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Uccise Vanessa Russo con l’ombrello, sospesa semilibertà a Doina Matei dopo foto su Facebook

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La decisione del giudice di sorveglianza di Doina Matei, Venezia. L’omicidio avvenne in un tunnel della stazione Termini di Roma nel 2007

È arrivato nella tarda serata di martedì, intorno alle 20.30, nello studio dell’avvocato Nino Marazzita il decreto con cui il giudice di sorveglianza di Venezia ha disposto una sospensione temporanea della semilibertà per Doina Matei. La 30enne romena che il 26 aprile del 2007 uccise Vanessa Russo conficcandole la punta dell’ombrello nell’occhio dopo una lite nei tunnel della metro di Roma, dovrà attendere la fissazione della prossima udienza per sapere se la misura sarà confermata o meno.

“Chiederemo di ripristinare la semilibertà ovviamente – spiega il legale – in fondo si tratta solo di una sospensione, una decisione che fortunatamente non ha un peso schiacciante. Aspettiamo che venga fissato l’incontro con il giudice”. A scatenare il web, tra insulti e minacce di morte, e l’indignazione dei parenti della 22enne uccisa 9 anni fa erano stati gli scatti di Doina Matei su Facebook: al mare in laguna, dove lavora per una coop che si occupa di assistenza ai turisti, in pasticceria e in top e calzoncini. Sempre e comunque sorridente. “Al giudice – conclude l’avvocato – chiederò di imporre una minore esposizione mediatica per la mia assistita”.

Appresa la notizia della sospensione della semilibertà, il padre della vittima: “Ho controllato questa mattina e non c’è più quel profilo Facebook. Se torna in carcere è già qualcosa. Ma ho i miei dubbi. Stiamo a vedere cosa succederà. Per essere una vera vittoria, dovrebbe farsi i 16 anni com’era stato deciso in Cassazione”

vivicentro.it-centro-cronaca / Uccise Vanessa Russo con l’ombrello, sospesa semilibertà a Doina Matei dopo foto su Facebook di LORENZO D’ALBERGO

Bologna, donna uccisa in casa con un taglio alla gola

              Casa della donna uccisa, a Molinella (foto Michele Lapini/Eikon studio) (eikon)
Donna uccisa a Bologna L’avrebbe trovata il marito nel soggiorno. L’uomo è finito in ospedale per alcune tumefazioni e sotto interrogatorio

BOLOGNA – Una donna italiana di 51 anni, è stata uccisa nella notte nel Bolognese, a Molinella, nella frazione di San Martino in Argine. L’allarme è stato dato verso le 4: dalle prime informazioni si apprende che la donna uccisa era nel soggiorno di casa e l’avrebbe trovata il marito. Il cadavere ha una profonda ferita alla gola.

Sul posto il Pm di turno, Antonella Scandellari, e i Carabinieri. Il marito, anche lui italiano, 52 anni, è finito all’ospedale Maggiore per alcune tumefazioni, ma è stato dimesso già alle 6.45 con una prognosi lieve. I carabinieri stanno interrogando l’uomo, e sul posto sono in corso i rilievi della sezione scientifica.

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Bari, la mensa scolastica per i bambini celiaci costa il triplo: da 1.100 a oltre 3mila euro l’anno

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Mensa scolastica Il caso di due alunni del Cirillo è stato denunciato dall’Associazione italiana celiachia. La preside: “I genitori possono permettersi quelle somme. Se mi arriva un vegano, allora, che cosa faccio?”

Se sei celiaco e vuoi pranzare a scuola alla mensa scolastica paghi il triplo. Succede a Bari, al convitto Cirillo, dove nell’ultimo anno la retta per i bambini affetti da celiachia è schizzata dai 1.100 euro a 3.100 euro annuali. La denuncia arriva dall’Associazione italiana celiachia (Aic), che rappresenta il caso di due bambini, di otto e sei anni, iscritti alla scuola barese. La vicenda, riportata anche nel corso di un convegno regionale dell’Aic, è unica in Italia.

Tutto comincia a dicembre 2014, quando a un bambino di terza elementare viene diagnosticata la celiachia. I suoi genitori fanno richiesta alla dirigenza del Cirillo di somministrare, come impone la legge 123 del 2005, un menu senza glutine. Ma la cucina dell’istituto non è attrezzata e, tra dinieghi e ricerche di soluzioni alternative, si arriva a maggio 2015, quando il bambino finalmente pranza grazie a un pasto fornito (gratuitamente) dalla ditta Ladisa, che rifornisce con menu differenziati scuole e ospedali cittadini. Nell’anno successivo le cose si complicano, perché allo stesso istituto si iscrive un’altra bambina con la stessa malattia e che necessita dello stesso menu.

La Ladisa non è più disponibile a fornire i pasti, però, e per i mesi di settembre e ottobre i due bambini si devono accontentare, a mensa, di un menu normale, evitando i cibi potenzialmente pericolosi. A novembre, finalmente, la scuola sottoscrive un contratto con un laboratorio barese che produce prodotti da forno. Costo: 15 euro al giorno per ogni bambino. “Rispetto a tale soluzione – commentano i genitori dei due bambini – abbiamo manifestato le nostre perplessità relativamente non alla qualità del pasto, sicuramente eccellente, ma a una serie di annessi, come l’acqua in bottiglia o la frutta imbustata singolarmente con posate e bicchieri, inutili rispetto alla celiachia e rilevanti sul costo del pasto. Inoltre il pasto non è formulato da una dietista, come previsto dalla linee guida della ristorazione scolastica”.

E quei 15 euro giornalieri finiscono per pesare sul bilancio della scuola che, pur potendo accedere a finanziamenti regionali stanziati per tali necessità, adotta una delibera con la quale si triplica il costo della retta annuale, che passa da 1.100 a 3mila 100 euro. “Non posso non accettare i bambini celiaci, sarebbe discriminante – premette la dirigente del Cirillo, Margherita Viterbo – ma ci siamo dovuti fare i conti e aumentare le rette. Le famiglie pretendono che paghiamo noi, ma non è possibile perché useremmo i soldi delle altre famiglie. E poi già i celiachi ricevono un contributo mensile dalla Asl, non siamo noi che dobbiamo risolvere il problema. Comunque sono persone che se lo possono permettere”.

La dirigente si riferisce alla quota che il sistema sanitario distribuisce per l’approvvigionamento di prodotti a casa: “È la prima volta, in tanti anni, che ho a che fare con tali atteggiamenti – si indigna il presidente regionale dell’Aic, Michele Calabrese – La legge 123 del 2005 ha definito la celiachia una “malattia sociale”. Il comportamento del Cirillo è allucinante, discriminazione pura. Ne parleremo ancora con il Comune. Se le cose non dovesserocambiare, agiremo a livello giudiziario”.

E mentre il direttore generale dell’Uffico scolastico regionale, Anna Cammalleri, sollecitata da una lettera non prende ancora posizione, la preside Viterbo chiosa: “Se mi arriva un vegano, allora, io che faccio? Poi vengono tutti al Cirillo. Non intendo essere denunciata per distrazione di fondi. La nostra è una mensa collettiva, la possono usare tutti, ma se ci sono costi aggiuntivi li devono pagare loro”.

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Alberico Turi è un fiume in piena, a fine campionato lascio

In esclusiva le dichiarazioni di Alberico Turi

Nel corso della trasmissione di ViViRadioWeb, Il Pungiglione Stabiese, abbiamo ascoltato il Direttore Responsabile del settore giovanile della Juve Stabia, Alberico Turi.

La Berretti ha perso 2-1 ad Avellino. La gara è stata decisa da un arbitraggio discutibile: Si, ancora una volta un arbitraggio di parte, e gli assistenti erano appunto di Avellino. Possono succedere queste cose nell’arco di un campionato. Devono ancora crescere, il problema è quando si nota che alla base c’è un campanilismo acceso. In casa, capita spesso che vengono arbitri di Salerno, Nocera, Torre Annunziata e di conseguenza anche i ragazzi vengono coinvolti da determinate situazioni. Viscusi ha subito un brutto fallo e nella circostanza l’arbitro non ha preso nessun provvedimento. Sbagliano tutti, capita ai calciatori e agli addetti ai lavori, quindi possono sbagliare anche loro durante lo svolgimento della gara. Va accettato finchè c’è buona fede.

Ecco, ci dica le condizioni di Viscusi: Il ragazzo ha subito questo trauma, stiamo aspettando l’esito delle analisi per valutare le condizioni e l’entità del danno che ha subito.

Mister Nicola Liguori è stato criticato per le sue scelte, l’importante però, è far crescere i ragazzi: Certo, è una filosofia che da anni regna nel settore giovanile della Juve Stabia. Bisogna prima riguardare il discorso educativo comportamentale del singolo ragazzo, e poi dopo guardare i risultati, e se si riuscirà ad acciuffare il sogno play-off.

L’under 17 vince contro l’Ischia, diretta concorrente per il secondo posto: Si, senza dubbio. Mi complimento con i nostri Allievi, anche contro la compagine isolana, il mister ha schierato ragazzi classe 2000. Sono anni che cerchiamo di fare settore diversamente dalle altre società. In altre realtà campane c’è molto di approssimazione, sbagliano in modo categorico, il tutto a discapito dei ragazzi. Sono stanco di vedere personaggi che vogliono imporre il proprio credo, non ho peli sulla lingua nel dire che non ci sto, preferisco stare a casa piuttosto che fare calcio in Campania a queste condizioni. Provo tanta amarezza, per quanto mi riguarda la mia partecipazione al progetto è giunta ormai ai titoli di coda.

Un appello per cambiare idea sotto il profilo progettuale: Assolutamente no, non è questo il problema. Ancora una volta sono rammaricato. Sabato scorso allo stadio mentre allontanavo una quindicina di persone appartenenti al settore giovanile dell’Ischia da quest’anno gestito da persone di Torre del Greco, sono stato criticato aspramente da persone legate alla società Juve Stabia, mi fa capire che sono arrivato al capolinea della mia avventura in gialloblè. Basta, sono profondamente rammaricato.Non amo far polemiche, ma non posso più tollerare determinati comportamenti, visto che non è la prima volta che ciò accade e alla lunga mi sta dando molto fastidio. Qualcuno si è permesso anche di dire che il nostro segretario generale porta sfortuna e quindi non è gradito negli spogliatoi del Menti durante le partite della prima squadra, tant’è che proprio nella gara con il Messina è stato allontanato. Tutti possiamo sbagliare, ci mancherebbe. Sono stufo di determinate persone che allo stadio si permettono di assumere atteggiamenti “macchiavellici”, bravi a criticare o salire sul carro dei vincitori quando si ottengono determinati risultati. Sono solo dei giullari di corte. Do voce ai risultati, voglio ricordare che sotto la mia gestione, la formazione Primavera ha anche partecipato al Torneo di Viareggio, e per giunta eliminando un club blasonato coma la Juventus. Ne sono orgoglioso, è stato il punto più alto e prestigioso raggiunto tra mille difficoltà. Senza dimenticare che sistematicamente ogni anno la Berretti e gli under di categoria danno sempre battaglia per centrare i play-off. Con quello che è appena accaduto, dopo sette anni di attività, la mia avventura si interrompe qui. Sono 2-3 anni che il sottoscritto si sta “sobbarcando” di un lavoro immane. Con tutta sincerità e schiettezza, devo affermare che come unica soddisfazione e l’aver costruito qualcosa di importante insieme a collaboratori non compaesani, triste invece sottolineare stabiesi che non hanno apprezzato tutto il lavoro svolto. Non faccio nomi, perché mi vergogno io per loro, visto che siamo stabiesi e abbiamo a cuore le sorti di questi colori. Va bene così, andiamo avanti, spero finisca presto quest’annata con le ultime soddisfazioni che mi posso prendere. Non si può fare settore per tanti anni sempre allo stesso modo. Basta, esigo il rispetto, non la darò vinta a costoro, e difficilmente cambierò idea.

Armando Mandara

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Capitali da rafforzare e sofferenze da smaltire: ecco a cosa serve Atlante

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Perché nasce il fondo Atlante ?
Il fondo si propone come una soluzione “di sistema” al problema delle banche italiane, in un contesto di loro grande fragilità sui mercati (-41% in Borsa da inizio anno, 34 miliardi di capitalizzazione bruciata). Atlante parte alla vigilia di due aumenti di capitale molto difficili, quelli della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. In tutto, si tratta di 2,5 miliardi a rischio: il timore è che una parte preponderante di questi aumenti non venga sottoscritta dal mercato, con effetti molto gravi per l’intero sistema finanziario e per i risparmiatori.
Cosa può fare Atlante per risolvere il problema?
Atlante interviene acquistando la parte non sottoscritta degli aumenti di capitale: il primo a partire dal punto di vista temporale (e quello più difficile) è quello della Vicenza (si attende l’ok della Consob intorno al 18-19 aprile); poi a ruota seguirà Veneto Banca. Ma non saranno i soli.
Il fondo servirà solo per gli aumenti di capitale?
No, l’altro obiettivo forte è quello di fare da supporto ad operazioni di cessione e gestione dei crediti deteriorati da parte delle banche italiane. Sono gli ormai noti Non performing loans (di cui le sofferenze sono la parte peggiore) che pesano come macigni sui bilanci delle banche italiane. Il compito del fondo è di aiutare il sistema a smaltire questo insieme di crediti in difficoltà, comprandone almeno una parte dalle banche.
Perché le banche non vendono questi crediti direttamente sul mercato, agli operatori specializzati?
Perché le valutazioni dei fondi specializzati sono spesso molto basse: per esempio nel caso delle quattro banche finite in “risoluzione” (Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara) sono stati valutati al 18% del loro valore nominale.
E il fondo quanto le pagherà?
Questo punto non è ancora stato determinato ma sembra ci sia la volontà di avvicinarsi al valore di carico delle banche (mediamente il 40% del valore iniziale del prestito). Il fondo punterebbe infatti solo a quei prestiti che hanno garanzie molto alte (da parte del debitore) e facilmente recuperabili, per non esporre il fondo a perdite potenzialmente elevate.
Ma di chi è Atlante?
Atlante è un fondo gestito dalla Società di gestione del risparmio (Sgr) Quaestio. Come tutti i fondi, avrà dei sottoscrittori che compreranno le quote. I soggetti che interverranno sono appunto in fase di definizione in queste ore. Ci saranno le banche, la Cdp, le assicurazioni, alcune Fondazioni e altri soggetti; anche Poste ci sta pensando: “Vedremo come si svolge”, ha detto l’amministratore delegato del gruppo, Francesco Caio.
Utilizzerà soldi o garanzie pubbliche?
No, le risorse che utilizzerà – sono stati ipotizzati fino a sei miliardi – vengono tutti dai sottoscrittori del fondo.
Non si rischia che Bruxelles possa comunque considerarlo aiuto di Stato?
Il fondo si muove in base ad un intervento volontario e il coinvolgimento di soggetti partecipati dallo Stato (a cominciare da Cdp) è fatto in base ai principi dell’investitore privato di mercato.
Basteranno 4-6 miliardi per risolvere i problemi delle banche italiane?
La potenza di fuoco su cui potrà contare Atlante sarà più alta, perché il fondo potrà indebitarsi e raccogliere risorse sul mercato. Non potrà farlo per la parte che destinerà a sottoscrivere l’inoptato delle banche sotto aumento di capitale, ma potrà ricorrere alla “leva”, all’indebitamento, per comprare i pre- stiti in sofferenza dalle banche. Potrà indebitarsi fino ad una volta e mezza rispetto al patrimonio che impiega per questa voce.
A chi servirà questo secondo tipo di intervento?
A molte banche italiane, ma in cima alla lista c’è ovviamente il Montepaschi, la grande emergenza. Anche Carige ha molti crediti deteriorati in bilancio. Il Banco popolare ha appena varato un aumento da un miliardo, proprio per diluire il peso delle sue sofferenze.
Quando partirà operativamente?
Il progetto è in via di realizzazione (tra l’altro i cda devono approvare la scelta di aderire) ma l’obiettivo primario è di partire in tempo utile per l’aumento di capitale della Popolare di Vicenza.

vivicentro.it-economia / Capitali da rafforzare e sofferenze da smaltire: ecco a cosa serve Atlante di Vittoria Puledda

Il passaggio più difficile per i grillini

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La scomparsa di Gianroberto Casaleggio potrebbe condizionare in profondità il futuro del Movimento 5 Stelle, e con esso quello di tutto il sistema politico italiano.

Per i grillini non sarebbe potuta cadere in un momento peggiore. Fra il voto di domenica sulle trivelle, le elezioni comunali, il referendum istituzionale, le inchieste giudiziarie, la crisi del centrodestra, stiamo per entrare in una stagione politica cruciale, ricchissima di opportunità ma anche di pericoli.

E di tutto avrebbe bisogno il Movimento, tranne che di affrontarla in contemporanea con una transizione interna – o, magari, con un aspro conflitto di successione. Anche perché la storia ci insegna che raramente viene data una seconda chance a chi le opportunità non ha saputo coglierle nel momento in cui si sono presentate.

Il Movimento, per come lo aveva pensato il suo «guru», è stato pienamente figlio del suo tempo. Al tempo della crisi delle classi dirigenti, Casaleggio ha teorizzato che delle classi dirigenti si può fare benissimo a meno, proponendo la retorica dell’«uno vale uno» e la casalinga al ministero dell’Economia. Al tempo della crisi dell’intermediazione politica, ha offerto un modello alternativo di democrazia: la partecipazione diretta dei cittadini via web. Il successo del M5s non è stato affatto casuale: queste idee hanno fornito una risposta alle domande della nostra epoca; hanno dato una forma intellettuale alla rabbia e alle frustrazioni, cercando di metterle al servizio d’un processo di rigenerazione politica e sociale. Poteva essere realizzato, il piano di Casaleggio? In astratto, posso soltanto esprimere una convinzione personale: no, non aveva modo di essere realizzato. E in concreto, invece, che cosa è stato mantenuto delle sue promesse? A questa domanda, i fatti degli ultimi anni consentono di dare una risposta meno opinabile.

Le innumerevoli scissioni interne al movimento, l’opacità dei processi decisionali, le frequentissime eccezioni alla regola della democrazia diretta, il controllo che i vertici hanno esercitato sulla base, le regole ferree finalizzate a disciplinare quel controllo: il M5s ci ha somministrato tutto questo in così grande abbondanza da toglierci ogni dubbio sul fatto che l’utopia democratica grillina si sia convertita in un qualcosa che assomiglia molto al suo contrario. Stando a tutte le cronache, insomma, c’era almeno uno – Casaleggio, appunto – che valeva molto, ma molto più degli altri. Il Movimento era anch’esso un partito personale come tanti ne abbiamo conosciuti nell’ultimo quarto di secolo – pure se di natura peculiare, visto che il leader che disegnava le strategie e controllava la macchina non coincideva col leader mediatico, Beppe Grillo. E che fosse un partito personale lo confermano anche le voci secondo le quali Gianroberto avrebbe da ultimo passato la mano al figlio Davide.

È proprio sulla buona riuscita di questa successione «dinastica» che è lecito nutrire qualche dubbio. Soprattutto perché in questi tre anni dai gruppi parlamentari del M5s sono emersi vari leader ambiziosi, non sprovvisti d’un certo talento politico e comunicativo, e intenzionati con ogni evidenza a prolungare il più possibile la propria gratificante esperienza di personaggi pubblici. Leader che difficilmente si adatteranno a seguire le indicazioni di un capo il cui solo titolo di legittimità, per ora, è quello di essere «figlio di». Né vi sono, all’interno del Movimento, dei meccanismi «normali» coi quali si possano selezionare i vertici, prendere le decisioni, dirimere i conflitti – visto che si pensava, sbagliando, di potersi affidare ai meccanismi straordinari della democrazia via web. Tutte le premesse, così, lasciano intravedere all’orizzonte l’avvicinarsi d’una burrasca grillina, all’interno della più generale burrasca politica italiana.

vivicentro.it-editoriale / Il passaggio più difficile per i grillini GIOVANNI ORSINA

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Mediterraneo, il nostro bivio tra affari e ideali

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BIVIO Da sempre la politica estera Usa è divisa tra due scuole, gli «Idealisti», legati al presidente Wilson, contro i «Realisti» che hanno il loro campione nell’ex segretario di Stato Kissinger. Gli Idealisti credono che l’America debba affermare ovunque i suoi valori, i Realisti, scettici, preferiscono difendere gli interessi nazionali.

Dilemma antico, se è vero che Atene, presunta madre della democrazia, ai poveri isolani di Melo che rivendicano il valore della neutralità, riserba guerra e deportazione.

Torniamo ad affrontare quel bivio remoto, con le missioni del primo ministro Matteo Renzi a Teheran, dove ha incontrato il presidente riformista iraniano Hassan Rohani, e del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a Tripoli, primo leader ricevuto dal premier libico Fayez al-Sarraj, dopo il rocambolesco sbarco del governo nella capitale. L’Italia deve limitarsi a sponsorizzare economia ed interessi nel Mediterraneo, come proporrebbero i Realisti alla Kissinger, o spingere perché gli ayatollah pongano fine alle esecuzioni, smorzino la propaganda anti Israele, concedano libertà a donne e dissidenti secondo la scuola di Wilson? In Libia e Iran, dopo le colonie e il coraggio di Enrico Mattei, dobbiamo parlare di pace, diritti, lotta al terrorismo o solo di affari?

Durante la Guerra Fredda il nostro Paese aveva poca voce nel Mediterraneo e nessuna nel mondo, i governi si limitavano a piccoli cabotaggi, raccattando qualche contratto da regimi poco raccomandabili. Ora siamo nel G8, fondatori dell’Ue, membri autorevoli di Onu e Nato e l’impegno formidabile delle nostre forze armate nei contingenti multinazionali di pace, da poco anche in Iraq, sostenuto da una nuova generazione di diplomatici, dai cognomi meno altisonanti di un tempo ma assai preparati, ci ridà protagonismo.

Al seguito di Renzi in Iran c’erano i capi di importanti aziende, De Scalzi di Eni, Cao di Saipem, Castellano della Sace, Nagel per Mediobanca, Mazzoncini Fs e Benedetti della Danieli, le sanzioni sono cadute dopo il patto di Rohani con il presidente Obama sul nucleare, il Paese vuol rinnovare infrastrutture decrepite e ritrova accesso ad asset congelati nelle banche. L’Italia non cresce da una generazione e ha sete di lavoro, ma per ottenerlo non c’è motivo di abdicare ai valori della nostra Costituzione, che il tricolore difende, dal Libano all’Afghanistan con militari e civili. Perché la diatriba Realisti-Idealisti è superata nell’era dei social media e della e-diplomacy, dal costante lavorio tra vertice e base, accordi con i leader e consensi, o dissensi, in eco tra i cittadini. Considerate l’impegno che il governo Renzi ha messo, fino a richiamare l’ambasciatore italiano dal Cairo, sul caso del giovane studioso Regeni, torturato e ucciso in Egitto. L’Italia ha con il regime del generale al Sisi grandi prospettive di cooperazione, anche per lo sfruttamento di giganteschi giacimenti di idrocarburi, ma cercare giustizia, per arduo che possa rivelarsi infine, non solo non ci ha reso impopolari in Egitto ma anzi, malgrado le censure, ha fatto sì che tanti ragazzi ci guardino con ammirazione dal web.

Il mondo non è più, per noi italiani, mediocre bazar dove svendere merci, ma forum severo del nostro animo, di chi noi siamo davvero. I partner europei, dalla Germania alla Francia, detestano gli esami di coscienza e siglano, sereni, contratti con i peggiori regimi. Difficile far da soli le anime belle, ma anche pretendere di «fare i furbi, all’italiana» non pagherebbe. L’insediamento del governo di al Sarraj, spinto da Roma nel disinteresse cronico di Washington, è solo un piccolo, trepido, passo in un Paese lacerato da tribù ostili, miliziani Isis, interessi di potenze. Contiamo in Libia non già per il passato, ma per il presente, per quel che proviamo a fare. Non siamo stati convocati tra i Paesi che hanno trattato con l’Iran, malgrado il presidente G. W. Bush ci volesse, anche per il boicottaggio poco rispettoso di presunti alleati. Chiave decisiva è recuperare status, è agire insieme, sugli interessi e sui valori. Se invece l’opposizione depreca le intese di Teheran e Tripoli perché Renzi e Gentiloni sono di «sinistra», come una certa «sinistra» mina i contingenti di pace all’estero, considerati «di destra», se prevale l’ancestrale spirito fazioso, non firmeremo contratti né affermeremo ideali, restando la solita Italietta. Abbiamo due casi aperti, la disputa con l’India sui sottufficiali di Marina Latorre e Girone e l’inchiesta Regeni in Egitto. Saremo credibili se India ed Egitto sentiranno che, quando si tratta di cittadini italiani, siamo uniti. Nel 1983, il pilota americano Goodman fu abbattuto con il suo caccia sul Libano e tradotto prigioniero in Siria. Il reverendo afroamericano Jesse Jackson, rivale acerrimo del presidente Reagan, andò personalmente in missione dal dittatore Assad padre, ottenendo il rilascio dell’ostaggio. Reagan, felice, li accolse entrambi alla Casa Bianca. Interessi, ideali, difesa dei cittadini possono conciliarsi, a patto che l’Italia, finalmente, maturi.

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vivicentro.it-opinioni / Mediterraneo, il nostro bivio tra affari e ideali GIANNI RIOTTA

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Il caso Matei

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Doina Matei è la ragazza romena che nell’aprile di nove anni fa uccise la coetanea Vanessa Russo sulla metropolitana di Roma, conficcandole la punta dell’ombrello in un occhio al culmine di un litigio banale su chi aveva spinto chi. Nove anni dopo, già fluttua in semilibertà tra i canali di Venezia e sul suo profilo Facebook posta foto di se stessa sorridente al mare. Nove anni di carcere per un omicidio rappresentano la vergogna del legislatore italiano, anche se mai come i cinque scontati, scontatissimi, dal pugile Alessio Burtone per avere ammazzato con un pugno un’infermiera romena alla stazione Anagnina, sempre a Roma. Oggi però la questione sono le foto di felicità diffuse dall’assassina. Doina Matei ha tutto il diritto di essere contenta, visto che la legge glielo consente. Ma ha diritto di mostrare la sua contentezza al mondo, e quindi anche ai parenti della vittima, attraverso un social network?

Quelle immagini indignano e il moralismo non c’entra. Neanche il desiderio di vendetta. C’entra la sensibilità. C’entra che se ammazzi una persona, dovresti almeno avere il pudore di tenere per te le tue emozioni gioiose, senza ostentarle e tantomeno condividerle con chi patisce ancora le conseguenze del tuo delitto. Chi uccide per futili motivi mostra scarsissima considerazione del prossimo. Nove anni di carcere dopo, Doina Matei continua a infischiarsene degli effetti delle sue azioni. Viene il sospetto che per lei la pena, oltre che breve, sia stata inutile.

vivicentro.it-opinioni / Il caso Matei MASSIMO GRAMELLINI

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Crema, Roberto Formigoni maneggia monete d’oro nel murale sulla scuola incompiuta voluta da Comunione e Liberazione

                                  Un murale. Il volto di Roberto Formigoni.
Costato 16 milioni di euro, doveva divenire un maxi-polo scolastico con tanto di laboratori, auditorium e cappella per pregare: invece è uno scheletro vuoto. La Regione Lombardia, all’epoca a guida formigoniana, aveva contribuito con un milione: ora lo rivuole indietro, ma il Comune si oppone. L’unica certezza: finora le aste per la vendita dei quattro lotti sono andate deserte

Un murale Il volto di Roberto Formigoni Le sue mani bucate e giunte come a pregare che maneggiano monete d’oro. Il fondale è la facciata esterna della scuola di Comunione e Liberazione. L’incompiuta. A Crema, in provincia di Cremona, il disegno, realizzato da alcuni artisti di strada, è apparso nelle scorse ore su quella che è considerata a tutti gli effetti la classica opera lasciata a metà. Un simbolo dello sperpero di denaro pubblico.

Doveva divenire un maxi-polo scolastico, è invece ora uno scheletro vuoto, inutilizzato. Un costo, nient’altro. Il denaro dipinto in mano al Celeste si riferisce al milione di euro a fondo perduto stanziato dalla Regione, all’epoca a guida formigoniana, che erano finito al committente dei lavori, la Fondazione Charis, legata a CL, movimento al quale appartiene l’ex governatore lombardo.

Ora la scuola non si fa più e la Regione, che aveva cofinanziato con il Comune cremasco le opere accessorie, rivuole i soldi. Il municipio di Crema non glieli vuole dare, arrivando a citare in giudizio il Pirellone, e dall’impasse, per il momento, non si esce. Un immobile il cui destino è avvolto nella nebbia, tra chi parteggia per il suo riutilizzo a fini scolastici e chi vorrebbe si scegliesse per lo stabile una nuova destinazione d’uso. L’unica certezza certezza: finora le aste per la vendita dei quattro lotti sono andate deserte. E dopo essere divenuto da tempo un rifugio per sbandati, lo stabile ora è frequentato anche da artisti di strada. Gli autori del graffito.

Di qualche giorno fa la notizia del rinvio al prossimo ottobre anche della seconda serie di aste. Un’informazione arrivata via mail dal commissario liquidatore della Charis, che ha lasciato basiti i creditori: il rinvio di sei mesi rischia di mettere in ginocchio altre imprese che avevano lavorato al cantiere. La messa in liquidazione della Charis risale al febbraio del 2013. Quest’ultimo rinvio suona come un de profundis di un’opera per la cui realizzazione, iniziata nel 2010, era stata rilasciata l’anno prima la concessione edilizia.

Un progetto originario, di cui è stato realizzato una parte del primo lotto (la scuola Superiore) che prevedeva una molteplicità di strutture: oltre il plesso scolastico, un centro di formazione professionale, una palestra, laboratori didattici, un auditorium, una cappella. Due dati su tutti: l’opera finita sarebbe valsa 40 milioni di euro; 16, invece, sono i milioni di euro della parte inutilmente realizzata e per i quali era stato chiesto, e ottenuto, il milione dalla Regione.

Non vuol sentire parlare di atto vandalico il sindaco di Crema Stefania Bonaldi, Partito democratico. “Ogni gesto va interpretato”, dice a IlFattoQuotidiano.it. E questo si deve inserire in un contesto “che grida vendetta al cospetto di Dio”. E ancora: “Rappresenta simbolicamente una vicenda con un’immagine azzeccata”.

Su Facebook, si registra la denuncia del Collettivo Fx: “Migliaia di metri cubi di cemento per milioni di euro cacciati in nome di Dio. Doveva essere un campus di Cl nato con finanziamenti pubblici, e ora è un mostro di cemento. In nome di Dio, ma se un Dio esiste a questo giro si incazza”.

Twitter: @bacchettasimone

vivicentro.it-nord-cronaca / ilfattoquotidiano / Crema, Roberto Formigoni maneggia monete d’oro nel murale sulla scuola incompiuta voluta da Comunione e Liberazione (Simone Bacchetta)

Sandulli: “Higuain è un professionista, alcuni atteggiamenti dovrebbe moderarli”

Ai microfoni di Radio Crc, è intervenuto il vice-presidente della corte Federale di giustizia, Piero Sandulli

che ha parlato in merito al caso Higuain e non solo: “Non faccio parte del collegio che giudicherà Gonzalo Higuain. Il presupposto giuridico è un tema di cui se ne occuperà la corte per cui il mio parere non avrebbe ugualmente valore. Rilevo che alcuni atteggiamenti andrebbero moderati, siamo di fronte a professionisti con lauti stipendi e dovrebbero evitare di dare uno brutto spettacolo anche perché sono degli esempi per i più piccoli e devono tenero sempre in mente. Non parlo del caso di Higuain, ma in generale, perché questo può turbare anche i tifosi e assistiamo a poi spettacoli inquietanti come quelli di Palermo. In queste vicende il referto arbitrale ha un peso specifico notevole, viene equiparato all’atto pubblico del processo civile. Dal punto di vista teorico il comportamento irriguardoso è sanzionato con due giornate quello violento con tre giornate. E’ bene distinguere il ruolo di atleta da quello di direttore di gara, poi la Corte, cosa che spesso fa, ha la possibilità attraverso il rappresentate AIA di chiedere di integrare il suo pensiero. Suggerirei alle società di imparare a rapportarsi agli arbitri anche perché le proteste rischiano solo di peggiorare la condizione dell’atleta”.

Mazzarri: “Cavani è una mia creatura, è un grande”

Ai microfoni di Mediaset Premium, è intervenuto l’ex tecnico del Napoli, Walter Mazzarri, presente come spettatore allo stadio del Manchester City, per assistere al match di Champions dei ragazzi di Pellegrini contro il Psg:

Ecco quanto dichiarato: Ho un bel ricordo di questo stadio. Qui ci fu la prima gara ufficiale del Napoli in Champions dopo l’era Maradona, fu una bella gara. Poi ci qualificammo agli ottavi. Cavani? Ci pensa Blanc, ma il Matador è una mia creatura. Sono contento che sia arrivato a certi livelli, può fare meglio perché è un grande uomo e un ottimo calciatore. Chi passa? Non so, ma spero che segni Cavani”.

Ag.Koulibaly: “A giugno potrebbero succedere cose assurde”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss, è intervenuto Bruno Satin, agente del difensore azzurro Koulibaly: “Con l’Inter sarà una partita importante, il pareggio della Roma è stato importante ed ora è fondamentale fare un risultato positivo a Milano. Pensa tanto all’accesso diretto in Champions League, il ragazzo sta migliorando giorno dopo giorno ed imparando dai compagni che hanno giocato a grandissimi livelli, che spera di raggiungere presto. Sicuramente andare direttamente in Champions con il Napoli può allontanare altre società, con gli incassi dell’Europa il Napoli non ha bisogno di fare mercato in uscita ed avrà anche la possibilità di fare altri acquisti. Capisce questa città e la città lo capisce, gli ha sempre dato grande affetto, come dopo i cori razzisti sul campo della Lazio. Sirene inglesi? Non anticipiamo nulla, certo le squadre della Premier quest’anno hanno a disposizione grandi cifre, potrebbero succedere cose assurde, ma non parlo del caso specifico di Kalidou”.

Canale di Sicilia 12 aprile 2016, salvati 2154 migranti (VIDEO)

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CANALE DI SICILIA, 12 aprile 2016,  sono complessivamente 2154 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel canale di Sicilia, nel corso di 17 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Si tratta di 16 gommoni e 1 barcone.

In particolare, Nave Dattilo CP 940 della Guardia Costiera ha soccorso 2 gommoni, portando in salvo 237 migranti, Nave Peluso CP 905 della Guardia Costiera ha soccorso 371 persone a bordo di 3 gommoni, la nave Siem Pilot, inserita nel dispositivo dell’Agenzia Frontex, ha soccorso 651 persone a bordo di 5 gommoni, Nave Cigala Fulgosi della Marina Militare ha soccorso 2 gommoni e 1 barcone con a bordo complessivamente 414 migranti, un mercantile dirottato dalla Guardia Costiera ha tratto in salvo 235 persone a bordo di 2 gommoni, una unità maltese ha prestato soccorso ad 1 gommone con 126 persone a bordo ed infine,  infine una unità della Guardia di Finanza ha tratto in salvo 120 persone a bordo di 1 gommone.

vivicentro.it-isole-cronaca / 12 aprile 2016, 2154 migranti salvati nel Canale di Sicilia (VIDEO)

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NOTA:

GUARDIA COSTIERA
La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.

Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.

Attività e competenze
Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.

In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.

In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.

Riforma costituzionale, via libera della Camera: addio al bicameralismo perfetto

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                           Aula Camera, approvazione Riforma costituzionale

Riforma costituzionale, a favore 361 voti, 7 contrari. In ottobre il referendum popolare. M5s, Lega, Fi e Sinistra Italiana fuori dall’aula. In piazza il Comitato per il “no”. Boschi via Twitter: “Grazie a quelli che ci hanno creduto”. Renzi: “Ora l’Italia è il Paese più stabile d’Europa”. Minoranza dem: “Votato sì ma con riserve”

ROMA – Il ddl Boschi sulla riforma costituzionale è stato approvato dalla Camera con 367 voti a favore e 7 contrari. Con la sesta e ultima votazione il provvedimento, secondo quanto previsto dall’articolo 138 della costituzione, non avendo ottenuto la maggioranza di due terzi dei componenti di ciascuna Camera, può essere sottoposto a referendum popolare, che si svolgerà in ottobre. L’ultima parola quindi spetterà ai cittadini. Con l’approvazione del ddl finisce di fatto il bicameralismo paritario su cui si basa la nostra Costituzione.

Soddisfatto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che su questo voto aveva puntato tutto: “Ora l’Italia è il Paese più stabile d’Europa. Si è dimostrato che la democrazia vince e trionfa. È un passaggio importante per la politica che dimostra di essere seria. Meno politici meno soldi alle Regioni, più chiarezza nel rapporto tra Stato centrale e il territorio. Si tratta di un gigantesco passo in avanti per la credibilità delle istituzioni. È una questione di serietà”.

“Dopo due anni di lavoro, il Parlamento ha dato il via libera alla riforma costituzionale! Grazie a quelli che ci hanno creduto” ha twittato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e aggiunge l’hashtag #lavoltabuona. E sul referendum di ottobre ai cronisti ha risposto: “Intanto godiamoci un risultato che è storico. L’approvazione definitiva delle riforme costituzionali dopo 30 anni di lavoro. Penso sia un risultato storico”.

Dopo due anni di lavoro ,il Parlamento ha dato il via libera alla riforma costituzionale! Grazie a quelli che ci hanno creduto

La presidente della Camera Laura Boldrini auspica un confronto pacato in vista della consultazione popolare in autunno. “Con il voto di oggi siamo giunti al termine di un percorso parlamentare lungo e travagliato. Ora la parola passa ai cittadini che, con il referendum del prossimo autunno, esprimeranno la loro opinione sulla riforma della Costituzione. Il mio auspicio è che si sviluppi un confronto pacato, sul merito delle decisioni prese. Per questo ritengo che sarà più che mai necessaria un’informazione puntuale sul contenuto del referendum. Che ad esprimere il loro voto siano cittadini consapevoli è nell’interesse sia dei sostenitori che di chi si è opposto. Ma è soprattutto nell’interesse della democrazia italiana”.

SCHEDA INTERATTIVA. Come cambia la Carta

La minoranza del Pd, pur con delle riserve, ha votato a favore della riforma: “Oggi siamo all’ultimo passaggio prima del referendum che l’articolo 138 prevede e che logica e forma imporrebbero fosse richiesto da quanti a questa riforma si oppongono, fuori e dentro il Parlamento” hanno spiegato in una nota congiunta Gianni Cuperlo, Sergio Lo Giudice e Roberto Speranza. “Con tutte le nostre critiche e riserve oggi esprimiamo un voto a favore della riforma. Siamo consapevoli che la bocciatura di questo testo nell’ultimo passaggio alla Camera segnerebbe quasi certamente il fallimento di una stagione trentennale durante la quale a più riprese, e con diversi protagonisti, si è cercato di riformare la parte ordinamentale della Carta. Un epilogo simile scaverebbe un solco ancora più profondo tra l’opinione pubblica e le istituzioni”. La minoranza dem chiede anche di rivedere la legge elettorale: “Bisogna riaprire il capitolo delle legge elettorale. Legge da rivedere nel capitolo su consistenza e modalità di attribuzione del premio di maggioranza, sul nodo dei capolista plurimi a rischio di costituzionalità e su quelli bloccati. D’altronde è in corso una raccolta di firme per i referendum che chiedono di modificare l’Italicum. Su queste basi pensiamo si debba riaprire un confronto e recuperare l’ascolto di costituzionalisti, studiosi, movimenti, partiti e di un’Associazione come l’Anpi”.

Le opposizioni non hanno votato, sono uscite dall’aula dopo le dichiarazioni di voto. In aula sono rimasti solo la maggioranza che sostiene il governo e i verdiniani di Ala. La Lega è stata tra i primi gruppi a dichiarare l’uscita dall’aula: “Non saremo complici di Renzi e del suo governo che usa questo testo, per altro incostituzionale, per fare passerella politica” ha detto il capogruppo alla Camera Massimiliano Fedriga. Sulla stessa lineasiaSinistra Italiana che Forza Italia. Il capogruppo alla Camera RenatoBrunetta ha parlato di “congiura di palazzo”: “Questo Parlamento doveva fare la riforma elettorale dopo la sentenza della Corte costituzionale che aveva cassato il Porcellum e invece Renzi, con una congiura di palazzo, si è impadronito dei parlamentari di Bersani, del Pd, e con colpi di mano multipli sta distruggendo la democrazia parlamentare”.

I deputati del Movimento 5 Stelle hanno rinunciato all’ostruzionismo ma non hanno partecipato al voto finale. In dichiarazione di voto ha parlato soltanto il deputato M5S Danilo Toninelli. Dopo la dichiarazione di voto i pentastellati sono andati a Milano per partecipare al funerale di Gianroberto Casaleggio.

In concomitanza con la seduta della Camera per il voto finale è sceso in piazza davanti a Montecitorio il Comitato per il “No a al referendum costituzionale” che accusa il governo Renzi di voler stravolgere la Costituzione così come era stata concepita dai padri costituenti, con la divisione dei tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario. “Con la discussione generale è un iniziato ieri alla Camera il percorso che porterà all’approvazione definitiva della riforma Renzi-Boschi che stravolge la Costituzione nata dalla Resistenza. Una riforma voluta, anzi imposta al parlamento dal governo, che ora vuole utilizzare il referendum a fini plebiscitari. Il combinato disposto delle pretese riforme della Costituzione e della legge elettorale cambiano la sostanza della nostra Repubblica, fondata sulla centralità del Parlamento e avviano un processo che punta alla instaurazione di una sorta di premierato assoluto”

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Il Punto – 12 aprile

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                                                           Il Punto 12 aprile

 Il Punto 12 aprile –  Analisi, approfondimento e commento di Cronaca, Poitica ed Economia della settimana a cura degli esperti de lavoce.info

Deficit pubblico giù al 2,3 per cento nel 2016 e all’1,8 nel 2017, verso il pareggio del 2019. Con una politica fiscale moderatamente espansiva. Gli impegni del governo scritti nel Def (Documento di economia e finanza) sono però una scommessa rischiosa. Che Renzi vince solo se il Pil (inclusivo dell’inflazione) sale più del 2 per cento e se lo spread Btp-Bund rimane non lontano da quota 100 punti.
Gli 80 euro di bonus sulle pensioni minime che Renzi ha in mente costerebbero da 2 miliardi in su. Se servono contro la povertà, dovrebbero essere permanenti e non una tantum. Se invece sono un altro tentativo di far ripartire i consumi, sarebbe più efficace restringerli alle giovani coppie escluse dal credito.
I Panama papers ci mostrano che i paradisi fiscali, a dispetto delle liste nere e degli accordi internazionali, sono sempre in piena attività. Forzieri di ricchi evasori, usati da grandi imprese, primo anello di catene di hedge fund e fondi di private equity. Combattuti, ma solo a metà, dai paesi “normali”.
Torniamo sul referendum no-triv di domenica prossima. Ora vediamo, se vince il fronte referendario, i possibili effetti su industria, occupazione, gettito fiscale e tutela dell’ambiente. Anche su questi temi la campagna per il voto ha alimentato un gran polverone demagogico che non aiuta a capire.
Mentre l’unione bancaria dell’Eurozona continua fare passi avanti (e qualcuno indietro), sono tutte da creare le condizioni per un’unione dei mercati dei capitali che la completi. Arrivando a una più completa integrazione del settore finanziario privato, necessaria per la condivisione dei rischi.
“Maneggiare con cautela”: bisognerebbe scriverlo sulle statistiche mensili sull’occupazione. Perché la visione di cortissimo periodo può risultare fuorviante. Soprattutto se si parla di una variazione inferiore a 30 mila occupati in più o in meno.

Alberto Martini e Barbara Romano commentano l’articolo di Tiziano Vecchiato “Nella lotta alla povertà un ruolo per le fondazioni bancarie

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  • Def: la scommessa di Renzi
    12.04.16
    Francesco Daveri
    Il Def 2016 conferma la strategia del governo di una discesa graduale del deficit effettivo e del rapporto debito pubblico-Pil, pur con una politica fiscale moderatamente espansiva. È una scommessa che si basa su previsioni ottimistiche di crescita del Pil. Condizioni per ottenere la flessibilità.

  • Pensioni, tre piccioni con 80 euro di bonus
    12.04.16
    Agar Brugiavini, Elena Buia, Danilo Cavapozzi e Giacomo Pasini
    Quanto costerebbe il bonus di 80 euro ai pensionati al minimo? Dipende dalle regole di accesso alla misura, ma in ogni caso si tratta di una spesa consistente. E forse quei soldi si potrebbero spendere meglio. Rischio povertà delle giovani famiglie e revisione organica del sistema pensionistico.
  • Il paradiso perduto dei Panama papers
    12.04.16
    Tommaso Di Tanno
    I paradisi fiscali esistono perché l’industria finanziaria si basa sull’individuazione di prodotti competitivi da offrire al mercato. E alcuni privati cittadini cercano discrezione nella gestione delle proprie ricchezze, spesso per nasconderle al fisco. Situazioni che richiedono risposte diverse.
  • Il futuro degli idrocarburi in Italia. Con e senza trivelle
    12.04.16
    Marzio Galeotti e Alessandro Lanza
    Ultimo di una serie di tre articoli sul referendum no-triv (vedi 1 e 2). Nel confronto pubblico si sovrappongono diversi argomenti, spesso estranei al quesito. Ma se di futuro energetico e ambientale dell’Italia dobbiamo parlare, allora dobbiamo rifarci agli impegni presi nell’ambito di Cop21 e a quelli condivisi con l’Ue.
  • Verso un mercato comune dei capitali
    12.04.16
    Diego Valiante
    La convergenza dei prezzi delle attività finanziarie senza condivisione del rischio non è vera integrazione finanziaria. E nell’Eurozona la dispersione del rischio tramite i mercati dei capitali è scarsa. L’incapacità di assorbire shock permanenti del Pil dovuti a una grave crisi finanziaria. 
  • Dati mensili sull’occupazione: maneggiare con cautela
    12.04.16
    Mariano Bella, Giovanni Graziano e Livia Patrignani

    I dati mensili sull’occupazione sono soggetti a continue revisioni. Solo variazioni congiunturali superiori a circa 30mila unità si mantengono stabili nel tempo. Al di sotto della soglia, occorre essere cauti nel trarre conclusioni su aumenti o diminuzioni degli occupati. I primi due mesi del 2016.

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Higuain, inviato un corposo ricorso

I dettagli

Il Napoli ha inviato alla Commissione d’appello il ricorso contro la squalifica di quattro giornate comminata a Gonzalo Higuain, che verrà discusso venerdì. Il ricorso, secondo quanto si apprende, è particolarmente corposo e contiene anche ampi stralci dei filmati televisivi del momento in cui viene espulso Higuain, contro l’Udinese, e anche dei fermo-immagine per illustrare fotogramma dopo fotogramma lo svolgimento dei fatti, che in campo si sono susseguiti in pochi secondi. Durante la discussione sul ricorso è preannunciata anche la presenza di Higuain che sarà a Roma per spiegare di persona ai giudici l’accaduto e si cita anche il comportamento del giocatore dell’Udinese, Badu, che difende in campo Higuain, mostrando come Felipe avesse fatto fallo per primo, provocando la reazione del ‘Pipita’. Non è confermata, invece, la presenza di Aurelio De Laurentiis: il presidente del club azzurro deciderà nei prossimi giorni se andare anche lui a difendere l’attaccante. Lo riferisce l’Ansa

Di Gennaro: “L’ andamento del Napoli in questo campionato è strepitoso”

A Radio Crc nel corso di “Si Gonfia la Rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto l’ ex calciatore Antonio Di Gennaro. Ecco le sue parole:
“Quando smisi di giocare un direttore sportivo mi disse che avevamo vinto lo scudetto per il sorteggio arbitrale e mi diede un pò fastidio, ma poi dopo Calciopoli ci ho ripensato. Credo che le polemiche non finiranno mai, la sudditanza psicologica c’è e ci sarà sempre, ritengo però che se gli arbitri potessero parlare, qualcosa potrebbe migliorare. Ci sono episodi che lasciano  il segno e bisognerà mettere sul piatto l’andamento del campionato e quello del Napoli è strepitoso. Ci sono ancora partite difficili da affrontare, ma il pari della Roma mette un pò la squadra azzurra al riparo.
La Roma ieri era partita bene, ma non ha sbloccato subito il risultato come in altre occasioni ha fatto. Il Bologna aveva parecchie assenze e Donadoni ha provato a chiudere tutti gli spazi e poi contro le grandi squadra, lo sappiamo il Bologna ha sempre creato problemi”.

Milanese: “Senza Higuain il Napoli perde un importante punto di riferimento”

A Radio Crc nel corso di “Si Gonfia la Rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto Mauro Milanese, doppio ex di Napoli e Inter. Ecco quanto evidenziato:
“La Juventus non ha bisogno degli aiuti degli arbitri, è una squadra talmente brava che è capace di vincere anche senza sudditanza psicologica. Quando la linea tra la vittoria e la sconfitta è sottile, influisce anche la fortuna.
Senza Higuain, il Napoli perde un punto di riferimento importante ed è chiaro che un attaccante del genere incide. Domenica scorsa il Napoli ha affrontato il Verona, sono curioso di vederlo contro una formazione più blasonata.
Gli equilibri della classifica credo si siano consolidati. Il Napoli come qualità di gioco è la migliore in campionato e questo è certamente un anno positivo per la squadra azzurra che non penso riuscirà a vincere lo scudetto perché la Juventus non dà segnali di cedimento”.

Delio Rossi: “Gabbiadini? Lo presi come punta centrale, non mi stupisce”

A Radio Crc nel corso di “Si Gonfia la Rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto Delio Rossi, allenatore. Queste le sue dichiarazioni:
“Gabbiadini lo presi per farlo giocare come punta centrale e non mi sorprende che con Sarri sia migliorato anche perché è un ragazzo estremamente serio.
Dal punto di vista numerico può accadere qualcosa anche in vetta alla classifica, ma chi insegue deve fare sempre risultato e sperare in qualche passo falso di chi precede. La Roma spera ovviamente che il Napoli commetta qualche errore, ma poi non è mica detto che il Napoli lo scontro diretto lo perda.
Se il Napoli recupera un po’ di brillantezza nel gioco può far male all’Inter. Sono legato a Brocchi e ad Inzaghi, questo vuol dire che in squadra avevo tanti potenziali allenatori. Sono contento e sono certo che questi ragazzi sfrutteranno l’opportunità di allenare due grandi squadre”.

Nicastro: Ad Ischia per cancellare il match d’andata (VIDEO)

                                         Nicastro ai nostri microfoni

Le parole di Nicastro in conferenza Per la consueta conferenza stampa infrasettimanale, si è presentato in sala stampa al comunale di Casola l’attaccante delle vespe Francesco Nicastro.

Ecco le sue parole:

“Era una vittoria che volevamo a tutti i costi. Dovevamo vincere per mantenere inalterata la distanza dalle inseguitrici e meno male ci siamo riusciti. La nostra fame ha fatto la differenza, è stata una vittoria sudata ma meritata, abbiamo creato tanto. Il modulo? Per me non conta. Da esterno o da punta per me è uguale, sono a disposizione della squadra e conta la vittoria. Se segno io o segna un mio compagno è lo stesso, l’importante è finalizzare. Il match d’andata? Ci brucia ancora quell’incredibile partita, ora dobbiamo scendere in campo per conquistare i tre punti e per cancellare anche quella brutta pagina. Siamo una squadra forte e non abbiamo paura di nessuno, facciamo la corsa su noi stessi e non su gli altri, quindi il nostro destino è nelle nostre mani soltanto. Tabù campane? Quest’anno siamo stati sfortunati in tutti i derby, ma invertiremo la rotta da sabato. Dobbiamo scendere in campo con la giusta concentrazione, non dobbiamo sottovalutarli perché sarebbe un grave errore, la classifica conta fino ad un certo punto. Loro, così come la Lupa Castelli, sono in difficoltà ma non regaleranno nulla, dovremo sudare tanto. I tifosi? Ci seguono sempre e anche con il Messina ci hanno aiutato a ribaltarla, mi auguro che saranno tanti anche ad Ischia perché abbiamo bisogno di loro. Il futuro? Non lo so, ora penso alla Juve Stabia.

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NOTA:
Società Sportiva Juve Stabia
La Società Sportiva Juve Stabia, abbreviata in Juve Stabia, è una società calcistica italiana con sede nella città di Castellammare di Stabia che milita in Lega Pro. Il simbolo del club è la vespa, mentre i colori sociali sono il giallo e il blu.
Anno di fondazione: 1907
Campo/stadio: Stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia
Località: Castellammare di Stabia (NA)

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