono contento, spero di raggiungere presto la salvezza per poter coronare una buona stagione. Ruolo? Sono a disposizione del mister e lui sta puntando su di me, mi adatto alla sua volontà e gioco ovunque. I tifosi? Devono continuare a starci vicini, sia in casa che fuori. Sono loro che devono spingerci alla salvezza.”

Amabile di Vicenza dirige il match tra Juve Stabia e Messina

Per la tredicesima giornata di ritorno del campionato di Lega Pro girone C che si disputerà domenica 10 alle ore 17 e 30 al “Romeo Menti” di Castellammare è stato designato Daniel AMABILE della sezione di Vicenza a dirigere la gara tra Juve Stabia e Messina.

Daniel Amabile
Daniel AMABILE di Vicenza

Amabile, nato a Valdagno in provincia di Vicenza il 19 luglio 1986 è al suo secondo campionato in Lega Pro, vanta un solo precedente con la società di Castellammare, era il 14 dicembre 2014 al “Menti” le vespe vinsero in casa contro il Melfi per due a zero, le reti una per tempo portarono la firma di Matthias LEPILLER e di Samuel DI CARMINE su calcio di rigore.

L’assistente numero uno sarà: Stefano VIOLA della sezione di Bari mentre il numero due Giuseppe PERROTTI della sezione di Campobasso.

Giovanni MATRONE

Referendum Trivelle, 10 cose da sapere per votare informati

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 Referendum Trivelle – L’inquinamento e gli incidenti, gli affari e i rischi per l’occupazione, le tasse e le rinnovabili. In vista del voto del 17 aprile sulle estrazioni 
in mare, sono circolate tante tesi e pochi fatti. Ecco quelli più importanti

Domenica 17 aprile si terrà il cosiddetto Referendum Trivelle , il primo nella storia d’Italia ad essere stato ottenuto dalle Regioni. Sono stati infatti dieci consigli regionali, diventati nove dopo il ritiro dell’Abruzzo, ad aver depositato le firme necessarie per indire il voto popolare. Un referendum richiesto da governatori in buona parte iscritti al Partito Democratico, che di fatto si oppongono alla politica energetica del loro segretario e premier, Matteo Renzi.

1. IL QUESITO. Gli elettori dovranno votare su una questione piuttosto tecnica. Dovranno decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa, cioè più o meno a 20 chilometri da terra, debbano durare fino all’esaurimento del giacimento, come avviene attualmente, oppure fino al termine della concessione. In pratica, se il referendum dovesse passare – raggiungere il quorum con la vittoria del sì – le piattaforme piazzate attualmente in mare a meno di 12 miglia dalla costa verranno smantellate una volta scaduta la concessione, senza poter sfruttare completamente il gas o il petrolio nascosti sotto i fondali. Non cambierà invece nulla per le perforazioni su terra e in mare oltre le 12 miglia, che proseguiranno, né ci saranno variazioni per le nuove perforazioni entro le 12 miglia, già proibite dalla legge.

2. LE REGIONI HANNO GIÀ VINTO. In principio i quesiti referendari proposti dalle Regioni erano sei. Ora ne è rimasto solo uno, visto che nel frattempo il governo ha sterilizzato gli altri con delle modifiche all’ultima legge di Stabilità. I cinque quesiti saltati puntavano a restituire agli enti locali un ruolo rilevante nelle decisioni sullo sfruttamento di gas e petrolio. Ruolo ridimensionato con la legge Sblocca Italia, voluta sempre da Renzi con l’obiettivo di velocizzare i processi autorizzativi nel settore, fra i più lenti d’Europa. Con le modifiche alla legge di Stabilità, insomma, il governo è tornato sui suoi passi restituendo alle Regioni il potere originario.

La mappa delle concessioni in Italia

Referendum Trivelle
Referendum Trivelle

3. LE PIATTAFORME INQUINANO? A sostenere che le trivelle in mare sono pericolose per la salute umana e per la fauna ittica c’è un documento pubblicato di recente da Greenpeace . Il rapporto è basato su dati raccolti fra il 2012 e il 2014 dall’Ispra, su commissione dell’Eni, relativi a 34 piattaforme a gas gestite dalla compagnia nell’Adriatico. Nei sedimenti marini e nelle cozze che vivono vicino alle piattaforme sono state trovate, in alcuni casi, sostanze chimiche in quantità superiori ai limiti di legge . A questi dati ha risposto Ottimisti e Razionali, organizzazione che si batte contro il referendum ed è formata da politici o ex politici (come Gianfranco Borghini e il presidente di Assoelettrica Chicco Testa), imprenditori, giornalisti e associazioni per lo sviluppo sostenibile come Amici della Terra. Oltre a ricordare che le cozze della zona, come tutte le altre, sono sottoposte ai controlli delle Asl prima di essere messe in commercio, l’organizzazione mette in luce soprattutto due punti . Primo: i limiti di legge presi a riferimento da Greenpeace valgono per le acque che distano un miglio dalla costa, mentre le piattaforme sono più lontane e sottostanno ad altre soglie. Secondo: nelle sue relazioni l’Ispra conclude sostenendo che non ci sono criticità per l’ecosistema marino legate alle piattaforme.

4. INCIDENTI E BANDIERE BLU. Nella storia italiana si ricorda un solo grande incidente. È quello avvenuto nel 1965 al largo di Ravenna, quando la piattaforma Paguro, di proprietà dell’Eni, in fase di installazione saltò in aria causando la morte di tre persone. Non ci furono gravi danni ambientali, visto che il giacimento era di gas. Piccoli sversamenti di petrolio, tuttavia, avvengono spesso dove ci sono attività di estrazione. Lo dice un rapporto del Parlamento europeo , secondo cui solo tra il 1994 e il 2000 nel Mediterraneo (dati specifici sull’Italia non vengono forniti) ci sono stati 9.000 episodi di questo genere rilevati dai satelliti. Per dimostrare che le trivelle non recano danno all’ambiente, le società petrolifere – raggruppate sotto Assomineraria – ribattono con un dato : alle località della riviera romagnola, che ospitano circa 40 piattaforme, l’anno scorso sono state assegnate nove bandiere blu, simbolo del mare pulito.

5. GLI EFFETTI: DAL 2018 AL 2034. Secondo il ministero dello Sviluppo economico, al momento nei mari italiani ci sono 135 piattaforme e teste di pozzo . Di queste, 92 ricadono dentro le 12 miglia : sono quelle a rischio con il Referendum Trivelle, quindi la maggioranza. Come si può vedere dalla mappa di pagina 29, ad eccezione della Sicilia le altre si trovano tutte nell’Adriatico e nello Ionio. Per sapere quando, in caso di vittoria dei sì, verranno smantellate le piattaforme, bisogna capire come funzionano le concessioni. Questi permessi rilasciati dallo Stato alle compagnie hanno una durata iniziale di trent’anni, prorogabile la prima volta per dieci, la seconda per cinque e la terza per altri cinque. La prima chiusura di una trivella entro le 12 miglia avverrebbe tra due anni, per l’ultima bisognerebbe aspettare fino al 2034, data di scadenza della concessione rilasciata a Eni ed Edison per trivellare davanti a Gela, in Sicilia.

6. A TUTTO GAS. Dai pozzi situati entro le 12 miglia si estrae soprattutto metano. Secondo i dati forniti a “l’Espresso” dal ministero dello Sviluppo economico, nel 2015 queste piattaforme hanno contribuito al 28,1 per cento della produzione nazionale di gas e al 10 per cento di quella petrolifera. Giacché l’Italia deve importare idrocarburi per soddisfare la domanda di energia, le percentuali crollano se si calcola l’incidenza di queste produzioni sui consumi nazionali. Le trivelle entro le 12 miglia, infatti, nel 2015 hanno contribuito a soddisfare fra il 3 e il 4 per cento dei consumi di gas e l’1 per cento di quelli di petrolio. Fermando progressivamente queste produzioni, l’Italia dovrebbe quindi aumentare le importazioni da altri Stati, alcuni dei quali – come Egitto e Libia – perforano nello stesso Mediterraneo.

7. CHI HA PAURA DEL VOTO. A gestire le piattaforme che rischiano di chiudere per via del referendum è soprattutto l’Eni. La compagnia di Stato italiana è azionista di maggioranza di 76 impianti sui 92 totali, mentre la francese Edison ne possiede 15 e l’inglese Rockhopper una. Chi sostiene il no al referendum porta come principale argomentazione quella della perdita di posti di lavoro. Un dato preciso sugli occupati nelle piattaforme offshore entro le 12 miglia, però, non lo forniscono né i sindacati né l’Assomineraria. Quest’ultima dice che in totale l’attività estrattiva in Italia dà lavoro a 10 mila persone, fra diretti e indiretti, che diventano 29 mila se si aggiungono gli addetti dell’indotto esterno al settore. Quanti sono quelli che perderebbero il posto in caso di vittoria del sì? La questione è controversa per via della gradualità delle chiusure, dal 2018 al 2034. Secondo il vicesindaco di Ravenna, Gianantonio Mingozzi, nel distretto della città emiliana alla fine verrebbero a mancare circa 3.000 posti di lavoro rispetto a oggi.

8. QUANTO INCASSA PANTALONE. Secondo la società di ricerca Nomisma-Energia, la tassazione complessiva a cui sono sottoposte in Italia le società petrolifere è pari in media al 63,9 per cento , un livello «relativamente alto» nel confronto tra i Paesi Ocse. Rispetto alle aziende di altri settori, quelle che estraggono idrocarburi pagano in più le royalties, imposte applicate sul valore di vendita del gas o del petrolio estratto. Succede quasi in tutto il mondo. In Italia le royalties per chi trivella in mare sono però piuttosto basse: il 7 per cento per il gas e il 4 per il petrolio. Nel 2015 tutte le estrazioni, sia su mare che in terra, hanno prodotto un gettito da royalties pari a 352 milioni . La quota delle piattaforme entro le 12 miglia, dice il ministero dello Sviluppo, è stata di circa 38 milioni: la perdita per le casse pubbliche non sarebbe dunque rilevante.

9. ITALIA RINNOVABILE. Nel confronto europeo, l’Italia è uno dei Paesi che ha spinto di più sullo sviluppo delle rinnovabili. Secondo il Gestore dei servizi energetici (Gse) , nel 2015 le cosiddette fonti alternative hanno contribuito a soddisfare il 17,3 per cento dei consumi nazionali di energia. Il dato è in costante aumento, se si pensa che nel 2004 la quota rinnovabile era del 6,3 per cento . L’Italia ha dunque raggiunto in anticipo l’obiettivo fissato dall’Unione europea, che chiede al nostro Paese di arrivare al 2020 con il 17 per cento di energia prodotta da fonti rinnovabili. I critici, però, mettono in evidenza due aspetti. Il primo è che l’obiettivo italiano è poco ambizioso, dato che altri Paesi dell’Ue puntano molto più in alto e alcuni (Svezia, Islanda, Norvegia) ricavano già più del 50 per cento dalle rinnovabili. Il secondo punto è che il governo Renzi, avendo ridotto gli incentivi per le fonti verdi, non sta spingendo sufficientemente per lo sviluppo sostenibile.

10. ECCO CHI TRIVELLA IN EUROPA. L’Italia non è l’unico Paese a trivellare in mare. Secondo gli ultimi dati disponibili (2010) della Commissione europea, nelle acque della Ue nel 2010 c’erano quasi 900 piattaforme . La maggior parte, 486, si trovano nel Regno Unito. Segue l’Olanda con 181, l’Italia con 135, la Danimarca con 61. Staccati di gran lunga tutti gli altri, con meno di 10 impianti l’uno: Germania, Irlanda, Spagna, Grecia, Romania, Bulgaria, Polonia. Paesi a cui si potrebbero presto aggiungere, visti i piani annunciati dai rispettivi governi, anche Croazia, Malta e Cipro. Poi ci sono altri Stati del Mediterraneo che trivellano in mare, come Egitto, Libia, Algeria e Israele.

vivicentro-politica / espresso / Referendum Trivelle , 10 cose da sapere per votare informati DI STEFANO VERGINE    

SSC Napoli, il legale: “Punteremo a dimezzare la squalifica a Higuain”

Le sue parole

Mattia Grassani, legale della SSC Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Kiss Kiss: “Avendo letto il rapporto arbitrale, abbiamo già il quadro dei fatti completo come riferito da Irrati e cosa è stato scritto dal Giudice. Riteniamo che ci sono delle discrasie da queste due cose e che quindi ci sono le possibilità perridurre la squalifica. Per Higuain ci sono 8 giorni perpresentare ricorso mentre per Sarri il ricorso verrà presentato già domani. Nei dettagli entro mercoledì verrà presentato il ricorso di Gonzalo. Parlando con il club, il primo step sarà ridurre da 4 a 2 la squalifica oppure, in caso negativo, di ridurre da 4 a 3 turni la pena. La presenza di Higuain davanti ai giudici è un’ipotesi concreta, c’è la volontà del ragazzo di volersi difendere”.

Psicologia, tattica e rinforzi: la Roma bracca il Napoli così

La Gazzetta dello Sport parla di una Roma pronta a braccare il Napoli in classifica

“Partiamo da un assunto, quegli 8 punti lì Spalletti li ha recuperati nelle ultime dieci gare, portandone a casa 28 (9 vittorie e un pari, con l’Inter) contro i 20 del Napoli (frutto di sei vittorie, due pareggi e due sconfitte, contro Juventus e Udinese). Ma da quando siede sulla panchina della Roma la differenza è inferiore, tanto che i punti totali del tecnico di Certaldo diventano 29 contro i 26 di Sarri ed il differenziale scende da +8 a +3. Questo, però, per l’allenatore giallorosso conta poco, interessa di più potersela giocare fino alla fine per la piazza d’onore, obiettivo che francamente dopo la partita persa contro la Juventus sembrava davvero un mezzo miracolo. In quel momento, infatti, la Roma era quinta e rischiava addirittura di uscire dall’Europa League, con il Milan a -2 e Sassuolo ed Empoli a -3. Oggi sembra un altro mondo, un’altra storia, tutta un’altra cosa. E questo perché Spalletti ha ridato alla squadra un’organizzazione di gioco e rivitalizzato i giocatori sotto il profilo psicologico, ridandogli fiducia e carica motivazionale.A incidere è stato Spalletti, è vero, ma anche i rinforzi di gennaio. Da una parte sono arrivati due come El Shaarawy (6 gol e due assist da quando è tornato in Serie A) e Perotti (3 gol e 3 assist in giallorosso) che hanno trasformato il volto della Roma, a cui aggiungere un gregario come Zukanovic, che quando è stato chiamato in causa ha sempre dato un mano. Dall’altra parte, invece, Regini è stato preso per completare la rosa dei difensori ma finora non è riuscito mai ad andare in campo, Grassi è un investimento per il futuro ma anche per lui di presenze neanche l’ombra. «Può diventare un grande centrocampista tra tre anni», il pensiero espresso da Sarri qualche mese fa. Come dire, per ora no. Tanto è vero che a Udine il giovane centrocampista non è entrato neanche nella lista di quelli che sono andati in panchina, nonostante oramai abbia recuperato a tutti gli effetti dall’infortunio al menisco mediale del ginocchio destro. La differenza attuale tra Roma e Napoli nasce anche da qui, dall’incidenza di come i due club hanno lavorato sul mercato di gennaio. Poi, probabilmente, a decidere potrà essere la sfida diretta del 25 aprile. Ma, intanto, la rincorsa giallorossa parte da molto lontano…”

Referendum trivelle, Roberto Speranza : “Vado e voto sì”

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                                                         Roberto Speranza (ansa)

 Dopo averlo lasciato intendere, l’esponente della minoranza dem, Roberto Speranza, rompe gli indugi e esorta gli italiani a partecipare, andando contro l’auspicio di Matteo Renzi per un “fallimento” della consultazione popolare: “Importante superare il fossile e puntare su energie verdi”

ROMA –  “Mancano 11 giorni al referendum, io penso sarà un referendum molto importante e mi auguro che un numero significativo di italiani decida di partecipare. Io ho scelto personalmente di andare a votare e di votare sì, perchè penso sia l’occasione per lanciare un messaggio su un nuovo modello di sviluppo in cui il fossile venga superato e si provi a puntare su rinnovabili e energia verdi”. Lo ha detto Roberto Speranza a proposito del referendum sulle trivelle.

Dopo averlo lasciato intendere nei giorni scorsi, l’esponente della minoranza dem si è quindi schierato apertamente contro le indicazioni del premier e segretario del suo partito, Matteo Renzi, che anche  ieri, durante il question time in diretta su Facebook, aveva auspicato il “fallimento” della consultazione referendaria sul proseguimento dell’attività di estrazione in mare fino al termine delle concessioni o fino all’esaurimento dei giacimenti. Dove votare “sì” vuol dire sposare la prima alternativa.

VIDEO: Know how, cosa dobbiamo sapere sul referendum trivelle

“Da Renzi sono arrivata parole eccessive, perchè quando c’è un referendum va rispettata la scelta degli elettori e io sono convinto che andranno a votare in tanti”, ha aggiunto il leader della minoranza dem replicando al premier sul quorum e aggiungendo: “Io penso che anche i nostri elettori capiscano il senso di questo referendum nato da regioni che in larga parte sono governate dal Pd e che quindi non è errato dire che è un referendum proposto dal Pd”.

LEGGI: Sì o no alle trivelle, cosa sapere per votare al referendum

“La Cop 21 – ha poi spiegato Speranza – ha segnato un cambio di rotta che avverrà in una fase medio lunga e che porta alla riduzione del fossile con uno spostamento sull’energia verde e green. Anche questo referendum spero possa essere vissuto come un momento importante di dialogo, confronto e discussione che provi a spostare l’asse verso le rinnovabili e il green e penso che tutto il Pd possa spingere in questa direzione al netto delle scelte che si faranno al referendum”.

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La Francia chiede di ‘declassare’ Panama: “Torni nella lista nera”

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              PANAMA PAPERS. Proteste in Islanda contro il premier Gunnlaugsson (reuters)

 PANAMA PAPERS – Sale il pressing internazionale contro il paradiso fiscale, che si difende: “Abbiamo alzato gli standard di trasparenza”. La Russia accusa la Cia di cospirazione

MILANO – Si alza il pressing internazionale per ‘emarginare’ Panama, il centro nevralgico della rete di società offshore al cuore dello scandalo nato dai Panama Papers. Una levata di scudi che, come in altri casi, rischia di arrivare a buoi ampiamente scappati dalla stalla. In ogni caso, la Francia chiede all’Ocse (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico), basata proprio a Parigi, di classificare Panama come un paradiso fiscale, alla luce dello scandalo dei documenti dello studio Mossack Fonseca, emerso grazie al lavoro d’inchiesta dell’Icij al quale ha partecipato l’Espresso per l’Italia. L’attacco francese è arrivato per bocca del ministro delle Finanze, Michel Sapin: a una domanda di un giornalista della radio francese Europe 1, Sapin ha detto di augurarsi “che l’Ocse si riunisca perché la stessa decisione (già presa dalla Francia) sia adottata dall’insieme dei Paesi interessati”. Martedì Sapin ha informato il Parlamento che la Francia inserirà Panama nella sua lista dei “Paesi non collaborativi”.

Lo scandalo panamense si conferma dunque di rilievo politico altissimo, a livello internazionale, mentre le Procure (anche in Italia) muovono i loro passi. D’altra parte, ha già fatto una vittima eccellente come il primo ministro dell’Islanda, David Gunnlaugsson, costretto alle dimissioni dal coinvolgimento nello scandalo. In Gran Bretagna la bufera ha travolto il premier David Cameron. Nella stessa Francia, d’altra parte, l’onda lunga delle carte e dei contratti passati dagli archivi della boutique fiscale ha bagnato la cerchia di Marine Le Pen e un vero e proprio esercito di sportivi (da Messi a Seedorf) ne risulta interessato. Tra quelli del mondo dello sport, l’ultimo nome bollente emerso è del neo-presidente della Fifa, Gianni Infantino, chiamato al governo del calcio mondiale proprio per fare piazza pulita della mala-gestione di Blatter & Co. Infantino ha oggi replicato: “La mia integrità non è in dubbio”. Dell’elenco fa parte anche Garibaldi Thohir, fratello del presidente dell’Inter Erick.

Se l’Occidente, compresi gli Stati Uniti di Barack Obama e la Germania di Angela Merkel, serrano le fila nel fuoco contro Panama chiedendo “più trasparenza”, non si può dire lo stesso di Cina e Russia: la prima ha imposto il blackout sulle informazioni, la seconda accusa la Cia di una cospirazione internazionale.

L’attacco francese, l’ultimo in ordine cronologico segue di poche ore la mossa del numero uno dell’Organizzazione parigina, Angel Gurrìa, il primo ad alzare i toni. Gurria ha parlato dei Panama Papers come un elemento in grado di gettare “luce sulla cultura e pratica della segretezza a Panama”, l’ultima “grossa fortezza che continua a permettere di nascondere fondi offshore alle autorità fiscali e giudiziarie”. In una nota dai toni insolitamente duri, l’Ocse ha spiegato che “le conseguenze del fallimento di Panama nell’adeguarsi agli standard internazionali è ora emerso, alla vista di tutti. Panama deve fare ordine in casa propria, implementando subito queste regole”.

A deporre a favore dell’Ocse c’è l’ultimo documento ufficiale presentato dal Global Forum on Transparency and Exchange of Information for Tax Purposes, l’organismo in seno all’Organizzazione parigina che si occupa proprio di trasparenza fiscale. Panama era stata rimossa dalla “lista grigia” dell’Ocse, cioè dei Paesi che necessitano di passi avanti per quanto riguarda la trasparenza fiscale, nel luglio del 2011, proprio dopo un accordo sottoscritto proprio con la Francia. Ma negli ultimi tempi l’Ocse ha sottolineato la marcia indietro ingranata da Panama. Nel presentare lo stato dell’arte sulla trasparenza fiscale nel corso dell’ultimo G20 di Shanghai, infatti, il report dell’Organizzazione ha sottolineato le macchie di Panama e il disimpegno rispetto all’adesione al Common Reporting Standard (Crs), lo strumento attraverso il quale le Autorità fiscali devono parlare l’un l’altra, con cadenza annuale a partire dal 2017. Già nel G20 dello scorso febbraio, l’Ocse sottolineava che Panama – nonostante avesse inizialmente dichiarato di voler andare verso lo scambio automatico di informazioni – si è poi dettaimpossibilitata ad aderire a tutti gli aspetti del Crs. Una posizione che l’ha portata alla rimozione dalla lista delle giurisdizioni “impegnate” ad alzare gli standard di traspranze, con Bahrain, Nauru e Vanuatu. Fino ad oggi, sono 132 le giurisdizioni che si sono impegnate a rispettare gli standard sullo scambio volontario di informazioni in materia fiscale, e 96 quelle che introdurranno lo scambio automatico entro i prossimi 2 anni.

Dal canto suo, Il governo di Panama ha difeso gli “alti standard di trasparenza” del sistema finanziario nazionale aggermando che a Panama sono stati approvati e applicati “strumenti legali molto più restrittivi e rigorosi che in altri centri di servizi finanziari a livello internazionale”.

vivicentro-economia / larepubblica /

De Laurentiis furibondo con Tosel!

La Gazzetta dello Sport scrive su De Laurentiis e Tosel in merito alla squalifica di 4 turni inflitta a Higuain

“La versione di Tosel è già nella storia, tribolata, di questa stagione. De Laurentiis è furibondo con il giudice sportivo. Il tranello, davvero sleale, dell’intervista radiofonica in cui ieri, poco prima di dare alle stampe il comunicato, Tosel è caduto, sarà nel caso materia per la Commissione di garanzia della giustizia sportiva: organo federale che nel 2008 stilò un regolamento disciplinare che all’articolo 2, lettera b, impone ai suoi componenti l’obbligo di riservatezza «… in ordine a fatti di possibile rilevanza ai fini della giustizia sportiva…».

Il giudice sportivo avrebbe così violato una norma del regolamento e correbbe un serio rischio sulla sua posizione; infatti scrive ancora Gazzetta:

“La sua violazione, se accertata (ma il soggetto deve essere prima deferito dalla Procura federale poi giudicato dalla Commissione), può far scattare un provvedimento disciplinare, che va dal minimo dell’ammonizione al massimo della destituzione del soggetto coinvolto. Va detto che raramente in passato si è arrivati a tanto, e mai per componenti così importanti come il giudice sportivo della Serie A. E poi Tosel non ha mai divulgato alla stampa il contenuto né l’entità delle sue sanzioni, ma «solo – ha ammesso – aspetti tecnici»”.

Higuain e Sarri, tutti i dettagli del ricorso di Grassani

La Gazzetta dello Sport si sofferma sul ricorso che il Napoli

“Per togliere il turno di squalifica a Sarri («per avere, al 27’ del primo tempo – scrive il giudice – contestato platealmente l’operato degli Ufficiali di gara rivolgendo loro reiteratamente espressioni ingiuriose…»), venerdì Grassani proverà a derubricare le espressioni «ingiuriose» in «irriguardose» (l’assistente che lo ha pizzicato ha riferito di un «vi dovete vergognare» pronunciato nel caos): ma sarà dura, il tecnico è recidivo. Più lunghi i tempi («Tra mercoledì e venerdì della prossima settimana», ipotizza l’avvocato bolognese) e più complessa la faccenda Higuain. La linea difensiva del Napoli però è già chiara: posto, come ha scritto Tosel applicando il codice di giustizia, che delle 4 giornate di squalifica una è di default (per la doppia ammonizione), due sono per l’«espressione ingiuriosa», una per l’«atteggiamento irriguardoso» tenuto con Irrati «fronteggiandolo e ponendogli entrambe le mani sul petto», Grassani ha due strade per provare a ridurre la sanzione in appello. La prima: dimostrare con l’ausilio del fermo immagine che nel momento in cui Higuain appoggia le mani su Irrati, la sua testa è in linea con il corpo, mentre quella del direttore di gara è protesa in avanti. Il che dimostrerebbe che il centravanti ha voluto quasi proteggersi, o impedire uno scontro frontale. La seconda: verificare dalla lettura del referto arbitrale l’effettivo tenore dell’ingiuria, se sia stata una parolaccia vera o propria o se piuttosto, come confida il Napoli, non sia stato qualcosa di più vicino all’espressione irriguardosa, del tipo «sei scandaloso». Se Grassani facesse l’en plein, la squalifica potrebbe essere dimezzata. Con un obiettivo centrato su due, scenderebbe a tre turni. Quanto margine di manovra avrà, il legale lo scoprirà oggi, dopo aver ricevuto gli atti. E quindi dipende ancora molto da cosa ha scritto il signor Irrati”.

Patto per Higuain: “Vinciamole tutte!”

Come racconta Raffaele Auriemma su Tuttosport

Tutto lo spogliatoio del Napoli ha fatto quadrato intorno a Higuain e adesso vuole subito rialzarsi dopo la sconfitta di Udine: “L’ordine di scuderia è: vietato deprimersi. Anzi, alla ripresa degli allenamenti di ieri, il Napoli ha ritrovato le energie per superare a pie’ pari sia la sconfitta di Udine, con annesso l’addio allo scudetto, che la choccante squalifica di Gonzalo Higuain. «Vinceremo tutte e quattro le partite che dovremo giocare senza di te e te le dedicheremo Pipita», la forza d’animo e lo spirito di corpo della squadra hanno preso il sopravvento sulle recenti vicissitudini, trasformandosi in morbide carezze appoggiate sul volto di Higuain, ancora rigato dalle lacrime sgorgate domenica in un mezzogiorno, per lui, mai così tanto di fuoco. «Uno per tutti, tutti per il Pipita», il coro unanime della squadra è stato stimolato dal tecnico Sarri e dal ds Giuntoli, i primi ad aver digerito subito sconfitta e squalifica, un doppio episodio sfortunato che non può cancellare la memoria di una formazione capolista al giro di boa di gennaio”.