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F1, Gp Spagna: Verstappen entra nella storia. A 18 anni domina il Gp di Spagna

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Gp di Spagna. Le due Ferrari sul podio. Dopo il disastro Mercedes – Hamilton e Rosberg si sono schiantati al primo giro – si riaccende la gara

MONTMELO – Verstappen superstar: a 18 anni, e al debutto con la Red Bull, va a vincere il Gp di Spagna. Certo, le due Mercedes si sono auto-eliminate al primo giro, ma il ragazzino ha guidato da fenomeno, non sbagliando nulla e tenendo a bada per una serie infinita di giri Raikkonen che ha fatto davvero di tutto per farlo sbagliare e per passarlo.

E invece niente, Verstappen non si è lasciato intimidire ed è andato a vincere il Gp di Spagna, davanti alle due Ferrari. Vettel è infatti arrivato terzo, ma probabilmente solo perché negli ultimi giri Ricciardo – che lo stava per attaccare – ha clamorosamente bucato. Il “clamorosamente” si riferisce al fatto che Verstappen e Raikkonen avevano gomme più stanche dei loro inseguitori (questioni di strategie) e quindi era normale aspettarsi il contrario. Ossia che i primi due entrassero in crisi. Insomma, dopo 42 gare è un ragazzino a riportare la Red Bull sul tetto del mondo. Un desitino per la scuderia austriaca perché pochi anni fa era stato un altro ragazzino – Vettel – a farlo entrare nella leggenda (ma Sebastian quando vinse la sua prima gara aveva 21 anni…)

F1, Gp Spagna: Verstappen entra nella storia. A 18 anni domina il Gp di Spagna VINCENZO BORGOMEO

L’Ischia cala la manita nel test amichevole con la Nuova Ischia

Amichevole Ischia-Nuova Ischia 5-0
Amichevole Ischia-Nuova Ischia 5-0

L’Ischia Isolaverde allo stadio “Mazzella”, nel pomeriggio di ieri ha disputato un test infrasettimanale,battendo con un netto 5-0 i cugini della Nuova Ischia, squadra che milita del campionato di Promozione. I cugini ischitani ,erano orfani di Kadame Mendil,giocatori che hanno trascinato la squadra durante tutto il campionato,per il raggiungimento della salvezza. La squadra di mister Di Meglio,nel test di ieri ha confermato ancora una volta il modulo del 3-5-2. Nella prima frazione di gioco la retroguardia gialloblu era composta da Bruno,Filosa e Sirigu, davanti al portiere Rino Iuliano. Sulle fasce Florio e Porcino che agivano da terzini. In cabina di regia spazio a Spezzani con Armeno e Palma. In avanti la coppia Kanoute-Gomes. Nella ripresa il duo Di Meglio-Buonocore cambiano molto. Moreira Barbosa con Rubino sostituiscono la coppia Kanoute-Gomes. A centrocampo agiscono Manna,Acampora e Pepe. Il pacchetto difensivo è composto da Vandam,Guarino e Sirigu. In campo entra anche il giovane Pistola che prende il posto di Bruno sulla fascia sinistra. Mister Di Meglio,non ha potuto utilizzare gli infortunati Moracci,Savi e Di Vicino tenuto a riposo a scopo precauzionale. Il match come detto all’inizio è terminato sul risultato di 5-0 per l’Ischia. Il primo gol lo segna Alberto Aladje Gomes,dopo appena dieci minuti di gioco,con un colpo di testa su un cross effettuato da Porcino. Passano appena cinque minuti,e Armeno raddoppia con un tiro di destro angolato,dove Mennella non può nulla. Pochi minuti dopo Palma con un colpo di testa colpisce il palo. Il terzo gol è siglato da Kanoute,che sfrutta un errore difensivo. Il giovane attaccante senegalese si ripete dopo poco,quando raccoglie un cross in area di Florio,e mette in rete il 4-0,che gli vale la doppietta personale. Il primo tempo si conclude sul risultato di 4-0. Nella ripresa Di Meglio mischia le carte in campo. Il 5-0 lo mette a segno Sirigu con un colpo di testa. L’Ischia potrebbe dilagare nel finale,ma Barbosa Moreira sbaglia due gol facili sotto porta,prima del fischio finale che fissa il punteggio sul 5-0. Il test infrasettimanale si conclude con abbracci in campo tra le due squadre.

ISCHIA ISOLAVERDE-NUOVA ISCHIA 5-0
ISCHIA 1° Tempo: Iuliano, Florio, Porcino,  Spezzani, Filosa, Bruno, Sirigu, Palma, Gomes, Armeno, Kanoute.
ISCHIA 2° Tempo: Modesti, Florio, Vandam, Guarino, Sirigu, Pistola, Manna, Acampora, Pepe, Moreira Barbosa, Rubino.
NUOVA ISCHIA: Mennella, Calise A., Grimaldi, Trofa, Impagliazzo, Calise G., Varchetta, Trani, Muscariello, Di Costanzo, Castagna. Sono entrati Telese, Polito, Aiello.
MARCATORI: p.t. 10′ Gomes, 15′ Armeno, 25′ e 37′ Kanoute; nel s.t. 18′ Sirigu.

ESCLUSIVA, VIDEO – Under17, Bisceglia: “Abbiamo fatto la nostra gara, ma che sfortuna!”

Le sue parole

Under17 Lega Pro, play off, sedicesimi di ritorno, la Juve Stabia ha affrontato i pari età del Savona. Dopo il pari esterno, tutto faceva pensare ad una gara in discesa, complice anche il gol del vantaggio di Chirullo, ma due errori difensivi: uno di posizione e l’altro individuale, ha portato gli ospiti a ribaltare il risultato con Vallerga e Galati e chiudere i giochi sul 2-1. Abbiamo intervistato, in esclusiva, Mattia Bisceglia, difensore gialloblè.

dal nostro inviato al Menti, Ciro Novellino

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ESCLUSIVA, VIDEO – Under17, Chiaiese non ci sta: “Questi arbitri ci rovinano”

Le sue parole

Under17 Lega Pro, play off, sedicesimi di ritorno, la Juve Stabia ha affrontato i pari età del Savona. Dopo il pari esterno, tutto faceva pensare ad una gara in discesa, complice anche il gol del vantaggio di Chirullo, ma due errori difensivi: uno di posizione e l’altro individuale, ha portato gli ospiti a ribaltare il risultato con Vallerga e Galati e chiudere i giochi sul 2-1. Abbiamo intervistato, in esclusiva, Rosario Chiaiese, allenatore gialloblè, al termine del match, il quale ha portato un duro attacco verso gli arbitri che hanno condizionato il risultato con alcune scelte.

dal nostro inviato al Menti, Ciro Novellino

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Elezioni Milano, Salvini e Parisi divisi sulle unioni civili. Il candidato contro l’obiezione di coscienza

Mentre la Lega invita tutti i sindaci della Lombardia alla disobbedienza (“Pronti a farci commissariare”), l’aspirante primo cittadino per il centrodestra: “Bisogna amministrare seguendo le leggi”

Unioni civili, la legge c’è. Ma il sindaco che deve fare quando arriverà il decreto attuativo del governo? Questioni di punti di vista, che non convergono proprio nel caso di Stefano Parisi, candidato sindaco a Milano per il centrodestra (“un sindaco applica la legge”), e di Matteo Salvini, leader di uno dei partiti che appoggia Parisi nella corsa per Palazzo Marino e che invita, invece, i primi cittadini alla “disobbedienza civile”. I due, impegnati, in tour elettorali si sono incrociati brevemente in via Ripamonti a una festa di via, si sono stretti la mano e il leader leghista gli ha anche regalato una felpa gialla con su scritto “Stefano Parisi”. Il candidato ha anche avuto parole di apprezzamento per Salvini: “Con Matteo è tutto a posto, lavora molto per Milano, lui fa il militante nei mercati, fa un gran lavoro di supporto alla mia candidatura, non ci sono problemi”.

Celebrare sì o no? Ma la domanda è: quando si tratterà di celebrare le unioni civili, le cose tra i due saranno ancora “a posto”? Parisi – nell’ipotesi dovesse diventare sindaco di Milano – dubbi non ne ha: “Non esiste l’obiezione di coscienza per un sindaco” dice prima di arrivare in via Ripamonti, quando ancora è ai Chiostri dell’Umanitaria per il 68esimo anniversario della costituzione dello stato d’Israele. “Un sindaco deve rispondere ai cittadini e deve amministrare la città applicando le leggi. Quindi, nel caso delle unioni civili, si applicano le leggi”. Anche Salvini di dubbi non ne ha. Solo che le sue parole sono di segno opposto e invita i sindaci a “disobbedire attenendosi alla propria coscienza”. Poi spiega: “È una legge sbagliata che porterà numerosissimi problemi in Tribunale in ogni genere di coppia e soprattutto è l’anticamera delle adozioni gay che, secondo me, sono una follia”.

“Pronti a farci commissariare”. Più avanti ancora di Salvini va Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda che spiega come tutti i loro primi cittadini “seguiranno l’esempio del sindaco leghista di Canzo, Fabrizio Turba” che ha già detto “che non farà celebrare nel suo Comune nessun matrimonio omosessuale, e non lo farà celebrare da nessuno dei suoi assessori, e per questo è pronto a farsi commissariare dal prefetto”. Più conciliante, ma altrettanto chiaro, è Matteo Bianchi, sindaco di Morazzone (Varese) dice che “farà obiezione di coscienza per rispetto della sua comunità”.

Salvini vs Parisi. Ma a chi chiede a Salvini come si regolerebbe con un ipotetico Parisi sindaco, lui risponde: “E’ un invito, io non costringo nessuno a fare niente. Qualunque sindaco sarà sostenuto dalla Lega sarà invitato a fare questo, poi ognuno sceglie secondo coscienza”. Infine, a chi chiede se ne avesse parlato con Parisi, Salvini ha risposto con un secco “no”.

Il precedente di Pavesi (gruppo Alpha). Tornando a Milano, non è la prima volta che tra Salvini e Parisi vanno in due direzioni diverse. Anzi più che una divergenza di opionioni ha originato un vero e proprio scontro la candidatura di Stefano Pavesi, militante del gruppo Alpha della destra radicale, legato a Lealtà e azione in Zona 8 con la lista del Carroccio. “Mi auguro che questo ragazzo non sia eletto – aveva chiarito bene Parisi ai microfoni di Radio Popolare – resta per la Lega un nodo da sciogliere comunque, perché si tratta di una persona antisemita e fascista e nel mio lavoro non può trovare spazio. La Lega lo ha inserito prepotentemente”.

ESCLUSIVA, VIDEO – Under17, Sorrentino: “Una sconfitta ingiusta, meritavamo di più!”

Le sue parole

Under17 Lega Pro, play off, sedicesimi di ritorno, la Juve Stabia ha affrontato i pari età del Savona. Dopo il pari esterno, tutto faceva pensare ad una gara in discesa, complice anche il gol del vantaggio di Chirullo, ma due errori difensivi: uno di posizione e l’altro individuale, ha portato gli ospiti a ribaltare il risultato con Vallerga e Galati e chiudere i giochi sul 2-1. Abbiamo intervistato, in esclusiva, Fabio Sorrentino, centrocampista gialloblè al termine del match.

dal nostro inviato al Menti, Ciro Novellino

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Parma. Pizzarotti pensa alla convention: “Nuovo movimento con i dissidenti”

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Un incontro a Parma come quello del dicembre 2014, cui erano accorsi molti dei parlamentari che poi – per un motivo o per l’altro – sono usciti dal Movimento 5 Stelle. Una chiamata per tutti quelli che non ci stanno a regole non scritte e cangianti a seconda dei casi, a decisioni che arrivano improvvise con mail anonime, a un Movimento che rifiuta la fatica del governare in nome di principi assoluti da scagliare contro chi dissente quando viene il momento. Potrebbe essere questa la carta che Federico Pizzarotti deciderà di giocarsi una volta che il lungo addio si sarà consumato. Non adesso. Non alla vigilia delle amministrative, per non dar ragione a chi già ora parla di una sua volontà di boicottare il successo dei 5 stelle alle urne. I prossimi giorni sono dedicati all’autodifesa. Quelli dell’attacco arriveranno quando la cacciata sarà consumata. Quando le urne saranno chiuse e il risultato definitivo. A quel punto si tireranno le somme di numeri impazziti: la metà dei commenti sul blog che protesta per la sua sospensione (mai successo per gli altri epurati). Le centinaia di messaggi che gli intasano telefonino e casella di posta. I parlamentari, più del previsto, che nelle chat interne esprimono tutto il loro dissenso: «Siamo dei coglioni…», «Contenti voi», «Davvero non comprendo», con Alessandro Di Battista che – unico del direttorio a intervenire – difende la scelta fatta. E instilla dubbi sulla buona fede del sindaco. Mentre una deputata scrive sulla bacheca Facebook di chi aveva immaginato il giorno in cui «un minipost caccerà il presidente del Consiglio per non aver risposto come si deve a una mail dello staff»: «Grazie per la risata, ma lo farebbero seriamente!».

L’incontro potrebbe avvenire in estate e preparare mosse che solo a una prima occhiata sembrano locali: Pizzarotti ha molta voglia di ricandidarsi alla guida di Parma, ma nessuna di consegnarsi al Pd e di essere tacciato di tradimento. Quel che potrebbe fare è una lista civica con tutti quelli che in queste ore gli sono rimasti accanto. Da lì, se arrivasse la vittoria, potrebbe partire un Movimento libero da post e-mail anonime. E consumarsi una vera scissione, non l’emorragia silenziosa degli ultimi tre anni. È una scommessa ancora tutta da giocare. Non sarà facile, con l’M5S guidato dal premier in pectore Luigi Di Maio così forte nei sondaggi. Ma tutto – a Parma e dintorni – si muove in questa direzione.

I consiglieri hanno fatto ieri un selfie che li mostra insieme al sindaco: rispondono alla richiesta di conta della maggioranza da parte dell’opposizione, ma – indirettamente – replicano soprattutto alle voci secondo cui gli emissari del grande nemico interno, il candidato sindaco di Bologna Max Bugani, avrebbe fatto pressioni per far cadere la giunta.

L’espulsione è a un passo, il sindaco ne è consapevole. Non vuole però far nulla che lo lasci sulla sponda di quelli di cui si può dire: se l’è cercata. «Gli altri fuoriusciti – è il ragionamento che si fa tra i suoi- sono andati allo scontro frontale, sconfessando il Movimento e molti dei suoi principi. Noi agiremo diversamente. Lo dobbiamo a chi ci ha votato, agli attivisti che ci sostengono». Lotterà da dentro, Federico Pizzarotti. Fino a che gliene sarà data la possibilità. Solo dopo penserà a come aggregare il consenso che – ormai da tempo – è cresciuto intorno a lui e alla sua amministrazione. Per questo ha in mente di annullare i viaggi istituzionali in programma: resterà in città a preparare – con un avvocato – le risposte alla mail dello staff. Quelle controdeduzioni che gli sono state ufficialmente richieste con l’avviso di sospensione e che è pronto a redigere senza lasciare spazio a reticenze.

L’inchiesta non lo preoccupa: la ritiene un atto dovuto seguito a un esposto del Pd. Ma non vuole pregiudicare il lavoro fatto, il sindaco di Parma. Non vuole perdere l’appoggio di chi in questi anni – nonostante i p.s. sul blog, le accuse, l’isolamento – gli è rimasto accanto. Non è solo tra Camera e Senato, dove ufficialmente quasi tutti restano allineati, che la situazione è in subbuglio. Dice Davide Scano, capogruppo dei 5 Stelle a Venezia ed ex candidato sindaco: «Non credo sia una buona idea mandarlo via. Ha amministrato bene, ha ereditato una città piena di debiti risanandola. Venendo da Venezia posso capire le difficoltà. Probabilmente avrebbe dovuto mordersi la lingua e fare dei passi di avvicinamento allo staff per il bene del Movimento e di tutti gli attivisti che gli hanno dimostrato stima, quelli che come me sono anche andati a Parma ad ascoltare la sua esperienza. Ma è uno che ha amministrato seguendo i valori dei 5 Stelle, uno degli esempi da portare a testa alta: lasciarlo andare sarebbe un peccato».

vivicentro.it/politica – Pizzarotti pensa alla convention: “Nuovo movimento con i dissidenti” di ANNALISA CUZZOCREA

Grillo e la battutaccia sul sindaco musulmano di Londra: “Se si fa esplodere a Westminster…”

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Grillo: spettacolo a Padova davanti a 2500 persone (paganti). Riferimenti non espliciti su Pizzarotti. E, alla fine, anche sul neo-sindaco di Sadiq Khan: “Un fatto straordinario che un ‘bangladeshiano’ sia stato votato con tanto entusiasmo, ma…”

PADOVA. Una battutaccia sul nuovo sindaco di Londra, Sadiq Khan, di origini pachistane e religione musulmana: Beppe Grillo prima sottolinea come un fatto straordinario e positivo che “un bangladesciano” sia stato votato con tanto entusiasmo come primo cittadino della capitale britannica, lo indica come esempio delle impensabili sorprese che la vita può riservare a chiunque, dimostrazione che non si deve smettere mai di sognare e che la storia può avere svolte incredibili e spiazzanti. Poi però non resiste alla tentazione della satira dissacrante e conclude “voglio poi vedere quando si fa saltare in aria a Westminster…”. E’ solo una delle poche concessioni alla stretta cronaca che Grillo inserisce nel suo show.

“Noi ti diamo un programma e tu candidato se non lo rispetti sei fuori. Semplice. Nessuna decisione calata dall’alto”. Beppe Grillo scolpisce il comandamento scandendo le parole in tono pacato, quasi mormorando, e scatta l’applausone. Pizzarotti chi? E’ l’unico passaggio, un inciso parlando di Blockchain – comunicazioni web criptate da utente a utente senza mediazioni  -, verosimilmente riferito all’attualità e al putiferio scopiato intorno all’espulsione del sindaco di Parma dal MoVimento 5 Stelle in due ore di travolgente monologo sabato sera sotto il tendone del Gran Teatro Geox sulla tangenziale padovana. Fuori saette e fulmini, non solo metaforiche, e dentro un Grillo fradicio solo del suo sudore e dell’affetto di una platea di 2.500 spettatori adoranti e paganti (da 29 a 57,50 euro).

Grillo non nomina nessun altro politico nel suo spettacolo (se non Crocetta, governatore siciliano perché “s’è fatto lo sbiancamento anale”), nemmeno Renzi che definisce en passant “quel malato, quel menomato morale che fa il presidente del Consiglio” (ovazione). Tantomeno cita indagati e dissidenti del M5S. Ma è un Grillo più politico e molto più veemente, rispetto ad altre precedenti tappe di questo tour in cui gioca sulla sua schizofrenia – o ambiguità – tra il comico e il leader politico (“Grillo vs Grillo”, non a caso il titolo), due anime in un corpo solo apparentemente in conflitto. Si racconta come una specie di Forrest Gump della politica che ora è un po’ stanchino, ma solo a parole: le ultime polemiche sembrano invece averlo ricaricato. Si autocelebra, ripercorrendo carriera artistica e parabola politica, con moderata autoironia iniziale e toni sempre più enfatici in crescendo: “Ce la faremo” urla congedandosi. I suoi comizi sono spettacoli gratuiti e i suoi spettacoli sono comizi a pagamento.

Grillo prende in giro il sindaco di Padova, il leghista Massimo Bitonci (sempre senza nominarlo), per le ordinanze anti-kebab che finiscono per arricchire “i kebabbari cui conviene fare ricorso più che vendere kebab”, la Regione “che s’è inventata una corsa ciclistica in Brasile per andare in vacanza coi vostri soldi”, il Mattino di Padova “che ha scritto che la popolazione padovana invecchia e servono più immigrati: la Lega ha subito preso il 3% e hanno bruciato 4 edicole”.

Dalla cronaca locale alle visioni universali: Grillo insiste su reddito universale e tassazione unica come nuova soluzione (“Se io ho già un reddito, lavoro solo perché mi piace e mi faccio pagare meno, così tu imprenditore paghi meno tasse sul lavoro e non delocalizzi in Romania”) persuasivo e seducente come solo lui sa essere, alla faccia di quei governanti che sono “malati di alessitimia: non riconoscono le emozioni degli altri e quindi non hanno sentimenti, nonprovano emozioni per nessuno e quindi fanno leggi che uccidono milioni di persone”. Boato in sala. Snocciola ricette di un’efficacia disarmante e di un buon senso inoppugnabile per cambiare il mondo, anche se per ora là fuori risulta complicato governare Livorno.

vivicentro.it/politica – Grillo e la battutaccia sul sindaco musulmano di Londra: “Se si fa esplodere a Westminster…” EMILIO MARRESE

De Laurentiis raggiante, ha stanziato un maxi premio Champions

I dettagli

Aurelio De Laurentiis è al settimo cielo per il ritorno in Champions League ed ha annunciato alla squadra che il club riconoscerà ad ogni azzurro un ricco premio, lo riporta Gianluca Di Marzio: “Una notte infinita che inizia in campo e prosegue a tavola, una cena per festeggiare ma anche per programmare quel futuro che dovrà essere denso di soddisfazioni. Il presidente De Laurentiis è raggiante, la prima portata nasconde sotto la cloche un premio di 3 milioni per la Champions raggiunta, degno riconoscimento per una stagione esaltante. Tra gli artefici di questa cavalcata non può mancare Maurizio Sarri, il quale incontrerà il presidente probabilmente lunedì a Roma per analizzare e progettare la prossima stagione. Un connubio vincente rafforzato dalle parole di De Laurentiis, espresse durante la cena: “Sarri è testardo, folle, deciso, ma soprattutto bravo; L’ho sostenuto nei momenti in cui le cose andavano male! Lo ringrazio per averci riportato in Champions”. Un anno è appena terminato, un altro è già in cantiere, il futuro è adesso: il Napoli ha voglia di continuare a stupire”.

Il bonus bebè raddoppia: 160 euro e per il secondo figlio salirà a 240

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L’anno scorso hanno usufruito dell’assegno bonus bebè dell’Inps le famiglie di 330mila bambini. Il governo pronto ad allungarne la durata dei benefici fino al 2020. Restano i limiti di reddito

ROMA. Più soldi per dare una mano a chi fa figli ad affrontare le spese. Il drammatico calo della natalità nel nostro Paese spinge il ministero della Sanità a cercare contromisure, e la prima è la revisione del bonus bebè inaugurato nel 2015. Le coppie che mettono al mondo un bambino riceveranno un assegno doppio di quello emesso oggi dall’Inps. Se poi decidono di dare al primo figlio un fratellino, avranno una cifra ancora superiore. Questa è l’idea di base del progetto che Beatrice Lorenzin vuole inserire nella prossima legge di Stabilità, ovviamente aumentando gli stanziamenti ma sfruttando allo stesso tempo i risparmi già derivati dal calo delle nascite, che sta facendo rivedere al ribasso i preventivi di spesa per il contributo alle famiglie fatti appena due anni fa. “Bisogna agire ora o sarà troppo tardi: rischiamo un crac demografico”,dice Lorenzin in un’intervista a Repubblica oggi in edicola.

Il bonus bebè oggi e fino al 2017 è riconosciuto ai nuclei familiari che hanno un Isee inferiore a 25mila euro all’anno e a quelli che lo hanno più basso di 7mila. I primi ricevono 80 euro al mese (960 all’anno) per ogni figlio, i secondi 160 euro (1.920 all’anno). Per avere un’idea del significato delle soglie, si stima l’Isee da 25mila euro sia quello di una coppia che guadagna 45mila euro lordi all’anno, vive in una casa con una rendita da 600 euro, ha un mutuo per 50mila euro e nel conto corrente ha 15mila euro. L’indice è infatti legato al reddito ma anche alle eventuali proprietà e pure ai debiti e al numero di componenti del nucleo familiare. Bisogna fare domanda all’Inps per essere ammessi al contributo, valido anche per i figli in affido o adottati fino al terzo anno di età o di ingresso nel nucleo familiare.

Il 2015 è stato il primo anno in cui il numero dei nati è sceso sotto la soglia simbolica di mezzo milione. Secondo i dati di Istat, ancora provvisori ma con alta probabilità di essere confermati, ci si è fermati a 488mila. Circa il 20% dei bambini sono figli di coppie immigrate nel nostro Paese. Nel 2010 il dato era di 561mila.

Lorenzin ha fatto due progetti, uno meno costoso per lo Stato e uno più impegnativo, quasi da Paese nord europeo. Nel primo caso viene raddoppiata la quota mensile per il primo figlio, portandola cioè a 160 e a 320 a seconda della soglia di Isee. Dal secondo in poi l’aiuto non resta lo stesso, come avviene adesso: alle famiglie andranno rispettivamente a 240 e 400 euro. Inoltre nel progetto del ministero c’è l’intenzione di allungare la validità della misura. Al momento il bonus è previsto per i bambini nati dal primo gennaio 2015 al 31 dicembre del 2017, nel progetto Lorenzin la durata è portata fino al 2020. Se entrerà in vigore il nuovo regime, a coloro che hanno fatto un figlio prima del 2015 e ne hanno un altro nel periodo di validità del contributo viene riconosciuta la cifra mensile più alta.

L’anno scorso sono state 330mila le coppie che hanno ricevuto il bonus. Di queste 245mila hanno avuto il contributo da 80 euro al mese e le altre da 160. La legge di Stabilità del 2015 ha stanziato circa 3,6 miliardi per sei anni. Nella proposta elaborata dagli uffici del ministero della Sanità si prevede un aumento della spesa di circa 2,2 miliardi, tenendo conto dell’incremento dei costi ma anche del miliardo di euro di risparmio rispetto alle previsioni a causa del calo delle nascite.

Ma Lorenzin e i suoi tecnici hanno pensato anche a una proposta molto più forte da portare al Consiglio dei ministri per essere valutata. Si tratterebbe intanto di alzare la soglia massima Isee a 30mila euro all’anno, cosa che ammetterebbe al contributo molte più coppie, almeno altre 60mila. Inoltre si prevederebbe un sostegno molto importante per chi ha un indicatore della ricchezza sotto i 7mila euro. Si darebbero 320 al mese per il primo figlio e 480 per il secondo, con una misura che diventerebbe di sostegno alla povertà. Ma ci vorrebbero molti miliardi in più per tenere in piedi un sistema così congegnato. E l’intenzione di fare un vero cambio strategico delle politiche del welfare.

vivicentro.it/economia – Il bonus bebè raddoppia: 160 euro e per il secondo figlio salirà a 240 MICHELE BOCCI

De Laurentiis esalta Sarri: “E’ testardo e folle, ma bravo!”

Le sue parole

Nel suggestivo scenario di Villa D’Angelo, con la splendida cornice del Golfo, il Napoli si è riunito, subito dopo il match con il Frosinone, per la consueta cena di fine stagione. E’ stata anche l’occasione per festeggiare la splendida cavalcata in campionato coronata dal secondo posto e dal ritorno in Champions League. Il Presidente Aurelio De Laurentiis ha ringraziato tutti i presenti, il management, lo staff tecnico, lo staff medico e la squadra. Bellissime, poi, le parole spese per Maurizio Sarri e riferite da Gianluca Di Marzio tramite il suo portale: “E’ testardo, folle, deciso, ma soprattutto bravo. L’ho sostenuto nei momenti in cui le cose andavano male! Lo ringrazio per averci riportato in Champions”.

40mo RALLY 1000 MIGLIA 3° e 1° DI CLASSE PER CALIBRA, MA IL PROTAGONISTA RESTA IL MALTEMPO

E’ il maltempo il protagonista assoluto di questo 40° Rally 1000 Miglia. Ritiri, rotture e tempi incerti fino alla fine hanno innervosito tutti.

All’arrivo Calibra presenta 3 delle 4 vetture al via. Imperiale nello shakedown di venerdì spacca il motore ed è costretto al ritiro. Liberini – Guerra, nonostante la rottura del semiasse che compromette la classifica assoluta, resistono fino alla fine e portano a casa un terzo di classe, mentre Dallera – Fisogni vincono la categoria RST. Nel momento in cui scriviamo non è noto il risultato di Oldani – Gilardini, in quanto la classifica è ancora in fase di definizione a causa della sospensione di alcune prove.

“Ieri mattina abbiamo scelto gomme morbide mentre è risultata una prova da gomme medie – spiega Andrea Liberini -. In ogni caso prima della terza prova eravamo in testa ma la rottura del semiasse ci è costata 10 minuti. Abbiamo tenuto duro per arrivare al traguardo e portare a casa questa gara. Sono amareggiato perché la macchina andava molto forte e sentivo che avremmo potuto dire la nostra. Voglio ringraziare tutto il team perché è stato fatto un gran lavoro per permetterci di finire una gara compromessa soprattutto dalla pioggia”.

vivicentro.it/nord/cronaca – 40mo RALLY 1000 MIGLIA 3° e 1° DI CLASSE MA IL PROTAGONISTA RESTA IL MALTEMPO Brescia, 13-14 maggio 2016

CONAPO, VIGILI DEL FUOCO: MERCOLEDI SIT-IN DAVANTI ALLA PREFETTURA

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IL CONAPO: NON CHIEDIAMO PRIVILEGI MA PRITA’ DI TRATTAMENTO

I Vigili del Fuoco di Napoli, per iniziativa del sindacato Conapo, si sono dati appuntamento per mercoledì 18 maggio dalle 11 alle 12 davanti alla Prefettura ove organizzeranno una conferenza stampa. I sindacalisti del Conapo hanno informato i politici locali e chiesto un incontro al Prefetto al quale chiederanno di farsi portavoce verso il governo del malessere dei Vigili del Fuoco dovuto al trattamento che ricevono dallo Stato. Una iniziativa simultanea in tutte le province d’Italia fanno sapere dal sindacato.

“Rischiamo la vita come e più degli appartenenti agli altri Corpi dello Stato e siamo impiegati nel pronto intervento operativo dal giorno dell’ assunzione sino al giorno della pensione, un servizio usurante che non ha eguali nello Stato, eppure – spiega Michele Coppola (nella foto), segretario provinciale del Conapo – siamo il Corpo meno retribuito e non abbiamo le tutele previdenziali degli altri corpi, siamo veramente amareggiati dal disinteresse della politica”.

Mercoledì prossimo quindi, i Vigili del Fuoco, per il tramite del sindacato Conapo, lanceranno un forte e simultaneo messaggio a Renzi:

“i Vigili del Fuoco napoletani, come quelli di tutta Italia, sono stanchi di come sono trattati, non chiedono privilegi ma pari dignità lavorativa con gli altri corpi. Vengano i politici a rischiare la vita al posto nostro ”.

vivicentro.it/sud/terza-pagina / VIGILI DEL FUOCO, MERCOLEDI SIT-IN DAVANTI ALLA PREFETTURA

Il San Paolo incorona Higuain, è il nuovo Maradona

Lo riporta La Gazzetta dello Sport

E’ vero, un record è per sempre: quello di Nordhal, ad esempio, è durato 66 anni. Quanto durerà quello di Higuain? Adesso, il Pipita è nella storia del Napoli e del calcio italiano. Non a caso dopo il terzo gol, quello che ha sancito il sorpasso sul Pompiere Nordahl, il San Paolo ha riservato a Higuain un tributo speciale: è partito per lui il coro che Fuorigrotta ha cantato in passato solo per Diego Armando Maradona. «O mamma, mamma, mamma…ho visto Higuain». Roba che da queste parti non si sentiva da tanto, tantissimo, tempo. Del resto, tra i napoletani e gli argentini c’è da sempre un legame speciale. Lo stesso che c’è tra il Pipita e Maradona, che non a caso aveva scelto proprio Gonzalo quale centravanti della sua Seleccion al Mondiale 2010. Tra i due c’è stato ieri un simbolico passaggio di consegne, adesso a Higuain per raccogliere definitivamente il testimone da Diego e diventare il nuovo Pibe di Napoli serve, però, vincere lo scudetto. Higuain ci proverà l’anno prossimo, anche se resta la paura che qualcuno paghi la clausola rescissoria e lo porti via. In quel caso, Higuain sarebbe messo in condizione di scegliere se restare a Napoli o andare altrove. De Laurentiis per trattenerlo dovrà comunque fare uno sforzo. Ieri la gente glielo ha chiesto a gran voce.

Higuain sarà il tormentone estivo, De Laurentiis investirà?

I dettagli

La Gazzetta dello Sport esalta la seata trionfale del Napoli che torna in Champions: “A metà ripresa, quando con strepitosa rovesciata il Pipita realizza la rete del sorpasso, tutto il San Paolo esulta con lui cantando e ballando sotto la pioggia (un diluvio da tempesta perfetta): qui la gente lo ha adottato, le curve lo considerano uno di loro, lo amano proprio come hanno amato un altro argentino del passato… Bel problema, adesso: se si presentasse un Abramovich con i famosi novantaquattro milioni della clausola, il presidente De Laurentiis come se la caverebbe? E, nel caso, con chi lo sostituirebbe? Ma poi lui, Gonzalo, avrebbe il cuore di andarsene dopo un’impresa del genere? Prepariamoci, sarà il tormentone estivo.Ma pure la serata in cui gli striscioni e i cori dei partenopei hanno spronato De Laurentiis a investire, investire, investire… La squadra c’è, però la Juve si è dimostrata ancora più forte. Ergo don Aurelio è chiamato a derogare dalla realpolitik che lo ha contraddistinto fino a qui. Lo farà?”. Higuain si veste da garante dei tifosi, al di là di un adeguamento meritatissimo vorrebbe una squadra sempre più competitiva per la lotta allo Scudetto: l’abbraccio a fine gara con De Laurentiis vale più di mille parole.

Due obiettivi per l’attacco, Klaassen ora può arrivare

Il mercato

Come riporta Il Corriere dello Sport, il Napoli formato Champions punterà due giocatori in particolare per l’attacco: Davy Klaassen dell’Ajax e Gianluca Lapadula del Pescara. Il talento olandese ha ricominciato a vacillare, ferito dalla perdita dello scudetto all’ultima giornata e dall’addio di Frank De Boer. Ora la storia potrebbe cambiare, con la dirigenza azzurra che alla finestra pronta a un nuovo assalto. Per quanto riguarda il talento 26 rivelazione della Serie B, si proveranno a capire i margini per una trattativa.

Champions, il Napoli può sperare in un sorteggio abordabile

I dettagli

Il Mattino, il giorno dopo la conquista del secondo posto in classifica si proietta già nella prossima stagione che vedrà il Napoli impegnato in Champions. Grazie all’ottimo piazzamento ottenuto nel ranking Uefa (17° posto), nella prossima edizione della Champions League il Napoli potrà essere inserito nella prestigiosa seconda fascia, ecco le fasce del sorteggio che avverrà il 25 agosto a Montecarlo.

Prima fascia: Bayern Monaco, Barcellona, Paris Saint Germain, Leicester, Cska Mosca o Rostov, Benfica (se domani vince il campionato) e la vincente della finale di Champions Real Madrid-Atletico Madrid.

Seconda fascia. la perdente della finale di Champions tra Real Madrid e Atletico Madrid, Borussia Dortmund, Arsenal, Siviglia (se vince la finale di Europa League), Zenit (se arriva secondo in campionato e supera i preliminari), Manchester City (se arriva quarto in campionato e supera i preliminari di Champions) e Porto (se passa i preliminari).

Terza fascia. Subito dietro, ma pronti a scalare in seconda fascia nell’eventualità una o più di una squadre tra Siviglia, Zenit, Manchester City e Porto non dovessero accedere ai gironi di qualificazione, e quindi tra le probabili avversarie del Napoli nei gironi di Champions ci sono Bayer Leverkusen, Basilea, Shakhtar Donetsk (se supera i preliminari), Tottenham, Olympiakos (se passa i preliminari), Dinamo Kiev, Lione, Villarreal, Liverpool, in caso di successo nella finale di Europa League, e Ajax se dovesse superare i preliminari.

Quarta fascia. Psv Eindhoven, Sporting Lisbona, Bruges (se vince il campionato) e Besiktas, già qualificate direttamente ai gironi di qualificazione. Viktoria Plzen, Salisburgo, Celtic, Anderlecht, Borussia Monchengladbach e Roma saranno inserite in quarta fascia se supereranno i preliminari di Champions.

VIDEO ViViCentro – De Laurentiis: “Sarri non lo sa, ma lunedì ufficializziamo Tonelli”

Queste le loro parole…

Queste le parole in sala stampa:

Giuntoli: “Grazie a tutti anche da parte mia anche se non avete mai sentito la mia voce. Spero di esservi stato d’aiuto per il vostro lavoro. Volevo ringraziare De Laurentiis che mi ha dato questa opportunità, il tecnico e lo staff”. 

Sarri: “Ringrazio tutti, mi avete accolto benissimo. La maggior parte di voi è stata di ottimo livello e vi ringrazio per avermi accettato così. Ringrazio anche il pubblico che è campione d’Italia”. 

De Laurentiis: “Non c’è nulla da dire per questo ritorno in Champions. Ringrazio Sarri che ci ha accompagnato con ardore. Ringrazio anche Giuntoli che sapevo avesse gli attributi ed è stato una grande rivelazione. Sarri non lo sa, ma il Napoli ha formalizzato il primo acquisto che sarà Tonelli. Lo formalizzeremo solo lunedì. E’ stato un gesto di fiducia perchè anche se avessimo dovuto subire lo smacco di arrivare terzi avremmo comunque rinforzato la squadra. La rinforzeremo in maniera serena, ma effettiva, per essere competitivi in Europa. Mi raccomando mister, l’anno prossimo dovrai farli giocare tutti, tutti i diciannove”. 

dai nostri inviati al San Paolo, Ciro Novellino e Vincenzo Pellegrino

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Il dialogo tra nemici sul Mar Rosso

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C’è un dialogo fra nemici che tiene banco in Medio Oriente. Arabia Saudita e Israele sono avversari sin dal 1948, quando Riad partecipò con un corpo di volontari alla guerra araba tesa ad impedire la nascita del giovane Stato, per poi continuare ad essere protagonista di tale, radicale, opposizione sostenendo attacchi militari, guerriglie ed offensive diplomatiche di ogni genere. Tanto in Medio Oriente quanto a Washington, dove Israele ed Arabia Saudita sono state protagoniste per decenni di aspri scontri: contendendosi il sostegno del Congresso e l’alleanza della Casa Bianca.

Tali e tanti precedenti suggeriscono l’importanza di quanto avvenuto sul palco del «Washington Institute» allorché, davanti ad un pubblico di analisti ed in diretta web, l’ex capo dell’intelligence saudita Turki al-Faisal – esponente di rango della famiglia reale – ha dialogato con l’ex generale Yaakov Amidror, già consigliere per la sicurezza del premier israeliano Benjamin Netanyahu.

A quasi un anno dalla prima stretta di mano in pubblico fra alti funzionari dei due Paesi – il direttore generale del ministero degli Esteri israeliano, Dore Gold, e l’ex consigliere governativo saudita Anwar Eshki, in un centro studi di New York – le indiscrezioni su visite segrete, cooperazione strategica e convergenze occasionali hanno prodotto a Washington un colloquio pubblico fra al-Faisal e Amidror con caratteristiche da manuale della Guerra Fredda.

I due oratori erano a parole divergenti su tutto ma al contempo sedevano fisicamente fianco a fianco, guardandosi senza remore per scambiarsi battute agrodolci. Poiché si tratta dei rappresentanti di due nazioni ancora formalmente in guerra bisogna chiedersi cosa sta avvenendo fra Riad e Gerusalemme.

La risposta è triplice. Primo: hanno in comune gli stessi nemici perché entrambi considerano l’Iran dotato di programma nucleare una minaccia alla sicurezza nazionale, vogliono impedire a Teheran l’estensione della propria egemonia sul Medio Oriente e temono in egual misura i gruppi jihadisti sunniti intenzionati ad edificare un Califfato islamico nell’intera regione. Secondo: hanno avuto attriti simili con l’amministrazione Obama, a causa delle convergenze di Washington con Teheran e con i Fratelli musulmani in Egitto, e scommettono sulla possibilità che il nuovo Presidente degli Stati Uniti possa ridisegnare le scelte regionali tornando a privilegiare i rapporti con i tradizionali alleati. Terzo: condividono la necessità di lavorare ad una soluzione del conflitto israelo-palestinese attraverso un nuovo format ovvero il dialogo fra Israele e Stati sunniti. Se Yaakov Peri, deputato dell’opposizione israeliana ed ex capo del servizio di Sicurezza Interna, propone a Netanyahu di «aprire un tavolo di negoziato permanente con i palestinesi in Arabia Saudita coinvolgendo gli altri Paesi sunniti» è perché c’è la crescente sensazione che la monarchia wahabita, custode delle moschee di Mecca e Medina, possa rivelarsi un attore importante nella conclusione del conflitto con i palestinesi. Ad evidenziare le convergenze fra Gerusalemme e Riad è quanto avvenuto a seguito della decisione dell’Egitto di restituire all’Arabia Saudita le isole di Tiran e Sanafir nel Mar Rosso. Poiché si tratta delle terre emerse che controllano l’accesso al Golfo di Aqaba – vitale via d’accesso al porto israeliano di Eilat, già casus belli della guerra del 1967 – Riad ha garantito a Gerusalemme il libero passaggio e inoltre, essendo territori della regione del Sinai, ha assicurato il rispetto delle clausole che le concernono nelle intese di pace fra Egitto e Israele siglate a Camp David nel 1979. Ehud Yaari, veterano fra gli arabisti israeliani, ha chiesto ad al-Faisal se tale passo – compiuto dal ministro degli Esteri saudita, Adel-al Jubeir – porti Riad a diventare, de facto, un terzo partner degli accordi di Camp David firmati da Menachem Begin e Anwar Sadat grazie alla mediazione di Jimmy Carter. La risposta è stata: «Confermo solo la dichiarazione del mio ministro degli Esteri, rispetteremo le condizioni dell’accordo Egitto-Israele». In realtà ciò che Riad chiede a Israele è l’accettazione del piano di pace saudita del 2002 – elaborato dall’allora re Abdullah – che prevede «pace completa fra arabi e israeliani in cambio del ritiro completo dai territori occupati nel 1967» – ovvero Cisgiordania, Gerusalemme Est e alture del Golan. Da qui il valore di quanto avvenuto giovedì: nel giorno in cui Israele festeggiava il 68° anniversario dell’Indipendenza il premier Netanyahu ha ricevuto un messaggio in arabo via twitter in cui gli si chiedeva di sostenere il piano saudita. La sua risposta, anch’essa in arabo, è stata «questa iniziativa, se capace di considerare le nostre preoccupazioni, può essere una base su cui discutere per raggiungere la pace». Ovvero, il negoziato con Riad è in corso. Ed a confermarlo c’è quanto detto da al-Faisal: «L’iniziativa araba può comportare scambi di territori» fra le parti e dunque il ritiro non sarà completo, è oggetto di trattativa. Poiché l’Arabia Saudita di re Salman è alla guida di una coalizione di oltre 40 nazioni musulmane, creata quest’anno per combattere i gruppi jihadisti e ostacolare l’egemonia di Teheran, i segnali di dialogo con Israele creano la possibilità di una cornice pan-sunnita per sbloccare il negoziato con i palestinesi di Abu Mazen, arenato dal fallimento della mediazione americana nel 2014. E’ solo uno spiraglio e resta in balìa di una regione infestata dai conflitti ma quando in Medio Oriente due nemici si parlano in pubblico – e non più solo in privato – è opportuno prestare una certa attenzione.

vivicentro.it/opinioni / lastampa / Il dialogo tra nemici sul Mar Rosso MAURIZIO MOLINARI

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A Renzi ricordiamo: l’Italia ha costruito l’Europa

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QUALCHE amico laico e miscredente mi ha avvertito alcuni giorni fa che io parlo e scrivo con troppa frequenza di papa Francesco e ad un pubblico come il nostro di Repubblica e dell’Espresso non piace.

Al mio pubblico io tengo molto, ma non si tratta né di una civetteria né d’un improvviso mutamento di opinione. E tantomeno d’una nuova linea del nostro giornale e del nostro editore. Si tratta invece di Francesco Vescovo di Roma e Capo di santa romana Chiesa. Dopo averlo conosciuto la prima volta sette od otto mesi dall’inizio del suo pontificato, a chiusura del nostro primo colloquio gli chiesi: “Santità, qual è la funzione delle donne nella vostra Casa? Non parlo soltanto delle suore che vivono in conventi, operano negli ospedali, coltivano la terra e soprattutto pregano; parlo delle donne in generale, dei loro sentimenti, dei loro pensieri e del loro istinto femminile ed anche, se mi permette, dei loro diritti. Per voi, presbiteri, vescovi, sono nulla? Sono una specie subordinata in compiti di moglie, madre, figlia obbediente alle decisioni dei genitori “.

“Le rispondo in un solo modo che rispecchia però la pura verità: la Chiesa è femminile”.
Risposi che non capivo e Lui a sua volta, scandendo le sillabe, ripeté: “La Chiesa è femminile. Maria è la nostra madre che intercede per noi; ma non è solo questo. La Chiesa detesta la guerra, ama i propri figli, li educa al bene, aiuta i poveri, i malati, i derelitti, ama il prossimo e detesta chi violenta. Non sono valori femminili?”.
Lei lo dice ed è certamente vero, ma nella Chiesa dove pure questi valori ci sono, anche se non sempre, ma in tutte le epoche: e non da parte di tutti i suoi membri, le donne non hanno alcuna importante funzione. Neppure le suore dei vari ordini. Sono centinaia di migliaia in tutto il mondo ma contano niente. Dipendono da un presbitero o da un suo delegato. Non capisco il senso di tutto ciò se la Chiesa è femminile come Lei dice e pensa”.
Stavamo salendo la breve scala che dalla sala di Santa Marta arriva al portale d’uscita ed eravamo fermi a metà. Fuori – ricordo – c’erano nuvole e lembi d’azzurro. Francesco disse: “Lei ha ragione. La tradizione dei secoli si è fatta lì, non è opera delle donne, e non riconosce i loro diritti nella Chiesa e nella vita”.
“Non sarà una battaglia facile, Santità”.
“Temo di no e non credo per cattiveria ma perché le tradizioni fanno parte della storia di ogni comunità e spesso diventano dottrina. Per aprire le porte ci vuole del tempo, questo del resto è uno degli obiettivi del Vaticano II. Quando venni insediato il compito che mi è stato assegnato fu proprio quello di portare a termine le indicazioni di quel Concilio, la principale delle quali è l’incontro con la modernità. Questo è ciò che mi sento di dirle. Lei però non parli di questo fino a quando l’opera che intendo svolgere non sarà cominciata”. Fu in quel momento e su quel tema che diventammo amici. Francesco arrivò alla porta d’entrata e la mia automobile mi attendeva. Lui mi abbracciò ed io feci altrettanto, profondamente commosso, e fu in quel momento che capii che Francesco era un Papa rivoluzionario come pochi c’erano stati prima di lui. Ora è cominciato nella Chiesa il movimento affinché le donne partecipino alla liturgia nei limiti che sarà opportuno prevedere. Di queste cose non debbo parlare? Io non credo e penso che anche i miei lettori, tanto più se laici, vogliano i diritti per tutti e questa deve essere una battaglia laica per eccellenza, ne sono sicuro e perciò vado avanti.
***
Scritto questo prologo (che è per quanto mi riguarda il tema ben più d’un prologo) vengo ad un problema che ho già più volte trattato e recentemente nell’articolo pubblicato giovedì scorso: l’Europa, i suoi guai, la sua drammatica disarticolazione, la mancanza di uno spirito unitario che la rinsaldi e la faccia uscire dall’abisso in cui sta cadendo.
Mi rivolsi a Renzi e alla sinistra italiana (ed europea) affinché si dessero carico di questo difficilissimo compito. Dalla sinistra non ho avuto alcun riscontro salvo quello di Alfredo Reichlin che mi conosce e mi stima. Quanto a Renzi, mi ha telefonato (del tutto inconsueto) dicendo che il tema Europa è appunto centrale come lui ha già compreso e ad esso si dedicherà con il massimo impegno per risvegliare lo spirito dei fondatori (Adenauer, De Gasperi, Schuman) e l’ideale di Altiero Spinelli. Se i suoi dissidenti faranno altrettanto, come si augura, il partito marcia compatto verso un traguardo che, se raggiunto, risulterà una vittoria storica dell’Italia moderna. Poi si è parlato d’altro e spesso da posizioni contrastanti, ma su questo non ho da riferire, le comunicazioni sono private ed io questa la considero tale. Renzi del resto fa altrettanto.
A proposito del nostro ruolo in Europa ci sono però alcune cose della massima importanza storica che debbono essere ricordate. Gli italiani (e gli europei con un minimo di cultura) li conoscono ma spesso non ci pensano e di fatto se scordano. Dunque parliamone noi.
Anzitutto siamo tra i Paesi fondatori dell’unione della Comunità del carbone e dell’acciaio e tra i cinque Paesi che firmarono i trattati di Roma nel 1957. Ma c’è un precedente molto più antico che cominciò duemila anni fa ai tempi di Giulio Cesare, Augusto, Germanico, la conquista della Gallia e della Spagna, della costiera mediterranea africana, della Germania, fino a Traiano e poi Adriano che segnò i confini dell’Impero ivi compresa una parte meridionale dell’attuale Gran Bretagna, l’Egitto, il Medio Oriente, e ovviamente la Grecia, l’Illiria e i Balcani.
Prima di allora l’Europa era un continente percorso da popolazioni vaganti e selvatiche, prive di residenza e dedite al saccheggio di regni e città che venivano rase al suolo.
Da questo punto di vista è Roma ad aver costruito l’Europa. Sono passati i millenni, ma purtroppo in vario modo anche per la più becera demagogia destinata ad influire sulla conquista del potere. Questo accade sempre e dovunque, ma resta il fatto storicamente avvenuto che l’Europa è nata dall’esistenza di quell’Impero e delle sue propaggini civilizzate. Perfino il Cristianesimo diventò l’unica religione europea proprio nei medesimi territori imperiali. Tant’è che nell’800 d. C. Carlo Magno resuscitò il Sacro Romano Impero, votato dai principi tedeschi e della Renania ma legittimato dall’imposizione della corona sulla fronte dell’imperatore da parte del Papa dell’epoca in San Giovanni in Laterano.
Tempi remoti, ma è bene non dimenticarseli perché resta il fatto che l’Europa è nata dall’Impero dei Cesari.
C’è dell’altro però, più moderno e di non minore importanza. Si chiama Rinascimento e si svolge tra l’inizio del Quattrocento terminando all’inizio del Seicento diffondendosi dall’Italia in tutta Europa: cultura, reperimento di testi antichi (cardinal Bellarmino), diffusione della stessa lingua nelle sue trasformazioni locali in tutti i paesi latini (Italia, Francia, Spagna, Portogallo), scienza politica, scienza storica, scienza astronomica, pittura, musica. I nomi nei vari settori sono noti: al vertice trecentesco troneggia Dante. Esiste una triade che non si può eguagliare e in ordine di tempo si tratta di Omero (o chi per lui), Dante, Shakespeare.
Ma poi in Italia Petrarca, Machiavelli, i Medici, le corti d’Este e di Urbino, i comuni di Lucca e soprattutto di Firenze, Milano. E non dimentichiamo i nomi di Piero della Francesco, Raffaello Sanzio, Ariosto, Vico. Montaigne conservava molti dei loro volumi nella sua libreria e del resto dopo di lui la cultura moderna che sfocerà nell’Il-luminismo franco-inglese comincia con Vico. A quell’Illuminismo noi abbiamo partecipato con i fratelli Verri, con Cesare Beccaria e con l’abate Galiani.
In sostanza Italia ed Europa sono nate insieme e il nostro Paese ha dato uno dei contributi maggiori e forse il primario rispetto ad altri insieme alla Francia, alla Spagna e all’Inghilterra, senza ricordare le Repubbliche marinare di Venezia e di Genova, Cristoforo Colombo compreso.
Per questa ragione noi dobbiamo batterci e ne abbiamo pieno diritto e titolo per l’Europa unita; il risultato caro Renzi non sarà certo immediato ma dà alnostro Paese un ruolo che altrimenti non avrebbe e che può rendere l’intera politica italiana diversa da quella che finora è stata. Spero che tu te ne ricordi e ne tragga i frutti facendo risorgere il nostro continente dalle rovine nelle quali attualmente si trova.

vivicentro.it/editoriale / larepubblica / A Renzi ricordiamo: l’Italia ha costruito l’Europa EUGENIO SCALFARI