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Dove finisce la paura e comincia la colpa che ci rende complici

Paura o ColpaE io cosa avrei fatto? Avrei capito, in piena notte e in una strada poco illuminata, che Sara era realmente in pericolo oppure avrei tirato dritto pensando ai fatti miei? Con tutto quello che al giorno d’oggi si sente dire che accade. Con le paure che ci si porta dentro sin dall’infanzia. Con quella tendenza al “si salvi chi può” che la paura, diventata angoscia, finisce sempre con lo scatenare. Chi può essere sicuro di come avrebbe veramente reagito l’altra notte incrociando lo sguardo e le urla di una ragazza che correva chiedendo aiuto? Il dramma che si è consumato l’altro giorno alla Magliana ci lascia tutti indignati. Soprattutto dopo aver ascoltato le parole del capo della squadra mobile di Roma che afferma di non aver mai visto, in venticinque anni, un delitto così atroce. E ancora di più dopo aver sentito Maria Monteleone, sostituto procuratore, dichiarare che Sara si sarebbe forse salvata e sarebbe oggi ancora viva se uno degli automobilisti da lei intercettati l’avesse aiutata. Anche solo fermandosi. Anche solo chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine.

Niente di particolarmente eroico, quindi. Sarebbe bastato un gesto. Un semplice colpo di telefono. Qualcosa. Qualunque cosa tranne l’indifferenza. Anche se poi, dietro l’indifferenza, molto probabilmente c’era anche della paura. E quando si ha paura si tira dritto, si pensa a se stessi, ci si protegge.

Ma dove finisce la paura e dove comincia la colpa? In fondo, il dramma dell’orribile assassinio di Sara — bruciata viva dall’ex-fidanzato che, dopo un rapporto morboso di circa due anni, aveva deciso che la ragazza, se proprio non voleva più essere “sua”, allora doveva morire — è anche qui. In questo misto di paura e di indifferenza che, l’altra notte, non hanno permesso a Sara di salvarsi. E su cui dovremmo tutti interrogarci, invece di accontentarci, come accade ormai da troppi anni, di indignarci quando non c’è più niente da fare.

Sono anni che ci si indigna ogniqualvolta una donna viene massacrata, uccisa, bruciata, deturpata, violentata. Ci si indigna e si ripete “mai più”. Ci si indigna e si chiede la testa del colpevole. Ci si indigna e ci si ripromette di mettere mano una volta per tutte alla prevenzione delle violenze di genere, non solo insegnando ai più piccoli a riscrivere la grammatica delle relazioni affettive, ma anche occupandosi, attraverso l’educazione o attraverso le diagnosi precoci, delle fratture identitarie che attraversano tutti quegli uomini e tutti quei ragazzi che pensano di poter trattare le donne come semplici “cose”. Ci si indigna, quindi. E, nell’indignarsi, siamo tutti bravi. Ma poi, passata l’indignazione, che cosa si fa? Come ci si comporta quando si assiste a un atto di violenza o ci si ritrova anche solo di fronte a insulti sessisti e omofobi? Come si risponde a chi ci chiede aiuto? Si riesce a non pensare sempre e solo alla propria incolumità?

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà”, scrive Italo Calvino. “Se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni e che formiamo stando insieme”, continua lo scrittore. Prima di concludere: “Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige apprendimento continuo: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Nell’inferno delle violenze contro le donne che abitiamo tutti i giorni, non dovremmo limitarci a indignarci quando accade qualcosa e poi passare oltre, perché a forza di andare dritti per la propria strada si finisce col non vederlo più. Quest’inferno, si dovrebbe imparare a combatterlo non solo da un punto di vista istituzionale, punendo i colpevoli e proteggendo le vittime, ma anche da un punto di vista personale. Il che significa, innanzitutto, attraverso la cultura, la forza della ragion critica, la compassione e il coraggio. Ossia il contrario stesso dell’indifferenza che, anche quando motivata dalla paura, resta comunque la miglior alleata della violenza e della sofferenza. Che è poi quello che spiega molto bene Hannah Arendt parlando della “banalità del male”. Non perché il male sia, di per sé, banale. Anzi. Spesso il male è profondo e radicale, come nel caso in cui una ragazza di 22 anni viene bruciata viva dall’ex-fidanzato che non sopporta di perderla. Ma il male ha anche tanti complici. Talvolta lo si commette per opportunità. Talvolta per negligenza. Talvolta, anche molto più banalmente, proprio per indifferenza. E non si tratta di trasformarci tutti in eroi o di sacrificare la propria vita per salvare quella degli altri.

Spesso basterebbe semplicemente osservare, ascoltare, fermarsi. Capire che ci sono cose che non si possono fare, ma che tante, invece, le possiamo fare tutti. Anche solo uscire dal nostro piccolo mondo individuale, e farsi toccare dall’esistenza e dalla sofferenza altrui.

vivicentro.it/cronaca –  repubblica/Dove finisce la paura e comincia la colpa che ci rende complici di MICHELA MARZANO

Banche e truffe. Veneto Banca: le risposte che spettano a Bankitalia

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Banca d'italiaLa signora Valeria Albergati ha 65 anni, vive a Caprezzo (Verbania), ha una pensione da ex insegnante di scuola media e un pacchetto di azioni di Veneto Banca. Quando le ha acquistate, dopo aver venduto le quote della Popolare di Intra, la «sua» banca che nel frattempo era stata assorbita da quella veneta, valevano 5 mila euro, tutti i suoi risparmi. Da ieri i 5 mila euro si sono ufficialmente volatilizzati: puff, carta straccia. La signora Valeria è, si fa per dire, in buona compagnia. Ottantottomila i soci di Veneto Banca rimasti con un pugno di mosche in mano, vittime di chi allo sportello spacciava quei pezzi di carta come «sicuri, a prova di bomba», aumentandone ogni anno il valore a proprio piacimento, senza che nessuna sedicente «Autorità» avesse nulla a che ridire. Centoventimila gli azionisti «azzerati» della Popolare di Vicenza. Oltre 10 mila gli obbligazionisti truffati da Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFe.

Banche salvate, in crisi, in trasformazione, a corto di capitale. In cerca di nuova leadership o in procinto di unirsi.

Il credito come terreno di scorribande di affaristi e potentati locali, politici trombati e riciclati, prenditori più che imprenditori. Tutti a banchettare sulla pelle dei piccoli risparmiatori, vittime sacrificali di un sistema pieno di regole, puntualmente disattese.

Quello a cui si è assistito ancora di recente è la sottile arte del distinguo. Uno dei suoi cultori è il presidente della Consob, Giuseppe Vegas. Suo l’irresistibile ossimoro in base al quale i prospetti informativi (riferiti alle obbligazioni subordinate emesse dai quattro istituti di credito poi falliti) spiegavano bene ma, al tempo stesso, i cittadini non erano informati. È evidente che le due cose insieme non funzionano, ma Vegas è andato avanti come se niente fosse, con grande sprezzo del ridicolo.

Oggi ci sono le attese considerazioni finali del governatore di Banca d’Italia. C’è chi spera di ascoltare finalmente parole chiare, precise e pungenti. Adeguate alla necessità di scrollarsi di dosso il peso di pagine buie con un’operazione trasparenza diretta a clienti e consumatori. Perché se il salvataggio di Popolare Vicenza sembra ormai avviato, su Veneto Banca non mancano le ombre. Banca Carige è tuttora nel mirino della Bce dopo i danni dell’era Berneschi e un risanamento appena accennato, nonostante siano stati bruciati 2 miliardi e mezzo di capitale e il titolo abbia perso in 12 mesi oltre il 74%. E lo stesso colosso Unicredit non è che sia proprio ben messo, in attesa del ribaltone al vertice.

Nelle ultime due assemblee, Vincenzo Visco ha puntualizzato con pignoleria qual è il ruolo di Bankitalia e quali sono i compiti e le responsabilità della Vigilanza. Oggi farà lo stesso, probabilmente accentuando le sue critiche al sistema del bail in che ancora brucia sulla pelle dei correntisti delle quattro banche fallite. Magari spiegherà che sull’intero sistema creditizio pesano 360 miliardi di euro di crediti deteriorati a fine 2015 (il 18,1% del totale dei crediti verso la clientela), di cui quasi 200 miliardi sono di sofferenze lorde. E aggiungerà che nonostante le rassicurazioni, gli accantonamenti, i collaterali e tutto quello che viene messo in bella evidenza nei bilanci per cercare di tenere calmi i mercati, le sofferenze nette sono comunque 83,6 miliardi.

Il tema banche, la solidità del sistema, la trasparenza e credibilità appannate, sono argomenti di cui ormai si discute in famiglia, al bar, sui luoghi di lavoro. Non più solo nelle austere e un po’ polverose stanze di palazzo Koch. Le autorità di vigilanza dei mercati fra i tanti problemi da risolvere hanno pure quello di recuperare per intero la loro credibilità. Ma questo dipenderà anche dalle risposte che Visco riuscirà a dare alle tante, troppe signora Valeria che in questi anni hanno perso tutti i loro sudati risparmi.

vivicentro.it/cronaca –  lastampa/Banche e truffe. : le risposte che spettano a Bankitalia TEODORO CHIARELLI

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Un’altra sconfitta. Ma i morti innocenti non siano invisibili

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Oggi ammettiamo una sconfitta. Nove mesi dopo la pubblicazione in prima pagina della foto di Aylan, il piccolo migrante siriano annegato sulla spiaggia di Bodrum, la strage continua.

Non sappiamo quanti anni aveva, se abbia fatto in tempo ad avere paura, e neppure come si chiamasse il bambino cullato in quest’immagine, in un’ultima ninna nanna. «L’ho visto in acqua, pareva una bambola», ha spiegato Martin, il soccorritore tedesco che lo ha raccolto. «Ho avvicinato a me il corpo come se fosse ancora in vita, ha disteso le braccia, le piccole dita nell’aria. Il sole ha illuminato i suoi occhi, brillanti, teneri, immobili». Non siamo in grado di dire nemmeno se i suoi genitori si siano salvati. «Ho cominciato a cantare per consolare me stesso», prosegue Martin. «Per cercare di dare una qualsiasi espressione a un momento incomprensibile e straziante».

 

Sconfitta: Bimbo morto in braccio a marinaioIl corpo del piccolo è stato consegnato alla nostra Marina insieme con altri 25 cadaveri, tra i quali quello di un altro bimbo, recuperati dall’organizzazione di volontari Sea-Watch. Centotrentacinque i superstiti portati in salvo a Reggio Calabria. La scorsa settimana sono annegate più 700 persone nel braccio di mare tra la Libia e L’Italia. Dal 2014 le vittime sono oltre 8 mila.

Ma il viaggio non è che la prima tappa. Perché si può morire in modo insensato anche se si vive a Torino, in Italia, in una famiglia di rifugiati ghanesi, come è accaduto ieri nel quartiere Barriera di Milano a Henry, un mese di età. Anche quando ci scorrono a fianco, le vite dei migranti e le nostre sono mondi paralleli, a tenuta stagna, che entrano in collisione, in comunicazione, solo quando c’è una tragedia: in questo caso una circoncisione effettuata in casa, la febbre alta, una dose di paracetamolo troppo forte da sopportare per chi ha quattro settimane di vita.

L’anno scorso, quando morì Aylan, scrivemmo che quella foto era l’ultima occasione per vedere se i governanti europei fossero all’altezza della Storia. E per ognuno di noi la possibilità di fare i conti con il senso ultimo dell’esistenza. L’immagine portò con sé polemiche, anche se la maggioranza dei lettori ci scrisse che aveva capito la scelta. Non volevamo voltarci dall’altra parte, rifiutammo di far finta di nulla. Alcuni, come lo scrittore Antonio Scurati, non solo ritengono sia stata una decisione sbagliata, ma pensano che foto di questo genere contribuiscano ad anestetizzarci, ci consentano un’emozione passeggera che ci dispensa dall’agire davvero per rimuovere le cause di tanto dolore: «L’esperienza che si fa, a livello di consumo di massa, di guerre, pandemie, crisi umanitarie», afferma nel suo ultimo saggio, Dal tragico all’osceno, «rientra in quella diffusissima cultura del diniego che consente a tutti noi di restare inerti di fronte alle immagini del dolore trasmesse ogni giorno dai mass media, e ai nostri governi di negare le loro responsabilità di fronte agli orrori».

A giudicare da quel che è seguito ad Aylan, la pubblicazione di quello scatto ancora non è servita. Ma non ci rassegniamo. Continueremo a testimoniare, a raccontare. Sono morti innocenti. Che almeno non siano invisibili.

@massimo_russo

vivicentro.it/editoriale –  lastampa/Un’altra sconfitta. Ma i morti innocenti non siano invisibili MASSIMO RUSSO

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L’imboscata

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C’era una volta un piccolo teppista che tirava sassi contro le auto in sosta. I suoi genitori lo portarono in macchina nel cuore del bosco e, dopo averlo fatto scendere, andarono via. Ma quando tornarono a prenderlo, il figlio di sette anni non c’era più.

È successo in Giappone, più difficile immaginarlo in un Paese mediterraneo, dove un genitore moderno avrebbe difeso la creatura dalle vittime della sassaiola («quante storie, è solo un bambino») e spiegato al sangue del suo sangue che i sassi vanno tirati senza farsi beccare. Eppure fra i due estremi è ancora preferibile il nostro. Persino nella favola più crudele di tutti i tempi, Hänsel e Gretel vengono abbandonati nel bosco a causa della carestia che impedisce al padre di sfamarli. Mentre Yamato Tanooka è scomparso da tre giorni in una foresta frequentata dagli orsi per effetto di una punizione sproporzionata.

Ogni punizione inferta a qualcuno, e in particolare a un bambino, comporta una perdita di umanità. La si sacrifica in nome di qualche valore che si ritiene preminente in quella circostanza: l’educazione alla disciplina, la formazione del carattere, il rispetto delle regole. Ma esiste un limite insuperabile: la punizione non può mettere in pericolo il punito. Il senso profondo dell’essere genitori è la protezione dei figli. Se li metti in pericolo, non sei un genitore. Sei un fanatico. E magari questo spiega anche perché tuo figlio tira sassi alle auto. In una favola Yamato verrebbe adottato da una famiglia di orsi. Nella realtà ci auguriamo che ritrovi la strada di casa. E genitori più umani.

vivicentro.it/opinione –  lastampa/L’imboscata MASSIMO GRAMELLINI

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Ascolta l’ oroscopo del giorno di Paolo Fox: martedì 31 maggio

L’ oroscopo giorno per giorno

Ogni giorno Paolo Fox racconta, con il suo oroscopo in TV (Fatti vostri) e su Lattemiele, cosa le stelle hanno in serbo per noi, come andrà il lavoro, la salute, l’amore…

Questo il suo oroscopo per oggi, tratto da Lattemiele:

ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI

vivicentro.it/l’esperto  /lattemielecalabria/Ascolta l’oroscopo del giorno di Paolo Fox

CHI E’ PAOLO FOX:

Paolo Fox (Roma, 5 febbraio 1961) è un astrologo, pubblicista e personaggio televisivo italiano.

Biografia
Fin dagli anni novanta si occupa di astrologia nei mass media, proponendo il suo oroscopo nelle trasmissioni televisive della RAI e anche in radio, su LatteMiele e Radio Deejay; le sue prime apparizioni televisive sono state nelle trasmissioni di Rai 1 Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

E’ iniziato a diventare noto al grande pubblico a partire dal 1997 quando ha iniziato la collaborazione con il network Lattemiele dove conduce uno spazio dedicato all’oroscopo giornaliero alle ore 7.40 e 19.40.

Il lunedì mattina il mago dell’oroscopo è presente anche su Radio Deejay. Per quanto riguarda il mondo della televisione, è apparso per le prime volte nei programmi televisivi Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

Ha partecipato come ospite a tantissimi altri programmi tv: Festa di classe, Speciali di fine anno, Tutto Benessere, Furore, Uno Mattina, Speciale Grande Fratello, Piazza Grande, Aspettando cominciamo bene e tanti altri. Dal 2002 è una delle colonne portanti del programma tv di Raidue, I Fatti Vostri, dove legge il suo oroscopo. Negli ultimi anni risulta essere uno dei personaggi maschili più cliccati dell’anno sul web!

Annualmente cura per la RAI la serata dedicata alle previsioni astrologiche per il nuovo anno, trasmessa a fine dicembre.

È attivo anche sulla carta stampata, curando l’oroscopo per diversi settimanali

Nel 2014 ha interpretato sé stesso nel film di Natale Ma tu di che segno 6?.

Per quanto riguarda la sua vita privata non si sa praticamente nulla. E’ sposato? E’ fidanzato? Dove va in vacanza? Lui non ha mai rilasciato dichiarazioni o commenti sulla sua vita sentimentale anche perché grazie agli astri vuole indovinare quella del suo numeroso pubblico che non l’abbandona mai!

Rotary – Si conclude l’VIII edizione del progetto “Fiume Sarno”

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VIII edizione progetto Fiume Sarno

Anche quest’anno il progetto Fiume Sarno, promosso dal Rotary International Distretto 2100 ITALIA, si è concluso con una grande partecipazione degli studenti delle scuole secondarie di primo grado e secondo grado che vivono nella Valle del Sarno e lungo le coste del Golfo di Napoli.

Questa edizione, iniziata l’8 gennaio 2016, ha visto la partecipazione di ben 15 “scuole” del bacino idrografico del fiume Sarno e la collaborazione di ben 9 Rotary Club.

Le scuole partecipanti sono state:

Scuola media “Dante Alighieri” di Roccapiemonte (Sa)

Liceo Scientifico “Rescigno” di Roccapiemonte (Sa)

I.S.I.S. “L. De Medici” sede coordinata di Striano (Na)

Liceo Scientifico “Genoino” di Cava de’ Tirreni (SA)

Liceo Scientifico “Sensale” di Nocera Inferiore (Sa)

Scuola media “Martiri D’Ungheria” di Scafati (Sa)

Liceo Scientifico “Caccioppoli” di Scafati (Sa)

Scuola media “Matteo della Corte” di Pompei

I.S.I.S. “Leonardo da Vinci” di Poggiomarino (Na)

I.T.I.S. “E. MAJORANA” di Somma Vesuviana (Na)

I.S. “Graziani” di Torre Annunziata (Na)

Scuola media “Pascoli” di Torre Annunziata (Na)

Liceo Classico “G. De Bottis” di Torre del Greco (Na)

Liceo Scientifico “F. Severi” di Castellammare di Stabia (Na)

I.T.I. “R. Elia” di Castellammare di Stabia (Na)

I Rotary club promotori del progetto sono:

Scafati-Angri Realvalle

Castellammare di Stabia

Cava de’ Tirreni

Nocera Inf.-Sarno

Pompei

Pompei – Villa dei Misteri

Ottaviano

Sorrento

Torre del Greco-Comuni Vesuviani

A questi si devono aggiungere i Rotaract e gli Interact dei club promotori.

La novità di quest’anno è stata la Casa del Sarno che ha sede in due sale del Real Polverificio Borbonico di Scafati, ristrutturate ed inaugurate dal Rotary di Scafati-Angri Realvalle lo scorso 18 giugno.

La giornata conclusiva del progetto, dedicata all’Assegnazione dei Premi riservati ai lavori didattici, è iniziata con la mostra, presso questa bellissima struttura, dei progetti che gli studenti delle scuole hanno presentato alla Commissione del Rotary finalizzato alla sensibilizzazione delle popolazioni al rispetto del fiume Sarno.

Il filo conduttore dei progetti degli alunni è stato il recupero della “storia” della valle del Sarno, al fine di riacquistare le tradizioni e le identità dei popoli di questo territorio. In questo modo ci sarà un maggior rispetto di una risorsa che deve essere considerata un bene comune da preservare.

Prima dell’assegnazione dei premi sono intervenuti il Prof. Giorgio Budillon che ha mostrato ai presenti gli effetti dell’inquinamento sulla temperatura terrestre e il Comandante del Porto di Castellammare il C.V. Giovanni Cassone che ha illustrato i mezzi che le Capitanerie di porto hanno per contrastare l’inquinamento.

Il PDG Giancarlo Spezie, Presidente della commissione di valutazione, ha evidenziato la soddisfazione nell’aver potuto valutare tanti validi progetti tutti meritevoli di un premio per lo sforzo profuso. Inoltre, ha comunicato che dalla prossima edizione la valutazione dei progetti sarà integrata dal gradimento dei visitatori della Casa del Sarno che potranno assegnare ad ogni progetto, esposto permanentemente, un voto. Tale voto, alla fine dell’anno, consentirà di stabilire una graduatoria dei progetti che sarà espressione delle considerazioni di più persone e non solo dei membri della commissione.

Ad ogni modo in questa edizione i premi sono stati così suddivisi:

Per l’originalità dei lavori la commissione ha assegnato due premi speciali al Liceo Classico “De Bottis” di Torre del Greco (Na) e all’I.T.I.S. “Elia” di Castellammare di Stabia (Na).

Per la categoria delle scuole medie a vincere è stato il “Pascoli” di Torre Annunziata (Na).

Per gli istituti superiori il terzo premio viene assegnato al Liceo Scientifico “Severi” di Castellammare di Stabia, il secondo premio al Liceo Scientifico “Sensale” di Nocera Inferiore (Sa), mentre vince l’VIII edizione del Progetto “Fiume Sarno” l’ I.T.I.S. “E. MAJORANA” di Somma Vesuviana (Na) a cui viene assegnato il primo premio.

 La serata si è conclusa con il discorso del PDG 2100, il Prof. Giancarlo Spezie che ha ricordato a tutti i presenti che il Rotary ha piantato il seme, e che questo progetto continuerà negli anni. Egli ha anche lanciato l’appello di non lasciare solo il Rotary nella battaglia che ha intrapreso. L’opportunità di aver riscoperto “La Casa del Sarno” è stata concessa a tutti i cittadini coinvolti dall’inquinamento del fiume; ora tocca a tutti fare in modo che la coscienza civile si svegli davvero per educare i cittadini di domani al rispetto di una risorsa, qual è il Sarno, che potrebbe portare benefici in termini ambientali, turistici ma soprattutto di salute.

Il Dott. Francesco Saverio Pascucci, Presidente del Rotary Club Scafati, ha evidenziato tutta la sua soddisfazione nel vedere tanta partecipazione mirata soprattutto alla sensibilizzazione dei cittadini segno che anche l’opera dei Docenti degli Istituti sta andando positivamente in questa direzione; che è l’unica percorribile nella ricerca della “bonifica” di un’area che nel tempo è stata maltrattata e non rispettata.

 

Chiude la serie di interventi la Dott.ssa Carla Aramo, Delegata Distrettuale del progetto, che si è soffermata sulla civiltà e attenzione dei ragazzi in sala che hanno ascoltato la conferenza e la presentazione dei lavori e progetti con grande attenzione, segno di grande interesse e rispetto per questa problematica. La Delegata Distrettuale ha voluto confermare il messaggio del PDG Giancarlo Spezie nel lanciare un appello alle scuole affinchè affianchino in maniera più attiva l’opera del Rotary. Grande soddisfazione da parte sua per i lavori che hanno presentato gli alunni delle scuole medie che sono ogni anno la sorpresa in positivo di questa manifestazione per impegno e dedizione nella presentazione dei progetti.

Appuntamento quindi al prossimo anno con l’auspicio che per un futuro non molto lontano si possa parlare ancora del fiume “Sarno” ma da una prospettiva diversa, disquisendo di flora e fauna ritornata a possedere i terreni bagnati dal fiume.

LA FOTOGALLERY DELLA MANIFESTAZIONE

Ischia,dalla salvezza di Aversa del 30 maggio del 2015 alla retrocessione in Serie D

 

Aversa Normanna-Ischia 3-1 30 maggio 2015
Aversa Normanna-Ischia 3-1
30 maggio 2015

Era il 30 maggio del 2015, esattamente un anno fa..l’Ischia Isolaverde festeggiava la salvezza in quel di Aversa,nonostante la sconfitta contro i normanni per 3-1. Nell’almanacco del club forse è stata la seconda sconfitta più bella,dopo quella di Melfi che sancì la promozione in Lega Pro unica. E pure quell’Ischia di un anno fa,nonostante fosse partita male ad inizio campionato,dovuto anche alla scelta della società di smantellare l’intera squadra con cui aveva appena conquistato la promozione in lega pro unica,rinunciando a giocatori del calibro di Alfano,Cunzi,De Francesco e Longo tanto per citarne alcuni. Da quando subentrò in panchina mister Maurizi,dopo l’esonero di Porta,la squadra nel mercato di gennaio fu completamente rivoluzionata. I gialloblù comunque furono condannati a disputare i play-out contro un Aversa che alla vigilia del match dell’andata partiva favorita,non solo in ottica di classifica ma anche perchè era considerata la vera mina vagante da evitare, non a caso aveva giocatori in attacco come De Vena e Mosciaro,con quest’ultimo che ebbe l’occasione di siglare il 4-1,nel match di ritorno,facendo tremare i 400 tifosi accorsi ad Aversa per spingere la squadra isolana alla salvezza. L’Ischia forte del successo della partita dell’andata del 4-1, riuscì a conquistare la salvezza. Una salvezza conquistata sopratutto grazie ad un pubblico stupendo e meraviglioso. Dopo circa un anno da quella storica salvezza,oggi vi raccontiamo la retrocessione dell’Ischia in Serie D. Un’anno vissuto, dopo una stagione caratterizzata da errori assurdi da parte dell’intera società,partendo dalle scelte tecniche passando a promesse mai mantenute,come quella “famosa” conferenza stampa al Re Ferdinando con la promessa da parte dell’ormai ex presidente Rapullino di riportare la squadra sull’isola. A rimetterci di tutto questo ancora una volta sono i tifosi con l’intera isola,che ha pagato errori assurdi da parte di questa società. Dopo un’inizio di campionato,con risultati importanti fino ad arrivare all’ennesima rivoluzione fatta a gennaio. Ma l’errore più grave è stato quello di mandare via a Bitetto,e prendere un allenatore come Di Costanzo che andando a calcolare i punti che aveva a disposizione,la squadra poteva salvarsi tranquillamente,fino ad arrivare a richiamare in panchina Antonio Porta dove ha totalizzato 8 sconfitte consecutive. Dopo appena tre anni di professionismo,l’Ischia ritorna nell’inferno della serie D. E’ una retrocessione che per quanto riguarda la società,è il giusto prezzo da pagare dopo le scelte assurde effettuate per l’intero arco della stagione,ma una delusione troppo pesante per l’intero popolo gialloblù. Su quali basi bisognerà ripartire? Ora come ora una risposta è davvero difficile trovarla a tutto questo,anche perchè dopo la partita del play-out di ritorno contro il Monopoli, il presidente Rapullino ha annunciato il suo addio. Da sottolineare che un altro tema caldo da poter analizzare e quello del settore giovanile,completamente trasferito sulla terraferma. E’ una stagione che verrà ricordata non solo per la retrocessione tra i dilettanti ma ricca di errori e delusioni,che lascia l’amaro in bocca; Ancora una volta sarà un’estate molta calda in casa Ischia,per decidere il futuro del club,con l’auspicio di ripartire da zero e con la speranza di poter vedere un giorno,una società formata completamente da imprenditori isolani.

Vozza: Parchi gioco in ogni quartiere della città.

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Salvatore Vozza ”Tavoli di quartiere per accedere al bando da 500 mln proposto dal Ministro Franceschini”

Castellammare: Il candidato a sindaco della coalizione #PerCastellammare , Salvatore Vozza, saluta positivamente la notizia, data dal Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, del finanziamento delle  attività nelle periferie urbane. Dario Franceschini , ha, infatti, annunciato, nel corso di una manifestazione, di un bando da 500 mln per la riqualificazione degli spazi nelle periferie urbane.

“Con il patto con i quartieri presentato la settimana scorsa – ha dichiarato Salvatore Vozza- la nostra coalizione ha preso degli impegni precisi. Davanti a noi abbiamo una strada in salita. La sfida dei prossimi anni è quella di non perdere neppure un euro dei finanziamenti disponibili. Non c’è filiera istituzionale che tenga. Anche perchè lo abbiamo visto, di fronte all’incapacità di chi governa non è servita alcuna filiera. La nostra è la sfida della concretezza e dell’autorevolezza per far ripartire Castellammare. Sul bando proposto dal governo di finanziamento e  co-finanzieremo di attività nelle periferie urbane noi prevediamo dei tavoli di quartiere. Con i cittadini, le associazioni, i rappresentanti del volontariato individueremo  un progetto per zona da candidare al bando nazionale. Partendo da quella quotidianità che la città chiede . Pensiamo – conclude Vozza- ad esempio a un parco giochi in ogni quartiere’’

Pannullo: “Riportare il premio Annibale Ruccello a Castellammare”

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Antonio Pannullo: è tempo che la nostra città torni ad essere espressione di cultura ed esca fuori dal becero provincialismo
CASTELLAMMARE  “Il premio Annibale Ruccello deve tenersi a Castellammare di Stabia. Ho già avuto modo di parlare con i responsabili dell’associazione che si occupa della celebre manifestazione, garantendo che uno dei miei primissimi atti da sindaco sarà quello di riportare in città la kermesse culturale” – sono le parole di Antonio Pannullo, candidato sindaco del centrosinistra a Castellammare di Stabia.
“Il grigiore degli ultimi anni ha di fatto allontanato anche importanti realtà culturali che appartengono alla storia di Castellammare. Colorare la città significa anche fare in modo che essa torni ad essere location di importanti kermesse culturali e il premio dedicato al drammaturgo Annibale Ruccello è uno di questi” – continua Pannullo.
“Per questo motivo ho già rassicurato gli organizzatori che l’edizione 2016 del premio sarà organizzata a Castellammare. Ruccello è un patrimonio della città, abbiamo l’obbligo morale di agevolare questa iniziativa, favorendo anche una diffusione della sua arte nelle scuole cittadine” – afferma il candidato sindaco del Partito Democratico, Stabia Libera, Stabia in Progress, Progetto Stabia e Stabia Popolare.
“Dobbiamo riportare Castellammare ad essere location di eventi culturali che possano portare una crescita della città ed uscire da quel becero provincialismo che sta caratterizzando questa campagna elettorale, facendo scivolare il dibattito sulla residenza dei candidati” – afferma l’esponente politico.
“Quello che noi immaginiamo per Castellammare è ben diverso. Noi guardiamo ad un’area vasta che va oltre i meri confini amministrativi e ridia alla nostra città quel ruolo centrale che merita” – conclude Pannullo.  

Sara bruciata viva, l’ex fidanzato confessa “ero geloso”

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Roma Bruciata viva dall’ex che non ha accettato di essere stato lasciato. E’ l’assurda e atroce morte toccata a Sara Di Pietrantonio, la studentessa di 22 anni trovata semi carbonizzata vicino alla sua auto in fiamme all’alba di ieri in via della Magliana a Roma. L’ex fidanzato, Vincenzo Paduano di 27 anni, ha confessato il brutale omicidio della giovane, raccontato per filo e per segno dagli inquirenti in conferenza stampa grazie alle immagini catturate dalle telecamere di videosorveglianza sul luogo dell’efferato delitto.

“Ero geloso, non sopportavo che fosse finita” – Era ossessionato da Sara, la considerava una ‘cosa’ sua e non accettava l’idea che lei potesse allacciare una relazione sentimentale con un altro ragazzo. Paduano, guarda giurata, ha ammesso agli inquirenti il movente del delitto: la gelosia. Lo ha fatto solo quando e’ stato messo alle strette, quando ha preso atto che il materiale probatorio raccolto dai magistrati della Procura e dagli agenti della squadra mobile non gli concedeva troppi spazi di manovra. “Un po’ di tempo fa ci eravamo lasciati – ha raccontato Paduano – ma io non sopportavo che fosse finita. Lei stava gia’ con un altro”. Mesi fa, hanno scoperto gli inquirenti, c’era stato un episodio violento tra i due, quando ancora stavano insieme. Sara, pero’, benche’ turbata (come hanno poi riferito le sue amiche, sentite come testimoni), non se l’era sentita di sporgere denuncia, forse anche per non creare problemi allo stesso Vincenzo.

Polizia di stato - Ragazza uccisa e bruciata, il fidanzato confessa

 VIDEO della conferenza stampa in questura

“Sara è stata bruciata viva. In 25 anni di questo lavoro non ho mai visto una cosa cosìatroce“, ha esordito il capo della Squadra Mobile della Capitale, Luigi Silipo. E secondo il procuratore aggiunto Maria Monteleone, Sara sarebbe ancora viva se qualcuno avesse risposto alle sue grida di aiuto mentre cercava di divincolarsi e scappare dalla furia del suo ex. “Se qualcuno si fosse fermato oggi Sara sarebbe viva“, ha detto il magistrato. Secondo quanto ricostruito visionando le immagini delletelecamere almeno due auto sono passate prima che la giovane fosse uccisa.

La 22enne ha chiesto aiuto invano, senza che i conducenti si fermassero. Gli automobilisti sono stati rintracciati dalla polizia e hanno affermato di non aver capito che la ragazza invocava aiuto. “C’è la nostra vicinanza alla famiglia e speriamo che questa morte così atroce non sia inutile. L’invito alle ragazze a denunciare a non tenere nascosti comportamenti di minacce di chi afferma di volerti bene e così non è. Il secondo è un invito caldo a chi si imbatte su queste ragazze che ha bisogno di aiuto, aiutarla non essere indifferente. Se ciò fosse accaduto – ha insistito – probabilmente Sara oggi non sarebbe morta”.

  • Lo psichiatra “ragazze attente, mai andare all’ultimo appuntamento”

“La giornata” di Sara “è iniziata con la visita del fermato e con una discussione che, secondo i familiari, appariva normale”, ha sottolineato Silipo. La ragazza “poi è andata in un pub con amiche e successivamente si è vista col suo attuale fidanzato. Vincenzo Paduano si è appostato sotto casa del ragazzo, li ha visti arrivare e ha seguito con la propria macchina quella di Sara che ritornava a casa. L’ha stretta e si è infilato nell’auto della giovane. All’interno – ha precisato – c’è stata una discussione animata e Paduano ha gettato una bottiglia di spirito nella macchina e addosso a Sara“. A questo punto Paduano “prima ha dato fuoco alla macchina, e quando ha visto Sara scappare, l’ha raggiunta e ha dato fuoco a lei, che è morta a 150 metri in maniera atroce”.

Il fermo di Paduano era scattato nella notte dopo che l’uomo era stato torchiato dagli inquirenti nella mattinata di ieri.”L’interrogatorio è durato otto ore nelle quali Paduani ha sempre negato. Fino a quando, messo davanti all’evidenza dei dati certi, li ha prima provati a confutare ma alla fine ha ammesso di aver ucciso Sara”, ha detto ancora il capo della Mobile. “Gli amici raccontano di una gelosia morbosa e di continui diverbi” ma – precisa Silipo – “nessuno degli amici e dei familiari aveva capito che fosse realmente in pericolo”.

Il corpo di Sara, ex studentessa di un liceo scientifico dell’Eur e iscritta alla facoltà di Economia della Terza Universita’ di Roma, era stato trovato poco dopo le tre del mattino di domenica dalla mamma, uscita di casa a cercare la figlia che una ventina di minuti prima le aveva telefonato dicendole: “sto tornando a casa”. La donna l’ha trovata semi avvolta dalle fiamme, non lontano dall’auto incendiata.

VIVICENTRO.IT/CENTRO/CRONACA –  (AGI)/Sara bruciata viva, l’ex fidanzato confessa “ero geloso”

Gragnano, Cimmino: i servizi sociali saranno la nostra priorità

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Paolo Cimmino: «Orgogliosi di aver istituito il telesoccorso per garantire sicurezza agli anziani»

GRAGNANO «Con la mia Amministrazione continueremo a credere e a investire nei servizi sociali per garantire un aiuto a chi vive situazioni di difficoltà», a dirlo è Paolo Cimmino, candidato sindaco di Gragnano sostenuto da sette liste civiche.

«Nella precedente consiliatura siamo passati da 300mila a 450mila euro di contributi comunali al Piano d’ambito 32 – continua – a dimostrazione della nostra sensibilità al problema. Abbiamo ottenuto importanti risultati come l’apertura del centro famiglia, l’asilo nido, il segretariato sociale, il centro antiviolenza per le donne e il telesoccorso».

«Soprattutto di quest’ultima iniziativa rivendico l’istituzione perché rappresenta uno strumento che garantisce la sicurezza domestica degli anziani e previene situazioni di emergenza – prosegue –. Grazie all’impegno della mia Amministrazione, siamo riusciti a far partire questo programma di assistenza e prevenzione. Ogni anziano è dotato di uno speciale radiocomando, agganciato a uno specifico apparecchio telefonico, che invia un allarme in caso di criticità a una centrale operativa specializzata attiva 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno».

«Abbiamo fortemente voluto il telesoccorso pensando alle nostre persone care che vivono da sole e che hanno bisogno di aiuto – continua il candidato sindaco -. Il servizio, aggiudicato nell’aprile scorso, durerà fino ad agosto. Ma noi ci impegneremo a migliorarlo e a incrementare tutte le politiche assistenziali a favore delle fasce deboli fin dal primo giorno di consiliatura».

«Continueremo a batterci per ottenere altri risultati – conclude – a partire dalla creazione dell’ufficio Europa che si occuperà d’intercettare finanziamenti regionali ed europei di settore; possibilità di sviluppo e di crescita che non si può correre il rischio di perdere per la realizzazione di nuove opere e iniziative sociali ».

Mascolo: ”Si a confronti con regole chiare e condivise”

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Patrizio Mascolo: “Si a confronti con regole chiare e condivise, polemiche strumentali sollevate da chi ha pochi argomenti”

Gragnano. “Chi cerca di far credere agli elettori che io abbia paura di un confronto pubblico con i miei competitors dimostra di conoscermi davvero poco”.

Replica in maniera secca Patrizio Mascolo, candidato a sindaco sostenuto da sette liste, in relazione alle polemiche sui confronti tra candidati.

“E’ puerile il tentativo di far credere che io tema un confronto pubblico con i miei avversari: ho solo ribadito, in più di un’occasione, che le regole debbono essere chiare e gli arbitri non debbano indossare magliette delle squadre che giocano. Ho ricevuto telefonicamente la richiesta di partecipazione ad un confronto da parte di un blog che due giorni prima aveva espresso critiche durissime sulla mia persona e sulla mia coalizione. Critiche infondate e che non mi spaventano ma che fanno comprendere come non vi sia imparzialità in questo momento.

“La mia storia politica – prosegue Mascolo – la mia vicenda umana, personale e sportiva, dimostra a tutti che i confronti e le sfide non solo le ho sempre sostenute, ma spesso le ho vinte.

“Quando ho ricevuto inviti formali da ordini professionali, associazioni di categoria per illustrare il mio programma, non mi sono mai tirato indietro anche sapendo di incontrare in quella sede i miei avversari. Così come, qualora, arrivasse un invito da parte di organi di informazione presenti sul territorio imparziali e corretti, sarei disponibile immediatamente a dare il mio assenso”.

“La paura non è un sentimento che mi appartiene, se ne facesse una ragione chi oggi agita questo spauracchio per nascondere le proprie”.

Finanza pubblica. Unimpresa, in due anni giù di 15 mld (-14%) debito regioni, province e comuni

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Cala il debito di comuni, province e regioni italiane mentre cresce la voragine nei conti pubblici statali. Negli ultimi due anni il rosso degli enti locali del nostro Paese è diminuito di oltre 15 miliardi di euro (-14%) e nello stesso arco temporale il debito delle amministrazioni centrali è salito di quasi 100 miliardi (+5%). Da aprile 2014 a marzo 2016, il debito delle Pa territoriali è passato da 107 miliardi a 92 miliardi, con una riduzione generalizzata che ha interessato sia i comuni (-3 miliardi) sia le province (-643 milioni) sia le regioni (-7,9 miliardi); il debito dello Stato è aumentato da 2.039 miliardi a 2.136 miliardi. E’ quanto emerge da un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale, complessivamente, il debito pubblico dell’Italia si attesta a 2.228 miliardi, in crescita di 81 miliardi rispetto ai 2.147 di due anni fa.

Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, il totale del debito delle amministrazioni locali – ovvero comuni, province e regioni – è passato da 107,6 miliardi di aprile 2014 a 92,01 miliardi di marzo 2016 in discesa di 15,5 miliardi (-14,48%). Il debito dello Stato centrale è aumentato, invece, di 96,6 miliardi (+4,74%) passando da 2.039,4 miliardi a 2.136,1 miliardi. Il totale del debito delle amministrazioni pubbliche (enti locali e Pa centrale) ha beneficiato del miglioramento della finanza pubblica a libello territoriale ed è aumentato di 81,05 miliardi (+3,78%) da 2.147,06 miliardi a 2.228,1 miliardi.

Nel dettaglio, a livello territoriale il debito è sceso in tutte le zone del Paese: nel Nord Ovest è passato da 30,7 miliardi a 27,3 miliardi in calo di 3,4 miliardi (-11,13%); nel Nord Est è passato da 15,4 miliardi a 12,5 miliardi in calo di 2,8 miliardi (-18,46%); nel Centro è passato da 28,3 miliardi a 23,6 miliardi in calo di 4,6 miliardi (-16,57%); al Sud è passato da 22,9 miliardi a 19,9 miliardi in calo di 2,9 miliardi (-13,00%); nelle Isole è passato da 10,2 miliardi a 8,5 miliardi in calo di 1,6 miliardi (-16,14%). La diminuzione ha interessato sia i comuni sia le province sia le regioni: per quanto riguarda i comuni è stata registrata una contrazione di 3,4 miliardi (-7,41%) da 46,07 miliardi a 42,6 miliardi; il debito delle province è invece diminuito di 643 milioni (-7,63%) da 8,4 miliardi a 7,7 miliardi; il “rosso” delle regioni (categoria che comprende anche le province autonome di Trento e Bolzano) è sceso di 7,9 miliardi (-20,71%) da 38,5 miliardi a 30,5 miliardi.

Longobardi: “Che fine ha fatto la spending review sulle amministrazioni centrali?”

“I dati sono utili per riflettere sugli indispensabili tagli alla spesa pubblica. Negli ultimi anni – commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – si è spesso puntato il dito contro le autonomie locali, sostenendo che i disastri della finanza pubblica siano cagionati dalla periferia e non dalle amministrazioni centrali. Invece, è evidente come proprio a livello territoriale si registra una gestione virtuosa del debito, ridottosi a tutti i livelli nelle regioni, nelle province e nei comuni”. Secondo Longobardi “se il governo intende intervenire sulla spesa pubblica deve aggredire i conti dei ministeri e degli apparati centrali che erano stato oggetto di una dettagliata analisi da parte della commissione sulla spending review coordinata dal dottor Carlo Cottarelli, poi affidata a Yoram Gutgeld, ma senza risultati concreti”.

 

 

Ischia,la società è alla ricerca di nuovi soci: il comunicato dell’amministratore Di Bello

dibello

Lo scrivente Vittorio Di Bello, nella qualità di amministratore della SS  Ischia Isolaverde srl, fa presente che la delicata posizione societaria e sportiva venutasi a creare, comporta l’esigenza di chiarire che lo stesso ha sempre agito soltanto in nome e per conto della SS Ischia Isolaverde srl, per senso di appartenenza e responsabilità, come un
mandato di una società di capitali, tra l’altro scaduto e mai modificato, comporta ai sensi di legge.

Esprime anch’egli rammarico per i risultati sportivi non conseguiti, confermandone le dichiarazioni di dissenso sull’operato tecnico-sportivo, già espresse dal dimissionario Presidente onorario
Luigi Rapullino.

Ciò posto, al fine di dare continuità alle attività della società, ritiene opportuno affidare le stesse ad uno studio professionale o un referente straordinario  in fase di identificazione, che possa interloquire con tutti quelli che saranno interessati a fare quanto sopra riferito, verificandone tutte le condizioni che possano salvaguardare il titolo sportivo. Al riguardo, fa presente che la società, già in data 21/04/2016, ha predisposto una serie di atti  richiesti dalle leggi vigenti per assicurare gli adempimenti preliminari per la salvaguardia della continuità societaria, tra i quali, particolare significato va attribuito ad una comunicazione inviata in data 12/05/2016 all’attenzione del Sindaco della Città d’Ischia per comunicare l’esistenza dei riferiti atti e richiedere l’intervento del primo cittadino al fine di adoperarsi anch’egli per divulgare sul territorio e reperire nuove forze economico/imprenditoriali di
espressione diretta della Città d’Ischia.

VITTORIO DI BELLO

S.S. ISCHIA ISOLAVERDE S.r.l.

Bruscolotti: “Vi racconto il mio Napoli”

Le sue parole

Giuseppe Bruscolotti ha parlato al canale Youtube del Napoli: “Sono rimasto legato a Vinicio, ma anche Pesaola e Marchese. Il Petisso era eccezionale, personaggio unico per il suo modo di fare. Marchesi era il signore milanese, classico milanese”.

Napoli-Anderlecht: “Altro scenario, c’era il Petisso. Ricordo che il mercoledì mattina io leggevo il giornale e sentivo lui borbottare dietro. Gli dissi mister: “E’ un ottimo giocatore, parliamo tra i migliori d’Europa”. Lui mi disse che già sapeva come andava a finire. Ricordando l’episodio della capocciata, lui voleva girare e io colpire per rinviare. Morto, steso. Rimasi fuori campo per diversi motivi, francamente mi impressionai perché si muoveva poco. Dopo arrivò anche il goal della mia vittoria. Quando finì la gara, il Petisso sembrava un ragazzino. Diceva: “Io lo sapevo, lo sapevo! Una volta svenni dopo un contrasto, Maradona venne da me e mi disse: “Pensavi che non venivo a trovarti?”. Rimanemmo insieme tuta la notte, alle 4 del mattino mangiammo spaghetti e altre cose”.

Umberto Chiusi: “Sono gallo e rana tra parole di sera”

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Umberto Chiusi (a destra) Andrea Barretta (al centro) e l’attore Sergio Isonni (a sinsitra)
Andrea Barretta delinea nell’introduzione alla raccolta di poesie di Umberto Chiusi effemeridi per un possibile presente e punta l’attenzione sulla contemporaneità inquieta, su sensazioni che propongono spunti lungo il percorso della quotidianità come ritorno al buon senso nel trovare riferimenti che accomunano. Perché Umberto Chiusi fa emergere la dinamica di un processo identitario, e apre lo sguardo nel cogliere l’essenza di una scelta che può ribaltare le aspettative di quello che si rimembra, tentativo di effemeridi che tendono a purificare e a risolvere interrogativi da ricomporre.
di Andrea Barretta

Diversi percorsi hanno portato Umberto Chiusi alla quarta raccolta di poesie. Percorsi capaci di evocare situazioni e memorie differenti, quasi a percorrere distanze per raggiungere mete esistenziali che, infatti, costituiscono il sunto e il nesso di queste pagine, vere e proprie strade nel cercare di giungere alla radice di un dialogo dentro un tempo che accade, nel ricordo di nostalgie a liberare parole prigioniere che continuano a lottare – struggenti – nei riverberi dell’età che abbisogna di parole come in un diario.

Ecco, allora, che il poeta si muove attraverso il desiderio di conoscere un “fine” ultimo e si fa pellegrino tra versi che diventano luoghi della riflessione senza il bisogno di una collocazione perché patria di tutti coloro che amano la poesia, non per riempire un vuoto ma per accumulare sensazioni e accantonare emozioni istintive. Un luogo non luogo tra luoghi sorprendenti a evocare atmosfere di valori celati al loro interno, non certo perché s’intenda stupire con afflati lirici dalla dimensione di un tempo trascorso, ma per coinvolgere in un fatto di cuore, per un rinvio culturale in ogni suo aspetto, nel senso che è prevedibile anche quello di saper cogliere e trasmettere quanto la vita ha da offrire. Questo ha permesso a Chiusi di stendere un cielo per nuovi orizzonti e di andare oltre nell’accedere a quell’universo di ragioni per cui si decide di raccontare anni che sfumano, non per resoconto di eventi, ma in una ermeneutica degli stessi in un viaggio a ritroso, e dare un motivo in più quando rivela com’è veramente senza evadere, come molti, raccontando di sé.

“Oggi, il mio quotidiano, porta ad essere parola. Sono nel tempo che percepisce la voce del silenzio per viverlo e per avere speranza, guardandomi dentro e … ascoltare. La parola – confida l’autore – viaggia dentro di me e sopravvive alla realtà che tutto sgretola, con l’energia che dona umanità e rispetto come la meraviglia dell’incanto che solo un bambino sa vivere”. Allora ci si sorprende ancora una volta, dopo la sua prima raccolta dal titolo “Sussurri al cuore” del 2008, “Petali di pietra” dell’anno dopo e “Come non altri” del 2011, nel trovare “parole” che ci appartengono ma che sembrano provenire da lontano, perché non si tratta solo di rivelare se stessi ma di far entrare il lettore in un laboratorio esperienziale che sperimenti gli effetti e le potenzialità della poesia in uno spazio che nasce e si esaurisce nella dimensione di pochi versi.

Ci sono immagini come “un gallo senza aia / il mattino / … una rana senza stagno la notte”, che aiutano a scavare nei reconditi recessi dell’anima, riportando alla luce il desiderio di vivere pur in una sorta di rendiconto personale in “parole di sera” a intendere un mattino e un pomeriggio della vita andati. Il cammino è quello di un’autentica riscoperta trascendente come lido privilegiato della verità, proponendo significati che diventano una cosa sola, il desiderio dei valori non estranei a una indispensabile ricerca interiore. E’ una poesia dall’accorato appello che “nasconde per paura / il logorio degli anni” cui, però, affida la consapevolezza di una volontà forte seppure in istanti che sono “avventura” e mostrano “la tempesta”. E’ una poesia disadorna, che non si perde tra rime e orpelli linguistici, e chiede dove volgere lo sguardo per avere – alla fine della via – l’immensa materna accoglienza dell’infinito.

Avete mai provato di trovarvi in una situazione di disagio, quando tutto intorno a voi sembra essere in sfacelo, senza etica e senza un minimo di socialità condivisa? Poi ecco all’improvviso – una sera – la lettura di queste poesie che soccorrono e tutto un mondo s’apre sulla contemporaneità inquieta, su sensazioni che propongono spunti lungo il percorso della quotidianità come ritorno al buon senso nel trovare riferimenti che accomunano. Perché Umberto Chiusi fa emergere la dinamica di un processo identitario, e apre lo sguardo nel cogliere l’essenza di una scelta che può ribaltare le aspettative di quello che si rimembra, tentativo di effemeridi che tendono a purificare e a risolvere interrogativi da ricomporre senza più domande in “ipotesi da scartocciare / nel seminato di un libro”.

Siamo in presenza di uno smarrimento della condizione di riconoscere malati d’indifferenza in una società che ha perso il senso di ciò che sta attorno, la misura di quanto accade. Ed è questo il richiamo del poeta che indica la strada nell’umanità che diventa pagina tra vocali e consonanti a sera nel rimando al cuore che libera dal superfluo, mentre le parole compongono versi per la voglia di capire. E’ questo il primo impatto, poi l’aspetto di “fragili fogli di carta / … stracciati / tra abbandoni e voli inesplosi”, in cui campeggia il silenzio di un insieme che diventa confronto, anche solo per rafforzare un approccio dalle ampie possibilità di considerare storie individuali come collettive, tanto che smuove le penombre di una tensione nel dare forma ed espressione a un incontro con la coscienza e con tutto quanto è in ognuno di noi. C’è, insomma, la serenità come filo conduttore di tutta la poesia chiusiana, e c’è l’opportunità di recuperare un possibile presente più che un futuro, con la forza espressiva del poeta che risponde al fluire dei giorni, senza pregiudizi e senza  stereotipi.

 Andrea Barretta

 

Corbo: “De Laurentiis, il futuro in cinque mosse”

Antonio Corbo su La Repubblica

Per De Laurentiis il calcio ricomincia a 67 anni. Nei giorni del suo compleanno ha realizzato il formidabile colpo di teatro. Lette le prime critiche sull’inutile braccio di ferro con Sarri, ha convocato d’urgenza il protagonista della stagione record. Smontando la gabbia di un contratto feroce, con rinnovi automatici per altri 4 anni, ne ha raddoppiato la cifra. Da 700mila a 1 milione e mezzo, con congrui premi a vincere. Sarri è passato dall’ira a un emozionato plauso. In poche ore, venerdì, De Laurentiis ha reinventato se stesso, cambiando la sua figura di presidente avaro e ingrato nell’immagine di un imprenditore parternalistico nei toni, ma attuale nel premiare la produttività del dipendente. Si apre uno scenario inedito che può segnare un’altra svolta nel Napoli, a 12 anni dalla sua rinascita. Senza più temere pregiudizi né quelle odiose scritte sui muri della città, De Laurentiis può rendere la società più forte senza indebolirne il bilancio. Interessante osservare la stima di Kpmg, società che studia i servizi e quota le imprese. Ha esaminanto i primi 32 club di calcio, nel rapporto “European Elite 2016”. Il Napoli è al 18esimo posto, con un valore di 394 milioni. Non male. Ma ancora poco: non si capisce come la società con bilanci da anni in attivo sia al di sotto di Inter (399, 17esima) e Milan (545, 15esima), le milanesi zavorrate da debiti con le banche. La Juve è nona con un valore di 983. Il Real Madrid, che ha vinto non a caso la undicesima Champions, è primo, quotato 2905. Giusto che i tifosi sognino, ma queste cifre fanno riflettere. Sono elaborate secondo il prestigio del marchio, di coppe e campionati vinti, di strutture di proprietà. Per il Napoli che non possiede nulla, il 18esimo posto deriva dalla sua capacità operativa e dai risultati tecnici, 3 ingressi Champions in 5 anni sono rilevanti come il recente secondo posto. Da queste riflessioni deriva il futuro. Senza più temere fiammate di impopolarità, De Laurentiis può pianificare i 5 snodi della stagione. Higuain, ingaggi, mercato, stadio, marketing. I tifosi chiedono: «Se ne va Higuain o no?». Non lo sa nessuno, neanche lui. Sarà tutto più chiaro nel giro di un mese. Parte se dà il suo consenso e un altro club invia un bonifico di 94 milioni. La società non decide. Incassa e lo molla. Non incassa e gli rinnova il contratto. A una cifra superiore agli attuali 5,5 milioni. Quanti? Se nessuno spedisce i famosi 94 vuol dire che il mercato boccia quella cifra e anche Higuain ridimensionerà le sue pretese. Per la prassi del 10% non avrà più di 7 milioni. Contenere gli ingaggi è obbligo. Un club saggio non si impegna per cifre esorbitanti, perché non ha la garanzia di qualificarsi sempre per la Champions e fatturare 40 milioni in più. L’Inter è rimasta impiccata quando ha smesso di vincere continuando a pagare stipendi stratosferici. De Laurentiis farà bene a chiarire le sue strategie. Fa spesso cose giuste ma le comunica quasi sempre male. Non può annunciare acquisti impossibili come nello scorso inverno: senza contraddittorio, il metodo del tweet non dissolve, ma consolida i pregiudizi dei tifosi. Risolto il caso Higuain, dovrà decidere gli obiettivi. Vincere. Ma in che modo: spendere meno o incassare di più? Sarri farà la sua parte, ma non basta. Se contano i fatturati, il Napoli deve elevare il suo. Migliorare il marketing. Quei 6 milioni di tifosi nel mondo sono potenziali clienti: sta al Napoli raggiungerli con geniali offerte.

Pronte sette cessioni in casa Napoli: tutti vogliono Valdifiori

I dettagli

Come riferisce il Corriere dello Sport, si partirà dai portieri: via Rafael, Sepe e Gabriel che tornerà al Milan dopo la stagione in prestito. In difesa il nome in bilico è quello di Christian Maggio con Bologna e Sampdoria. Anche Luperto potrebbe partire per fare esperienza. A centrocampo rischia David Lopez: Sarri non vorrebbe privarsene, ma il giocatore è intenzionato a giocare e magari tornare all’Espanyol. Tante squadre invece seguono Valdifiori: Torino, Cagliari, Bologna, Samp e Fiorentina. El Kaddouri in granata, mentre per Insigne js c’è il Pescara.

 

Il Napoli fissa il prezzo per Gabbiadini: si avvicina l’estero

Il futuro del calciatore

Trenta milioni di euro è la richiesta che il Napoli farà a chi vorrà Manolo Gabbiadini. Il Corriere dello Sport riferisce che il giocatore ha voglia di ritrovare continuità e stimoli per lasciarsi alle spalle tutto ciò e dare l’assalto a Russia 2018. Su di lui il Wolfsburg, poi Amburgo, West Ham, Stoke City e a Inter e Fiorentina. Ma c’è una priorità al momento: l’estero.

De Laurentiis lascia Vecino e si fionda su Herrera

Il Roma

Dopo aver tamponato la difesa in attesa di altre novità, il mercato del Napoli si concentra sul centrocampo. Preso Tonelli (primo acquisto ufficiale di questo calciomercato) il presidente De Laurentiis guarda in mezzo al campo per portare a Sarri uno, ma anche due rinforzi, tenendo presente la cessione di Valdifiori e forse anche David Lopez. Sono diverse le opzioni che il numero uno azzurro sta valutando: qualche nome è uscito ormai allo scoperto, ma come quasi sempre accade i giocatori di cui parla De Laurentiis non sono reali obiettivi.

Tra questi c’è Matias Vecino della Fiorentina, che ha segnato il primo gol con la nazionale uruguaiana. L’ex Empoli ha rinnovato con la società viola, e si è preso pure il “rimprovero” di De Laurentiis sui suoi tentennamenti. Indizi che lo portano lontano da Napoli, anche se niente si può escludere. Tuttavia l’obiettivo più forte del presidente partenopeo è un altro, e si chiama Hector Herrera: secondo il sito del quotidiano portoghese “A Bola”, il club del presidente De Laurentiis è arrivato a offrire 20 milioni di euro per il cartellino del centrocampista messicano, ma il Porto non intende scendere sotto i 25 per un giocatore legato ai “Dragoes” fino al 2019 e protetto da una clausola di 40 milioni di euro, clausola che però non sarebbe richiesta dalla società.

Per la stampa portoghese il 26enne nazionale sarebbe felice di trasferirsi in Italia, ma il Porto tiene duro forte del rinnovo di due anni firmato lo scorso settembre, e chiederà parecchi soldi per liberare il centrocampista. Possibile che la domanda sia di 30 milioni di euro, portando quindi la trattativa su binari difficili. Eppure Herrera sembra essere il profilo più gradito a De Laurentiis, nonostante Sarri abbia espresso preferenza per Vecino che già conosce bene la Serie A.